Non potevano che finirla a modo loro, con l’ennesimo comeback. I Royals cancellano così trent’anni di attesa, perchè queste World Series, e in particolare questa gara 5, verranno ricordate per almeno altri 30 di anni!
I complimenti vanno a tutta la franchigia. Dall’organizzazione in grado di aggiustare quelle poche falle che i Giants avevano evidenziato nel 2014, fino ai giocatori, che hanno avuto pochissimi cali durante la regular season assicurandosi agevolmente la AL Central e il miglior record dell’American League, e sono poi stati eccezzionali nei momenti chiave della Postseason.
Da non trascurare naturalmente il manager Ned Yost, arrivato nel 2010, anno in cui nel Missouri è partito il rebuilding. Dopo quella stagione il record di KC è sempre andato in crescendo fino alla wild card dello scorso anno e a questa stratosferica annata.
Kansas City si è dimostrata essere la squadra più completa lungo tutta la serie. Una macchina da rimonta che ha beffato ancora una volta i poveri Mets, festeggiando il trionfo in un Citi Field devastato ed ammutolito dagli eventi che hanno spento il sogno dei tifosi blu e arancio.
Incredibile se si pensa che i Mets sono stati in vantaggio per 24 inning in queste World Series e i Royals solo per 13. Peccato che di questi 13, 4 sono stati quelli conclusivi degli incontri. New York è stata in vantaggio almeno per un inning in tutte le partite della serie e sicuramente non meritava di perderla 4-1 anzi, avrebbe potuto addirittura vincerla 4-1.
Come in gara 3 New York è già avanti alla fine del primo. Granderson, probabilmente il migliore dei Mets in queste World Series, apre i giochi contro Volquez col suo terzo home run della serie mandando NY avanti 1-0.
Escobar e compagni invece mettono un uomo in base in ognuno dei primi 3 inning contro Harvey ma senza risvolti concreti sul tabellone. Mentre nel quarto e nel quinto il cavaliere oscuro lascia 6 uomini al piatto facendo esaltare il pubblico a dismisura anche se si tratta ancora di una one point game.
Anche Volquez però fa capire di esserci e che la sua squadra è tutt’altro che morta, tanto che la valida successiva all’HR del primo inning per i Mets è un singolo fra terza base ed interbase nel sesto di Wright che porta Granderson in seconda. La successiva giocata è un errore di Hosmer, non dissimile a quello di gara 1 poichè dovuto anche questo ad un eccesso di sicurezza del candidato al gold glove, che carica le basi con 0 out.
A questo punto con Cespedes in battuta si ha la sensazione che la partita possa decidersi di lì a poco, ma sul conto di 0-1 l’ex Oakland spizza il lancio di Volquez e la palla gli finisce dritta sulla coscia sinistra facendolo accasciare immobile a terra. Il dolore è evidente e Cespedes torna nel box dopo alcuni minuti chiudendo il turno con un pop out che tiene fermi i corridori.
La volata di Duda sull’esterno centro permette poi a Granderson di segnare il suo secondo punto della gara, che sarà però anche l’ultimo della stagione dei Mets, a causa della rimbalzante di d’Arnaud su Moustakas chiude la ripresa, ma soprattutto a causa di ciò che succederà dopo.
Settimo ed ottavo filano lisci sia per Harvey che per Herrera, subentrato a Volquez. A questo punto Collins dovrebbe mandare sul monte Familia per chiudere il discorso, ma sceglie invece di tenere il suo partente che ha si subito solo 4 valide e messo 9 strikeout in 8 inning, ma ha anche oltrepassato la soglia dei cento lanci e già nell’inning precedente si era visto un calo di controllo e di velocità.
Harvey dopo essere andato avanti 2-1 nel conto su Cain concede la base al CF, che con Hosmer in battuta ruba la seconda, e si sa che per Eric Hosmer vedere un corridore in posizione punto equivale a vedere il rosso per un toro. doppio a scavalcare Conforto e 1-2. Solo a quel punto Collins capisce che è ora di far risuonare Danza Kuduro negli altoparlanti del Citi Field, walk up song di Jeurys Familia.
Il closer elimina Moustakas con una ground ball che fa arrivare Hosmer in terza. Altra rimbalzante, stavolta di Perez, raccolta da Wright che da un occhiata ad Hosmer ed assiste in prima per il secondo out. Nel frattempo il prima base Royals parte alla disperata verso casa base, Duda ha il tiro per vincere la partita ma lo sbaglia clamorosamente e il dugout biancoblu impazzisce di gioia per aver pareggiato la partita.
Al cambio Herrera completa il suo terzo inning senza macchia e si va agli extras.
Nel decimo Familia prima e Hochevar poi danno tranquillità alle difese. Nell’undicesimo Collins mette Niese che ottiene 2 out prima di subire un singolo, manco a dirlo di Hosmer, ma l’attacco si chiude sulla linea di Moustakas su Conforto. Anche Hochevar con 2 out manda un uomo in prima ma anche qui nulla di fatto.
