Luglio, nonostante l’All Star game, è un mese storicamente propizio per i lanciatori, specie nella settimana successiva alla pausa, dato che diversi di loro possono esibirsi dopo un riposo supplementare di qualche giorno che è spesso utile.
Il mese inizia con la notizia della morte scioccante di Tyler Skaggs, 27 anni, prima scelta degli Angels nel 2009, trovato morto nella stanza dell’hotel dove la squadra alloggiava per la trasferta contro i Rangers. L’autopsia, che arriverà solo settimane dopo, dirà che è morto asfissiato dal suo stesso vomito, sotto l’influenza di un cocktail di alcol e droghe.
Ma torniamo al campo, con i Reds che il 3 e 4 luglio impediscono ai Brewers di segnare per due incontri consecutivi grazie ai partenti Gray e Castillo: entrambi arrivano a 7 inning e due terzi, Castillo concedendo una sola valida e fermato dalla pioggia dopo 97 lanci.
La pausa fa si che gli Angels rigiochino in casa dalla morte di Skaggs per la prima volta il 12 luglio, e così tutti i giocatori indossano il suo numero, il 45. E sfoderano un no-hitter! Contro i malcapitati Mariners segnano subito 7 punti nel primo inning (con anche un HR di Trout che gira la mazza, come raramente fa, sul primo lancio), mentre sul monte prima inizia Cole, opener che completa 2 inning con 2 K e 22 lanci, poi tocca a Pena chiudere gli altri 7, con 81 lanci, una base ball concessa e 6 K. E’ solo il tredicesimo combined no-hitter della storia. RIP (Rest in peace) è l’unica cosa che vogliono dire tutti i protagonisti alla fine del match.
Due giorni dopo Tampa tenta di fare addirittura meglio, cercando di mettere a segno il primo combined perfect game della storia! Inizia Stanek per 2 inning, poi Yarbrough per altri 6, ma nel nono l’attacco di Baltimore finalmente mette a segno valide e punti.
Il 15 è Miles Mikolas a proseguire l’ottima stagione tra le mura amiche con un complete game shutout contro i Pirates, nonostante conceda ben 8 valide, ma con soli 3 K e diversi doppi giochi, ha bisogno di appena 100 lanci.
Il giorno successivo il rookie Sparkman dei Royals, alla tredicesima partenza nelle majors, affronta in casa (dove in 5 partenze ha un’ERA appena sopra l’1.00) i White Sox e mette a segno un CG SHO arrivando a 8 K e 116 lanci, entrambi record per la sua giovane carriera.
Sempre nella settimana post break, il 17, Paddack lancia a Miami, che lo scelse nell’ottavo giro del draft 2015, per poi cederlo ai Padres nel 2016 per Fernando Rodney. Il rookie di San Diego lancia 5 inning perfetti, 7 senza concedere valide, per poi subire l’HR di Castro nell’ottavo. Chiude con 7.2 IP, H, BB, 94 lanci. I Padres rimangono l’unica squadra senza un no-hitter.
Dopo 2 esordienti, il 19 è la volta di un super veterano, Mike Leake, che in casa contro gli Angels tenta di vendicare il no-hitter subito da Seattle appena una settimana prima: è perfetto per 8 inning, con appena 76 lanci, prima di subire una valida e poi una base ball nel nono.
Lo skipper non si preoccupa e gli lascia finire l’incontro, il quinto CG della carriera, solo il secondo SHO, chiuso con un K a Trout con i due corridori in base. 98 i lanci totali.
Il 24 Bieber degli Indians lancia a Toronto, dove chiude il suo secondo complete game shutout della stagione, con una valida, una base ball e 10 K (102 lanci).
Infine il 27 è il turno di Matz, quinto partente dei Mets, in casa contro i Pirates, mettere a segno il primo CG SHO in carriera, con 5 valide e 99 lanci. Erano 7 anni che un lanciatore dei Mets non chiudeva un CG in meno di 100 lanci.