Dal 2015 i Chicago Cubs sono rientrati prepotentemente nell’elite della Major League riuscendo l’anno dopo ad alzare il tanto atteso trofeo.

Anche quest’anno si ritrovano al vertice con un discreto margine di vantaggio. C’è voluta l’esperienza e la lungimiranza di Joe Maddon per dare un’identità ad una franchigia persa in un secolo di frustrazioni, delusioni e soprattutto zero titoli.

Wrigley Field è diventato famoso negli anni più per essere l’indirizzo “fittizio” dei Blues Brothers che un meraviglioso stadio dove vincere trofei di baseball!

Il non più giovane manager arrivò alla corte di Ricketts dopo aver fatto un lungo apprendistato prima come assistente al “mago” Mike Scioscia per molti anni agli Angels di Anaheim (World Series 2002) e poi come skipper in una quasi decennale esperienza a Tampa dal 2006 al 2014, dando alla giovane franchigia della Florida quella personalità che ancora oggi si porta dietro.

Qui si fece notare come scopritore di talenti abile a creare uno stile diverso per ogni giocatore; un uomo capace di “generare” fiducia nei suoi ragazzi portandoli per la prima volta nella giovane storia del team a vincere l’AL Pennants, due volte la East Division davanti alle corazzate N.Y. e Red Sox e a raggiungere in un altro paio di occasioni il wild card game. Grazie a questi risultati fu nominato per due volte Manager dell’anno!

Il suo arrivo nell’Illinois al posto di Rick Renteria fu un toccasana. Nelle ultime cinque penose stagioni prima del 2015 i Cubs arrivarono tre volte penultimi e due volte ultimi nella NL Central.

Per raddrizzare una rotta ormai alla deriva, la proprietà negli anni ha compiuto scelte nette ed ortodosse sia come coaching staff che come rosa.

Oltre a Maddon si sono susseguite altre modifiche nelle posizioni di comando; a parte Brandon Hyde e Lester Strode come bench e bullpen coaches quasi tutti gli altri sono cambiati fino ad arrivare oggi ad avere come allenatori dei battitori e lanciatori Chili Davis e Jim Hickley.

Si decise inoltre di rinunciare negli anni a contratti faraonici per giocatori che non confermarono le aspettative come, fra gli altri, Edwin Jackson (13.000.000$ annui), Carlos Villanueva (5.000.000), Kyuji Fujikawa (4.500.000) e il futuro Yankees All Star ora ai Marlins Starlin Castro (6.000.000).

Al lancio venne invece rinnovato Jason Hammel per due anni prima di cederlo ai Royals, che aumentò le partenze in rotazione facendosi preferire a Jackson con un record di 10-7 la prima e 15-10 la seconda stagione, ottime stats di ERA e 316 strikeouts totali.

Idem nel 2016 per il veterano John Lackey e nel 2017 per Wade Davis; il primo partì in quarta rotazione ben 59 volte mentre il closer ha chiuso lo scorso anno da team leader con 32 Salvezze.

Per due anni vennero anche acquisiti il catcher 2 volte all star Miguel Montero e Dexter Fowler, esterno capace anch’egli di esplodere sotto JM con ben 186 runs scored e 275 battute valide.

Lo scorso anno dai “cugini” White Sox è arrivato il partente ex all star Josè Quintana. La sua specialità è la two-seam fastball; l’anno scorso la media battuta dei suoi avversari è stata di .254, la sesta più bassa contro lanciatori con almeno 200 lanci “two-seamers”; graduatoria guidata da Dallas Keuchel (.216 opp. BA).

Gli investimenti duraturi più riusciti che hanno confermato le attese sono stati quelli per ottenere Jon Lester (20.000.000$ dal 2015), Jason Heyward (184.500.000 dal 2016 per 8 anni) e Ben Zobrist (10.500.000 dal 2016).
L’acquisto più importante, ancora oggi leader in molte statistiche individuali (15 W, ERA a 3,53, 9 putouts e 13 assists) è stato quello di Jon Lester, giocatore “top” e il più pagato da anni, modello di affidabilità e durata, in quanto è l’unico pitcher ad aver iniziato da partente almeno 30 partite in ciascuna delle ultime 10 stagioni.
Anche se i suoi numeri erano scesi la scorsa stagione ha mantenuto il suo rate di strikeout (23,6%) e un media battuta sulle palle in gioco relativamente alto (.313).

