Lo start di regular season in Pennsylvania non può che definirsi positivo, col primo posto divisionale, un podio limitrofo in tutta la National e una costanza di risultati stupefacente che pone il roster di Gabe Kapler tra le sorprese di inizio campionato e ormai tra le certezze dell’intera Major League.
Un quarto di torneo è trascorso e il bilancio del Bryce Harper Mode 1.0 lo si può definire assolutamente produttivo, malgrado l’esborso di denaro improbo (330 M) e un’estate movimentata in attesa del fatidico si, coi tifosi di Phila pronti ad accaparrarsi la divisa del nuovo idolo e le pubblicità di tutto il mondo in attesa di inserire il volto barbuto della stella di Vegas con la nuova casacca, PS4 in primis!
Il 2008, anno delle ultime World Series vinte è lontano, ma non pensiamo sia questo l’istantaneo obiettivo della società. L’acquisto del ventiseienne per 13 anni è in pratica un’assicurazione sulla vita per John Middleton e i suoi uomini, che hanno aumentato di quasi 50 milioni il payroll pure per affiancargli giocatori di spessore e maturità con i quali rendere la rosa più competitiva, tecnica e soprattutto esperta.
Difatti, nello stesso periodo del 2018, i Phillies viaggiavano spediti proprio come oggi, con un primato addirittura migliore di quello odierno e statistiche meravigliose in ogni settore, in particolare al lancio, con l’esplosione del poi futuro candidato Cy Young Aaron Nola. Sappiamo tutti come è andata a finire: un crollo verticale dovuto a mancanza di profondità in battuta, debacle sul monte e un’incapacità di vincere incontri combattuti più che altro per inesperienza al vertice, dando ad Atlanta il lasciapassare per i playoff, nonostante gli epic fail dei favoriti Nationals e Mets.
Adesso la NL East, da previsione ancora il girone più movimentato e ricco di equilibrio, vede proprio l’ex club di Harper giù di tono e distante parecchie partite dalla prima piazza, la squadra del Queens scostante sotto al 50% e i tuttora giovani Braves in netta ripresa dopo un avvio balbettante, per merito anche qui di acquisizioni veterane (Donaldson), ma dietro a Philadelphia, che dunque come scopo primario ha quello di resistere ai futuri assalti, col sangue freddo che gente del livello di Bryce, Realmuto, McCutchen e Segura può dare, malgrado le (ovvie) dipartite di Ramos (proprio sponda NY), Cabrera e Santana.
Il “booing” a cui va incontro l’hitter da Southern Nevada ogni qualvolta si ritrova di fronte il vecchio team è diverso ad esempio a ciò che spetta nella stessa situazione a Manny Machado, compagno di gossip estivo. Il primo lascia sul campo ogni briciolo di energia, fatica ed “effort”, sputando sangue e gettandosi oltre l’ostacolo in qualunque azione, mentre il secondo mantiene un’immagine più distaccata, come se il suo enorme talento basti per guadagnarsi la pagnotta. I fischi che per l’uno significano malumore o rancore, per l’altro siamo convinti rappresentino amore e rimpianto.
Per questo Harper, nonostante le statistiche in battuta stentino a riprendersi ed anzi siano le peggiori di sempre (.235), compensa un (forse) irreversibile calo dai tempi dell’MVP con altre doti, come la corsa tra le basi, una generosa difesa dell’outfield, un portentoso tiro dalla lunga e medie su valide e rbi ancora nell’elite della NL (tra i primi 15). Inoltre le circa 40 walks danno l’idea di quanto la sua immagine incuta timore nei pitcher avversari.
Sarà un caso ma l’ottima classifica non trova riscontro nelle stats di gruppo, buone ma non eccelse, a parte il vertice per doppi, grazie agli highlights degli stessi BH#3, Realmuto e Segura – leader di squadra e settimo in national per media – nonché di Cesar Hernandez (primo per hits), Maikel Franco, Obudel Herrera e il secondo violino Rhys Hoskins, in leggero calo rispetto al 2018 ma sempre in testa per hr, rbi e obp. Il gruppo si trova distante alle altre contender per Avg, run, valide e punti battuti a casa e addirittura è in 24° posizione per fuori campo, malgrado il Citizens Bank Park strizzi l’occhio agli sluggers!
Pure al lancio troviamo una ERA totale tra le migliori dieci ma l’average avversaria a .260 è tra le peggiori, anche a causa di numerosi errori nell’infield. Nola non ha ancora trovato la quadratura del cerchio dopo la brutta seconda parte della vecchia stagione, ma resta il top pitcher a roster, immacolato nella casella sconfitte e leader per strikeout, idem Arrieta, più discontinuo del solito ma sempre ricco di spessore; buone le performance di Eickhoff e Velasquez, oggi out per infortunio e rimpiazzato da Cole Irvin, impallinato dai Cubs e non convincente. Pessimo il rendimento di Nick Pivetta con 8.35 media pgl e retrocesso in minor mentre eccellente risulta il cammino di Zach Eflin, che a 25 anni sta disputando l’annata della consacrazione.
Stesse considerazioni le facciamo per il solido bullpen, un fiore all’occhiello a differenza del passato, nonostante la nuova punta di diamante David Robertson sia sovente ai box, con Neris salvatore della patria rispetto al classico closer Dominguez. Morgan, Neshek, Arano e Davis sono le garanzie mentre sotto previsioni e aspettative finora ci sembrano i nuovi Nicasio e Jose Alvarez.
La media età è aumentata – da 26.9 la più giovane nel 2018 a 28.15 – e gli innesti maturi, in particolare nel lineup, sono forse la soluzione alla nostra equazione non risolta (ottima classifica=normali statistiche), visto che le vittorie in clutch time sono state quasi 15 e la mazza in situazioni con runners in scoring position non trema più.
Arrivare in postseason sarà dunque probabile se le stelle (numerose) sia in battuta che al lancio, oltre alle doti di freddezza, cominceranno anche a performare ad un livello superiore, prerogativa imprescindibile per tenere a distanza le numerose contendenti che la National League sta sfornando in questo torneo.
“Malato” di sport a stelle e strisce dagli anni 80! Folgorato dai Bills di Thurman Thomas e Jim Kelly, dal Run TMC e Kevin Johnson, dai lanci di Fernando Valenzuela e dal “fulmine finlandese”. Sfegatato Yankees, Packers, Ravens, Spurs e della tradizione canadese dell’hockey.