Erano anni che non si vedeva nella MLB una stagione con tante matricole protagoniste.
Questo è un altro segno della grandezza non solo di questo sport ma anche delle regole che ne stabiliscono tempistiche, contratti e quant’altro: da un lato i migliori sono gli atleti più pagati al mondo, dall’altro i giovani devono fare la giusta gavetta nelle minors per poter imparare una disciplina così difficile e perfezionarsi, per poi poter esplodere una volta promossi in prima squadra.

Per buona parte della stagione la classifica degli HR è stata guidata, sia nella NL sia nell’AL da due rookie: Bellinger e Judge. Ora il primo ha leggermente rallentato le sue performance ed è sceso al secondo posto nella sua lega. Ma, ad oggi, ci sono buone possibilità che entrambi vincano il titolo di MVP.

Entrambi fanno parte della squadra leader della loro lega per payroll (Bellinger è nei Dodgers e Judge negli Yankees), ma questo non influisce sul loro salario, mentre doveva penalizzarli nella possibilità di esordire, dati i molti campioni ben pagati delle rispettive formazioni. 

Ed invece sono riusciti ad essere promossi (ed era questo il passo più difficile, date le regole sul roster che è limitato per tutte le squadre a 25 giocatori attivi ed a 40 totali nel “secondary roster”) ed a quel punto tenerli in panchina o metterli in campo non faceva più differenza, e le loro prestazioni sono state eccezionali.

Aaron Judge, esterno destro degli Yankees, è tutt’ora leader MLB per HR (34), con 83 punti segnati, 75 battuti a casa e .299 di media battuta. Viene da Fresno State, ed era stato scelto dagli Yankees al primo giro del draft 2013 (32esima scelta assoluta). Lo scorso anno aveva collezionato appena 84 AB nelle majors con una media orribile, .179, ma Joe Girardi ha puntato ancora su di lui.

Cody Bellinger, prima base dei Dodgers, è sceso al quarto posto MLB con 30 HR, ma il suo percorso è ancora più incredibile, dato che davanti a lui c’era Adrian Gonzalez, uno dei giocatori più pagati della franchigia, solido prima base, da anni ai primi posti per OBP. 

Eppure Dave Roberts ha visto che questo ragazzino, scelto al quarto giro del draft 2013 (124esimo assoluto), promosso in prima squadra il 25 aprile, aveva le doti per prendersi il posto da titolare quando Adrian è stato messo in DL il 5 maggio, e non ha più perso il posto, in una squadra che ha attualmente il miglior record della Lega e sta volando verso i playoff finalmente da favorita. Gonzalez è entrato ed uscito dalla DL altre due volte e sta vivendo la peggior stagione della sua carriera, ma i Dodgers non ne hanno minimamente sofferto.

Dietro di loro altri rookie stanno facendo molto bene sul piano offensivo, ma ovviamente le loro performance sono state oscurate dai primi due: citiamo ad esempio il terza base dei White Sox, Davidson, che ha battuto 22 HR, l’esterno dei Padres Renfroe con 20 HR, ed il prima base dei Pirates, Bell con 19. 

Ottimo anche l’impatto del terza base degli Astros, Gurriel, con 29 doppi, 13 HR e .286 di media battuta. Una menzione merita l’esterno centro degli Indians, Zimmer, leader dei rookie per basi rubate, 13, che sta giocando leadoff per una squadra in testa alla Division, battendo .277 con ben 8 HR.
Sul fronte lanciatori i rookie “terribili” sono meno, anche se la rotazione dei Rockies, al momento tranquilli ai playoff, conta ben 3 matricole, con Freeland a 11 vittorie, Senzatela a 10 e Marquez a 9, anche se il primo ha un’ottima ERA (3.71) per giocare in casa al Coors Field, il secondo, di chiare origini italiane, ha una media molto peggiore 4.70, mentre Marquez ha un rispettabile 4.11. 

L’ERA migliore è appannaggio del partente dei Rays (un altro! saranno almeno 10 anni che tutte le stagioni fanno esordire un asso sul monte…) Faria, con 2.93 in 10 uscite. Dietro di lui ci sono diversi rilievi con ERA poco sotto o poco sopra al 3.00, come Leclerc dei Rangers, Barnes dei Blue Jays, Peralta dei Reds.

Questi giocatori, come tutti gli altri rookie, sono al minimo salariale, (circa 500 mila dollari all’anno), e rimarranno in questa condizione per altre due stagioni (ammesso che mantengano il posto in prima squadra e non vengano riassegnati nelle minors, evento frequente nei primi anni), a prescindere dai loro risultati.

 E’ infatti vietato sia per i giocatori sia per le formazioni firmare contratti nei primi 3 anni di professionismo, e quindi anche arrivassero a 100 HR continuerebbero a prendere questa cifra, con compagni che guadagnano 50 volte tanto. E dopo il terzo anno inizieranno 3 anni di arbitrato, in cui le cifre saranno molto contenute. 

Niente a che vedere con il nostro disgraziato calcio, quando ogni sei mesi ed ogni due-tre goal, alcuni giocatori chiedono (e spesso ottengono) adeguamenti di contratto. 

Ah, dimenticavo: se nel frattempo qualcuno dovesse essere ceduto (evento improbabile per i migliori, ma possibile per gli altri), non potrebbe opporsi al trasferimento e continuerebbe a guadagnare la medesima cifra. Infatti nella MLB i contratti si trasferiscono insieme ai giocatori, senza possibilità di modifiche.

One thought on “L’anno delle “matricole terribili”

  1. Nelle Leghe Pro USA hanno delle regole ferree e fanno bene a fare così, il calcio è lo sport dei prepotenti e di quelli che hanno il potere in quel momento, nulla di più.

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