Fenway Park, la Cattedrale: “battezzata” nel 1912 dai Red Sox più vincenti di sempre.
Dopo il pareggio di gara 2 “causa oscurità” trionfarono nelle World Series in gara 8; Smoky Joe Wood, miglior pitcher, lanciò per 344 innings, Tris Speaker, il loro esterno centro, si aggiudicò il secondo AL MVP.
Parliamo dello squadrone del 1912: vinsero 105 partite di regular season, perdendone 47 e pareggiandone 2, chiudendo con una percentuale di .691. Nessun altro team nella storia di Boston ha vinto così tanti incontri, perfino in stagioni da 162 partite.
Quest’anno, prima di un Agosto sotto media (nel quale però si registra il record di 11 punti su 12 hits in un solo inning contro Miami ed altri “strappi” vincenti), a Yawkey Way erano certi che finalmente questo primato sarebbe stato battuto!
Un’ opinione del genere, sostenuta da molti nel New England, va tenuta in stretta considerazione visto il palmares (8 World Series) di una delle più vecchie e longeve squadre sportive americane e la competenza dei suoi followers. A consacrare il team di Alex Cora è stato perfino il suo collega/rivale Aaron Boone.
Prima della pausa All Star nessuna squadra di Boston è stata infatti migliore di quella attuale, con un record di 68-30 in 98 partite ed un average di .694, il primato contro lanciatori destri e l’unica relativa debolezza contro i partenti mancini (14-11 a inizio Luglio), successivamente limitata con l’arrivo di fine Giugno via trade del “platoon masher” Steve Pearce e il suo hitting iniziale di .423/.500/.692.
Hanno inoltre il maggior numero di vittorie in casa e il secondo on the road (dietro gli Astros); sempre secondi per W contro squadre sotto il 50% e contro chi è a .500 o meglio. Solo a Maggio i Red Sox si sono “normalizzati” con un 18-11, media che comunque si tradurrebbe in 101 vittorie e li metterebbe in scia ad una delle migliori stagioni degli ultimi decenni.
Il gruppo moderno non è del tutto dissimile da quello ancestrale di cui abbiamo parlato; quest’ultimo si affidava alle prestazioni monstre di qualche “outstanding performer” piuttosto che sulla profondità! Speaker tenne un ritmo di OPS a quattro cifre e divenne leader di lega per WAR totale, Wood guidò la rotazione col record Mlb di 34-5, sparando 10 shutouts e accumulando un ERA di 1,91.
Dietro di loro non si celavano stelle di prima grandezza ma affidabili battitori e solidi lanciatori partenti ma poco spettacolari. Nel 2018, il “ruolo” di Speaker e Wood è stato ereditato da Mookie Betts e Chris Sale. Quest’ultimo conduce le major per il miglior tasso di strikeout, la miglior ERA dell’AL (1,97) e seconda generale dietro Jacob DeGrom (1,68), il minor numero di battute valide, di Er e di runs subite.
Se possibile sta lanciando anche meglio del suo primo anno ai Red Sox nel quale è risultato il primo lanciatore ad effettuare 300 strikeouts in una stagione dai tempi di Pedro Martinez (1999) e il terzo di sempre ad eliminare per nove innings una media di 12.9 battitori (Martinez 1999-13.2/Randy Johnson 2001-13.4)!!
Per preservarlo e non bruciarlo nelle fasi finali e cruciali della stagione Cora ha elaborato quest’anno carichi di lavoro più cauti evitando gli “straordinari” della prima parte delle scorsa annata nella quale Sale lanciò oltre 100 volte in 19 delle sue prime 20 gare da partente.
Nonostante questo desta preoccupazione l’infiammazione alla spalla che spesso lo costringe a fermarsi. Dietro di lui c’è senza dubbio Craig Kimbrel. Con le 38 salvezze, i 38 S.O. ed un ERA di 2,41 è la stella del bullpen, probabilmente il miglior closer della lega insieme a Kenley Jansen, col giovanissimo Edwin “Sugar” Diaz pronto a raggiungerli fra qualche anno.
Ha la miglior percentuale di strikeouts di ogni rilievo che abbia affrontato almeno 1.390 battute in carriera (42%). Nella sua peggior stagione ha concluso con un 3.40 di ERA, 14.1 K/9 e 31 salvezze su 33.
Il supporting cast è composto da Eduardo Rodríguez (3.64 ERA), che è stato il secondo miglior debuttante di Boston, David Price e Rick Porcello, leaders per vittorie nel mound, così come Matt Barnes, rilievo medio capace di superare con netto anticipo il numero di Holds dell’anno passato (25 a 21); deludente causa infortuni il contributo dell’ex All Star Drew Pomeranz (scambiato con Anderson Espinoza due anni fa), dopo l’ottima stagione scorsa.
Hector Velazquez stesso ha contribuito alla grande prima della pausa All Star: l’ERA ante break era di 2,66 il post di 4,57; nelle statistiche del messicano si racchiude un po’ tutta l’annata dei Sox, mostruosa nella prima parte, in ossigeno la seconda.
La combinazione tra un solido gruppo di comprimari e i due “big” ha funzionato finora, visto che Boston è vicina al secondo posto generale per Runs allowed per game. Il settimo posto totale per Salvezze ottenute, il quarto per ERA a 3.66, il sesto del bullpen con 3,49 e il quinto “sul campo” con 64 Errori danno l’idea di come la squadra si avvicini ai playoff sicura dei suoi mezzi difensivi.
