Alex Rodriguez sospeso dall’attività agonistica per l’intera stagione sportiva 2014, playoff compresi, senza la possibilità di ricevere la retribuzione. Questa la decisione presa dall’arbitratore Frederic Horowitz sabato pomeriggio.
L’entità della decisione pesa e non poco non solo sul breve periodo ma anche sulla carriera dello slugger newyorkese, che sarà così costretto a saltare tutte e 162 le partite della stagione che viene, eventuale postseason compresa, a causa del suo coinvolgimento all’interno dello scandalo ”Biogenesis”.
L’originale sospensione dall’attività sportiva del 5 agosto passato, proprio nel giorno la sua prima apparizione sul diamante della stagione 2013, fu di 211 partite, ma grazie all’immediata istanza di appello proposta dal suo team di legali, a Rodriguez è stato permesso di concludere la stagione e racimolare le quarantaquattro apparizioni durante le quali ha anche superato il record di fuoricampo con le basi piene, arrivando a quota 24 e superando così Lou Gehrig nella classifica all-time della specialità.
Ma è meglio fare un po’ di chiarezza sullo scandalo che ha travolto non solo Rodriguez, ma anche diversi altri giocatori di baseball professionistico che, a differenza del terza base di origine dominicana, non hanno chiesto l’appello della decisione presa nei loro confronti dalla MLB ed hanno così scontato la sospensione durante l’arco della stagione 2013.
Lo scandalo riguarda una clinica privata specializzata in programmi speciali per perdite di peso di Coral Gables in Florida, la “Biogenesis of America”, che, in seguito ad una indagine da parte della MLB, è stata accusata da quest’ultima di vendere sostanze proibite, in particolare l’ormone della crescita, a giocatori professionistici di baseball con lo scopo di migliorare le loro prestazioni sul diamante.
Sei persone collegate alla clinica, in particolare il titolare e fondatore Anthony Bosch e cinque suoi stretti collaboratori, sono stati citati in giudizio da parte del Commissioner Bud Selig in rappresentanza della lega da lui diretta, per avere “partecipato attivamente al processo di convincimento di giocatori MLB nell’acquisizione ed utilizzo di sostanze proibite”.
Il tutto dopo che ad inizio 2013 un ex dipendente della clinica si lamentò di mancati pagamenti dopo la chiusura della clinica stessa nel Dicembre del 2012 e dopo che il Miami New Times riferì lo sfogo di tale Porter Fisher, il quale vuotò il sacco dando in pasto alla stampa notizie relative alla vera identità della clinica. Ossia aiutare i giocatore di baseball nell’ottenimento di miglioramenti illegali delle prestazioni sportive.
Lo scandalo ha travolto dapprima Melky Cabrera e Bartolo Colon e, solo più tardi, si è allargato fino a coinvolgere giocatori del calibro di Ryan Braun dei Milwaukee Brewers, Nelson Cruz dei Texas Rangers, lo shortstop Jhonny Peralta dei Detroit Tigers ed Alex Rodriguez, oltre al catcher degli Yankees Francisco Cervelli e all’ex top prospect del developmental system della franchigia del Bronx Jesus Montero, ora ai Seattle Mariners.
Solo due dei quindici giocatori coinvolti nello scandalo, Gio Gonzalez, starting pitcher dei Washington Nationals, e Danny Valencia, terza base dei Kansas City Royals, all’epoca dei fatti nel roster dei Baltimore Orioles, sono stati scagionati da ogni accusa, mentre Cabrera, Colon e Yasmani Grandal, a causa di una precedente sospensione di 50 partite durante la stagione 2012, non hanno avuto alcun addebito addizionale di pena.
Ma, ovviamente, la figura di Alex Rodriguez è stata ed è tuttora quella che desta la maggior parte delle attenzioni mediatiche. Perché è un giocatore che di tali pratiche non ne avrebbe mai avuto bisogno, ma anche per altre ragioni.
