Nessuno ad inizio stagione ha puntato un centesimo sui Miami Marlins: rispetto al 2013 il payroll è… sceso di altri 5 milioni di dollari, giungendo a 45 milioni. Soldi con cui una contender ci paga 2, massimo 3 giocatori in tutto.
Invece i Marlins sono partiti alla grande, sono giunti a 14 vittorie con un mese di anticipo rispetto allo scorso anno, e complice una bella striscia vincente sono perfino arrivati in testa alla Division. Ora dopo 4 sconfitte di fila sono terzi, a 2 partite dalla vetta.
In casa sono quasi imbattibili, con un record di 17-5, mentre in trasferta vanno male, con un imbarazzante 3-14.
I punti di forza di questa squadra sono sostanzialmente quelli dello scorso anno: una rotazione giovane e piena di talento.
Si parte con José Fernandez, già Rookie of the Year e sicuro CY del futuro. Quattordicesima scelta assoluta del draft 2011, ha già dimostrato lo scorso anno che sarebbe un asso in ogni franchigia: le sue capacità sono impressionanti, non ha ancora perso un incontro in due anni in casa, ha un controllo della zona di strike da veterano ed è anche molto disciplinato, accettando senza fare storie le sostituzioni, spesso anticipate, del Manager che è preoccupato di stancarlo o vederlo infortunato.
Lo scorso anno con i 160 inning di limite (quelli che costarono cari ai Nationals con Strasburg nel 2012), in questa stagione avrebbe potuto arrivare a 200 o giù di lì, ma proprio ieri gli è stata raccomandata l’operazione al gomito destro, la famigerata Tommy John Surgery, che lo costringerà a saltare il resto della stagione quantomeno, se non parte della prossima. Una perdita che non si può sostituire.
Lui e Koehler sono gli unici della rotazione scelti al draft dai Marlins, dato che Eovaldi viene dalla trade con i Dodgers, Turner da quella con i Tigers e Alvarez da quella con Toronto. Tutte acquisizioni mirate, dato che non tutti erano top prospects (vedi Eovaldi). Ma tutti si stanno comportando bene (Alvarez ha lanciato un no-hitter a fine 2013 ed ha già 2 CG SHO in questo 2014).
Poi c’è Cishek, closer per caso (lo scorso anno rilevò il posto solo per mancanza di concorrenza, viste le trade e gli infortuni) che ha stabilito un record di franchigia per le salvezze consecutive convertite.
Il lineup, invece, a parte il fenomeno Stanton (di cui si parla ogni anno come possibile uomo mercato), non sembra avere grossi campioni. Ed effettivamente, a parte Giancarlo che ha battuto già 11 HR ed è in netta ripresa rispetto alle ultime due stagioni, il resto dell’attacco non brilla. Ma anche qui i talenti non mancano, con diverse scelte dei primi giri: Yelich viene da un primo giro, Dietrich da un secondo, Brantly da un terzo.
Questo 2014 era, però, già iniziato bene nella offseason, dato che il general manager aveva acquistato Jarrod Saltalamacchia come catcher e chioccia della rotazione, Jeff Baker, un jolly che può difendere sia in esterno sia negli interni, Rafael Furcal, uno shortstop di esperienza, Garrett Jones, un prima base solido, Casey McGehee, un terza base talentuoso ma incostante, Reed Johnson un esterno dalla grande professionalità, Kevin Slowey, un lanciatore partente di esperienza.
Acquisti che non hanno fatto grande rumore, ma che sono serviti a dare una dimensione più equilibrata al roster, nel 2013 composto quasi esclusivamente di esordienti, e che ora si sta rivelando all’altezza della Division, che negli ultimi anni non ha certo brillato per gli attacchi (Braves, Phillies e Nats si sono concentrati da un lustro almeno sulle rotazioni).
Anche con José Fernandez in piena forma sembrava difficile che i Marlins potessero competere per i playoff quest’anno, ma potevano aspirare al terzo posto, davanti a Phillies e Mets.
Ora, senza di lui, credo che dovranno accontentarsi di lottare per il quarto posto, finendo probabilmente ultimi in ogni caso. Al 2015 per ambizioni maggiori.