La serie, in perfetta parità, si sposta allo Yankee Stadium, uno dei palcoscenici tradizionali del baseball di ottobre.
Gara-3: Raul Ibanez, nuovo Mister October?
Lo scenario di gara-3, come detto, è lo Yankee Stadium, un ballpark abituato a tenere accesi i riflettori nel mese di ottobre. Hiroki Kuroda, 13.2 innings lanciati nei playoff, fa la parte del leone di fronte a Miguel Gonzalez, pitcher messicano finito quasi per caso a lanciare in MLB e scaraventato, dopo una sorprendente regular season, a lanciare nel match che può decidere una stagione.
Non so quali erano le quote degli scommettitori, ma dubito fossero in molti – anche nelle ore immediatamente prima del match – a prevedere il pitcher’s duel che poi si sarebbe sviluppato. Joe Girardi scambia, in fondo al lineup, Granderson e Martin e schiera per la prima volta in questa postseason Eric Chavez che si accomoda in terza lasciando A-Rod nel ruolo di DH.
Qualche cambiamento minore anche per Showalter, che manda in campo Ryan Flaherty al posto del positivo Robert Andino; Thome e Reynolds, fin qui piuttosto deludenti, si cambiano gli slot n. 6 e 7 di un lineup che, Chris Davis a parte, sembra piuttosto freddino.
Le prime due riprese scorrono veloci senza grossi sussulti: il boxscore si muove nel terzo, quando il triplo di Jeter – che manda a casa Russel Martin (doppio) – pareggia il solo shot con cui Flaherty aveva aperto le ostilità qualche minuto prima.
Il 2B degli Orioles, però, non si ripete nella parte alta del quarto quando si presenta al box di battuta con le basi piene e 2 out; Kuroda vola immediatamente sul conto di 0-2 e chiude la ripresa inducendo una debole grounder centrale. L’attacco dei padroni di casa continua a faticare e Gonzalez incontra ben pochi problemi per tutta la prima parte del match: chiuderà, alla grande, con 7 IP, 5 H, 1 ER e 8 SO senza nessuna BB. Purtroppo per lui chiuderà anche con una ND.
Nella parte alta del quinto il rookie Manny Machado accoglie Kuroda con il fuoricampo del 2-1, punteggio che durerà fino all’ultima ripresa. Nei successivi innings, infatti, non succede praticamente nulla – se di escludono un paio di singoli di New York – e quando il pitcher giapponese degli Yankees scende, per lui si profila un’amara sconfitta.
Darren O’Day è perfetto nell’ottavo e il manager di Baltimore, seguendo fin troppo rigidamente l’ordine del suo bullpen, manda ancora sul monte – per la terza volta – Jim Johnson. Ichiro, Cano e Swisher battono tre linee che finiscono nei guanti dei difensori; nel mezzo, però, c’è spazio che Raul Ibanez che, entrato come PH al posto di Alex Rodriguez, pareggia i conti con un HR a destra. Girardi viene immediatamente ripagato per una decisione coraggiosa ma, visto lo slump di A-Rod, assolutamente legittima; il suo collega, invece, affonda insieme ad un bullpen che sembra essersi inceppato proprio sul più bello.
La poca propensione a cambiare, pescando da un reparto in cui alcuni buoni giocatori – Ayala, Stop, Tillman – non sono ancora nemmeno scesi in campo rischia di costare carissimo all’ex-manager dei Yankees. Anche Troy Patton, 175 ERA+ in RS, ha lanciato appena un terzo di inning.
Per quanto riguarda la cronaca del match c’è ben poco da aggiungere: decimo e undicesimo innings filano via lisci anche se Baltimore può recriminare per la linea di McLouth che si trasforma in DP nella parte alta del decimo. Gli Yankees rispondono con 8 out in fila dopo il fuoricampo di Ibanez; è lo stesso esterno ex Mariners e Phillies, appena dopo le tre ore e mezza di gara, a battere il secondo HR di giornata che manda in archivio gara-3. Per Baltimore la prima sconfitta agli extra innings – dopo 16 vittorie consecutive – non poteva arrivare in un momento peggiore.
