Questa settimana concentriamo il nostro focus su Matt Cain che ha firmato da appena un mese il rinnovo di contratto che ha battuto il record di Kevin Brown per quanto riguarda i lanciatori destri.
I San Francisco Giants, unica squadra in cui il buon Matt abbia mai giocato a livello professionistico, gli garantiranno la bellezza di 112 milioni e mezzo di dollari garantiti per le cinque stagioni che vanno dal 2013 al 2017, con una complicatissima serie di opzioni che riguardano il 2018 (automatica a 21 milioni se starà sano nel 2017, opzione per il club se invece visiterà la DL per problemi a spalla o gomito con un buy out di 7,5 milioni).
Ma, se questo è il futuro di Cain, può risultare interessante vedere come il ragazzone dell’Alabama (1,91 per 107 kg) sia riuscito ad ottenere il contratto che tutti sognano e la sicurezza economica che ne deriva.
Cain viene scelto dai Giants al primo giro (25° assoluto) del Draft 2002 ed esordisce sul finire della stagione 2005, quando, nemmeno ventunenne, è il secondo pitcher più giovane a calcare le scene MLB del momento, dietro Felix Hernandez dei Mariners.
Le sette partenze che gli vengono concesse vengono sfruttate al meglio da Cain che impressiona tutti con i suoi numeri: ERA 2.33, 30 SO in 46 inning e 1/3, tenendo gli avversari ad un misero .151 di media battuta e lanciando già un complete game.
Coach Alou lo conferma in rotazione nel 2006 come quarto partente: per Cain è la classica stagione di adattamento dove al rookie manca la continuità di risultati e i suoi numeri di fine stagione lo dimostrano: una ERA di 4.15 non è lusinghiera ma Cain mostra a tratti quello di cui può essere capace come il one-hitter contro gli A’s e, con un fine stagione da urlo, guadagna il quinto posto nel Rookie of the year.
Le due stagioni seguenti (2007-2008) sono molto simili tra di loro: Cain trova continuità ed abbassa la propria ERA di mezzo punto (3.65 nel 2007, 3.76 nel 2008) ma perde molte partite perché riceve un supporto dal proprio attacco che rasenta il ridicolo e questo in entrambe le stagioni.
Vista l’aria che tira, Matt si mette in proprio e, per aiutare la propria causa, batte i suoi primi home run, due per stagione.
Il 2009 è l’anno della definitiva consacrazione, anche se l’ombra di Lincecum (Cy Young sia nel 2008 che nel 2009) ne impedisce la consacrazione ad asso della rotazione dei Giants; di certo, un numero 2 così è un privilegio assoluto.
Cain taglia quasi un punto di ERA (2.89) e viene chiamato per la prima volta all’ All Star Game, che purtroppo non giocherà per un piccolo infortunio; in ogni caso, si dimostra uno dei migliori pitcher che ci siano in circolazione.
Ed arriviamo al fatidico 2010; i Giants raggiungono finalmente la post season e Cain, già ottimo in regular season (ERA 3.14 con 177 SO e 223 IP), affronta l’esame di maturità passandolo a pieni voti e bacio accademico.
In 21.1 innings, distribuiti su 3 partenze, Cain non concede nulla agli avversari (ERA 0.00, entra solo un unearned run contro di lui), dimostrando al mondo che il suo braccione non trema di fronte ai grossi traguardi e contribuendo in maniera decisiva alla conquista delle World Series da parte dei suoi Giants.
Con l’anello al dito, colui che adesso è noto come “Big game Cain” offre alla sua squadra un’altra ottima stagione nel 2011, anche se i Giants regrediscono alle abitudini precedenti alla fantastica campagna del 2010: una ERA di 2.88 lo riporta nella top ten NL, oltre a rappresentare la sua migliore prestazione di sempre.
Viene di nuovo convocato per l’All Star Game.
