Boston Red Sox

La stagione dei sogni riecheggia ancora dalle parti di Kenmore Square, le 108 vittorie e un dominio assoluto contro le contender alla vittoria finale (Yankees, Astros e Dodgers nell’ordine) lasciano alte aspettative e l’ovvio ruolo da favoriti anche nel campionato entrante.

D’altronde l’MVP Mookie Betts – il cui contratto non è stato esteso e al momento della free agency potrebbe emigrare con cifre alla Mike Trout -, Andrew Benintendi, Jackie Bradley Jr come esterni, Xander Bogaerts, Mitch Moreland, Rafael Devers nell’infield e JD Martinez battitore designato rappresentano un lineup di livello stellare che si mantiene profondo al pari del passato grazie allo slugger Steve Pearce, Eduardo Nunez e Brock Holt rincalzi di lusso.

Più dubbia e annosa la questione catcher con Sandy Leon – dignitoso in difesa ma meno in attacco – e Christian Vazquez non rassicuranti. Le sole tre apparizioni nel 2018 lasciano perenni dubbi sulla salute e consistenza di Dustin Pedroia, altrimenti senza rivali nello spot da seconda base; il suo obiettivo e di Alex Cora è di reinserirlo progressivamente per cercare di ritrovare la forma perduta da anni passati a combattere gli acciacchi a polso e ginocchio, sperando che i segni di declino al piatto e nel diamante del 2017 possano mutare.

La rotazione, al pari dello schieramento in battuta, rappresenta una elite qui a Boston, con un quintetto che se sano e in salute lascerebbe l’ex rookie coach tranquillo per tutto l’anno. Un campione immenso come Chris Sale, il redento e ormai affidabile David Price insieme al veterano Rick Porcello e la nuova stella sbocciata alla veneranda età di 28 anni durante gli scorsi playoff Nathan Eovaldi garantiscono potenza e affidabilità sul monte.

Diverso il discorso su Eduardo Rodriguez, spesso discontinuo e fumantino, ma anch’egli alla fine convincente e meritevole di conferma in base alla passata stagione, con ERA, Whip e strikeout migliori di tutta la carriera.

I rilievi sono il vero tallone d’Achille dell’intero roster. L’ingegnoso skipper ha sopperito ai problemi di fine anno mischiando in questo ruolo moltissimi partenti lasciando spesso il bullpen desolatamente vuoto, ma iniziare oggi con una situazione più deficitaria dell’Opening Day 2018 potrebbe creare disagi da eliminare solo nella deadline.

Tra i sicuri inseriamo soltanto il closer Ryan Brasier e i setup Hembree e Barnes; come lunghi, dubbi amletici con Workman, Brian Johnson, Thornburg, Hector Velazquez e Bobby Poyner a giocarsi la convocazione. Joe Kelly, Craig Kimbrel (presumibilmente un ex) e il knuckerballer Steven Wright (sospeso per 80 partite per sostanze vietate) rappresentano grandi perdite che abbassano notevolmente il livello di un settore basilare e decisivo per l’andamento di tutta la stagione, sia regolare che post.

Il traguardo delle 100 vittorie potrebbe comunque essere alla portata dei Red Sox, un po’ più difficile il dominio della scorsa regular season con record annessi. Sarà un testa a testa coi nemici di sempre.

New York Yankees

La sfida secolare tra Yankees e Red Sox immaginiamo non si farà attendere nemmeno quest’anno, con gli abitanti del Bronx molto attenti nella offseason a limare il gap con i loro odiati rivali. Nel lineup non si può non partire coi 50 o più homer annuali di Giancarlo Stanton, che rappresentano stabilmente una seria minaccia per i suoi avversari sul monte, lo stesso dicasi per un fuoriclasse assoluto come Aaron Judge, miglior giocatore della Grande Mela, sopraffino difensore nell’esterno ed eccellente “on-base guy”.

