Tra le peggiori cinque squadre in assoluto secondo il power ranking MLB, la franchigia dei Rangers partiva in pratica ad inizio regular season senza alcun obiettivo se non quello di crescere entro due anni per arrivare poi a sviluppare al meglio il proprio settore giovanile. Niente di tutto ciò almeno finora: ad Arlington si sogna in grande!!
Parliamo di un club che si culla i propri tesori avendo acquisito delle certezze inaspettate e che soprattutto può continuare a performare il suo baseball senza obblighi. Difatti quello che avverrà da adesso in poi non potrà altro che confermare le ottime impressioni fin qui intraviste, anche se la fortuna voltasse le spalle e magari i reali valori in gioco e team alla vigilia più attrezzati dovessero accelerare e riprendersi le posizioni di vertice, che i ragazzi del giovanissimo skipper Chris Woodward si stanno tenendo ben strette.
L’American League, con poco più di un terzo del cammino completato, presenta un solco tra quattro squadre lanciate verso il vertice (Astros, Twins, Yankees e Rays) e quelle in lotta per l’eventuale ultimo posto wild card e una continuità di risultati non ancora acquisita; sei club racchiusi in tre/quattro partite, tutti limitrofi al 50% di W, chi poco sopra e chi leggermente sotto. Tra questo secondo gruppo il battistrada è proprio Texas, spettacolare orchestra offensiva seconda solo a Minnesota per run segnate ed insuperabile nel fortino del Globe Life Park.
Oltre ai White Sox, finalmente proiettati al grande salto, magari più futuristico che attuale, i Rangers stanno sfruttando – a parte le loro doti – anche le stecche di Oakland ed Angels, scostanti i primi e ancora incapaci di risolvere i problemi sul monte i secondi, e quelle di Cleveland e Red Sox. Se per gli Indians però una offseason al risparmio e la serie di infortuni che hanno dimezzato la rotazione giustificano un cammino claudicante, per i campioni in carica non ci sono scuse.
Il bilancio odierno dei texani fa invidia a parecchi: il roster è ricco di giovani talenti (Odor, Leclerc), candidati a comeback player (Pence e Minor), sicurezze acclarate (Andrus, Choo), prospetti già pronti per il grande salto da lanciare nel 2021 (Hans Crouse, Bubba Thompson e Julio Pablo Rodriguez) e un trade capital sufficiente per rifornire il proprio farm system nella deadline, grazie ad un volpone delle stanze di comando come John Daniels, tra i general manager più smart del pianeta, come si evince pure dalle sensate picks al draft atte a migliorare l’infield, con la scelta del prodigio Josh Lung da Texas Tech all’ottava e Davis Wendzel da Baylor (41°). La terza base infatti, senza più Adrian Beltre, omaggiato con un accappatoio ad personam, andava riempita con giovani profili.
Le preoccupazioni iniziali, relative ai lanciatori, che fossero starter o rilievi, sono rimaste tali e se si sopravvive è grazie al peggioramento altrui che sta livellando le statistiche verso il basso. E’ d’altronde impossibile “guarire” un settore malandato con una semplice offseason, ancor di più per una franchigia con disponibilità economiche limitate (129M di payroll).
La peggiore rotazione del 2018 (media Pgl a 4.92 e .271 BAA) per molti analisti e un bullpen mediocre (4.28 ERA, .252 media avversaria e 23° posto per K) erano stati arricchiti di new entry a caccia di riscossa. Se Volquez si è arreso agli infortuni – anche se in due start non aveva convinto – fallimentare si può invece ritenere la stagione di Shelby Miller; mai al top ma almeno dignitoso e costante con 13 partenze, 85 strikeout e leader per vittorie Lance Lynn. Lo stesso Smiley, una vita a tribolare coi dolori al braccio, non riesce proprio ad essere continuo.
Alla luce di questi problemi non sorprende che ad iniziare gli incontri finora siano stati ben 12 pitcher. Le buone nuove prendono il nome di Minor e Sampson. Mike, a 31 anni, rivive una seconda giovinezza e sembra tornato ai tempi di Kansas, finalmente dominante nel ballpark casalingo (ERA a 2.18) e in crisi solo al Minute Maid e all’Overstock, grazie soprattutto all’uso spasmodico della four seam fastball (42%), mentre l’ex Mariners è stato capace di terminare un complete game per la prima volta nel doubleheader contro gli A’s che ha permesso di staccare i rivali divisionali, battere uno dei migliori lineup e forse guadagnare finalmente i galloni di starter da long-rotation.
La stellina Leclerc, dopo un disastroso Aprile e l’ottimo Maggio, sta cercando conferme nel reparto rilievi, dove Springs, Brett Martin, Dowdy e Gomez non hanno convinto a differenza di Jurado, Chavez (provato di recente da opener), Kelley e Chris Martin. Peter Fairbanks, dopo le ottime prestazioni in minor con ERA a 2.35 in 21 partite, 0.87 WHIP e 36/5 K/BB, ha debuttato contro gli scatenati hitter di Oakland, controllandoli egregiamente.
Un reparto deficitario, aiutato in parte da una più che discreta difesa del campo (11° in FPCT e 9° per errori), passa in secondo piano grazie ad uno spaventoso settore offensivo, che riesce a dominare anche senza i servigi di Joey Gallo adesso ai box, leader lo stesso per hr e obp. Oltre allo score i Rangers primeggiano per doppi, triples, total bases, Rbi e media al box (.259)!
Prestazioni stratosferiche se paragonate alla stagione passata e frutto di una fiducia nei propri mezzi che il manager ha saputo inculcare ai suoi ragazzi, un gruppo non di slugger feroci però abile ad andare regolarmente in base (settimi) e veloce a rubarne (secondi) grazie a JG, Cabrera, Forsythe, Deshields e all’ancora 25enne Rougned Odor, futuro asso ma calante in average rispetto al 2018. L’altra giovane star, Ronald Guzman, solo a Giugno ha effettuato circa 15 valide.
Choo è ormai una certezza davanti al piatto, lui che con più di 60 hit by pitch detiene il record di sempre per i texani davanti a Ian Kinsler e Rafael Palmiero, Andrus ha superato il freddo inverno con medie in battuta sopra al .300 e 80 h mentre negli esterni, in aggiunta all’ottimo Santana tra i leader per Avg, Mazara e Pence dettano legge con quasi 90 Rbi, 125 hits e 25 fuori campo combinati.
Arrivare in postseason sembra la luna per i giovani e ambiziosi Rangers, anche se la MLB quest’anno sta riscrivendo le regole secondo cui senza un adeguato gioco di lancio non si va da nessuna parte.
In Texas si spera che questa anomalia rimanga a lungo visto che grazie al proprio lineup, forte come pochi altri, si potrebbe rimanere agganciati al treno wild card almeno fino a luglio.
“Malato” di sport a stelle e strisce dagli anni 80! Folgorato dai Bills di Thurman Thomas e Jim Kelly, dal Run TMC e Kevin Johnson, dai lanci di Fernando Valenzuela e dal “fulmine finlandese”. Sfegatato Yankees, Packers, Ravens, Spurs e della tradizione canadese dell’hockey.