Andy Pettitte ha legato in maniera indissolubile il suo nome alla casacca degli Yankees, squadra che gli ha permesso di esordire in MLB nel 1995 e con cui ha disputato 13 delle sue 16 stagioni da professionista. Nel febbraio 2011, dopo un’ottima stagione da 11-3 e 3.28 ERA, aveva annunciato di voler concludere la propria carriera finchè era ancora al top. Pettitte è stato senza dubbio un ottimo lanciatore, forse uno dei migliori mancini della sua generazione, come testimoniano le 240 vittorie ottenute in carriera, le 5 world series vinte e i 3 all-star gamedisputati; ma, considerando gli innumerevoli campioni che gli Yankees hanno avuto nella loro storia, è riuscito ad essere amato dai tifosi addirittura più di quanto il suo valore meritasse. Come mai?
Forse perchè è terzo per vittorie nella classifica all-time della franchigia o forse perchè fa parte dei core four (insieme a Jeter, Posada e Rivera) che hanno accompagnato la squadra dell’era Torre all’inizio di quella Girardi. Ma probabilmente è per la sua capacità di essere dominante negli incontri decisivi, soprattutto in ottobre, visto che detiene il record di ogni epoca per vittorie nei playoff con 19. Per questo tutti sono stati contenti a New York quando a marzo Andy ha deciso di tornare, firmando un contratto da 2,5 milioni di dollari. Lo stesso GM Brian Cashman ha commentato così la notizia durante lo spring training: “Come puoi non dire si a questa opportunità”. Pettitte infatti era stato invitato al camp come istruttore, ma una volta lì si è reso conto che aveva ancora voglia di mettersi in gioco e che poteva ancora dire la sua. Dopo due mesi di preparazione passati nelle minors, il 13 maggio Pettitte è tornato finalmente sul monte in MLB per affrontare i Mariners, diventando a 39 anni il più vecchio a lanciare per gli Yankees da quando Roger Clemens lo fece a 45 anni nel 2007. Poco importa se Seattle ha vinto 6-2, se Pettitte ha concesso 4 punti in 6.1 inning e se alla fine è risultato il lanciatore perdente.
Ciò che importa è il suo ritorno, che apre nuove possibilità alla rotation di Girardi, che ora può contare su un altro pitcher di sicura affidabilità. Infondo, nonostante la sconfitta, la prestazione del mancino da Baton Rouge non è stata negativa, come confermano le parole a fine match del manager Joe Girardi: “Penso sia andato bene. Se si guardano i primi 5 inning ha concesso praticamente solo l’home run, ma ha provocato molti ground out. Ha usato bene tutti i lanci, poi nel sesto è stato toccato duro, ma ci ha portato fino al settimo e questo è buono”. Derek Jeter, compagno di vecchia data sembra essere dello stesso avviso: “Ha fatto esattamente ciò che ci aspettavamo facesse. Hanno battuto un paio di home run, ma a parte questo ha giocato bene, lanciato strike e si è tolto da un paio di situazioni complicate”. Infine è lui stesso ad esprimere un giudizio sulla sua prestazione: “Ovviamente sono dispiaciuto per la sconfitta. I ragazzi mi hanno dato un’occasione per rientrare in partita segnando un punto, ma poi sono tornato sul monte ed ho concesso un home run da due punti. Non puoi permettertelo. Sono stato prudente con qualche lancio e l’ho pagato”. Pettitte ha poi concluso con una riflessione sul suo rientro, mostrando la sua voglia di incrementare il numero delle sue vittorie in post-season: “Misurerò se è stato un ritorno positivo o meno alla fine di ottobre quando mi auguro che saremo dove vogliamo essere”.