Gary Sanchez – reduce da un campionato difficile – e Miguel Andujar, ex rookie ottimo al piatto ma in regressione nella protezione della base, sono chiamati alla conferma. Al posto di Gregorius, out nella prima metà stagionale, verrà inserito Tulowitzki da interbase mentre Gleyber Torres è atteso a una breakout season!

Lo slugger Luke Voit – sensazione di fine 2018 – e Greg Bird si contenderanno i galloni in prima. In uno schieramento di bomber è importante la presenza di Aaron Hicks nell’esterno centro, sempre positivo come difensore e in progressione costante nello walk rate anno dopo anno.

LeMahieu troverà spazio anch’egli per una maggiore copertura nell’infield sfruttando la sua esperienza sia da prima che da seconda: un grande acquisto della free agency che porta maturità e allunga un attacco prolifico. Il record sui fuoricampo sarà uno degli obiettivi di un gruppo di battitori inarrivabili, superiori a Boston per potenza ma indietro nelle medie.

La rotazione è stata arricchita di uno dei pezzi più richiesti del mercato come James Paxton che dovrebbe partire da due dietro a Luis Severino, ricco ancora di margini di miglioramento come dimostrato nella prima parte del 2018 nel quale veniva affiancato a Chris Sale nella corsa al Cy Young. Entrambi lasciano però a desiderare a livello fisico, col primo mai a lanciare più di 160 inning in carriera e il secondo assente sicuro almeno per il mese iniziale.

La tendenza alle fly ball dell’ex Mariners potrebbe essere inoltre pericolosa negli small parks presenti in AL East rispetto che nella West. Tanaka, discontinuo nelle ultime due stagioni e lontano dalle medie agli esordi, Sabathia al suo ultimo campionato e il solido e confermato JA Happ completano la batteria dei partenti spesso in difficoltà. Il miglioramento c’è ma i Sox ci sembrano ancora avanti in questo ruolo.

Quel che surclassa i rivali divisionali è la composizione del bullpen. Confermati Aroldis Chapman, Zach Britton, Betances (inizierà comunque in injured list) e Chad Green: quattro certezze ai quali si aggiunge Adam Ottavino, altro super profilo della offseason, che sostituisce David Robertson. Non escludiamo progressi dai giovani Jonathan Holder e Tommy Kahnle.

Il calo di Boston in questo reparto appaia le due franchigie rispetto al recente passato anche se la rotazione di Cora ci convince ancora di più; il tutto facendo pari e patta tra i battitori. Per questo sarà una sfida equilibrata, coi Red Sox a nostro avviso ancora leggermente avanti. Arrivare a 96/98 Win è nelle corde degli Yankees.

Tampa Bay Rays

Vincere 90 match e non giungere ai playoff dimostra l’eccellenza dell’American League che anche oggi si presenta ai nastri di partenza da favorita per il trionfo finale. Kevin Cash, per migliorare la rotazione e aiutare la sua squadra ad ottenere un simile exploit di vittorie, ha rivoluzionato il modo di aprire le sedute sul monte utilizzando in pratica, a parte il Cy Young winner Blake Snell con 31 partenze, un elevato numero di lanciatori, sia starter di ruolo (con un massimo di 17) che rilievi (Sergio Romo, il setup Hunter Wood e il lungo Ryne Stanek fra gli altri), arrivando a fine stagione a migliorare le statistiche di ERA totale.

La offseason è passata a cercare il profilo giusto per evitare altre magie e andare sul sicuro: Charlie Morton da Houston rappresenta il top che si potesse fare per rafforzare il settore degli starting pitcher; per lui due anni di contratto più un opzione per il 2021, il tempo giusto per integrarsi al meglio. Tyler Glasnow, Ryan Yarbrough e Yonny Chirinos saranno gli altri mentre il solido bullben verrà completato col closer Alvarado e i jolly Diego Castillo, Chaz Roe, Emilio Pagan, Adam Kolarek, Wilmer Font e Austin Pruitt, indistintamente medi o lunghi a seconda delle esigenze.