Gara-4: 1-run game, Baltimore riprende la striscia
Trovarsi a schierare nell’elimination game in trasferta Joe Saunders come partente non è una cosa da augurare a nessun manager. Eppure lo stato di forma del pitcher mancino e le difficoltà del lineup degli Yankees regalano qualche speranza agli Orioles, obbligati a vincere per tenere viva la serie. E affrontare C.C. Sabathia in gara-5.
Joe Girardi nonostante il recente lutto familiare è al proprio posto nel dugout: Ibanez, nonostante gli eroismi di gara-3, anche. A-Rod, in evidente slump, scende al n° 5, Mark Teixeira viene schierato immediatamente dietro a Jeter – schierato nei playoff per la prima volta dal 1995 in una posizione diversa da quella di SS – e Ichiro: il 1B ex-Rangers darà ragione al proprio manager arrivando quattro volte (1 hit, 3 walks) in base.
Immutato il lineup degli ospiti con il rientrante Andino che prende il posto di Ryan Flaherty; Philip Hughes torna ad essere titolare in un match di post season dalle ALCS del 2010 quando fu colpito e affondato dal lineup dei Rangers.
Questa, però, è un’altra storia, è una serie dominata dai lanciatori e capire dove finiscano i loro meriti e inizino i demeriti dei due lineup è impresa ardua: Baltimore prova subito ad invertire la tendenza ma le tre flyballs di Davis, Jones e Wieters non sono profonde abbastanza per macchiare da subito la linea di un Hughes poco preciso. McLouth e Hardy diventano i primi LOB di una serata in cui i corridori lasciati sulle basi saranno ben 18.
Il primo runner ad arrivare in terza è Manny Machado – leadoff BB nel terzo – dopo il doppio di uno scatenato McLouth: il cuore del lineup degli Orioles però spreca la clamorosa occasione, con 3 out in 8 lanci. Laynce Nix prova a svegliare i padroni di casa con un doppio, ma Jeter – dopo un interminabile AB da 13 lanci – Ichiro e Teixeira si fanno eliminare al piatto senza riuscire a far avanzare il compagno.
La situazione si sblocca nella parte alta del quinto per merito di Nate McLouth che inquadra perfettamente la veloce di Hughes e la spedisce oltre le barriere a destra: è il 23simo fuoricampo concesso in casa dal pitcher newyorkese in questa stagione. Lo show dell’esterno ex Pirates è appena iniziato perché nella parte bassa della ripresa la sua ottima presa sulla valida profonda di Nix innesca il DP che doppia Russell Martin e spegne sul nascere il tentativo di rimonta di New York.
La rimonta però è rimandata solamente di qualche minuto: con corridori agli angoli e un solo out a Robinson Cano basta una grounder a destra per pareggiare. L’azione segna anche la fine del match di un positivo Saunders (88 lanci) che lascia il palcoscenico a Tommy Hunter, che parte forte con il K a Alex Rodriguez. Il bullpen dei padroni di casa – nella persona di Boone Logan – fa il suo debutto con 2 out nel settimo.
Derek Jeter lascia due corridori in base nel settimo – K looking contro Ayala – ma è nella parte bassa dell’ottavo che New York spreca un match point clamoroso: aprono i singoli di Ichiro e Teixeira che forzano Showalter a chiamare Brian Matusz per affrontare Cano. Il 2B degli Yankees gira un po’ troppo frettolosamente sul conto di 3-1 e riesce solamente a far avanzare i corridori; con A-Rod al piatto il manager di Baltimore si affida senza indecisioni a Darren O’Day, intoccabile in questa serie.
Il momento è decisivo ma Girardi, a differenza del giorno prima, da fiducia al suo 3B lasciando il caldissimo Ibanez in panca: il risultato è uno SO in quattro lanci che somiglia molto ad una dichiarazione di resa dei padroni di casa. Nick Swisher non fa l’eroe e viene eliminato al volo da Chris Davis.
Gli ospiti hanno il grosso demerito di non capitalizzare l’occasione e, complice anche l’ingenua eliminazione di Lew Ford (PR) sul pick-off di Rafael Soriano, si arriva alla parte bassa del nono sull’1-1. C’è ancora O’Day sul monte quando con 2 out si presenta al piatto Raul Ibanez, che prova a vestire i panni del salvatore per il secondo giorno consecutivo: il finale, però, non è di quelli hollywoodiani e il match finisce ai supplementari.
