Tradizione contro innovazione. La squadra più ricca e vincente della storia contro il team underdog. Davide contro Golia. Chiamatela come volete, ma la sfida tra New York Yankees e Baltimore Orioles difficilmente può essere inquadrata in un’ottica diversa da quella classica che contrappone la corazzata, costruita per vincere, e la squadra qualificata quasi per caso su cui nessuno è pronto a scommettere.
In effetti le possibilità che i due team si trovassero di fronte in un match di post season erano, ad inizio stagione, pressoché nulle: della entusiasmante cavalcata della franchigia del Maryland ho già scritto circa un mese fa e anche se lo sgambetto nella regular season non si è concretizzato la possibilità del colpo grosso per gli Orioles è indubbiamente ghiotta, dopo la convincete vittoria contro Texas – reduce da due viaggi consecutivi alle WS – nello spareggio di venerdì notte.
Gara-1: nel segno di C.C. Sabathia
È la pioggia a farla da padrona al momento di scendere in campo a Camden Yards: l’attesa di oltre due ore non può infastidire una città che aspettava il baseball nel mese di ottobre dal 1997, quando Cleveland sconfisse i padroni di casa al termine di una drammatica gara-6 grazie al fuoricampo di Tony Fernandez – .399 sgl. in carriera – contro Armando Benitez dopo 10 riprese senza punti.
Ma è un altro il precedente che tutti i tifosi degli Orioles hanno in mente quando, in apertura di match, è Derek Jeter a presentarsi nel box si battuta; il capitano di New York, infatti, è insieme a Joe Girardi e Andy Pettitte – il partente di gara-2 – uno dei tre reduci del famoso match in cui il giovanissimo tifoso Jeff Maier “aiutò” l’HR dello stesso Jeter nelle Championship Series del 1996.
Jason Hammel, il partente dei padroni di casa, quel giorno aveva 14 anni: non lancia dall’undici settembre – 3.2 innings contro Tampa Bay – e la ruggine si fa vedere immediatamente. Jeter (singolo) e Ichiro (doppio) mettono a referto il primo punto del match dopo appena 10 lanci; l’esterno giapponese si fa ingolosire dall’opportunità di incrementare il vantaggio e si fa cogliere rubando da Matt Wieters, che spare un missile in terza per il tag di Manny Machado, uno che andava ancora all’asilo all’epoca della famosa gara-1 del 1996.
La ripresa si chiude senza ulteriori danni per Baltimore, e Sabathia – reduce da un’ottima seconda parte di stagione – fa il suo debutto in questa post season: l’inizio è promettente, i primi sei out si chiudono in un amen (21 lanci) e la sensazione è che l’1-0 sia un margine sufficiente per gli ospiti per imporsi nell’opener. Nella parte bassa del terzo, però, le cose cambiano rapidamente.
Chris Davis e Lew Ford hanno bisogno di appena tre lanci per mettere a referto le prime valide di Baltimore; Robert Andino si sacrifica e fa avanzare i compagni preparando la scena per Nate McLouth, colui che non più tardi di 12 mesi fa sembrava un ex giocatore e che nel Maryland si è trasformato. Il suo singolo a destra manda a casa entrambi i compagni, ma J.J. Hardy spreca l’occasione di allungare battendo in un sanguinoso doppio gioco che chiude il primo terzo di match.
Gli Yankees e Sabathia si ritrovano sotto, ma il pitcher californiano ha appena 30 lanci e c’è odore di complete game: come vedremo l’obiettivo non verrà centrato per pochissimo. I suoi compagni, nel frattempo, lo tolgono immediatamente dalla scomoda posizione di pitcher perdente, sfruttando a dovere due walks concesse da Hammel nella parte alta del quinto. Anche in questo caso, però, come in precedenza gli ospiti perdono un corridore tra le basi: Mark Teixeira, autore dell’RBI-single, prova ad arrivare in seconda ma viene eliminato dalla coppia Davis-Hardy.
Il punteggio è ancora fermo sul 2 a 2 quando, nella parte bassa del quinto sono i padroni di casa ad avere una buona occasione per ritornare avanti: è ancora una volta la parte bassa del lineup a inquadrare il partente degli Yankees, mettendo gli uomini agli angoli con un solo out. Nel box di battuta torna McLouth che lavora il conto pieno ma si blocca sul più bello, lasciando passare il terzo strike senza neanche girare la mazza.
Nel sesto entrambe le squadre mettono due battitori in base con 2 out ma Granderson e Davis si eliminano a vicenda: spettacolare, in particolare, la presa dell’esterno destro degli Orioles sulla battuta in foul del mancino degli Yankees contro Troy Patton, subentrato a Hammel (115 lanci). La ripresa successiva sono ancora gli ospiti a non concretizzare un’ottima opportunità: Russell Martin e Raul Ibanez conquistano due BB che costringono Buck Showalter – ex di turno – ad affidarsi a Darren O’Day. Girardi, inspiegabilmente, chiama il bunt a Jeter, mettendo due uomini in posizione punto – con un solo eliminato – per Ichiro; l’esterno ex Seattle gira sul conto di 1-2 una grounder che Andino rispedisce al proprio catcher che può eliminare comodamente Martin. Lo SO di Alex Rodriguez – che chiuderà 0/4 con 3 K – libera dall’apnea il pubblico dell’Oriole Park.