L’unico blocco al lancio sarà sicuramente la chiave del campionato entrante di Tampa per sorprendere e “distrarre” ancora i battitori avversari, impreparati a chi trovarsi di fronte, sia in opening mode che come bullpenning.

Non ci sorprenderebbe vedere ad esempio Glasnow, destro dal braccio ad alto potenziale e acquisito nell’ultima trade deadline per Chris Archer, impiegato diversamente. Le referenze sono ottime: una four-seam a 90, una solida curve ball e 10.4 strikeout per nove inning anche se ha concesso troppe basi ball. Sarà lui l’ago della bilancia, la trade union tra le certezze Snell e Morton e l’utilizzo spasmodico di rilievi in posizioni improvvisate.

Ciò non sarà ovviamente sufficiente se Tommy Pham (potenzialmente un runner per l’MVP), Austin Meadows ed altri non confermeranno il loro valore offensivo. Apprezziamo anche gli arrivi di Mike Zunino da ricevitore e di Avisail Garcia e Yandy Diaz come first base man e designated hitter di riserva.

L’obiettivo è arrivare allo spot di wild card, che a nostro avviso vedrà impegnati anche Twins, Angels e Athletics. Nell’ordine di battuta, oltre al nuovo catcher e AG battitore designato, avremo Kiermaier, Pham e Meadows all’esterno, Choi, Wendle e Duffy nelle basi e Willy Adames shortstop con Daniel Robertson (SS), Guillermo Heredia (OF), Michael Perez (C) e Brandon Lowe seconda base in panchina.

Le aspettative per l’interbase sono alte e si attende dopo il naturale adattamento al primo anno (.278/.348/.406) la consacrazione finale, specialmente sulla potenza e stloen bases; per migliorare in difesa Adames ha passato l’inverno ad allenarsi con Francisco Lindor e Dee Gordon.

L’incognita è Yandy Diaz, arrivato dopo aver capito che Encarnacion e Nelson Cruz sarebbero emigrati altrove, in una trade a tre dove i Rays hanno sacrificato Jake Bauers. Le sue statistiche in Triple-A sono di .319/.415/.432 in 282 match a fronte di .283/.361/.366 in 88 da Major, nella quale ha dimostrato uno swing che produce molte ground ball ma poca continuità; a 27 anni non può più fallire. Le 84 vittorie sono alla portata dei Rays.

Toronto Blue Jays

Inizia con Charlie Montoyo, passato da bench coach a manager al posto di John Gibbons, la nuova stagione qui a Toronto. Le ALCS 2015 e 2016 sembrano un’eternità, con la mente di fan e critici a ricordare di più le 175 partite perse nelle ultime due stagioni.

Solo sette sono i giocatori rimasti in rosa dell’antico squadrone. Il talento a roster c’è ed è enorme, ma non basterà a riportare i Jays a contendere qualcosa di importante. Il probabile lineup prevede McKinney leadoff esterno sinistro, Gurriel Jr seconda base, Smoak e Drury in prima e terza, Kendrys Morales DH, Galvis interbase, Grichuk e Kevin Pillar a destra e al centro, Danny Jansen convincente nel finale di stagione da catcher.

Devon Travis (254 partite su 486) è ancora out fino a Maggio per i postumi dell’operazione al ginocchio, per questo Gurriel Jr e Richard Urena hanno guadagnato lo spot da titolare e in panchina. Nel bench anche Luke Maile, Teoscar Hernandez – a sostituire McKinney contro i mancini – e Dalton Pompey. Stroman (3.09 pgl in 201 inning), Shoemaker, Aaron Sanchez (leader 2016 di ERA per 192 IP), Borucki e Calyton Richard sono i 5 partenti iniziali.

