Per rappresentare al meglio l’ennesima stagione al vertice degli Astros, campioni di costanza dell’American League, partiamo dalla recente e bellissima serie contro i Cubs.
Ad un certo punto di una delle tre contese, MLB.tv ha inquadrato nel dugout di AJ Hinch George Springer e Carlos Correa, sereni e intenti a tifare i propri compagni, loro due ai box ancor oggi per una decina di giorni, il primo – tra i migliori leadoff al pari di Cain, Blackmon e Meadows – per un più serio problema al ginocchio, arrivato per difendere l’outfield da una foul ball. Ad essi si aggiunge tra gli elementi fuori causa Jose Altuve, pure lui in attesa di sapere se potrà riaggregarsi al gruppo entro un paio di settimane.
Bene, con tre tra i migliori giocatori di tutta le lega out – un MVP e due possibili runner up – i texani sono riusciti a mantenersi al vertice, sia a livello di score, qualità e classifica, chiudendo in positivo oltre a questa di serie, anche quella contro Oakland, con ben 5 run segnate per game e 8.3 valide di media.
Non importa se di fronte ci sia gente esperta del calibro di Hamels, Lester o professor Hendricks e nel lineup manchino i big, a farne le veci subentrano debuttanti caldi e vogliosi di stupire come Mayfield o il catcher Stubbs e riserve di lusso (Tyler White e Tony Kemp) ormai imposte nell’elite difensiva del club.
A parte le sconfitte nell’indigesto derby coi Rangers (2 volte) e l’esordio a Tampa, dovute ad un ovvio assestamento di inizio stagione, il torneo corrente ha vissuto per lo più di due strappi clamorosi con 20 match vinti consecutivamente, in due step diversi tra inizio aprile e metà maggio, che hanno permesso ai texani di fare il vuoto alle loro spalle e vincere quasi tutte le serie poi disputate, tranne coi lanciatissimi Twins.
Hinch da skipper rasenta la sicurezza e la certezza annuale di arrivare facilmente e ampiamente sopra il 50% di vittorie. Con lui infatti è dal 2015 che nel Minute Maid Park ogni partita diventa una festa per le prestazioni offensive del lineup e per l’impenetrabile fase difensiva costruita negli anni da Jeff Luhnow, Mike Elias e Quinton McCracken, che ha portato oggi ad ammirare sul monte stelle di prima grandezza che prendono il nome di Justin Verlander e Gerritt Cole; il primo, leader di lega per W, è ancora una volta in lizza per il Cy Young (lo ha anche raggiunto per K) e il secondo conduce la MLB per strikeout.
Lo scorso campionato era avviato ad un back to back fino a quando con un colpo d’orgoglio i Red Sox ribaltarono una sfida compromessa guadagnando la necessaria fiducia per vincere poi le World Series, impedendo il remake di Correa & co. Nel momento in cui scriviamo le odds di Vegas danno Houston ancora ai vertici col 24% di possibilità di trionfare a fine stagione.
Jim Crane possiede un giocattolo a lungo termine che sfiora la perfezione in ogni settore grazie ad un front office che ragiona di gruppo, ascoltando più campane.
Il pitching staff ad esempio è sopravvissuto alla dipartita del prossimo free agent Dallas Keuchel e Charlie Morton, strepitoso nella baia di Tampa, aggiungendo alla rotazione l’ottimo Wade Miley dai Brewers e attingendo dal bullpen, per gli ultimi due spot, l’eccellente Brad Peacock (3.17 Pgl in 60 IP) e Collin McHugh, unico in difficoltà ed oggi in DL, intervallati pure col top prospect Corbin Martin. Gli Astros sono a ridosso dei Rays per ERA totale, di San Diego e Dodgers per basi ball e primi per SO e BAA!!
Anche i rilievi, nonostante l’accennato dimezzamento iniziale, contribuiscono a queste fantasmagoriche statistiche sul monte di lancio, ognuno a modo proprio: James – originariamente un opener – con 46K, Pressly battendo il primato di apparizioni (40 rispetto alle 38 di Kimbrell) senza subire punti e Osuna superando con 25 salvezze consecutive il franchise record; Rondon è inoltre ritornato la certezza dei tempi a Chicago, al pari di Valdez e Harris, con Devenski tra i pochi a giri leggermente ridotti.