I bullpen delle due squadre salgono in cattedra, facendo scomparire ancora di più – se possibile – due lineup in enorme difficoltà; il primo a cedere è quello dei padroni di casa, con David Phelps che concede un paio di doppi nella parte alta del tredicesimo. Quello di JJ Hardy manda a casa Manny Machado: per lo SS ex-Brewers si tratta del primo, pesantissimo, RBI in questa serie.
Per gli Yankees le speranze di evitare gara-5 sono affidate a Teixeria, Cano e Rodriguez, ma soprattutto a Jim Johnson, che Buck Showalter ha voluto preservare per un’eventuale salvezza. Il closer di Baltimore conferma di attraversare un brutto periodo ma in qualche modo porta a termine la missioni, aiutato dalla buona sorte che fa finire le linee di Cano e Chavez – sostituto forse tardivo di A-Rod – nei guanti di McLouth e Machado.
Gara-5: anche Sabathia riprende da dove aveva lasciato
In una serie dominata dai partenti non poteva che essere lo starter migliore del lotto, CC Sabathia, a regalare la qualificazione alla propria squadra. I due manager continuano a cambiare i rispettivi lineup nella speranza di risvegliare le proprie mazze dal torpore: Girardi, evidentemente scottato da gara-4, fa fuori A-Rod – sostituito da Ibanez – e sposta Robinson Cano al n. 3. Showalter inverte Davis e Jones, sposta Machado fino al n. 6 e manda in panca Jim Thome; Lew Ford è il DH titolare nonostante i numeri (64 OPS+ in stagione) suggeriscano ben altro.
Jason Hammel incrocia nuovamente Sabathia nel rematch del primo atto; per vedere il primo baserunner bisogna attendere la quarta ripresa con il singolo di McLouth. I padroni di casa rompono il perfect game di Hammel nel quinto e nel giro di qualche minuto rompono anche l’equilibrio del match. Mark Teixeira, autore del leadoff single, ruba – a sorpresa – la seconda base e segna agevolmente sulla valida di Ibanez; il DP di Swisher rende vana la hit di Granderson.
La svolta del match nel sesto inning: nella parte alta, con 2 out, McLouth spedisce profonda la fastball di Sabathia ma la pallina “sfiora” solamente il foul pole di destra. Le immagini rallentante sembrano evidenziare il contatto, ma gli umpires non cambiano la chiamata iniziale e il tutto si chiude con un nulla di fatto. I padroni di casa, scampato il pericolo, allungano grazie al doppio di Ichiro che spinge a casa Jeter.
Con Sabathia, in pieno controllo, e il doppio vantaggio le sorti del match sembrano segnate: ancora di più nel settimo, quando Curtis Granderson si sblocca e piazza il solo-shot del 3-0. Per l’esterno ex-Tigers si tratta solamente della terza valida – in 19 AB – in questa post season e della prima XBH della serie.
Nell’ottavo Baltimore mette il punto del pareggio in seconda ma viene tradita prima da McLouth -probabilmente il migliore dei suoi – e poi da Hardy, l’eroe di gara-4. Di Lew Ford il singolo della bandiera che evita lo shutout ma non la sconfitta degli Orioles: pesantissimo lo 3/22 RISP di Baltimore nelle tre sfide finali allo Yankee Stadium.
La serie si chiude, dunque, come da pronostico anche se il suo andamento è stato tutt’altro che prevedibile: personalmente mai avrei pensato ad una supremazia tale dei due parchi lanciatori che hanno relegato gli hitters al ruolo di spettatori, o quasi. E come detto in precedenza, è giusto che a vincere sia stata la squadra che ha schierato il miglior pitcher.
Per gli Orioles, che sono andati a una salvezza dal vincere la serie, un brusco risveglio dopo una regular season giocata sempre al di sopra dei propri standard. Bissare l’accesso ai playoff, il prossimo anno, sarà impresa tutt’altro che agevole.
Ragioniere, classe 1983, ho iniziato a scrivere per la redazione MLB di PlayItUsa nel 2009: tifo Atlanta Braves, adoro Oasis e Pearl Jam, oltre naturalmente al prosecco.