Quest’ultimo, non appena Clay Buchholz – ultima sigla da free agent – si sarà ripreso, gli cederà il posto trasferendosi tra i rilievi lunghi. Il mancino Pannone e i destri Gaviglio e Reid-Foley andranno in Triple-A. La salute di Stroman e Sanchez e la conferma di Borucki dopo le ottime impressioni da rookie saranno decisive per la bontà della rotazione. Elvis Luciano potrebbe essere il primo teenager a lanciare in lega maggiore dopo Julio Urias coi Dodgers nel 2016.

Oltre a lui i sicuri componenti del bullpen sono Ken Giles closer, Norris e Tepera setup e i medi David Paulino, Mayza e John Axford. Il free agent David Phelps, in ripresa dalla Tommy John, si unirà al gruppo nella prima metà di campionato. Le aspettative su Vladimir Guerrero Jr – ora ai box – sono alte e prima o poi verrà richiamato in squadra; certo un cognome importante provoca aspirazioni molto alte, forse troppe!

Il ragazzo comunque è reduce da 20 home run e medie a .381/.437/.637 in 91 incontri di Double e Triple-A a soli 19 anni. L’esplosività unita all’efficienza dei suoi colpi ne fanno un top prospect d’elite, atteso a braccia aperte da tutta la MLB, Miguel Cabrera (primo ammiratore) su tutti. Vlad Jr, Bichette, McKinney, Gurriell, Jansen e Borucki sono l’assicurazione sul futuro, mentre nel presente ottenere 76 Win sarebbe un successo.

Baltimore Orioles

Reduci dal quinto peggior record di sconfitte nella storia del baseball, gli Orioles hanno passato la pre stagione nella quiete, provando a ricostruire ancor prima che sul campo nella catena di comando. In offseason solo acquisti low cost dalla free agency, waivers e scelte al draft con la regola 5.

Perdere 115 volte ha anche aspetti positivi: prendere drastiche decisioni nelle stanze dei bottoni e resettare da capo un ambiente ormai senza più ambizioni. Gm e assistente (Mike Elias e Sig Mejdal ex Astros entrambi e il secondo anche ingegnere NASA), direttore International scouting (Koby Perez) e manager (Brandon Hyde) rappresentano il nuovo qui a Baltimore. Novità che hanno come scopo principale ricreare un’atmosfera di positività che inondi tutto lo staff.

La stagione la racchiudiamo in pochi ma fondamentali passi da cui ripartire. Mullins, Sisco, Hess e Scott sono ciò da cui ricostruire le fondamenta; Bundy, grazie al nuovo front office, si spera possa diventare finalmente la certezza che spinse la dirigenza a sceglierlo al numero 4, così come si attende la crescita del top prospect Yusniel Diaz, dalla Double-A fino al Triple, unico stallone in un farm system che non può contare stelle di prima grandezza alla Guerrero o Tatis Jr.

Inoltre gli infortuni che hanno rallentato i progressi di Hunter Harvey e Austin Hays ci si augura vengano una volta per tutte superati. Le picks con la Rule five per Drew Jackson e Richie Martin potrebbero dimostrarsi convenienti nel fondamentale ruolo di shortstop; infine nella mid season tenere a disposizione giocatori da scambiare per accrescere talento in battuta più che al lancio.

Fra questi potrebbero essere merce da baratto gli starter Alex Cobb, Andrew Cashner e i rilievi Mychal Givens e Richard Bleier.

Chiudiamo con uno spaccato sul futuro e la scelta numero uno al draft, che potrebbe ricadere su Adley Rutschman, vero prodigio e catcher dalle doti spaziali sia in attacco che in difesa; si parla di anni ma quello su cui gli Orioles possono attaccarsi ora è una nuova programmazione che un giorno potrebbe renderli contender da primi posti, grazie ai giovani prima nominati e al “nuovo” Buster Posey come ricevitore.

Peggiorare il 2018 è impossibile, soprattutto perchè nuovi uomini e idee potrebbero collimare con stimoli inediti e sorprendenti performance. Arrivare a 60 vittorie sarebbe un grande passo verso un avvenire più roseo.

 

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