I St. Louis Cardinals negli ultimi quindici anni ci hanno abituato ad essere sempre al top e per come è strutturata la MLB è una cosa davvero difficile soprattutto se non si fanno spese folli in stile pinestripe.

Dopo un paio di stagioni abbastanza deludenti, ma comunque sopra quota 50%, avevano ed hanno tutt’ora tanta pressione addosso, pressione che deriva dal loro status, dal fatto che i Cubs sono palesemente calati ed anche dal fatto che il livello della division è tra i più alti nella MLB fatta eccezione per i derelitti Reds.

Proprio i Reds hanno subito due sweep consecutivi proprio dai Cardinals portando la loro striscia di sconfitte contro St. Louis a undici partite consecutive, cosa che non succedeva dal lontano 1949.

L’avvio della squadra del Missouri era stato un po’ tentennante ma a mio avviso il motivo era che la schedule prevedeva partite estremamente sottovalutate sulla carta come i Mets a New York e i D-Backs in casa; ad aggiungersi a tutto questo ci sono stati vari acciacchi fisici a giocatori chiave come Wainwright, Pham, Gregerson, Holland e Gyorko.

Nonostante tutto ciò i Cardinals sono riusciti a reagire bene e come al solito a trovare degli ottimi rimpiazzi giovani subito in grado di performare discretamente a livello delle Majors come Harrison Bader e Jack Flaherty.

Parlando di rendimenti al piatto i Cards si dividono letteralmente in due: chi batte davvero tanto e bene e chi davvero fa fatica a vedere la pallina. Nella prima categoria ci vanno il generale sul campo Yadier Molina che oltre essere il migliore catcher difensivamente parlando di tutti i tempi è anche capace di battere .313 con 6 HR e 16 RBI, la sorpresa Josè Martinez, Tommy Pham e Paul DeJong per gli homerun.

Nella seconda categoria ci finiscono molti dei giocatori inseriti negli ultimi due anni vedi Fowler, Ozuna ma anche Kolten Wong e Matt Carpenter sono stati decisamente inconsistenti al piatto.

Ovviamente sono solo le prime partite e contando che molte di esse sono state giocate in climi freddi che si sa non aiutano i battitori bisogna aspettare ancora per trarre le prime conclusioni per non cadere in banali errori di valutazione.

Il pitching staff è guidato da Carlos Martinez (1 ER negli ultimi 27 innings giocati), un top 5 nel ruolo con eccellenti prospettive per il futuro vista l’età media bassa dei suoi membri chiave.

La rotazione composta da Martinez, Wainwright, Weaver, Mikolas e Wacha non sembra soffrire per niente della partenza di Lynn, anzi rispetto all’anno scorso ha acquisito consistenza e consapevolezza nei propri mezzi.

Il bullpen è ricco di giovani talenti e su tutti risalta Hicks, un rilievo destro che nelle minors faceva lo starter che possiede un arsenale a dir poco elettrico con fastball anche a 102 mph condita da una slider intorno alle mid 80’s con cui è stato in grado di non subire ancora alcun punto questa stagione in oltre 11 innings.

Quando St. Louis riuscirà a ritrovare anche Holland e Gregerson sui loro livelli abituali recuperandoli totalmente dai loro infortuni si avrà di certo un bullpen competitivo in chiave post season.

I primi trend dicono che i Cardinals si affidano molto agli homeruns per segnare punti ma riuscendo anche ad avere una media battuta di squdra che li mette nella parte medio alta di questa classifica a livello MLB; i pitchers invece si affidano di più alle groundball che agli strikeouts in modo da preservare il braccio in vista della cavalcata finale e questo è in contraddizione coi trend MLB che vedono sempre più lanciatori lanciare nella parte alta della zona di strike per cercare lo strikeout.

Con un record di 13-8 e il primo posto nella NL Central i Cardinals possono tranquillamente mantenersi sopra quota .600 e mantenere questo piazzamento nonostante squadre come i Brewers e i Cubs restino molto insidiose da qui a settembre.

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