In tanti si aspettavano questo epilogo e puntualmente è arrivato: San Francisco Giants e Kansas City Royals si giocheranno le World Series in Gara 7, una partita che si preannuncia emozionante, drammatica ed in cui i manager avranno un’influenza decisiva per conquistare la vittoria di partita e titolo.
A questo epilogo si è però arrivati attraverso due partite, la 5 e la 6, che di combattuto hanno avuto molto poco, due dimostrazioni di potenza e, allo stesso tempo, di impotenza che si sono invertite nel giro di una notte, lasciando il tifoso stranito.
I miei Giants sono quelli capaci di annichilire i Royals in gara 5? La mia adorata Kansas City sarà quella capace di 15 valide e 10 punti della notte appena scorsa? O quella capace solo di inchinarsi di fronte a Mad Bum?
Gara 5
L’ultima partita in quel di San Francisco si è trasformata ben presto nello show personale di Madison Bumgarner: il partente mancino di San Francisco si concede il lusso di lanciare uno shutout complete game in 117 lanci, concedendo solamente 4 valide ai battitori di Kansas City, colpiti anche da 8 strikeout. Dall’altra parte San Francisco capitalizza le sue occasioni nel secondo inning, con il punto segnato da Hunter Pence su una groundout di Brandon Crawford, e nel quarto inning, sempre grazie a Crawford che manda a casa Brandon Belt con un bel singolo in campo destro.
La partita rimane estremamennte tirata, un vantaggio di 2-0 non è molto rassicurante, ma ci pensa la persona che meno ci si sarebbe aspettati, Juan Perez, a metterla al sicuro: nonostante la notizia della morte del suo buon amico e compagno di squadra in Dominican League, Oscar Taveras, riesce a battere un triplo sull’esterno sinistro a pochi centimetri dall’HR, che permette a Pence e Pablo Sandoval di segnare i punti del 3-0 e del 4-0.
Il fatto che Perez abbia battuto (già una notizia insé) su Wade Davis, finora perfetto in queste World Series, aumenta ancor di più il valore dell’impresa dell’esterno dei Giants. Perez a sua volta segnerà ancora un punto su un singolo di Crawford (3 RBI per lui nella partita) e il punteggio si fissa sul finale 5-0. La città di San Francisco saluta le World Series con la propria squadra in vantaggio per 3-2 nella serie e la possibilità di permettersi addirittura una sconfitta in quel di Kansas City.
Gara 6
Nuovamente Missouri, nuovamente Kauffman Stadium e Nuovamente World Series, gara sei è up next. La partita in sé dura qualcosa più di un inning, il tempo per Jake Peavy di collassare in maniera irreparabile, concedere cinque punti (6 H, 5 ER, 2 BB in 1.1 inning) agli avversari e lasciare il testimone a Yusmeiro Petit, che non riesce a fermare l’emorragia, si prende altri due punti e chiude l’inning.
Dopo due riprese è già garbage time, tutti i giocatori nel lineup dei Royals mettono almeno una valida a segno e continuano a martellare su Jean Machi ed Hunter Strickland, arrivando al simpatico e rotondo punteggio finale di 10-0. Dall’altra parte il lineup dei Giants è totalmente ammutolito da Yordano Ventura, capace di migliorare la già ottima prestazione di gara 2 con 7 inning di shutout, prima di cedere la mano ai due rilievi secondari Jason Frasor e Tim Collins, che hanno facilmente ragione di un lineup di San Francisco già fuori dalla partita sia mentalmente che fisicamente, dato che Bruce Bochy ha dato ampio spazio alle sue riserve nella seconda metà della partita.
Difficile trovare un MVP della partita tra i giocatori di Kansas City, difficile scegliere tra Mike Moustakas, che nel settimo inning riesce a colpire un HR, accadimento che non si vedeva da diverse partite, e Lorenzo Cain, sempre ottimo anche difensivamente e autore di 3 RBI.
Gara 7
La prima gara di preseason si è giocata il 25 febbraio, la prima gara di regular season il 22 marzo (ricordate Arizona e Dodgers in Australia?), ogni squadra ha giocato le 162 partite di regular season, ci sono state 4 serie di playoff e tutto si risolve in una partita.
San Francisco si affiderà a Tim Hudson, Kansas City a Jeremy Guthrie, ma questi nomi sono tutto meno che indicativi: solo i partenti di ieri non sono arruolabili (e non avere questo Ventura, il vero miglior lanciatore, sarà un dispiacere per KC), per il resto sarà un andirivieni di mosse e contromosse in cui i manager saranno protagonisti: questa sera chi pensa in panchina conterà come, se non di più, di chi gioca in campo.
Andrea Cornaglia, classe ’86, profonda provincia cuneese, si interessa al football dal 2006, prendendo poi un’imbarcata per il mondo dei college dal 2010: da lì in poi è un crescendo di attrazione, inversamente proporzionale al numero di ore dormite al sabato notte