La tradizione della Major League procede di pari passo con la storia e gli eventi che hanno caratterizzato gli Stati Uniti d’America. Ogni idolo che ha calcato i campi da baseball racchiude un’epopea, una saga e una memoria collettiva verso la quale immedesimarsi.
Se Babe Ruth e Ty Cobb hanno dominato l’epoca che va dalla Prima Guerra Mondiale alla Grande Depressione, Willie Mays e Ted Williams quella del Secondo Conflitto e del dopoguerra, il più forte esponente di fine ventesimo ed inizio ventunesimo secolo, del periodo “yuppie”, delle TV commerciali e di Internet è senza dubbio Barry Bonds!!
Nacque il 24 Luglio 1964 a Riverside, in California, da Bobby Bonds e Patricia Howard. Suo padre proveniva da una famiglia di grandi sportivi: la sorella Rosie gareggiò nelle Olimpiadi del 1964 come ostacolista e il fratello Robert fu draftato sia in NFL che AFL.
Anch’egli non sarà da meno, giocando in Major League per otto squadre in 14 anni di carriera. Alle origini di questa avventura paterna, Barry vivrà con sua madre, i fratelli minori e una ragazza adottata, aiutati da amici e familiari.
Questo fino al 1969 quando la famiglia si sposterà a San Francisco, a seguito del contratto firmato da Bonds Senior coi Giants. Qui Barry verrà notato a scuola per le sue enormi doti atletiche e la precoce voglia di vincere in ogni sport praticato.
E’ a 10 anni, nel 1974 e dopo la trade che portò agli Yankees suo padre, che si farà notare come baseball player: gli adulti della San Carlo Little League, con in testa Lloyd Skjerdal, non dimenticheranno mai l’impatto che il prodigio ebbe con loro.
Barry battè oltre al .400 di media in ogni stagione fino al 1978, quando entrò nella Junipero Serra High School, mostrando le doti che ne faranno un mito: talento e sfrontatezza! Anche da queste parti, dove sbocciarono fra gli altri i talenti di future star come Tom Brady e Jim Fregosi, si farà notare per la versatilità in ogni competizione (basket, football ecc) ma sarà per il baseball che attirerà su di sé gli occhi di tutti.
Quel che lo allontanerà dai primi scout sarà però un’arroganza dovuta alla consapevolezza dei suoi mezzi che lo porterà a rinunciare allo studio e alla puntualità nelle lezioni.
Ad Arizona State, programma elite per il baseball, si farà notare per lo strapotere nel College World Series, deludendo anche qui a livello comportamentale, non legando praticamente con nessuno e ignorando le basilari regole del campus.
Nel 1983 giocherà solamente sei partite con gli Alaska Goldpanners of Fairbanks coi quali aveva firmato un accordo, ma solamente nelle trasferte in Kansas, a causa degli impegni scolastici.
Nonostante Arizona State fosse stata ridimensionata per le violazioni NCAA del 1985, con sospensioni ed allontanamenti vari, Barry cominciò a colpire con medie pregevoli (.368) entrando nel second-team-All American guadagnandosi così il primo round al draft per 150.000$ coi Pirates, che lo destinarono in Class A Carolina League prima e lo promossero al Triple-A Hawaii Islanders in Pacific Coast League dopo.
Il debutto in MLB avvenne il 30 Maggio 1986 contro i Dodgers, dove il manager Jim Leyland lo utilizzò come leadoff: 0 su 5 con walk, tre strikeout e sconfitta in 11 innings l’esordio da dimenticare.
Nella prosecuzione dell’incontro sospeso coi Cubs risulterà invece decisivo con un pinch-hit nel diciassettesimo, battendo una singola che, grazie anche a un outfield error, comporterà i due punti della vittoria.
Non impiegò molto a dimostrare il suo inaudito talento nella lega maggiore: il suo primo home run arriverà il 4 Giugno ad Atlanta. Pur concludendo la stagione con .223 di media subendo 102 strikeout, sorprenderà grazie ai 16 fuori campo e le 36 basi rubate piazzandosi sesto nelle votazioni del Rookie of the Year.
Con l’arrivo di Van Slyke venne traslocato da esterno centro a sinistro. Andy vinse nel 1988 il suo primo Guanto d’Oro divenendo per Bonds un esempio da imitare e per merito del quale affinerà le doti difensive, arrivando lui stesso in futuro a vincerne otto in nove campionati dal 1990.
A Giugno 1987 durante una trasferta a Montreal conoscerà in uno strip club la sua futura moglie Susann Branco.
Bonds comincerà a performare in maniera impeccabile ogni anno risaltando come power hitter e ladro di basi giocando difensivamente in maniera all round.
