Era stata, senza dubbio, una delle storie più seguite nella offseason MLB, la caccia a Shohei Ohtani: il lanciatore/battitore giapponese aveva comunicato la sua intenzione di sbarcare negli Stati Uniti e buona parte delle franchigie aveva fatto dei tentativi, più o meno seri, per assicurarsi le sue prestazioni.
Alla fine a spuntarla erano stati gli Angels, i quali offrivano ad Ohtani ciò che lui cercava, una squadra con un mercato non troppo esteso che gli desse anche la possibilità di cimentarsi nel doppio ruolo. Lo spring training aveva portato qualche nube scura sul giapponese classe 1994, in entrambi i settori: sul monte di lancio aveva concesso 9 punti in soli 2.2 inning lanciati, mentre in battuta aveva collezionato 4 miseri singoli in 32 apparizioni al piatto, a fronte di 10 strikeout.
Quando è stata ora di fare sul serio, però, Ohtani ha dimostrato, almeno per quanto riguarda questo small sample size di inizio stagione, di poter essere decisamente un fattore in questa lega. Partiamo dalle prestazioni come lanciatore: il primo aprile ha esordito nella MLB con 6 discreti inning in quel di Oakland: 3 valide e 3 punti concessi, 1 base su ball e 6 strikeout. Si è visto di molto peggio.
Dopo 7 giorni, di nuovo con gli A’s ma questa volta ad Anaheim, Ohtani ha lanciato una piccola gemma: 6 inning di perfect game, prima di concedere un singolo e una base su ball, che sono anche stati il misero bottino totale degli ospiti contro il numero 17, a fronte di 12 strikeout subiti.
E se parliamo del box di battuta, i numeri sono ancora più straordinari: pur non giocando tutte le partite (chiaramente non va a battere nei giorni in cui lancia e nel giorno precedente), ha già all’attivo una AVG di .367, con tre homerun ed 11 RBI.
Si tratta di numeri che, seppur contestualizzati in nemmeno un mese di partite, dimostrano che l’hype che ruotava in offseason intorno al giovane giapponese non era campato in aria. Anche grazie alle sue prestazioni (nonchè grazie aquelle di Mike Trout, 6 HR e 11 RBI, Andrelton Simons e molti altri), gli Angels sono in striscia aperta di sette vittorie consecutive e guidano a sorpresa la AL West, con 13 vittorie (numero più alto di tutta la MLB) e sole tre sconfitte, con due partite e mezza di vantaggio sui campioni in carica Houston Astros.
Durerà, sia per la squadra che per Ohtani? Il tuttofare del Sol Levante sta dimostrando di essere un fattore importante in questo primo periodo di adattamento, e allo stesso modo tutta la squadra sta viaggiando forte. Non è però esclusa una fase di normalizzazione: molti lanciatori sono partiti molto bene, anche troppo per le loro caratteristiche e per la loro storia: quando questo succederà vedremo se la potenza di fuoco degli Angels in battuta sarà sufficiente o se, invece, assisteremo a un peggioramento del record.
Andrea Cornaglia, classe ’86, profonda provincia cuneese, si interessa al football dal 2006, prendendo poi un’imbarcata per il mondo dei college dal 2010: da lì in poi è un crescendo di attrazione, inversamente proporzionale al numero di ore dormite al sabato notte