Prima di tutto per essere stato l’unico degli accusati ad avere usufruito dell’appello contrariamente all’opinione dei consulenti legali offerti dalla MLBPA, il sindacato dei giocatori delle Majors; poi, soprattutto, per non essere per nulla nuovo alle questioni riguardanti gli steroidi nel baseball.
Nel 2009, infatti, in un’intervista a Peter Gammons di ESPN Rodriguez ammise di avere usufruito di sostanze proibite per l’attività sportiva durante le stagioni 2001, 2002 e 2003. Dichiarò di avere agito come risposta alla pressione schiacciante che il contratto firmato con i Texas Rangers a 252 milioni di dollari per 10 anni, il più ricco nella storia dello sport al momento dei fatti, gli imponeva i termini di prestazioni e di mantenimento degli standard da fenomeno dimostrati a Seattle negli anni precedenti.
Ma non è certo stato un fulmine a ciel sereno. Infatti questa storica intervista viene dopo anni di indiscrezioni più o meno nascoste riguardanti la natura poco pulita dei record che Rodriguez continuava a mietere.
Nel 2005 fecero scandalo le dichiarazioni dell’ex giocatore degli Yankees e degli A’s Jose Canseco, il quale definì Rodriguez “un ipocrita” per la sua mancanza di limpidezza sull’argomento steroidi nel baseball. Così come l’intervista concessa da Rodriguez alla giornalista televisiva Katie Couric, dove negò tutte le accuse a lui rivolte e giurò di essere sportivamente “pulito”.
Per tornare alla cronaca, la differenza di pena fra il massimo irrogato agli altri giocatori coinvolti (un terzo della stagione, 65 partite) e quello a lui comminato in prima istanza (211 partite) è dovuto al fatto che nel Marzo 2013, poco dopo l’inizio delle indagini, la MLB, all’epoca unica istituzione indagante, venne a conoscenza del fatto che alcune persone in rappresentanza di Rodriguez ebbero a pagare dipendenti della Biogenesis per l’ottenimento, e quindi l’occultamento, delle cartelle mediche riguardanti il terza base degli Yankees.
Non a caso, nel pronunciarsi sulla sospensione senza paga dall’attività di Alex Rodriguez del 5 Agosto scorso, la MLB punta il dito sull’attività da lui messa in atto al fine di occultare documenti importanti ai fini della raccolta delle informazioni riguardanti un’investigazione della lega e, quindi, di avere ostacolato un processo di indagine in corso.
Tutto ciò in aggiunta alla recidiva di Rodriguez, non essendo, come detto, la prima volta che A-Rod accosta il suo nome agli scandali sugli steroidi nel baseball. Una situazione, quella attuale, dalla quale facciamo fatica a credere che la figura di Rodriguez possa uscire indenne, come relativamente indenne ne uscì dopo l’ammissione del 2009 di cui abbiamo parlato sopra.
Se tornerà a giocare, che sia negli Yankees o in un’altra squadra, non lo sappiamo. Ci spiace solo che un giocatore così forte abbia avuto anche solo il dubbio di non potere fare seguito alle aspettative nei suoi confronti, pur con tutto il talento e l’esplosività di cui era dotato. Ma che, soprattutto, lo sport professionistico ed i suoi interessi economici pongano ai giocatori delle difficoltà morali di tal genere.
Perché è di questo crediamo si tratti: l’equazione tanto denaro-grandi prestazioni non è facile da reggere. Una flessione nelle prestazioni è naturale, durante ogni stagione e durante l’arco di una carriera, ma alle flessioni non ci piace si risponda a suon di scorrettezze.
30 anni, giornalista ed appassionato di baseball da 10.
Delusione A-Rod, altro finto e finito mito..senza doparsi sarebbe stato così forte? Non lo sapremo mai, nel frattempo (oltretutto recidivo!), via dagli Yankees e via dal baseball per sempre! Io sostengo tolleranza poco più che zero verso questi falsi atleti.