Ben Zobrist, jolly difensivo e già vincitore delle World Series coi Royals, si aggiudicò il premio come miglior giocatore in quelle del 2016; lo scorso anno, in 159 partite, ha ricoperto cinque diversi ruoli commettendo solo 3 errori.

Quest’anno possiede la miglior percentuale in battuta (.311) e Obp a .388!!
Jason Heyward, stella difensiva già vincitore di 5 Guanti d’oro, impiegato spesso in battuta come cleanup, secondo e terzo spot, primeggia come runs e battute valide e per un sempre esiguo numero di errori nel fielding.

Sotto la gestione Maddon sono cresciuti molti talenti fatti in casa, su tutti Jake Arrieta e Hector Rondon (passati quest’anno ai Phillies ed Astros), Wilson Contreras, Kris Bryant, Kyle Schwarber e Adonis Russell (debuttanti con lui come rookie nel 2015), Anthony Rizzo, Kyle Hendricks e soprattutto Javier Baez, quest’anno alla sua migliore stagione con numeri pazzeschi sia in attacco che in difesa.

Parlando di costanza e consistenza del roster non si può non nominare il “nostro”Anthony Rizzo.
Naturalizzato italiano nel 2013 grazie all’origine siciliana della sua famiglia, il prima base è stato finora un modello per i Cubs nella sua giovane carriera: infatti, nella lunga storia del club solo 3 giocatori hanno registrato almeno 20 home runs in 5 stagioni sotto ai 28 anni: oltre a lui (5) gli hall of famers Billy Williams (5) e Ron Santo (6). Team leader o tra i primi dal 2015 di quasi tutte le stats principali dell’attacco (BA, Hr, Rbi, Obp e Hits).

Kyle Hendricks, leader per ERA nel 2016 è partito lentamente nel 2017, performando un 4.09 prima dell’interruzione All-Star. Alla fine della stagione è però tornato ai suoi standard scendendo a 2,19 dopo il break, risultando il terzo generale di specialità.

Quest’anno conduce la classifica di squadra per strikeouts (135).
Willson Contreras la scorsa stagione è riuscito a combinare disciplina al piatto e una potenza non usuale per un catcher. Nonostante l’età è un punto fermo di Maddon che ha deciso di affidarsi a lui quasi subito, mettendo in preventivo anche qualche errore di gioventù.

Ottime per il suo ruolo le stats per Hr (21) e Obp (356) e quest’anno per runs e hits.

Coi movimenti in entrata e uscita negli anni i Cubs sono riusciti a correggere completamente i loro difetti e a diventare dei veri e propri “campioni” per quanto riguarda le stats sia al lancio che in battuta; nel primo caso si è andati da un 21° posto del 2014 al 3° del 2015 (ERA a 3,36) fino al 1° del 2016 (ERA a 3,15) nel quale contribuì in maniera decisiva il “missile” cubano Aroldis Chapman, acquistato in pratica solo per la postseason in cambio di 5 giocatori, che “chiuse” alla grande quasi tutte le partite di playoff; nel 2017 si piazzarono al 7° posto ed oggi sono al 5°.

In battuta dalla 26° e 16° posizione del 2014 e 2015 si è andati alla 3°, 4° e 7° degli ultimi tre anni.
Così come il Payroll del 2014 ($96.220.557) è vertiginosamente salito negli anni grazie all’esplosione di molti giocatori ($239.190.005 quest’anno).

Anche qui il Manager puntò ad “alleggerire” la figura dell’allenatore cercando in più di un’occasione di creare empatia coi giocatori specie in momenti delicati della stagione, con divertenti siparietti nella clubhouse durante i momenti di relax, a partire dal primo anno.

Stagione nella quale, grazie a numerose strisce nella seconda parte, vinsero la Division e raggiunsero i playoff fino ad arrivare al Championship perso contro i Mets; questo valse a Maddon il suo terzo “Manager of the Year”.
L’anno dopo l’apoteosi!!

Dopo 108 anni conquistarono la terza W S della loro storia, superando le 100 vittorie stagionali per la prima volta dal 1936 arrivando da favoriti nella postseason dove sconfissero Giants, Dodgers e Indians in gara 7.
Nel 2017 sono stati gli L.A. ad evitare il “repeat” e l’accesso alla finalissima.

