Drammatica e combattuta, come tutta la serie, come tutti i playoff e come tutta la stagione: così si può riassumere gara 7 delle World Series, tirata, incerta e decisa da una prestazione che non si dimentica, quella del lanciatore dei Giants Madison Bumgarner, capace di lanciare 5 inning di puro dominio e portarsi a casa il titolo di MVP della serie.
Dall’altra parte Kansas City deve mangiarsi le mani per un paio di occasioni sprecate e per alcune gestioni da parte del manager Ned Yost che forse, se cambiate, avrebbero potuto condurre la partita su diversi binari.
Kansas City schiera sul monte Jeremy Guthrie, che aveva già fatto molto bene il suo in gara 3, mentre i Giants rispondono con Tim Hudson, pitcher trentanovenne che con questa apparizione diventa il più vecchio pitcher a lanciare in una gara 7 di World Series. Guthrie trova subito efficacia nel primo inning, ottenendo tre facili out, mentre Hudson concede una base ball a Nori Aoki prima di chiudere.
Già nel secondo le cose cambiano: Guthrie colpisce Pablo Sandoval al gomito (il Panda fa anche poco per evitare la pallina), poi concede due valide ad Hunter Pence e Brandon Belt. Con le basi piene e zero out è relativamente facile per Michael Morse e Brandon Crawford colpire due sac fly che portano a casa il 2-0.
Neanche il tempo di sistemarsi sul divano che anche Hudson collassa: Billy Butler colpisce un singolo in campo destro, lo stesso campo in cui Alex Gordon colpisce un lungo doppio, permettendo al compagno di segnare.
Hudson colpisce inoltre Salvador Perez (forte la botta appena sopra il ginocchio ed il catcher ne risentirà per tutta la partita), un sac fly di Moustakas spinge Gordon in terza e ed un’altra sac fly di Omar Infante lo spinge a casa: 2-2 e tutto da rifare. Un singolo di Alcides Escobar convince Bruce Bochy che la partita di Hudson è finita: al suo posto entra Jeremy Affeldt, che elimina Aoki e chiude l’inning.
La terza ripresa non offre nemmeno un uomo in base, mentre la quarta è quella che, in fine, deciderà la partita: Guthrie concede due singoli alla premiata ditta Pandoval-Bence, portati avanti dal sacrificio di Belt: Yost a questo punto decide che anche la partita del suo partente è finita e chiama al sacrificio Kelvin Herrera, cercando di allungare il suo stint il più a lungo possibile.
Il primo battitore affrontato è Morse che, con un singolo sul lato destro, porta a casa il Panda per il 3-2 Giants. Herrera effettuerà poi gli altri due out senza problemi ma Kansas City è sotto. Affeldt non concede nulla nel quarto inning, così come Herrera nella parte alta del quinto, poi Bochy si gioca la sua carta: Madison Bumgarner in campo!
Al numero 40 nessuno sa bene cosa chiedere, forse una cinquantina di lanci e 3 inning, arrivare all’ottavo per mettere poi in campo Romo e Casilla.
Senza un tranquillo riscaldamento da partente (MadBum ha spiegato in post partita che di norma inizia il suo riscaldamento mezz’ora prima del suo primo lancio, cosa ovviamente non possibile per un rilievo) l’asso dei Giants fatica a trovare la zona di strike e concede subito una base a Infante.
Potrebbe essere un segnale, ma invece di testare l’avversario Escobar mette giù un bunt che porta il compagno in seconda base ma permette a Bumgarner di entrare definitivamente on fire.
Dall’altra parte Herrera lascerà il posto a Wade Davis prima e Greg Holland dopo, mentre Bumgarner macina il sesto, il settimo e l’ottavo inning. Casilla inizia qualche pigro movimento nel dugout ma il suo compagno si presenta sul monte anche per il nono: tre out alla fine, K ad Hosmer, 2 out alla fine, foulout di Butler, 1 out alla fine e in battuta c’è Gordon.
La sua palla supera gli interni e vola verso Gregor Blanco, che non riesce ad intervenire, arriva Juan Perez che a sua volta non riesce a intervenire con celerità e Gordon viene fermato in terza base. Il pubblico del Kauffman Stadium vede che si può fare ma Bumgarner non la pensa allo stesso modo: la palla del Perez dei Royals è un morbido pop in zona di foul che Sandoval ha tempo di puntare e di prendere al volo, lasciandosi poi cadere ebbro di gioia sulla verde erba del Missouri: campioni del mondo per la terza volta in 5 anni!
Senza dubbio il cuore di Bumgarner è stato uno degli elementi più importanti di tutta la serie, e le sue statistiche ben spiegano ciò, ma la differenza che ha condotto una squadra ad alzare il trofeo e l’altra a guardare va verso le panchine, alle personalità dei manager: da una parte Bochy ha saputo giostrare i lineup in tutta la serie (l’alternanza tra Ishikawa e Perez è stata ottima e lo stesso Perez ha salvato un paio di situazioni intricate in difesa in gara 7) nonché l’intervento dei rilievi quando necessario.
Dall’altra parte Yost ha dimostrato di non avere bene il polso né della squadra né la freddezza per valutare le situazioni dinamiche che una partita offre: si va dai bunt fatti di testa propria dai lanciatori (quello di Escobar nel quinto di questa partita) al mantenere Aoki in campo invece di sostituirlo alla luce delle sue statistiche contro Bumgarner.
Si chiude così la stagione 2014, ma non ci preoccupiamo, marzo è vicino!
Andrea Cornaglia, classe ’86, profonda provincia cuneese, si interessa al football dal 2006, prendendo poi un’imbarcata per il mondo dei college dal 2010: da lì in poi è un crescendo di attrazione, inversamente proporzionale al numero di ore dormite al sabato notte
Mi spiace moltissimo per i royals la favola doveva essere a buon fine ma da scarsissimo conoscitore del gioco mi domando perchè i battitori di kansas si sono interstaditi a colpire le palle alte di bungardner? a proposito che f
enomeno!!!!
A proposito…. Gli yankees…. quando riproporranno una squadra da world series? Con l:addio di Jeter nn vedo giocatori di classe e di carisma i una dquadra piena di storia e di vittorie come quella che hanno gli yankees al momento