Le stanze di comando hanno fatto bingo anche in attacco, con l’acquisizione di Michael Brantley, alle spalle solo di Jorge Polanco per media battuta, che nell’esterno ha tappato i buchi del passato insieme alla garanzia Marisnyck, formidabile al centro. Di livello si sta confermando dietro al piatto di casa base Robinson Chirinos, catcher di potenza ed esperienza, anch’egli new entry.
Oltre al formidabile tris d’assi di inizio articolo si mantengono gagliarde le performance di Bregman, Gurriel e Reddick, con quasi 180 valide combinate e il primo numero uno per fuori campo tra i suoi e secondo in Major dopo Gary Sanchez e quinto generale per WAR. Houston è ampiamente tra le migliori dieci franchigie per run segnate, seconda per hit ed average, terza in AL per Hr e Rbi.
Alla luce di tutto ciò sarà difficile non vedere questa splendida formazione arrivare fino in fondo ancora una volta!
“Malato” di sport a stelle e strisce dagli anni 80! Folgorato dai Bills di Thurman Thomas e Jim Kelly, dal Run TMC e Kevin Johnson, dai lanci di Fernando Valenzuela e dal “fulmine finlandese”. Sfegatato Yankees, Packers, Ravens, Spurs e della tradizione canadese dell’hockey.
Da tifoso non posso che essere soddisfatto da questa partenza degli Astros: decisi, sicuri, completi e in particolare sul fatto, sottolineato nell’articolo, che Houston ha tenuto botta nonostante negli ultimi giorni abbia giocato con le 3 maggiori star in panchina: Springer e Altuve sono macchine da punti e ottimi difensori, Correa è difensore eccezionale e quest’anno stava crescendo molto nel box di battuta dopo un’annata modesta. Il monte di lancio si dimostra molto solido sebbene una delle stelle dello scorso anno, Cole, stia invece in calo evidente rispetto alla precedente stagione quando era letteralmente dominante. Il lavoro di Hinch in panchina è, a mio parere, ottimo. Pensavo che la perdita di M.Gonzales(uno che poteva ricoprire ruoli chiave in campo) avrebbe inciso molto, invece il pacchetto di giovani che sta giocando a causa infortuni si è dimostrato efficiente.
Tuttavia bisogna tenere conto che ci sono vari fattori che vanno contro gli Stros:
– il monte di lancio ha perso 2 partenti molto forti e questo, alla lunga, potrebbe farsi sentire.
– la division è molto completiva, Angles, Athletics e Rangers sono dietro, è vero, ma sono squadre di talento e non sono lì a ricostruire.
– se i 3 non rientrano presto le cose potrebbero complicarsi, reggere per qualche settimana con le riserve è possibile, nel lungo periodo meno.
Ad ogni modo la solidità di Bregman, Gurriel, Reddick e dei nuovi Bradley jr.e Chirinos fa ben sperare. Vedremo cosa accadrà.
Tarpley sono daccordo su tutto con te (e non è la prima volta) tranne sulla competitività della division, oakland non può far sempre miracoli senza starter affidabili (e montas sta facendo il massimo..), idem gli angels che ultimamente cercano proprio di copiare sul monte le tattiche di A’s e Rays con un mucchio di opener approssimativi (pena, bedrosian, robles ed altri, all’incirca una decina) mentre i Rangers sono a mio avviso la vera sorpresa stagionale con Minor e Gallo giocatori sensazionali e finalmente consacrati ma che secondo me alla lunga crolleranno…quindi si può attendere con calma il rientro dei big 3 e guardando sul mound i problemmi delle contendenti puoi dormire sonni tranquilli…ciao è un piacere parlare con te alla prox
Grazie Lucio.
Francamente mi aspettavo delle avversarie più arrendevoli nella Division e quindi il fatto che ben 3 siano comunque in linea di galleggiamento mi preoccupa un po’, ma spero tu abbia ragione, che alla lunga mollino e lascino agli Astros il compito di prepararsi alle sfide p.o.
Vedremo.