La stagione in corso non è iniziata nel migliore dei modi, con critiche feroci relative alle “transazioni” di inizio anno che hanno lasciato un senso di diffidenza generale da parte di critici e analisti.

Soprattutto la perdita via free agency di due dei cinque partenti della squadra (Jake Arrieta e John Lackey) ha lasciato un grosso buco da riempire prima dello start di fine Marzo.

Specialmente Arrieta negli anni è stato il vero e proprio dominatore come starting pitcher; l’unico a mantenere leadership e stats positive anche nel periodo ante Maddon.

Nel 2015 chiuse con 236 SO, ERA ad 1,77 e 22 W. Cifre da capogiro che hanno contribuito, insieme ad un ottimo bullpen e ad una rotazione ricca di talenti e giocatori forti e maturi come sottolineato in precedenza, a “lanciare” i Cubs in testa alle percentuali di categorie fino allo scorso anno.

Quando Epstein annunciò Yu Darvish come primo target ed obiettivo numero 1 della offseason dedicandogli una presentazione monstre di 3 ore nella sua casa di Dallas con tanto di video e realtà virtuale si capì che la “campagna acquisti” di Chicago avrebbe soddisfatto non molte persone.

Specialmente dopo i rumors che volevano il fenomenale Bryce Harper “flirtare” con la proprietà dell’Illinois; acquisto che li avrebbe messi ai vertici e tra le super Big per i prossimi sei-otto anni.

Trattativa saltata (o mai avviata??) ma che grazie a nuove voci farà di nuovo parlare di se nella prossima offseason!!
Nonostante tutto, però, la rotazione e il bullpen hanno mantenuto gli standard se non eccelsi degli scorsi anni comunque accettabili: i partenti hanno mantenuto un’ERA di 3,43 e 3,26 (5° e 6° posto) nei primi due mesi dell’anno con un BAA di .224 (5°) e .218 (4°); poi il crollo estivo anche a causa di infortuni di cui parleremo: 3,98 di ERA (13°) e .233 di BAA (10°) a Giugno ed addirittura 4,56 di ERA (17°) e .270 di BAA (25°) a Luglio. Leggera ripresa ad Agosto con ERA a 3,96 e BAA a .232 (9° posizione).

Anche il bullpen si è difeso alla grande: quinti per ERA (3,36), terzi per BA (.223) e quarti per W/L (31-16).

Il valore aggiunto dell’attuale stagione dei Cubs, ottima con un più che soddisfacente 82-57 e primo posto nella NL Central, si chiama Joel Baez.

Ennesimo giocatore sfornato nella “cantera”, l’interno portoricano è stato atteso fino al 2016 e poi esploso quest’anno con numeri offensivi da brivido. Team Leader per fuori campo (30), Rbi (100), Hits (104), Doubles (35), Triples (9) e Runs (87), sta disputando una stagione da incorniciare.

La sua versatilità gli permette di dominare sulle basi e sul campo; l’unico nella storia del club insieme a Sammy Sosa (3 volte) e Ryne Sandberg (1) a finire una stagione con più di 30 Hr e 20 basi rubate (è già team leader con 21)!
Niente e nessuno può toglierlo o almeno considerarlo nella corsa a MVP della National League; certo Arenado, Ramirez & soci lo distaccano in molte statistiche ma la differenza sostanziale tra lui e gli altri è nella sua inarrivabile duttilità; basti pensare che ad inizio anno venne stabilmente impiegato come seconda base, sostituendo anche Addison Russell come interbase, quando Bryant è entrato in disabled list Baez ha ricoperto la terza base. All’arrivo di Murphy (2b) e con Russell ai box, ha giocato interbase tutti i giorni.

E’ uno dei quattro giocatori di sempre ad avere avuto una stagione con un OPS di 130 o superiore avendo giocato almeno 15 partite come 2b, 3b e interbase con valori di difesa positivi.

Sebbene ad un passo dal terzo Pennant consecutivo la proprietà ha percepito ansia e timore in vista del finale di regular season.

La buona stagione dei Brewers e dei Cardinals, sorprendente per i primi e costante per gli altri, preoccupa in relazione ad un futuro “quarto di finale” per accedere al Championship.

