Comerica Park, Detroit.

Di fronte a 43 mila spettatori va in scena Gara3 della American League Championship Series, la prima in casa dei Tigers.

L’atmosfera è tesa. Le prime due gare hanno sancito una superiorità degli uomini di Jim Leyland che, pur non netta, sembra essere evidente. Inoltre, l’infortunio occorso a Derek Jeter durante Gara 1, per lui stagione finita, ha aggiunto pesanti difficoltà ad un attacco che sembra essere giunto un po’ appannato alla fase decisiva della stagione.

Si sa, non è facile ribaltare una Serie al meglio di 7, quando si sono perse le prime due partite in casa.

Inoltre Detroit sembra essere decisamente in palla. In particolare, nelle quattro partite precedenti Gara 3, a partire dalla quarta sfida contro Oakland nella ALDS, la rotazione dei partenti -in ordine cronologico, Max Scherzer, Justin Verlander, Doug Fister ed Anibal Sanchez– ha impressionato con un ERA “collettivo” di 0.94.

Ogni commento su Justin Verlander, lo starter “di turno”, sembra superfluo. Le sue statistiche sono straordinarie e la sua attitudine da uomo “clutch” lo portano, generalmente, a non sbagliare nei momenti chiave.

Se a questo si aggiunge un line-up capace di fare male, e non ci riferiamo solo al vincitore della “Tripla corona”, Miguel Cabrera, il quadro complessivo non è incoraggiante per gli Yankees.

Non bisogna però dimenticare che quello di New York è un team di comprovata esperienza, con molti giocatori abituati al Baseball di Ottobre e, ancorché in difficoltà, capaci in ogni momento di dare una svolta alla competizione.

Il “faro”, per gli Yankees, devono esser le World Series del 1996, quando furono capaci di capovolgere il 2 a 0 di inizio Serie, subìto tra le mura amiche.

Certo è che i primi classificati della AL East dovranno fare meglio del misero 3 su 18 con corridori in posizione punto delle prime due partite e dei 12 inning consecutivi senza attraversare il piatto di casa base con cui si presentano al “first pitch” di Game 3.

Per l’appuntamento fondamentale di martedì sera, Joe Girardi decide di affidarsi a Phil Hughes sul monte, pitcher capace, in una sfida di Regular season del giugno passato, di mettere sotto i Tigers con Verlander al timone. Un anticipo della sfida che ci apprestiamo a commentare?

Le prime sorprese vengono dal line-up degli Yankees: fuori A-Rod e Nick Swisher. Dentro, come titolari, Brett Gardner, Eddie Chavez e Raul Ibanez. Rimane partente il seconda base Robinson Cano, nonostante si presenti al piatto con un rotondo 0 negli ultimi 26 at bat.

Fino al quarto inning, la partita scorre via veloce. Verlander non concede assolutamente nulla, pur palesando qualche difficoltà in più del solito ad evitare il contatto con le mazze avversarie. Di conseguenza, pochi strike-out e molte eliminazioni su giocate ordinarie in campo interno, intervallate da alcune volate. La prima valida degli Yankees arriverà, appunto, alla quarta ripresa, un singolo a sinistra di Ichiro Suzuki.

Il quarto attacco dei Tigers, si apre subito con un home-run su linea secca a sinistra di Delmon Young. 1 a 0. Per lui quinto fuoricampo in carriera contro i Bronx Bombers.

Pochi minuti dopo si conclude la partita dello starter di New York a causa di una contrattura alla schiena. Verrà sostituito da David Phelps il quale, dopo un singolo di Avila, chiuderà l’inning senza ulteriori danni.

Al quinto, Quintin Berry raggiunge salvo il cuscino di prima base su errore difensivo di un “golden glove” come Eddie Chavez, per poi rubare la seconda.

Segue Miguel Cabrera con un doppio che batte a casa il punto del 2 a 0.

Con questa hit, Cabrera raggiunge il ragguardevole traguardo di 16 partite consecutive in League Championship Series con almeno una battuta valida, staccando Manny Ramirez e Pete Rose, fermi a quota 15. Lo “streak” era iniziato nella NLCS 2003, quando Miggy giocava per i Florida Marlins e l’avversario di turno erano i Cubs.

Gli Yankees non subiranno ulteriori segnature, ma avvicenderanno sul mound altri quattro rilievi: Clay Rapada, Cody Eppley, il mancino Boone Logan e Joba Chamberlain.

Ma l’attacco non sarà in grado di impensierire Verlander fino al nono. L’asso dei Tigers inizia l’ultima ripresa con un ruolino di marcia di 23 riprese consecutive senza concedere punti agli avversari.

New York apre con Eduardo Nunez alla battuta. Dopo un “long strike” di avvertimento, lo shortstop spara la palla negli spalti, dimezzando le distanze. 2 a 1.

Termina qui la partita di Verlander, autore comunque di una prestazione strepitosa, con sole 3 valide concesse in 8.1 riprese lanciate. Entra Phil Coke, rilievo sinistro, utilizzato come closer in tandem con Valverde. Il primo uomo affrontato, Suzuki, è una facile eliminazione sulla via 4-3.

Ma la partita non è finita. Mark Teixeira e Cano battono due singoli “back-to-back”. Con Raul Ibanez nel box, fin qui uno degli Yankee più temibili in questa Postseason, e Nick Swisher “on deck”, pronto a subentrare in partita, Teixeira in posizione punto, Coke riesce a mantenere la freddezza necessaria per lasciare al piatto il battitore designato della squadra ospite.

E’ la terza eliminazione e la salvezza.

Detroit è ora in vantaggio nella Serie per 3 a 0. New York è con le spalle al muro.

Per gli Yankees è la quarta volta che in una Serie di Postseason si trovano sotto 3 a 0. Le tre precedenti volte, il confronto si è sempre chiuso con uno sweep.

Stasera si gioca di nuovo e il barlume di speranza per gli Yanks è la presenza sul monte del loro miglior lanciatore, C.C. Sabathia.

Sarà durissima. Otto anni fa i Red Sox, proprio contro i rivali newyorchesi, riuscirono nell’impresa.

I Tigers, a questo punto, devono temere solo se stessi. Perché, come diceva Yogi Berra, “It ain’t overtil it’s over”.

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