I Giants stanno facendo più o meno il campionato che ci si aspettava: record poco sopra al 50%, ben lontani dai Dodgers, quasi mai in corsa per i playoffs.
Hanno avuto un momento nella stagione in cui si sono trovati in testa, ma nonostante il fallimento dei Padres non sono mai stati un pericolo concreto. Come mai?
Nonostante il payroll sia aumentato di quasi 25mln rispetto al 2014, i Giants hanno fatto il solito mercato conservativo: allungato qualche contratto, rifirmato alcuni giocatori in scadenza (tipo Vogelsong), perso Sandoval senza firmare nessuno al suo posto.
Hanno invece puntato su Matt Duffy, un rookie che si è ben comportato con 10HR e 8SB e .300 di media battuta. Chiaro che Sandoval rappresentava altro, anche per i tifosi, ma ha voluto cambiare aria ed andare a Boston… per finire ultimo nella Division!
Il resto della squadra è identico allo scorso anno, anche se diversi infortuni hanno contribuito a frenare il team: Cain, mai più stato lo stesso dal perfect game, ha effettuato solo 10 partenze, con la media ERA agghiacciante di 6.15, per passare il resto del tempo in lista infortunati.
Stesso discorso per Tim Lincecum, altro asso che negli anni si è perso, e che quest’anno ha effettuato 15 partenze per poi stare fuori per mesi in lista infortunati. E’ tra l’altro in scadenza di contratto, ed il GM dovrà decidere se continuare a dargli fiducia o lasciarlo partire.
Hudson, Peavy e Vogelsong hanno dato un contributo onesto ma non spettacolare, mentre Bumgarner si è confermato il miglior lanciatore della squadra.
Una vera sorpresa è stato il rookie Heston, autore tra l’altro del primo no-hitter stagionale, che in 27 partenze ha tenuto una media ERA di 3.55. Pertanto è stato necessario alla deadline acquisire Mike Leake da Cincinnati, per rinforzare la rotazione e tentare lo sprint finale. In ogni caso una buona mossa per il futuro, data l’età e le ottime qualità del lanciatore destro.
Il bullpen invece è stato il solito punto di forza, con i soli Affeldt e Machi che hanno steccato (medie oltre il 5.00). Strickland, il rookie che esordì nei playoff lo scorso anno contribuendo al titolo, si è confermato un ottimo elemento.
Nel reparto offensivo, detto di Duffy, Posey ha dato il solito straordinario contributo, con 17HR e una media di .329, ed anche Belt e Crawford non hanno certo deluso. Mentre altri infortuni si sono accaniti sul team, come quello di Hunter Pence in particolare, limitato a 52 gare disputate, mentre alcuni titolari hanno deluso, come l’esterno Pagan.
Sono stati acquisiti De Aza e Byrd per tentare di migliorare la produzione sugli esterni, ma c’era poco da fare: un team che ha sempre puntato sul monte di lancio, che ha avuto (in uno stadio che certo no aiuta le grandi mazze) da anni un attacco appena sufficiente, non può permettersi infortuni o passaggi a vuoto. E la classifica è lì a dimostrarlo.
A 22 partite dalla fine i giochi non sono ancora conclusi ma poco ci manca: il distacco dalla testa della Division (8,5 partite) è lo stesso che separa i Giants dalla seconda Wild Card (Chicago Cubs) e pertanto c’è bisogno di un miracolo per poter entrare nella postseason 2015.
Ma lo sappiamo, i Giants vanno ai playoff solo negli anni pari (2010-2012-2014), dove hanno conquistato 3 titoli di campioni del mondo, mentre negli anni dispari (2011 e 2013) non sono andati oltre una mediocre regular season. E quest’anno sembra non fare eccezione.
Sandoval è stato l’ultimo dei problemi, ottimamente sostituito da Duffy. Il problema sono stati i partenti, non all’altezza di quelli delle squadre migliori. Anche Heston, da buon rookie, non è stato molto continuo anche se la sua ERA è buona. Tim aveva cominciato bene ma poi si è infortunato. La stagione è andata con le sconfitte negli scontri diretti, spesso anche solo per un punto dove anche i tanti infortuni (Pence su tutti, ma anche Pagan, Panik, Crawford…) hanno purtroppo contribuito.