Milwaukee ha aggiunto nell’ultima trade giocatori del calibro di Joakim Soria, Mike Moustakas e Jonathan Schoop ad un roster molto profondo, nel quale si esibiscono fra l’altro stelle del calibro di Christian Yelich, Josh Hader, Jeremy Jeffress, l’acquisto clou di stagione Lorenzo Cain e l’armadio nonché “sensazione del 2018” Jesus Aguilar.

Yelich con una media in battuta di .290 nelle ultime 4 stagioni si posiziona tra i migliori 10 esterni in questa categoria, Cain ha accumulato un 5.3 di WAR ed è stato uno dei primi 4 esterni centro a battere .300 o di più (Blackmon .331 – Trout .306 e Inciarte .304), Aguilar con un batting average di .307, 23 Home runs e 67 Rbi si è guadagnato il suo primo All Star vincendo il Final Vote.

Gli stessi St.Louis (78-62) hanno giovato del cambio di manager tanto da essere riusciti a raggiungere la franchigia del Wisconsin al secondo posto ed aver acquisito entrambe un’ottima posizione nella corsa alla Wild Card, grazie anche agli ultimi flop di Phila; il tutto senza perdere di vista il primo posto dei “North Siders”.

Da metà luglio, giorno nel quale Mike Shildt ha rilevato Mike Matheny, i “Cards” hanno messo insieme 30 vittorie e 15 sconfitte (raggiungendo per un periodo un record da .684, superiore anche a quello dei Red Sox), facendo preoccupare e non poco i fan dei Cubs, storici rivali della franchigia del Missouri. Nelle ultime sei partite di regular season i Cardinals ospiteranno prima i Brewers per poi chiudere a Chicago. Cubs e Brewers invece si affronteranno altre due volte: tra il 10 ed il 12 settembre.

A questo si aggiunga che in diversi ma decisivi periodi della season Maddon ha dovuto fare i conti con gli infortuni di Yu Darvish (gomito, stagione finita), Kris Bryant (spalla) e Brandon Morrow (bicipite).

Il giapponese 4 volte All Star ha comunque faticato in questa stagione realizzando un ERA di 4.95 ottenendo però un’ottima media di 4.7 walks per nove innings nelle 8 partite come lanciatore partente (career-high).

La sua importanza, anche in un’annata sottotono, non va messa in discussione; basti pensare che il 3.86 di ERA del 2017 è stato il suo peggior average di carriera, che non gli ha comunque impedito di arrivare ad “accumulare” 209 strikeouts.

Il suo 11.05 di strikeouts per nove innings dello scorso anno si è rivelato come il più alto nella storia delle MLB per un lanciatore partente con almeno 750 IP.

Morrow è prossimo al ritorno. Le sue 22 Salvezze in 35 apparizioni danno l’idea di che ottimo closer sia; il suo pitch arsenal lo porta a lanciare fastballs tra i 92 e 100 mph, slider a 85/89, curve a 81/85 e changeups da 81 a 87.
Il suo posto nel bullpen durante l’assenza viene ricoperto da Steve Cishek.

Il “former MVP” Bryant ha finalmente finito il periodo di riabilitazione tornando in squadra contro i Phillies nei primi di Settembre utilizzato come quinto in battuta; è comunque partito nel lineup solo 9 volte negli ultimi due mesi e mezzo e il suo recupero a pieno regime è tutto da valutare. Ad inizio stagione impiegato come contact hitter o terzo spot in meno di tre mesi è riuscito ad ottenere 47 runs, 86 hits, 22 doubles, 11 Home runs e 44 Rbi. I playoff dei Cubs passano da lui!!

Kris può considerarsi uno dei migliori battitori di potenza mai visti a Chicago. Ha centrato 94 home runs nelle sue prime tre stagioni di carriera, 29 in più rispetto a chiunque altro.

Fedelissimo di Maddon che lo fece debuttare nel 2015 dopo uno Spring training da antologia: su 40 at-bats colpì 9 Hr più di qualunque altro giocatore con un batting average di .425, un .477 di Obp e 1.175 di Slg.
Terza base ma ottimo anche come esterno destro quest’anno, straordinario “attaccante” e battitore può aggiungere un tassello decisivo nella fase di score.

Gli stessi Rizzo e Jason Heyward ultimamente hanno problemi costanti; una contusione al piede per il primo e una più seria contrattura al bicipite femorale il secondo, per la quale viene spesso lasciato fuori privando così la squadra di uno dei suoi migliori investimenti, nonché della stella difensiva!!

