Dodici partite sotto il 50% a seguito dello sweep dei Mets e nella propria conference 10° posto per run, 13° per fuori campo e Pgl, 11°per BAA: questi erano i Nationals verso fine Maggio, a distanza siderale dal vertice, lontani 10 gare su Atlanta in NL East, col miraggio wild card ma soprattutto vicini al baratro di un altro fallimento.
Ciò che successo poi è ormai storia, con Washington a divenire prima del break All Star la miglior franchigia di tutto il baseball, conquistando a metà Luglio un incredibile primato di 28-11 in 39 match.
Anche quest’anno le due leghe si sono rivelate nettamente squilibrate l’una rispetto all’altra, a differenza di quello che si poteva immaginare al giro di boa, quando franchigie nuove, rinforzate e rinnovate in estate pareva avessero innalzato il tenore della NL, portandola ad essere paritaria all’American.
Niente di più sbagliato, anche alla luce della deadline, che pone oggi Astros, Yankees, Twins, Indians, Rays, Athletics e gli stessi Red Sox pure se in crisi, a un grado di forza nettamente maggiore delle colleghe in National League, fatta eccezione per i Dodgers.
E’ per questo motivo che Scherzer e compagni, così come Mets, Reds o Giants, nonostante strisce negative, possono rientrare e mantenersi “in the hunt”, senza paura di essere risucchiati lontano dall’ultimo step disponibile per la postseason.
Boston e Texas invece, hanno dimostrato come periodi di appannamento – specialmente sul monte – rischiano di tagliarti fuori dai giochi, data l’eccellenza e la competitività che il proprio raggruppamento possiede, correndo il pericolo, nel caso dei campioni in carica, di rimanere clamorosamente fuori dai playoff, loro che nelle preview venivano dati ancora favoriti e abili a superare le 100 win!
In NL, tra la terza posizione, ora alla portata di Washington, e la tredicesima dei Rockies, anch’essi in cima alle odds di inizio torneo, ci sono solo 9/10 partite di distanza a quasi 45 match dalla fine.
Il diktat odierno per Davey Martinez, skipper al secondo anno, è quello di giocare punto a punto ma di non porsi limiti e assaltare anche il primo posto divisionale, che eviterebbe in un equilibrio così forte di affrontare una partita in più ad Ottobre. Visto però il ritmo ossessivo dei Braves e una preseason passata a rinforzarsi, nonostante l’addio a Bryce Harper, il traguardo minimo e più alla portata ci sembra lo spot da wild card.
Il motivo per cui si è zoppicato all’inizio è stato il lento assestamento delle new entry prelevate da Mike Rizzo, sia in battuta che al lancio. Le acquisizioni avevano come scopo quello della profondità e vedendo l’evoluzione stagionale e recente, l’obiettivo è stato poi raggiunto.
Suzuki è uno dei migliori catcher come hitter e si compensa alla grande con Yan Gomes, mentre Dozier e il rientrante alla base Matt Adams sono perfettamente in linea con le medie passate. Washington è ora un team completo in ogni ruolo, con l’unica pecca, quella dei long reliever – peggior ERA di tutta la MLB, incapaci di proteggere gli inning tra i partenti e un quality closer come Doolittle – sistemata pochi giorni or sono.
I deludenti Rosenthal (nuovo arrivo passato poi ai Tigers), Miller, Sipp, Grace e Barraclough dai Marlins, hanno infatti spinto la proprietà ad accaparrarsi Roenis Elias (oggi in 10 day IL), Daniel Hudson e Hunter Strickland, assieme al veterano Asdrubal Cabrera, superando così abbondantemente i 200M di payroll.
Adesso, a parte Jeremy Hellickson out ancora per due mesi, Erik Fedde e Joe Ross, unici sotto ritmo, il monte di lancio rappresenta una primizia che nessuno vorrebbe incontrare in postseason, con starter luminosi del calibro di Scherzer, Strasburg e le fenomenali novità stagionali Corbin e Anibal Sanchez.
Mad Max deve però convivere con numerosi acciacchi, ultimo quello di una schiena un po’ troppo rigida. Inutile descrivere la sua importanza: ci limitiamo a ricordare che è giunto al break All Star imbattuto nelle ultime 9 gare iniziate, con ERA a 0.84, 1.27 BB/9, 94 strikeout, 13,22 K/9 e medie contro a .172/.213/.263 in 64 inning! E’ inoltre stato capace di lanciare 7 scoreless frame col naso rotto!
Anche nel lineup, oltre a Zimmerman, un altro asso combatte con gli infortuni: Anthony Rendon difatti, leader indiscusso per fuori campo e Rbi (quinto in NL), ha frequenti problemi al quadricipite e al tendine del ginocchio. Il suo ritorno in terza base e quello di Turner da shortstop, assieme alle performance di Parra, acquisito dai Giants, e l’ex Gold Glove Dozier in seconda, hanno solidificato la difesa.
Pregevole anche il gioco sull’esterno, con la certezza Eaton e i due diamanti Juan Soto e Victor Robles, top prospect promosso centerfield, le cavalcate dei quali proseguono senza sosta, sperando raggiungano un giorno anche le vette difensive di Byron Buxton o Jason Heyward.
“Malato” di sport a stelle e strisce dagli anni 80! Folgorato dai Bills di Thurman Thomas e Jim Kelly, dal Run TMC e Kevin Johnson, dai lanci di Fernando Valenzuela e dal “fulmine finlandese”. Sfegatato Yankees, Packers, Ravens, Spurs e della tradizione canadese dell’hockey.