Goodbye Atlanta.

Dal 2010 i Braves avevano vinto tutte le 23 partite giocate con Kris Medlen come starter. La fine della striscia vincente arriva nel peggiore dei modi: Atlanta è la prima squadra a provare che cosa significhi uscire dalla Post-season in una partita secca, assaporando il sapore amaro di una sconfitta senza possibilità di appello nella prima Wild card game della storia.

La storia sembrava essere dalla parte dei Braves: 94 vittorie nella Regular season contro le 88 dei Cardinals, un finale di stagione di alto livello (7 vittorie nelle ultime 10 partite), Chipper Jones motivatissimo ad allungare quanto più possibile la sua ultima corsa alla vittoria finale dopo una grande stagione. E la garanzia di avere sul monte di lancio un vero asso, l’ultimo e degnissimo erede della grande dinastia di pitchers della squadra della Georgia.

Sugli spalti oltre 52 mila tifosi molto “caldi” accorsi al Turner Field, ansiosi di poter scacciare via definitivamente lo spettro di quel finale di stagione 2011 da incubo, quell’ultima notte di “follia” sportiva e il “collasso” che hanno segnato uno dei momenti più dolorosi per i Braves.

I Cardinals partivano innegabilmente senza i favori del pronostico e il parere di molti esperti, tecnici e giornalisti del settore, era che la squadra di St.Louis fosse la “cenerentola” tra le 10 giunte fin qui.

Tra corsi e ricorsi, dovremmo tutti ricordare, però, che fu proprio a danno di Atlanta che, lo scorso anno, la squadra del Missouri fu capace di acciuffare all’ultimo tuffo la Wild card della National League, dando il via ad un cammino che li portò fino alla vittoria delle World Series dopo essere arrivati a più riprese ad un passo dal baratro.

Che questo serva da lezione: mai dare i Cardinals per spacciati.

In fondo si tratta di una squadra molto ben congegnata, con un line-up capace di grandi cose, qualcuno lo definisce il più simile a quello di un team di American League, un monte di lancio che, con i partenti Kyle Lohse (starting pitcher contro i Braves), Adam Wainwright, Jake Westbrook, Jaime Garcia, Lance Lynn ed il ritrovato Chris Carpenter, ed un closer della statura di Jason Motte (il resto del bullpen, qualcuno osserverà, non è tra i migliori sulla piazza, con degnissime eccezioni), non può che far paura a qualunque avversario.

La serata era iniziata come da copione per Medlen. Tre inning di grandissima qualità sembravano fare da prologo ad un film già visto. Con un sussulto, per la verità, al secondo inning quando una lunghissima volata di Yadier Molina, destinata probabilmente ad uscire dal campo, ha messo in luce le grandi qualità di Jason Heyward, autore di una presa spettacolare, per giunta resa ancor più complessa dal sole. Ma, nel complesso, niente di più e niente di meno del lanciatore dominante che è stato capace, da luglio in poi, di far registrare un record di 9 vittorie e nessuna sconfitta, con un ERA di 0.97.

Poi, al quarto inning, accade l’imponderabile. Con Carlos Beltran in prima su un singolo a destra, da una palla battuta da Matt Holliday verso Chipper Jones che poteva avviare un double play di routine arriva l’errore che non ti aspetti: un brutto lancio verso seconda che finisce alto sopra la testa di Dan Uggla. Con Beltran in terza, il doppio di Allen Craig porta a casa il primo punto dei Cardinals. Molina e David Freese con, rispettivamente, una rimbalzante per il secondo out ed una volata di sacrificio, ribaltano il 2-0 maturato al secondo inning su un fuoricampo da due punti di David Ross con due out.

E’ 3 a 2.

Al sesto, un solo homer di Matt Holliday consolida il vantaggio di St.Louis.

Ma è al settimo che i Redbirds piazzano il break decisivo. Un errore di Uggla in apertura di inning propizia l’arrivo fino in seconda base di David Freese, sostituito poi da Adron Chambers in qualità di pinch-runner. Un bunt di sacrificio di Daniel Descalso porta Chambers in terza.

È la fine della partita di Kris Medlen.

Un errore di Andrelton Simmons ed un singolo di Matt Carpenter, subentrato a Lance Lynn, favoriscono le segnature di Chambers e Kozma. Il vantaggio dei Cardinals è ora di 6 a 2.

Nella parte bassa del settimo, Atlanta accorcia le distanze. Jose Constanza, in terza su un triplo al centro, viene portato a casa da Michael Bourn. 6 a 3.

L’ottavo attacco di Atlanta sarà decisivo per le sorti del match. Con David Ross in prima e Uggla in seconda, un eliminato, il pop di Simmons, una lenta fly-ball tra interbase ed esterno sinistro, induce l’arbitro di campo sinistro, Sam Holbrook, a chiamare la “Infield fly rule”. La palla cade su una incomprensione tra Kozma e Holliday, con il primo colpevole di una giocata tutt’altro che limpida. Per regola Simmons è out. Scoppiano le proteste per una decisione viziata, secondo lo staff di Atlanta e i tifosi scatenati sugli spalti, da una interpretazione da parte dell’arbitro che non ha tenuto conto della difficoltà di una giocata difensiva non propriamente agevole. Ricordiamo che, nella regola della Infield fly, si parla esplicitamente di situazioni nelle quali la palla possa essere presa al volo con uno “sforzo ordinario”. Se la giocata incriminata potesse essere definita un’azione richiedente uno sforzo ordinario, è difficile da valutarsi. Come contributo al dibattito, il sottoscritto ritiene la chiamata arbitrale corretta. Opinione, credo di poter ritenere, non molto popolare.