Per preservare il primo posto della Central Division e tenere a distanza due pericolosi outsider come Brewers e Cards, dunque, Jed Hoyer & Co. hanno provato a piazzare ottimi colpi per migliorare la rotazione; via trade sostituiti sul mound a fine Luglio Eddie Butler e Jhon Romero con Brandon Kintzler (dai Nationals) e Cole Hamels (dai Rangers).

Il veterano ex stella dei Phillies si è presentato nel migliore dei modi dimostrando, se ce ne fosse bisogno, che può ancora dir molto a questi livelli; con lui sul monte di lancio nelle prime 5 apparizioni da partente, ha ottenuto un parziale di 4-0 con un ERA di 0.79 contribuendo alla vittoria della squadra in tutte le sfide.

Kintzler, utilizzato ad inizio dello scorso anno dai Twins come closer per sostituire l’infortunato Glen Perkins, si guadagnò il primo All Star Game grazie alle numerose Salvezze ottenute prima di venire acquisito da Washington a fine Luglio. Nel Bullpen dei Cubs viene per lo più utilizzato come rilievo medio.

L’attacco, da sempre encomiabile, è stato rafforzato dall’altro veterano 3 volte all star Daniel Murphy, 2 volte vincitore del Silver Slugged Award ed Mvp delle Chapionship Series nel 2015 coi Mets, terza base che nel lineup di Maddon si è fatto notare subito da leadoff spot con ottime medie in battuta (.306/.333/.551).

La rotazione attuale vede Lester (1), Hendricks (2), Hamels (3), Quintana (4) e Montgomery (5) col vecchio Jesse Chavez ultimo arrivato pronto a qualsiasi evenienza. Nel Bullpen Edwards Jr, Pedro Strop (anche come closer), Justin Wilson, Kintzler, Tyler Chatwood e Chishek (aspettando Morrow).

Il lineup, oltre a Contreras, vede Rizzo in prima, Murphy seconda, Bryant terza (sostituito da David Bote), Baez shoststop (alternato a Russell), Heyward destro (ora ai box), Albert Almora centro e Schwarber a sinistra; il tutto coi jolly Zobrist, Baez e Ian Happ a “girare” in più posizioni.

I nuovi acquisti si sono fatti rispettare “allungando” la profondità del roster e mantenendo intatta la produttività offensiva e difensiva.

La squadra, come costanza e stats, sembra aver disputato un’unica e perseverante stagione in quattro anni che permette loro di giocare con tranquillità relativa le ultime settimane; streaks negative o passi falsi finali infatti non comprometterebbero quanto meno un accesso al wild card game. Le loro ottime medie sia come OPS (quarti totali e primi della National League) e punti segnati (sesti totali e primi nella NL) dimostrano lo spessore del roster e il rendimento offensivo anche con un “mostro sacro” come Bryant a mezzo servizio. Così come il bullpen e la rotazione si sono piegati ma non si sono mai spezzati!

Dominatori negli head to head contro squadre della National League tranne Cardinals (7-9 ma con possibilità di recupero a fine settembre) diverrebbero i favoriti se acquisissero il seeding da numero 1 giocando col caloroso tifo amico un’eventuale “bella” in ogni round.

Vincere la quarta volta le World Series sembra francamente troppo, i numeri e il gioco guardano altrove specie nell’American League, dove gli Astros sembrano addirittura più forti dello scorso anno e Red Sox e Yankees hanno aggiunto due “crashers” come Stanton e JD Martinez.

Arrivare a disputarle non sarebbe impossibile così come (una volta lì) non costerebbe nulla sognare. Soprattutto sottovalutare i ragazzi di Maddon non è possibile; l’ottimo record stagionale non era previsto da nessuno alla luce della “campagna acquisti/cessioni” di inizio anno.

Una franchigia che dal 2015 non smette di segnare a ripetizione, prendere basi, “muovere” il gioco sul campo e difendere strenuamente non va trascurata. Squadra che è riuscita dopo troppo tempo ad acquisire una cosa molto più imponente che un “semplice trofeo”: IL RISPETTO!!

Che siano Brewers, Cardinals o le corazzate dell’AL, i Cubs staranno “sul pezzo” contro chiunque!!

2 thoughts on “Chicago Cubs: l’epopea Maddon e le prospettive della Postseason

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