Le due serie dell’American League avevano nelle squadre con il vantaggio del campo delle chiare favorite, e fino ad ora è andato tutto secondo pronostico, con 4 vittorie casalinghe ed entrambe le serie sul 2-0.
Iniziamo dagli Astros, che hanno disposto facilmente, sempre con l’identico punteggio di 8-2, dei Red Sox. La stagione regolare, e la serie finale a Fenway che ha chiuso la stagione, avevano fatto intravedere un certo divario tra le due franchigie, ma con Sale capace di saltare la sua partenza nella gara 162 della stagione per presentarsi due volte nella ALDS dava qualche chance in più ai Red Sox.
Invece è proprio Sale a crollare fin dal primo inning, colpito dagli HR di Bregman e Altuve. Lo skipper non vuole cambiarlo e lo tiene fino al sesto inning in campo, ma ciò permette solo agli Astros di segnare 7 punti su di lui ed a togliergli ogni fiducia per l’eventuale gara 5, ormai improbabile. La sua stagione sembra terminare proprio male, dopo che già nel mese di settembre si è probabilmente giocato le chance di vincere il CY concedendo 9 HR (record negativo in carriera).
Dall’altra parte, invece, Justin Verlander contiene bene l’attacco di Boston, con 6 inning in cui concede 6 valide e 2 punti. L’ex MVP e CY è stato un acquisto dell’ultimo minuto (alle ore 23 del 31 agosto, in una trade via waivers, ultima data utile per inserire un giocatore nel playoff roster) ed è stata dura convincerlo a non porre il veto alla trade. Lui preferiva andare ai Cubs o ai Dodgers, ma è stata proprio una telefonata dell’asso Keuchel a convincerlo. Ora resterà a Houston altri due anni con i Tigers che pagheranno 8 dei 28 milioni annui del suo stipendio.
Grande mattatore di gara 1 è José Altuve, probabile MVP della stagione, che ha battuto 3 HR, diventando solo il nono giocatore della storia dei playoff a fare ciò. Per Boston invece è andato tutto storto, con anche l’infortunio nel primo inning di Eduardo Nunez, l’acquisizione più silenziosa e proficua di questa annata. Per lui probabilmente stagione finita.
Gara 2 vede gli Astros battere altri due punti via HR nel primo inning, a scapito del mancino Pomeranz, che durerà solo 2 inning sul monte. Dall’altra parte però Keuchel non è “sharp” come il suo collega Verlander e concede molte opportunità ai Red Sox, che sanno solo accorciare le distanze nel secondo inning ma lasciano 4 uomini in base nei primi due turni offensivi.
Poi Keuchel si stabilizza ed elimina 13 avversari consecutivi. Il fast hook a 96 lanci viene premiato nella bassa del sesto con altri 4 punti che permettono un altro giorno di riposo per i pezzi migliori del bullpen. Gli Astros non dovrebbero aver bisogno di rientrare a casa per vincere la serie.
Anche l’altro scontro, Yankees-Indians, vedeva Cleveland favorita. In gara 1 Terry Francona però fa una scelta azzardata, che poteva mettere a rischio il vantaggio della tribù: non dare la palla a Corey Kluber, probabile CY, ma a Trevor Bauer, che aveva sì un record di 9-1 con ERA di 2.42 negli ultimi due mesi, ed un 2-0 con ERA 1.38 contro gli Yankees, ma che certamente sembrava meno affidabile.
Invece, in questi playoff che vedono ben 10 CY tra i lanciatori partenti delle 8 squadre rimaste, è Bauer a mettere a segno la miglior performance, con un no-hitter fin nel sesto inning! Le sue curve lasciano a bocca asciutta gli slugger del Bronx, con Judge che chiude 0 su 4 (con 4 K!!) e con Sanchez anch’egli 0 su 4.
Bauer esce dopo 98 lanci con 6.2 inning lanciati, due valide concesse e 8 K. Gray dall’altro lato subisce punti nel secondo e nel quarto inning (con l’ultimo acquisto Jay Bruce mattatore per gli Indians con un HR e 3 RBI), e la partita viene consegnata nelle mani del bullpen sul 4-0. Miller e Allen non lasciano scampo agli Yankees e chiudono l’incontro con 3 K a testa per lo shootout.
Gara 2, che partiva con un notevole vantaggio sul monte, Kluber (15-2 e un’ERA di 1.62 dal primo di giugno, 2.25 di ERA e 0.87 di WHIP totali in stagione, migliore della MLB) contro il vecchio Sabathia (37 anni, settima post season in 17 anni di carriera), vede entrambi i lanciatori in difficoltà nel primo inning, con l’HR da due punti di Sanchez a cui risponde il singolo con 2 RBI di Santana.
Nel terzo inning però è Kluber ad avere la peggio, con 4 punti subiti (HR da 3 punti di Hicks), mentre Sabathia riesce ad assestarsi e ad eliminare 11 Indians consecutivi, fino a quando Girardi, sull’8-3, decide di complicarsi la vita. Con un out e uno in base decide di togliere Sabathia, solamente a quota 77 lanci, per dare la pallina a Green, che lo aveva aiutato nella Wild Card game.
Stavolta però le cose vanno diversamente, con un doppio subito e un battitore colpito (qui c’è qualche dubbio, ma Girardi non utilizza il challenge): a questo punto le basi sono piene ma lo skipper crede nel suo rilievo e non lo sostituisce, permettendo a Lindor di battere un grande slam che riduce il vantaggio ad un solo punto.
Quindi Girardi decide di affidarsi a Robertson (stesso ordine di rilievi della wild card), anche se questi aveva lanciato oltre 50 lanci ed oggi doveva restare a riposo. Gli va bene per un inning ed un terzo ma lo skipper non si accontenta e decide di lasciarlo sul monte anche per l’ottavo. Tirando troppo la corda a volte si rompe, e Bruce (ancora lui) batte il solo HR del pareggio. E non riuscire a portare a casa un incontro in cui distruggi il miglior lanciatore MLB ed in cui hai 5 punti di vantaggio è un vero peccato.
Dall’altra parte Francona usa 7 rilievi diversi per un totale di 10.1 inning in cui concedono solo 4 valide e 2 punti, sì perché l’incontro a questo punto finisce agli extrainning, fino al tredicesimo e decisivo, quando il catcher Gomes batte il doppio che porta a casa il punto del 9-8 finale.
Cleveland effettua così la rimonta più grande della sua storia nei playoff (5 punti) e pareggia la propria partita più lunga (con un’altra vittoria in tredici inning sui Red Sox nel 1995).
Ora Carrasco contro Tanaka in gare 3 può già chiudere il conto.