Forse la più grande icona messicana di sempre nella storia dello sport a stelle strisce: parliamo di Fernando Valenzuela Anguamea!!

Nato nel 1960 a Navojoa, una piccolissima municipalità dello stato di Sonora, il più giovane di dodici fratelli, divenne un vero e proprio idolo delle comunità latine presenti a Los Angeles da fine anni ’70 e per tutto gli ’80.

Uno dei migliori pitcher della sua generazione, quella di inizio anni ’80, nei quali ottenne molti riconoscimenti sia personali che con la sua squadra, i Dodgers. Dominio che però si arresterà dopo l’ultima grande stagione, quella del 1986, per poi scendere d’intensità e costanza anche a causa dei suoi guai ad una spalla che porteranno piano piano a diminuire la sua importanza nella rotazione di quel periodo, come nella postseason del 1988 poi vinta da L.A. ed a finire il decennio con statistiche e percentuali mediocri.

Sin da ragazzo e dal suo precoce debutto in California le sue gesta verranno ancora oggi ricordate come il periodo della “Fernandomania” nella quale, oltre ai meriti tecnici, vanno aggiunti anche quelli caratteriali e folkloristici.

Durante i suoi riscaldamenti si arriverà a bombardare il Dodger Stadium con “Fernando”, il famoso singolo degli Abba e la sua figurina sarà presente in tutte le camerette dei ragazzi dell’epoca!

Dall’aspetto tutt’altro che glamour per lo stile hollywoodiano di fine ‘70 (un paffuto mix tra Ernest Borgnine con più capelli ed Eli Wallach) giocò nella Downtown delle grandissime annate grazie alle quali verrà poi ricordato per sempre dai tifosi di tutto il mondo. Il suo sguardo e la postura “imbufalita” prima di lanciare gli varranno il soprannome di “El Toro”!

In un periodo in cui la crisi Stati Uniti/Messico per motivi politici è ad alti livelli, la sua storia e il suo avvento negli Usa può essere oggi ricordato come un fatto precursore dell’integrazione di molti immigrati nella terra dei sogni.

Riuscì in ciò che non avvenne ai suoi predecessori con meno appeal come il mitico Bobby Avila (fine anni 50), Aurelio Rodriguez (1967) e Jorge Orta (1972) che come battitori risultarono forse meno appariscenti davanti alle telecamere. Dopo di lui il ruolo di pitcher per un messicano non sarà più tabù: approfitteranno di questo Teddy Higuera, Yovani Gallardo, Esteban Loaiza, Ismael Valdez (anch’egli un Dodger) ed il tuttora leader per salvezze Joakim Soria!

Vedere nell’epoca dello Studio 54 un personaggio simile non lasciò indifferenti i sostenitori bianco blu. I conterranei o comunque gli “stranieri” di casa a Los Angeles lo seguivano ovunque, nei training camp o appostati sopra il monte di allenamento, con soventi invasioni di campo delle ragazze adolescenti per “strappare” un bacio all’idolo; mentre i cittadini di L.A. provarono verso di lui una stima professionale ma anche tenerezza nel vederlo il più delle volte impacciato e con lo sguardo timido, anche per via dell’incapacità a comunicare coi propri catcher a causa della scarsa conoscenza della lingua inglese.

Fu il grande Mike Scioscia (anch’egli agli albori della sua carriera), dominatore di quella e della futura era insieme ad Hershiser (che lo rileverà poi sul mound), a dover imparare lo spagnolo per avere il giusto feeling col compagno difensivo divenendo così il suo “ricevitore di fiducia”!!

https://www.youtube.com/watch?v=3nCHa40iPiY

I critici di allora non potranno che elogiarlo per uno stile di lancio che farà storia grazie ad uno spasmodico utilizzo di una illeggibile screw ball mancina con la quale dominerà i suoi avversari, unita ad una velocissima fast con le quali otterrà 2074 strikeouts in carriera. Il tutto grazie agli insegnamenti precoci del vecchio pitcher Bobby Castillo. Avrà anche successo come battitore rispetto ai lanciatori di quegli anni, venendo addirittura sovente utilizzato come pinch hitter.

Assoldato dai Dodgers a Luglio del 1979 dagli Yucatán Lions fece il suo debutto come rilievo il 15 Settembre 1980 all’età di 19 anni ma la sua stagione di gloria, quella che consacrerà l’inizio del mito fu la successiva, accorciata dallo sciopero, grazie alla quale vinse le prime otto partenze lanciando 5 shutouts riuscendo ad ottenere nella stessa annata il Rookie of the Year ed il Cy Young (il primo di sempre) risultando determinante nella vittoria della propria squadra alle World Series del 1981.

Raggiunse inoltre la prima di cinque apparizioni consecutive da All Star, vinse il Silver Slugger e arrivò quinto nella classifica Mvp grazie anche ai 193 innings pitched, 11 complete game ed un Era sotto al 2.50!!

Nel 1982 e 1985 prese ancora voti come Mvp e giunse terzo e quinto al CY, l’anno dopo ottenne di nuovo il SS. La sua migliore – e purtroppo ultima – stagione produttiva fu quella del 1986 dove vinse anche il Gold Glove oltre ai soliti piazzamenti e riconoscimenti ai quali ormai era abituato (secondo al CY e Mvp votes); concluse l’anno con ben 20 complete game e 21 vittorie sul monte, record della carriera!! Nell’All Star game fece fuori 5 battitori avversari con altrettanti strikeouts imitando Carl Hubbell nel ‘34!!

La grande epopea di Valenzuela fatta di prestazioni monstre come detto si fermerà qui; nel prosieguo calerà sensibilmente anche se di lui rimarrà un ultimo impressionante risultato quando a Giugno del 1990 completò un no-hitter contro i Cardinals in un periodo nel quale farà parlare di sé più come battitore con un buon numero di extra base ed una media a .304!!

Conclusa la sua esperienza ai Dodgers cercherà di ritagliarsi spazi agli Angels, Orioles e Phillies senza risultati soddisfacenti mantenendo alta solo la sua nomina mentre coi Padres invece effettuerà la sua ultima dignitosa annata in Major nel 1996.

Più per la fama e per un po’ di riconoscenza verrà “richiamato” a casa L.A. per lo spring training a fine secolo ma rifiuterà per proseguire fino al 2008 in patria quando lancerà il suo ultimo pitch con gli Aguilas de Mexicali.

Anni prima ai Dodgers divenne commentatore televisivo e nel 2015 riceverà la cittadinanza statunitense venendo incluso nell’Hispanic Heritage Baseball Museum.

Una grande carriera e una grande storia quella di “El toro” riuscito a differenza di suoi molti conterranei a scoprire il Sogno Americano!!

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