Nel 1990 passò quinto in battuta dietro Van Slyke e Bobby Bonilla portando Pittsburgh a livelli eccelsi, anche se la working-class city cominciò a stargli stretta. Divenne All Star per la prima di 14 volte ed MVP nel ‘90 e secondo nel ‘91, forse a causa del suo scarso appeal con i Media.
Un altro campionato dominante nel 1992 gli consegnò di nuovo il most valuable player e permise ai Pirates tre postseason di fila. Qui però, scarse average dovute ai pitch around dei lanciatori avversari, per i quali era la maggior minaccia, incrinarono il rapporto coi fans.
Diventato free agent faticherà a trovare una squadra viste le richiesta da “highest paid player in baseball” che formulerà. Dennis Gilbert, suo agente, approfitterà dell’avvento di un nuovo owner a San Francisco, Peter Magowan, per ottenere la firma a 43/M in 6 anni.
Il primo fu subito un Boom con 46 fuori campo e 123 Rbi (suo unico titolo di categoria) finendo quarto per batting average con .336 divenendo un contendente per il Triple Crown e vincendo un altro MVP, mentre nel 1995 ottenne un WAR secondo solamente a Greg Maddux.
Nel 1996 diventerà il secondo di sempre a colpire 40 home run e a rubare 40 basi in una stagione dopo Jose Canseco nel 1988 arrivando a fine carriera ad ottenere un 30-30 per ben cinque volte.
San Francisco passò dalle 70 vittorie annuali a superarne 100 sfiorando i playoff fino ad arrivare dal ‘97 al 2004 ad essere una vera e propria favorita al titolo. Era talmente terrorizzante per i pitchers da ottenere walk intenzionali con basi cariche.
Non sarà mai amato da Tv e giornali per il suo modo schivo di vivere il privato, persino nelle locker room e clubhouse, a differenza per esempio di Sammy Sosa o Ken Griffey Jr.
Dopo il divorzio del 1995 si risposerà nel 98 con Liz Watson (fino al 2010), mantenendo però aperte altre frequentazioni “on the road” che gli creeranno parecchi problemi legali a causa dei quali i figli non spenderanno mai troppo tempo con lui.
Una depressione sportiva a fine secolo inoltre, con le attenzioni mediatiche spostatesi verso Mark McGwire e Sosa, lo portarono all’uso di sostanze dopanti. L’utilizzo eccessivo di steroidi ne deformerà il fisico e la massa tanto da lacerargli il tricipite e saltare un terzo della stagione.
Nel 2000 e 2001 entrerà nel club dei 500 home runner divenendo il primo giocatore a vincere quattro MVP; firmerà a 37 anni un rinnovo per 5 a 90/M!!
Abbattè nel 2002 il record di intentional walk con 68 fino ad arrivare all’incredibile cifra di 120 del 2004 per un totale di 232 basi ball e supererà le 100 run in ogni stagione fino al 2005. Sarà MVP per la quinta volta creando sondaggi sul fatto che potesse essere lui il più forte hitter di tutti i tempi, almeno nei cinque anni dopo il 2000!!
Quel che ha raggiunto a livello personale però, non è riuscito ai suoi team. Nelle 15 stagioni con lui i Giants ottennero al massimo tre titoli divisionali (1997-2000-2003) perdendo l’unica apparizione alle World Series con gli Angels nel 2002, steccando in gruppo la decisiva gara 7. Bonds concluse comunque la serie finale con mostruose statistiche a .471, 6 Rbi, 8 punti segnati e 7 basi ball intenzionali.
Un infortunio al ginocchio comprometterà il 2005 per poi tornare l’anno dopo ed onorare il contratto fino al termine chiudendo con prestazioni dignitose la sua carriera a 43 anni.
L’irruzione ai laboratori Balco del 2003, quando verrà fatto il suo nome come consumatore di steroidi, sarà un’ombra indelebile nella sua carriera, dalla quale cercherà di uscire testimoniando sotto giuramento la sua estraneità e di come tali sostanze gli vennero prescritte al posto di creme, olio e balsamo.
Ciò non toglie nulla ad una forza e ad un talento spaventoso che ha portato la Major League a divenire negli ultimi decenni uno sport più conosciuto che in passato. Siamo convinti che i 762 fuori campo e i 73 in una singola stagione, tra i tanti record, non siano conseguenze di “aiuti” esterni.
Possiamo solo ritenerci fortunati ad aver vissuto l’epoca di Barry Bonds, senza ombra di dubbio il miglior giocatore degli ultimi 30 anni nonchè uno dei più forti di tutti i tempi!!
“Malato” di sport a stelle e strisce dagli anni 80! Folgorato dai Bills di Thurman Thomas e Jim Kelly, dal Run TMC e Kevin Johnson, dai lanci di Fernando Valenzuela e dal “fulmine finlandese”. Sfegatato Yankees, Packers, Ravens, Spurs e della tradizione canadese dell’hockey.