Ma è la continuità il marchio di fabbrica di questo bravissimo pitcher: dal 2007 ad oggi ha sempre lanciato più di 200 innings a stagione, dimostrando una solidità fisica invidiabile, specialmente per un pitcher.
Pur non essendo considerato uno strike out pitcher, il minimo registrato è stato di 163 (nel 2007) mentre nel 2008 si è avvicinato alla soglia dei 200 con il suo massimo in carriera di 189.
Negli ultimi due anni, Cain è stato nella top ten NL in WHIP e in Batting Average Against.
Tutto ciò è stato ottenuto con l’arsenale tipico a quattro lanci del pitcher classico: una 4 seam fastball che viaggia attualmente a 90-92 mph è il lancio principale , alternato con una slider e una changeup leggermente più lente (smediamente sugli 85 mph).
Cain riserva maggiormente la slider ai battitori destri ed il cambio ai mancini, non disdegnando una buona curveball (equamente divisa tra destri e sinistri) quando uno dei due lanci non funziona troppo.
In ogni caso, è la changeup che viene universalmente riconosciuta come il lancio migliore dopo la fastball.
La sua bravura risiede nell’imprevedibilità dei suoi lanci, difficilmente riconoscibili l’uno dall’altro in partenza, dote che, con la crescente esperienza e la conseguente maggiore bravura nell’impostarne la sequenza, porta i battitori avversari a frequenti swing and miss.
Altra caratteristica di Cain è la sua capacità di provocare contatti deboli sulle battute avversarie; per esempio, dal 2006 Cain è quarto in MLB in infield flyball tra i pitcher con almeno 1000 IP.
Al momento del contratto, qualche voce contraria si è alzata a sostenere che tutti quei soldi erano troppi per un pitcher che mai sinora ha superato l’ottavo posto nella classifica del Cy Young; l’assurdità di queste osservazioni rasenta il ridicolo, considerando i criteri (antiquati a dir poco) che si tengono in considerazione per l’assegnazione del premio.
Basti ricordare l’importanza che viene data alle vittorie ottenute in stagione, uno dei dati più inadeguati per descrivere la bravura di un pitcher, per screditare qualsiasi obiezione nasca da questo dato.
Non a caso Cain non ha mai brillato, visto che ha sempre giocato con i Giants che da anni soffrono di una sterilità offensiva congenita e che la malattia si acuiva puntualmente con Cain sul monte, storicamente affetto da mancanza di run support.
Passando a dati più seri, i sabermetrici più estremi hanno fatto notare che la sua xFIP (4.26) è un punto più alta rispetta alla sua ERA in carriera (3.37), prevedendo un suo regresso verso livelli più normali di rendimento.
Nel 2011 però Cain ha dimezzato gli home run subiti (HR/9 0.37) inducendo più del 40% di groundball per la prima volta in carriera e, più in generale, risultando certamente un pitcher contro cui qualsiasi attacco fatica a segnare.
Prevedere il futuro di un pitcher è impresa difficilissima e spesso le statistiche hanno molte chiavi di lettura; a mio avviso, Cain è uno dei migliori pitcher di tutta la MLB ed è ancora molto giovane, essendo un ’84.
La solidità fisica dimostrata sinora offre discrete garanzie e, allo spirare del contratto, Cain avrà 33 anni, età nella quale molti pitcher hanno ancora diversa benzina nel serbatoio; pur concedendogli una regressione delle sue stats future ci sembra che i Giants abbiano pagato il giusto prezzo di mercato per un top pitcher del livello di Cain che, da parte sua, li sta ringraziando con un inizio di stagione assolutamente brillante.
E’ un contratto da numero 1 in rotazione ma Cain è un numero 1 più che legittimo, visto che negli ultimi due anni e soprattutto in questo inizio di stagione sta lanciando meglio di Lincecum; lo sanno bene a S.Francisco, pur scottati sui contratti long term dalle brutte esperienze di Zito e Rowand, ma stavolta i soldi su Cain sembrano realmente spesi bene