La stagione degli Indians sembra un viaggio alle montagne russe, un su e giù dove la squadra sembra sempre sul punto di piazzare una striscia positiva di vittorie, per poi puntualmente venire ricacciata giù in classifica da una crisi offensiva, o dal pessimo rendimento difensivo della lineup.
Analizziamo il momento di Cleveland, che nello scorso weekend ha festeggiato i vent’anni dalla mitica stagione 1995, dove solo gli Atlanta Braves fermarono una squadra quasi invincibile, che nel nome di Jim Thome, Albert Belle, Kenny Lofton, per nominare alcuni dei campioni di quel periodo, fece ritornare gli Indians alla ribalta nazionale dopo decenni bui: sperando che la stagione 2015 possa ancora riservare il meglio per la tribù…
Quando si parla di numeri offensivi, troviamo nella American League gli Indians verso metà classifica come produzione offensiva, non un dato incoraggiante visto l’acquisto in offseason di Brandon Moss, e la presenza di giocatori dall’ottimo rendimento nella lineup come Michael Brantley o Jason Kipnis.
Il problema semmai sembra essersi acuito nel mese di giugno, dove Cleveland è tra le peggiori squadre della lega come punti a partita, dato che purtroppo brucia l’ottimo mese offensivo di maggio e rimette gli Indians in una poco invitante posizione di mediocrità.
Analizzando i numeri, il problema non sembra certo quello di raggiungere le basi, visto che la media in battuta di squadra di .255 è anche sopra la media della AL (.251), e il walk rate di 9.7% è il migliore della MLB.
Ma i giocatori lasciati in base stanno uccidendo la produzione offensiva, tanto che gli Indians sono primi nella lega in questa classifica, e peggio ancora diventa quando a essere lasciati in base sono giocatori con possibilità di segnare (3.8 a partita).
Non è un caso che in questo ranking nelle prime posizioni troviamo squadre al limite del 50% di vittorie come Cincinnati, Oakland e Arizona: la differenza tra una grande squadra e una mediocre spesso si misura anche sulla capacità di capitalizzare le occasioni per segnare e vincere partite spesso giocate punto a punto…
Cleveland continua a giocare male in difesa, ma almeno e’ diciottesima tra le squadre dell’ MLB (utilizzando il DRS tra i diversi criteri statistici), e non più ultima come l’anno scorso.
L’arrivo di Giovanny Urshela e dell’atteso Francisco Lindor rappresenta un netto miglioramento rispetto a Lonnie Chisenhall, che come fielder era veramente pessimo e non aveva numeri offensivi tali da giustificarlo, e a un Jose Ramirez in netta regressione in tutti gli aspetti del gioco.
Probabilmente non basterà a rendere eccellente un roster che sembra avere parecchi punti deboli nell’aspetto difensivo. Se Jason Kipnis in ottima condizione fisica sta dimostrando un altro rendimento in seconda base rispetto al 2014, e pur con problemi fisici sia Michael Brantley che Michael Bourn offrono un fielding almeno solido, Carlos Santana anche in prima base dimostra limiti enormi, mentre Brandon Moss non fa particolarmente danni in difesa, ma vive e muore con la sua produzione offensiva.
Curiosamente sembrano i lanciatori a contribuire a peggiorare il quadro con un fielding quantomai sospetto, e del resto ricordiamo una partita persa da Zach McAllister con degli errori madornali nel pickoff in prima base…
Purtroppo le difficoltà attuali risiedono anche in una situazione non del tutto rosea nel pitching staff, supposto punto di forza della squadra ma da inizio anno zoppicante, a causa mancanza di un quinto starter affidabile o per i problemi nel reparto relievers, che hanno portato al taglio di Bruce Chen, Shaun Marcum, e del
provvisorio declassamento di un punto di forza dell’anno passato nel bullpen come Scott Atchinson.
Corey Klubler al momento non è il lanciatore dominante della seconda parte del 2014, vuoi per uno scarso contributo offensivo alle spalle (3-9 il record stagionale), pur totalizzando in media 10 strikeouts per 9 innings: ma rimane il fatto che quando va sotto 2-0 contro il battitore avversario, Klubler tende ad andare in panico e sbagliare lanci mandando in base l’avversario o peggio.
Problemi di inconsistenza continuano ad incombere sul reparto, con Trevor Bauer che dopo un ottimo inizio è incorso in alcune prestazioni decisamente no, come contro i Tigers pochi giorni fa (7 punti subiti in soli 3 innings!), ma anche Danny Salazar offre un rendimento veramente “bipolare”, tra momenti positivi e negativi a volte all’interno della stessa partita.
Diverso il caso di Carlos Carrasco, la cui ERA non è certamente stellare (4.16), ma dove utilizzando un dato come il FIP che elimina il fattore-fortuna legato al rendimento di un lanciatore, vedi presenza di una buona difesa alle spalle, il dato scende a 2.95.
L’aspetto difensivo indubbiamente non ha aiutato i lanciatori, che come però abbiamo detto prima, contribuiscono spesso anche loro (vedi Salazar l’altro giorno contro i Tigers) a un fielding decisamente mediocre…
Preso atto che Cody Anderson dopo 7 innings immacolati contro Tampa ha le carte in regola per essere almeno un affidabile quinto starter, e che come detto Urshela e Lindor rappresentano un miglioramento difensivo, senza per quello essere un peso in attacco, la strada per gli Indians è di riuscire a trovare continuità tra le fasi di gioco per piazzare una striscia di vittorie e salire di posizioni nella divisione.
Un giocatore da ritrovare sicuramente sarà Yan Gomes, condizionato da problemi fisici fino a questo momento ma capace in qualsiasi momento di ritrovare l’esplosività del 2014: in un campionato lungo come quello MLB, nulla è mai veramente perduto…
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