Non succede più nulla fino al nono, anche se Baltimore spreca il leadoff double di JJ Hardy nell’ottavo subendo 3 out in appena 11 lanci; nonostante la non-save situation il manager di Baltimore manda sul monte Jim Johnson, il closer All Star reduce da 51 salvezze in stagione, nuovo record di franchigia. È la mossa giusta, per tutta la stagione il bullpen degli Orioles ha trascinato la squadra e sfruttare al massimo il proprio reparto migliore è la scelta logica. Eppure, sul più bello, il giocattolo – praticamente perfetto per sei mesi – si rompe.
Martin gela il pubblico di casa con il fuoricampo del vantaggio; Johnson va in confusione e concede tre singoli consecutivi che portano il punteggio sul 4-2. Dopo la visita del pitching staff arriva il K su Rodriguez che sembra poter limitare i danni; non è dello stesso avviso Robinson Cano, che riscatta un brutto match battendo il doppio a sinistra che manda a casa altri due compagni. L’errore di Hardy fa avanzare il 2B newyorkese in terza, da dove segnerà comodamente dopo la sac-fly di Nick Swisher contro Tommy Hunter.
Il passivo di 7-2 è troppo pesante per una rimonta: il 2-out double di Lew Ford – 2/4 come Chris Davis – serve solo ad negare il complete game a Sabathia; l’ultimo out che fa calare il sipario sul match lo mette a segno David Robertson.
Gara-2: 1-run game, trionfa sempre Baltimore
Andy Pettitte – preferito a Kuroda – sfida il pitcher esordiente Wei-Yin Chen in quello che poteva essere un interessante derby asiatico: Joe Girardi per non affaticare ulteriormente il suo pitcher giapponese si affida all’esperienza di Pettitte, alla ricerca della ventesima vittoria nella post season.
A Camden Yard c’è il pubblico delle grandi occasioni, il rischio di dover attendere molti anni per un’altra gara di playoff fa il suo effetto: pronti via e gli Yankees colpiscono a freddo per il secondo giorno consecutivo. Il singolo di Jeter e l’errore di Reynolds mettono due corridori in base ma la linea di A-Rod è preda di Andino che doppia Jeter; il peggio sembra passato ma il gran doppio di Cano lunga la linea di destra manda a casa l’ex Mariners, che con una magia evita il tag di Wieters dopo la buona assistenza della difesa.
Non succede nulla fino al terzo: gli ospiti ci provano nella parte alta ma Cano, con 2 on e 2 out, si fa eliminare dopo una debole grounder. La svolta del match arriva qualche minuto dopo: gli out di Thome e Machado – 8 outs in fila per Pettite per iniziare il match – sembrano il preludio ad un’altra ripresa agevole. Venti lanci dopo, invece, i padroni di casa ribaltano il risultato grazie ai singoli di Andino, McLouth, Davis (2 RBI) e Jones, intervallati dalla BB di Hardy che riempie le basi per il RF degli Orioles.
La risposta di New York non si fa attendere: la valida di Granderson riempie le basi con un solo out ma Nunez (pop out) e Jeter non fanno male al pitcher taiwanese che esce indenne da una situazione intricata.
Per vedere la prossima valida bisogna attendere la parte bassa del sesto, dopo che tre errori delle difese non avevano arrecato danno ai due lanciatori; la prima base hit di questa post season – Wild Card compresa – di Matt Wieters è un doppio al centro, che diventa il punto del 3-1 quando la rimbalzante di Mark Reynolds trova il buco a destra.
L’inning successivo Eduardo Nunez e Derek Jeter si riscattano dopo la grossa occasione sprecata in precedenza costruendo il punto del 3-2; il force-out di Ichiro segna la fine del match di Chen, che viene rilevato da O’Day. Il compito del sidearm è di eliminare Alex Rodriguez, missione che il pitcher della Florida esegue alla perfezione con un fondamentale SO; il valzer dei rilievi porta sul monte Brian Matusz che regala la BB intenzionale a Cano ma, dopo un wild pitch che mette il punto del pareggio in terza, elimina Nick Swisher con una comoda flyball a sinistra e chiude la ripresa.
La partita si chiude in pratica in quel momento: nel finale non succede più nulla, c’è solo spazio per la seconda apparizione – in altrettanti giorni – di Jim Johnson. Il closer degli Orioles questa volta non tradisce e dopo i due out veloci di Jeter e Ichiro chiude alla grande rifilando il quinto K di questi playoff a A-Rod.
Con questa vittoria gli Orioles, in stagione, ora sono 76-0 quando sono in vantaggio dopo sette innings.
Al giro di boa della serie le due squadre si trovano di fronte a qualche interrogativo imprevisto: Baltimore ha visto cadere qualche sicurezza del proprio bullpen, il reparto che maggiormente aveva fatto le fortune della squadra in questa stagione.
Qualche preoccupazione anche in casa Yankees, dove pesano le tante occasioni perse, complici lo slump di Rodriguez e qualche errore di baserunning.
La sensazione è che New York rimanga favorita, grazie in particolare ad un lineup che ha già dimostrato – nonostante le difficoltà di qualche giocatore – di poter colpire in qualsiasi momento. Il match-up di gara-3 favorisce, sulla carta, gli Yankees che in caso di vittoria molto difficilmente si lasceranno scappare due match point casalinghi.
Ragioniere, classe 1983, ho iniziato a scrivere per la redazione MLB di PlayItUsa nel 2009: tifo Atlanta Braves, adoro Oasis e Pearl Jam, oltre naturalmente al prosecco.