Il lineup è ancora più efficace col primo posto per runs segnate ma è anche più sbilanciato con Devers, Jackie Bradley Jr ed Eduardo Nunez spesso sotto media, idem per i catchers. Il turno alto ha spesso dovuto compensare le amnesie di quello basso.
Il primo e unico nome che viene in mente è quello di Mookie Betts e la sua stratosferica stagione. La miglior media in battuta di tutta la lega (.342), 116 Runs, 164 battute valide, 42 doubles, 29 fuori campo, 71 Rbi, 27 basi rubate, Obp a .433! Uno spacca partite al piatto ma anche un ottimo guanto ed un felino esterno al diamante; straordinario velocista capace di “muovere” le basi per se e per i compagni.
La sua stagione da incorniciare lo mette pienamente in lizza per la vittoria come Mvp dell’American League; certo competere col più forte giocatore del pianeta (Mike Trout) non lo favorisce nella sfida ma se oggi i Red Sox possono ritenersi una delle squadre più forti di sempre gran merito è suo e dei suoi miglioramenti.
Rispetto a Speaker (e qui l’asticella si alza verso i Sox attuali) Betts ha più aiuto in attacco. Ben tre giocatori stanno performando ottime stats. Parliamo di Xander Bogaerts, Andrew Benintendi e JD Martinez. Quest’ultimo, miglior acquisto stagionale, ha la possibilità di fare la storia: è tra i primissimi per media battuta, home run e RBI; ciò lo mette nella condizione di vincere la Tripla Corona. Prima di Miguel Cabrera nel 2012, l’ultimo a riuscire nell’impresa nella AL fu l’Hall of Famer Carl Yastrzemski proprio coi Red Sox del 1967.
Ora, più di mezzo secolo dopo, un altro giocatore di casa sta cercando di unirsi a questo club esclusivo. Boston ha il miglior record in MLB e Martinez è stato un fattore costante del lineup per tutta la stagione. Da marzo/aprile fino ad ora, il 31enne ha battuto almeno .299 con un .958 OPS e 20 RBI al mese.
Segue Betts per media battuta, leader per battute valide (172), Rbi (121) e fuori campo (40). Benintendi (98 runs e 153 hits) è migliorato dopo una stagione da rookie che ha deluso le aspettative e Bogaerts è stato un’inaspettata e piacevole sorpresa: nelle cinque annate precedenti nessuno si era accorto di lui come quest’anno: con 21 home runs e 41 doppie sta battendo meglio di Stanton e Cody Bellinger in Isolated Power.
Grazie a questi protagonisti il dominio in attacco è totale. Oltre alle Runs (778) primi per battute valide (1346), Doubles (314) e Rbi(740)!! Il mese di Agosto ha fatto scricchiolare qualcosa dentro e fuori Fenway Park: un rilassamento fisiologico del roster, la voglia matta di squadre senza quasi più speranze ma stimolate a battere i capoclassifica (White Sox e Rays su tutti) e la “deadline” che ha rinforzato gli Yanks (Britton, Happ e Lynn) rispetto ai Sox (Eovaldi e Kinsler).
Nonostante questo il terzo titolo consecutivo a East sembra ormai alla portata, grazie al confortante margine accumulato nei primi mesi; New York stessa, nonostante “accelerazioni” improvvise si arena spesso sul monte, vedere le medie estive di ERA a 5.25!
Negli sport americani ed in special modo nel baseball le statistiche e i numeri sono importanti, a volte basilari e di maggior rilevanza addirittura più di una vittoria o un trofeo. Per questo il raggiungimento del record famoso dei vecchi Sox (105 W e 69% di vittorie) darebbe orgoglio e vigore ai Boston attuali; ma mai come in questo caso la prerogativa per stabilire se quest’ultimi siano i più forti di sempre nella loro città è subordinato alla vittoria delle WorldSeries!
Ad inizio secolo infatti Wood e compagni al termine della stagione regolare si ritrovarono direttamente in “finale” coi Giants visto che la postseason consisteva solo nell’ultimo “grande ballo”. Oggi per alzare il trofeo Mookie & Co. dovranno vincere tre serie drammatiche e ricche di ferocia agonistica!!
A meno di clamorosi ribaltoni ci sarà l’epico scontro nelle Division Series contro gli odiati Yankees ed eventualmente nel Championship la rivincita dello scorso anno con gli Astros; Indians e A’S permettendo. Per poi vedere chi sprinterà nella National, lega che nel finale di stagione sta mettendo in risalto franchigie da titolo (oltre ai classici Dodgers e Cubs fanno impressione Brewers e Rockies).
Le Odds premiano la stagione di Sale e soci, ponendoli davanti come probabilità di vittoria finale, ma noi siamo più cauti visto come sia nella AL che nella NL l’asticella si è alzata nell’ultimo mese e mezzo e come nel roster di Alex Cora frequentemente (specie di recente) i “comprimari” hanno steccato lasciando le stelle a fare il doppio e triplo lavoro.
Nel caso in cui a fine Ottobre la Cattedrale sarà invasa da lacrime di gioia allora sì, tutti noi amanti di questo magico sport, potremmo dire di aver assistito alla vittoria della più forte squadra di sempre a Boston!
Di sicuro da lassù Speaker e Smoky Joe faranno il tifo per loro!!
“Malato” di sport a stelle e strisce dagli anni 80! Folgorato dai Bills di Thurman Thomas e Jim Kelly, dal Run TMC e Kevin Johnson, dai lanci di Fernando Valenzuela e dal “fulmine finlandese”. Sfegatato Yankees, Packers, Ravens, Spurs e della tradizione canadese dell’hockey.