Dopo aver riconquistato il fattore campo in gara-5, grazie alla prova maiuscola di Barry Zito, San Francisco prova ad allungare la serie davanti al pubblico amico. Sul monte, la sfida tra Chris Carpenter e Ryan Vogelsong è il rematch del secondo atto della serie e tutto l’AT&T Park si augura che l’epilogo sia lo stesso: non rimarranno delusi.
Mike Matheny è costretto a rinunciare a Matt Holliday – .381 OPS nella serie – ma il suo sostituto, Matt Carpenter, non sfigurerà: Carlos Beltran scende di una posizione nel lineup, per il resto nulla cambia rispetto al match precedente.
Bruce Bochy è altrettanto tradizionalista e non cambia di una virgola gli otto starter del quinto atto; in una post season in cui, escluso lo sweep di Detroit ai danni di New York, tutte le serie hanno avuto bisogno di tutti i match per concludersi, c’è spazio per l’ottimismo nella Baia.
La partita
Dopo che nessuno dei quattro battitori di St. Louis riesce a mettere la palla in gioco nella parte alta del primo – 3 SO e una BB – sono i padroni di casa a colpire a freddo: il doppio di Pablo Sandoval spinge in terza Marco Scutaro (walk) ma Posey e Pence – .482 OPS nella serie – si fanno eliminare facendo entrare una sola run.
Vogelsong appare in gran forma e chiude in un amen anche la seconda ripresa collezionando altre due eliminazioni al piatto; ben peggiore il percorso di Carpenter che, complice anche un sanguinoso errore di Pete Kozma, incassa ben quattro runs che di fatto chiudono il match. Il triplo di Brandon Belt e il doppio – 2 RBI – di Scutaro sono gli highlights dell’infelice uscita del pitcher ex-Toronto.
Succede ben poco nelle successive riprese perché l’attacco degli ospiti sembra non capirci nulla contro Vogelsong e anche i padroni di casa tirano i remi in barca: il no-hitter del partente dei Giants salta nel quinto ma Skip Schumaker, entrato come PH al posto di Carpenter, lascia due compagni in base e vanifica quella che di fatto è la prima – e penultima – chance degli ospiti.
Chris Carpenter scende come perdente del match e con una linea sinistramente quasi identica a quella di gara-2: 4 IP, 6 H, 5 R, 2 ER, 2 BB e 6 K. Ancora più sorprendete il fatto che il numero di battitori affrontati – 21 – e lanci totali – 76 – sia lo stesso. Di certo per quello che riguarda questa serie il suo contributo principale rimarrà l’RBI double della seconda sfida.
Il suo posto viene preso da Shelby Miller, chiamato a riscattare la precedente prova opaca: il prospetto texano risponde bene e nella parte alta del sesto i suoi compagni tolgono lo zero dalla casella dei punti segnati: il singolo di Allen Craig che spinge a casa Beltran (doppio) è però solamente un fuoco di paglia e il lineup degli ospiti tornerà immediatamente nell’anonimato.
Il match si trascina un po’ stancamente fino alla parte bassa dell’ottavo, quando la rimbalzante del nuovo entrato Ryan Theriot trova il buco a sinistra e fissa il punteggio sul 6 a 1 finale: Jeremy Affeldt, Santiago Casilla e Sergio Romo completano l’eccellente lavoro di Vogelsong (7 IP, 4 H, 1 ER, 1 BB e 9 K), che sceglie il momento più importante della stagione per piazzare il suo career-high di SO.
Qualche numero di questa partita: St. Louis perde due gare consecutive per la prima volta in oltre un mese – 14 e 15 settembre contro i Dodgers – ed è costretta ad affrontare il terzo win-or-go-home match di questi playoff. Con in più l’incognita della presenza nel lineup di Holliday.
San Francisco, invece, insegue il record del 1985 di Kansas City che si impose in sei elimination game consecutivi nella post season: dopo lo sgambetto ai Reds i favori del pronostico sono dalla parte dei Giants, che in gara-7 manderanno sul monte il loro asso, Matt Cain. Di fronte Kyle Lohse.
Ma San Francisco, questa notte, non giocherà solamente contro i Cardinals: c’è anche da sconfiggere la maledizione di gara-7, un appuntamento che nei cinque precedenti nella storia della franchigia californiana è sempre coinciso con una sconfitta. L’ultimo capitolo, ovviamente, è quello delle World Series del 2002; l’unica vittoria nel settimo atto di una serie risale alle WS del 1921 quando però si giocava al meglio delle nove partite. In tutti gli altri casi la sconfitta significò eliminazione.
Ma ora, dopo i numeri, è il momento che sia il campo a parlare.
Ragioniere, classe 1983, ho iniziato a scrivere per la redazione MLB di PlayItUsa nel 2009: tifo Atlanta Braves, adoro Oasis e Pearl Jam, oltre naturalmente al prosecco.