Ciò che è certo è che i tifosi dei Braves non sono di questo avviso. Scoppia l’inferno. A seguito di un copioso lancio di oggetti da parte dei supporters infuriati, la partita viene interrotta per ben 19 minuti.

Alla ripresa, l’inning terminerà senza ulteriori danni per gli uomini di manager Mike Matheny.

Accadrà poco altro prima della fine della partita, il cui punteggio rimarrà invariato sul 6 a 3.

Al nono, l’ultimo attacco di Atlanta vedrà Chipper Jones (1 su 5) mettere a segno l’ultima valida di una carriera da Hall of Fame.

Alla fine le valide saranno 12 contro 6 per la squadra di Fredi Gonzalez, penalizzata fortemente da una difesa fallosa (alla fine, 3 errori).

Da sottolineare, per i Cardinals, le prestazioni di Matt Holliday (2 su 3, 2 punti segnati, 1 fuoricampo, 1 RBI), Allen Craig (2 su 4, 1 punto segnato, 1 RBI), oltre alla discreta prestazione del lanciatore partente Kyle Lohse (5.2 IP, 6 valide concesse, 2 punti entrambi guadagnati su di lui, 1 base su ball, 6 K, 1 home-run) risultato pitcher vincente. Salvezza firmata Jason Motte (1.1 IP, 2 valide, nessun punto concesso, 1 base ball, 1 strike-out).

Sul versante Braves da segnalare il 3 su 4 di Freddie Freeman; 3 su 4 anche per David Ross, autore anche di un fuoricampo e di 2 RBI. Per Medlen, lanciatore perdente, un ruolino di 6.1 riprese lanciate, 3 valide, 5 punti concessi di cui 2 guadagnati, 4 K e nessuna base su ball. Peccato che in questa Post-season non potremo più vedere in azione Craig Kimbrel, il closer di Atlanta, uno dei migliori sulla piazza, anche ieri sera autore di una prestazione all’altezza del suo nome.

Per St.Louis adesso ci sarà lo scoglio Washington Nationals, la miglior squadra della Regular season con 98 vittorie, con gara 1 della NLDS prevista per domenica 7 alle ore 3 PM ET (le 21 da noi).

Sulla carta Bryce Harper & co. dovrebbero essere favoriti. Ma, come abbiamo potuto ben vedere in questo primo scorcio di Playoffs, il Baseball sa essere imprevedibile come poche altre discipline.

3 thoughts on “NL Wild Card: Cardinals avanti, Atlanta indietro

  1. Bell’articolo anche se non sono d’accordo sul fatto che la chiamata dell’infield fly fosse corretta. La regola parla chiaramente di “giocata ordinaria”. A me onestamente non è parsa una giocata di routine. il difensore ha dovuto fare 10 metri all’indietro per poter mettersi sotto la palla. Tra l’altro la regola è stata inserita per evitare che la difesa su un pop semplice nell’infield non abbia la possibilità di un doppio gioco facile e quella di ieri sera non mi pareva la situazione descritta. Per il resto buoni playoff a tutti!

  2. Il concetto di “giocata ordinaria” è talmente soggettivo, o comunque di difficile interpretazione, da rendere una situazione come quella verificatasi venerdì assai controversa. Penso sia molto complicato poter determinare che si sia trattato di un errore di chiamata arbitrale, così come è praticamente indimostrabile il contrario. Nell’articolo ho voluto “provocatoriamente” prendere posizione, anche per stimolare il dibattito e creare un terreno di confronto tra gli appassionati.
    L’assunto secondo il quale la presa avrebbe richiesto uno “sforzo ordinario”, parte dalla constatazione che, per quanto Kozma sia dovuto arretrare, era arrivato ad essere in posizione per poter effettuare la giocata senza eccessive difficoltà. Infatti, passano diversi attimi tra il momento in cui l’interbase decide di spostarsi per lasciare la palla a Holliday e la caduta a terra della palla.Fosse stata effettuata la presa da Kozma, avrebbe avuto la teorica possibilità di dare il via ad una azione di doppio gioco 6-5-4 che, pur molto difficile, non sarebbe stata affatto impossibile.
    La “tesi” del campo esterno è difficilmente sostenibile, in quanto il regolamento non definisce i confini del campo interno. Normalmente si pensa all’infield come all’area in terra, quella sorta di quarto di cerchio esterno alla linea delle basi. Ma è solo una convenzione. Per questo motivo il regolamento disciplina la Infield fly come una giocata che coinvolge uno dei difensori di campo interno, anziché dare una dimensione di collocazione territoriale o direzione della battuta.

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