Niese aveva già lanciato in gara 4 e Collins opta per Reed nel dodicesimo. Altra scelta infelice del manager più anziano della MLB: Con il pinch runner Dyson in terza ed un out Reed affronta il PH Colon, e quando è avanti di 2-1 nel conto lascia una slider in mezzo al piatto che Colon batte per un singolo.
La sentenza arriva con il secondo errore lancinante della serie di Daniel Murphy che si fa sfuggire la rimbalzante di Orlando. I doppi di Escobar e Cain proiettano il punteggio sul 7-2 e danno la possibilità ai Royals di godersi l’ultimo inning della stagione in tranquillità.
Se in gara 1 la salvezza buttata al vento di Familia ha mandato i Royals 1-0 e in gara 4 l’errore di Murphy ha inpedito ai Mets di pareggiare la serie, qui è la scelta di Collins di tenere Harvey il capro espiatorio.
Decisione comprensibile in RS quando vuoi far completare la shutout al tuo partente e ci può stare. Qui siamo alle WS, 3-1 sotto nella serie, con 2 punti di vantaggio e contro la parte migliore di uno dei lineup più forti nella storia di questo sport in fatto di incredibili comeback.
A voi giudicare. Certo che se Duda avesse assistito decentemente d’Arnaud magari adesso starei parlando del matchup di gara 6 fra Cueto e deGrom, e magari se Murphy avesse girato il doppio gioco tenendo il punteggio sul 3-2 i Mets avrebbero rimontato, ma quella di Collins è stata la coltellata sulla schiena della stagione di NY.
Per quanto riguarda i Royals, non ci sono più parole per descriverli ormai. Gara 5 è la loro partita tipo: starting pitcher buono ma non profondo, punti segnati tardi nel match costruiti con gioco sulle basi e una mentalità d’acciaio in battuta, e un bullpen che ti può lanciare 6 inning senza subire praticamente nulla dandoti l’idea di poter rimontare in qualsiasi momento.
Eletto MVP della serie Salvador Perez, incarnazione della costanza offensiva di Kansas City e del suo clutch hitting.
Ottiene però la lode in questa squadra magnifica anche Escobar, che chiude la stagione con un incredibile striscia di 15 partite consecutive con almeno una valida, record assoluto nei playoff. 16 è invece il numero di RBI di Hosmer in questa postseason, da notare come solo uno di essi sia dovuto ad un fuoricampo.
La statistica che consegna a Kansas City il Commisioner’s Trophy è però la combinazione dei numeri di Herrera, Davis e Hochevar, vincente di gara 5. I tre in 14 inning lanciati contro i Mets hanno subito 10 valide e un punto, ripeto, un punto, che è fra l’altro quello concesso dall’errore di Hosmer in gara 1.
Come era prevedibile nella serie i Mets sono stati sconfitti a causa della differenza di qualità nel bullpen e in difesa, componente fondamentale contro una squadra che mette così tanto la palla in gioco.
Non basta la miglior prestazione della carriera del cavaliere oscuro per mantenere la serie in vita. Rimane comunque la stagione memorabile degli amazin, tornati ai playoff dopo 10 anni e al fall classic dopo 15. Se non altro i Mets sanno su cosa devono lavorare per fare quel piccolo salto che i Royals hanno fatto in questo 2015. E poi, l’ultimo titolo dei Mets è stato nel 1986, un anno dopo quello dei Royals. Hai visto mai che sti trent’anni portano bene.
Appassionato fin dai 10 anni della cultura e dello sport USA dopo essermi innamorato del baseball avendolo giocato a scuola. Amo il playground per il basket con gli amici dove imito goffamente i movimenti dei miei idoli NBA. Sogno di vedere dal vivo almeno una partita di ognuna delle 4 franchigie a cui tengo che per ora posso seguire solo grazie a litri e litri di caffè. Non sopporto le persone che indossano canotte NBA e cappelli MLB o NFL senza sapere chi o cosa stiano indossando.
Di sicuro i Royals sono stati i più forti quest’anno, per continuità, per gioco, per capacità di rimonta e convinzione di poterlo sempre fare. Dei campioni dunque meritati. A mio parere la vittoria di KC mostra anche la bellezza dello sport USA e della sua “democrazia”: attraverso le scelte, gli scambi, i periodi di re-building infatti i Royals hanno messo su un team di anno in anno sempre più forte e hanno dimostrato che in un campionato dove ci sono le stesse regole per tutti e gli squilibri sono sfumati, un team di una città non grande, con un mercato modesto possa vincere il titolo. Nel calcio italiano ed europeo le vittorie di squadre “minori” sono piuttosto rare, perché i vantaggi che i grossi club si possono prendere sono enormi.
Quoto al 100%. Ma credo anche che sia impossibile esportare il modello USA del draft e del salary cap in Europa.