Busch Stadium, St.Louis. Tutto esaurito.
Le emozioni cominciano prima del play-ball con il giro di campo, rigorosamente in “golf cart”, del novantaduenne Stan “The Man” Musial, uno vero idolo, un eroe intoccabile in questo angolo d’America; una bandiera storica dei Cardinals per i quali giocò fino al 1963, e la cui casacca numero 6 rimane l’unica da lui indossata. Una carriera indimenticabile la sua, con tre titoli di Campione del Mondo, tre MVP del Senior Circuit, sette “batting titles” e numeri statistici da capogiro.
Un tuffo negli anni d’oro dei campioni senza tempo, capace di rinfrancare lo spirito e di fare un gran bene al Baseball, tramandando a nuove generazioni di tifosi le grandi leggende che lo rendono il “Good ol’ Game”, cui ogni americano è così profondamente legato.
Ma veniamo all’attualità giocata.
Le prime novità di rilievo arrivano dalle formazioni.
Mike Matheny decide di lasciare precauzionalmente a riposo Carlos Beltran, autore fino ad oggi di una grande Postseason, ed afflitto da un fastidioso stiramento alla gamba sinistra dal quale spera di riuscire a recuperare in tempo per Gara 5.
Al suo posto, in campo destro, Allen Craig, che lascia, dunque, la difesa del cuscino di prima base a Matt Carpenter.
Bruce Bochy, invece, opta per dare un po’ di sollievo alle ginocchia di Buster Posey, senza rinunciare alla sua preziosissima mazza, spostandolo nel ruolo di prima base, forte dell’alternativa validissima di cui i Giants dispongono in Hector Sanchez.
I partenti sono Adam Wainwright per St.Louis, autore fino ad ora di prestazioni altalenanti in questi Playoffs, e Tim Lincecum per San Francisco, al suo ritorno nella starting rotation dal bullpen. Proprio le sue prestazioni da rilievo in questa Postseason (un solo punto subìto e 3 valide in 8.1 riprese lanciate in tre distinte apparizioni) devono aver convinto il manager dei Giants a tentare questa carta in un match di capitale importanza.
Ma le cose si mettono subito per il verso sbagliato. Dopo un primo attacco a vuoto di San Francisco, nella parte bassa del primo inning i Cardinals colpiscono duramente Lincecum: i singoli di Jon Jay e Matt Holliday (RBI), il walk a Matt Carpenter e la sac fly-RBI di Allen Craig, portano rapidamente la partita sul 2 a 0, vantaggio St.Louis.
La reazione dei Giants non si fa attendere. Cambio di campo, seconda ripresa: con due eliminati, Hunter Pence spara un missile negli spalti a sinistra. Un lunghissimo home-run su Wainwright che dimezza le distanze tra le due squadre.
Nel secondo attacco dei Cardinals, pur non subendo punti, lo starter del team californiano palesa evidenti difficoltà di controllo, concedendo altre due basi per ball e ricevendo la seconda visita sul mound da parte del pitching staff in appena due riprese.
Il terzo inning è un vero e proprio show per lo straordinario talento di Angel Pagan, un “5-tools” capace di fare cose eccelse con il guanto, e la grande presa in elevazione al muro che ha tolto un probabile fuoricampo a Yadier Molina ne è un validissimo esempio. Ma anche di battere con continuità, in Regular season è stato autore di 174 hits e di una ottima media battuta di .288; non disdegna nemmeno il colpo di potenza: pur non essendo uno specialista degli home-run, spesso riesce ad andare profondo in campo esterno, portando in dote alla sua squadra un discreto numero di extra-base hits. Proprio come nel caso dello “stand-up triple” alla terza ripresa, che ha messo in luce un’altra sua caratteristica: la grande velocità (autore di 29 rubate in stagione regolare). Più avanti nella partita, come vedremo, dimostrerà di avere anche un ottimo braccio.
Il quarto scorre via veloce.
Al quinto attacco, i Cardinals mettono a segno, in situazione di un eliminato, un profondo doppio al centro ad opera di Matt Carpenter. Segue un singolo con RBI di Matt Holliday, che i Giants, per un soffio, non riescono a trasformare in un out a casa base: ancora Pagan si esibisce in un bloccaggio in tuffo della linea rimbalzante dell’esterno dei Cardinals. Con un rapidissimo gesto si rialza in piedi e scaglia un proiettile precisissimo nel guantone del “cutoff” Brandon Crawford, il quale, con un lancio altrettanto preciso sul catcher Sanchez, riesce a battere sul tempo Carpenter. Peccato che la palla non sia stata raccolta dal ricevitore.
Con il successivo K a danno di Allen Craig, si sarebbe chiusa la ripresa, ed invece un singolo sopra il cuscino di seconda porta a casa anche Holliday per il punto del 4 a 1.
Bochy decide di correre ai ripari, optando per la strategia del “double switch”: reputando finita la partita di Lincecum (per lui 6 valide subìte in 4.2 riprese lanciate, la sua partenza più breve in Postseason, 4 punti guadagnati, 3 basi ball, 3 strike-out), il manager dei Giants lo sostituisce nel suo “spot” nel line-up, il n.9, con lo shortstop Joaquin Arias, che potrà così fungere da lead-off al sesto al posto di un pitcher, schierando come rilievo George Kontos e facendo slittare il lanciatore alla posizione 8 dell’ordine di battuta. Nel gioco delle sostituzioni, esce Brandon Crawford.
Kontos chiude l’inning con un facile ground-out sulla via 4-3 su David Freese.
Purtroppo per gli strateghi di San Francisco, la sesta ripresa non porta segnature sullo scoreboard.
Saranno, invece, ancora i Giants a colpire al cambio campo. Il loro sesto attacco si apre con i singoli “back-to-back” di Daniel Descalso e Pete Kozma. Il bunt di sacrificio di Wainwright fa avanzare i corridori sulle basi e sancisce la fine della partita di Kontos, sostituito da Jose Mijares. L’inizio di quest’ultimo è drammatico: un doppio al centro di Jon Jay, porta in saccoccia due ulteriori punti. 6 a 1. La ripresa verrà conclusa dal terzo rilievo, Guillermo Mota.
Parte bassa del settimo. Il singolo e il doppio di, rispettivamente, Craig e Molina, portano le segnature dei Cardinals a quota 7. Esce Mota, entra Jeremy Affeldt. Dopo un out su Descalso, un wild pitch con Kozma nel box, porta Molina in terza base. Il singolo su line-drive a sinistra dell’interbase di St.Louis, porta il punteggio sull’8 a 1.
Per i Giants non sembrano esserci molte speranze. Ancora una volta, i Redbirds confermano che quando il loro attacco gira a dovere, non ce n’è per nessuno.
Posey & co. riescono solamente ad accorciare le distanze al nono quando, con Fernando Salas sul mound per i Cardinals, subentrato all’ottavo al buon Wainwright (4 valide concesse, un solo punto guadagnato, nessuna base per ball e 5 K in 7 inning lanciati; pitcher vincente), un doppio di Marco Scutaro e un homer di Pablo “Panda” Sandoval portano il punteggio sul definitivo 8 a 3.
Grande delusione per i Giants che vedono sfumare le chance non solo di arrivare fino alle World Series, ma anche soltanto di allungare la Serie quel tanto che permetterebbe loro di giocarsi le speranze residue di fronte al pubblico di casa nelle Gare 6 e 7.
La prestazione non è stata incoraggiante: oltre a Tim Lincecum, che ancora non è, evidentemente, riuscito a ritrovare se stesso (ed il suo talento da “Cy Young” avrebbe veramente potuto fare la differenza), sono arrivati segnali poco incoraggianti anche da un altro grande campione, un po’ appannato negli ultimi giorni: stiamo parlando di Buster Posey, freschissimo vincitore dell’award di “NL Comeback Player of the Year”. Per lui 0 su 4 ed una media battuta scesa a .143 in questa NLCS.
A San Francisco non resta che affidarsi alla Cabala, ricordando come i Cards abbiano perso tre delle ultime quattro Serie “al meglio di 7”, dopo aver conseguito un vantaggio di 3 partite a 1.
Certamente dovranno fare qualcosa in più rispetto allo 0 su 10 con corridori in posizione punto con il quale si sono presentati a Gara 4, diventato un sempre misero 1 su 15 al termine della partita di giovedì.
Per i Giants, in grande spolvero Jon Jay e Matt Holliday, entrambi 2 su 5 con 2 RBI, e Yadier Molina, 2 su 4 e, anche per lui, 2 RBI. Bene anche Pete Kozma, 2 su 4 ed un RBI.
Si replica stasera, ore 8 PM ET (le 2 di notte in Italia) con la sfida tra Lance Lynn e il veterano Barry Zito, al quale vengono affidate le speranze residue di ribaltare l’inerzia della Serie.
St.Louis gradirebbe molto poter chiudere tra le calorosissime mura amiche. E, se riuscissero nell’impresa, attenderebbero in casa l’arrivo dei temibilissimi Tigers, la cui rotazione di partenti ha un ERA di 1.02 in 9 Gare di Postseason, con 66 K in 62 riprese lanciate. E – non dimentichiamolo – un vincitore, tra le proprie fila, della Tripla Corona.
Sarebbe una riedizione del “Fall Classic” 2006, quando i Cardinals si imposero per 4 ad 1.
Riusciranno gli uomini di Mike Matheny, un vero e proprio assemblaggio di più “Mr. October” in una sola squadra, a chiudere qui i conti con San Francisco e bissare la vittoria di sei anni fa contro il team più temibile, in questo momento, di tutte le Major, capitanato dal “marziano” Verlander?
Solo il tempo potrà sentenziare: noi, intanto, scommettiamo che i Giants venderanno cara la loro pelle.