National e American Leagues sempre più simili: ma mentre per raggiungere il pareggio in termini di team bisognerà attendere il 2013 e il trasloco degli Houston Astros nell’AL West, per far emergere la supremazia delle due division ad est è stata sufficiente l’off-season che sta per terminare.
Ovviamente il trio Yankees-Red Sox-Rays, con l’aggiunta dei Blue Jays (squadra interessantissima e con una farm di primo piano), non ha paragoni nelle majors, ma la crescita di Marlins e, soprattutto, Nationals alza notevolmente l’asticella della sfida in quella che è legittimo considerare come la division più qualitativa della National League.
A guidare il gruppo saranno, probabilmente i Philadelphia Phillies, che andranno a caccia del loro sesto titolo divisionale consecutivo: missione, sulla carta, ampiamente alla portata ma non così scontata come, ad esempio, lo scorso anno. Dopo sei stagioni lontane dalla Pennsylvania ritorna Jim Thome, con un ruolo tutt’altro che marginale visto l’infortunio di Ryan Howard.
A contendere loro il primato ci saranno come al solito gli Atlanta Braves, reduci da una stagione da 89 vittorie culminata nel ben noto crollo nel mese di settembre che compromise l’accesso ai playoff: l’attacco, come vedremo, ha ampie possibilità di riscattarsi rispetto ad un 2011 sottotono. Toccherà a Julio Teheran continuare la tradizione che vede i Braves piazzare una matricola sul podio del RoY da quattro stagioni consecutive (cinque considerando anche il sesto posto di Y. Escobar nel 2007).
Autentica mina vagante della division, ma forse non ancora all’altezza di combattere per il vertice, è la franchigia della capitale, che si presenta ai nastri di partenza con un lineup potenzialmente devastante e una rotazione stravolta rispetto al passato. Riflettori puntati, manco a dirlo, su Bryce Harper.
Coltivano ambizioni di alta classifica anche i Marlins, al termine di un inverno ricchissimo di movimenti e novità: sono cambiati il nome, lo stadio, il logo e le divise, ma soprattutto è variata la gestione economica del proprietario Jeff Loria che dopo anni di parsimonia ha iniziato a spendere con decisione in questo inverno.
Completano il quadro i New York Mets che, complici una situazione economica complessa, hanno recitato un ruolo da spettatori in questa off-season, puntando giustamente su un rifondazione da far iniziare alla scadenza di un paio di contratti pesanti. Per il momento, a trarre i maggiori profitti da questa decisione, è il farm system che a differenza di alcune stagioni fa, ora può contare su alcuni nomi decisamente interessanti.
Senza ulteriori indugi, ecco la situazione nel dettaglio.
Atlanta Braves
Movimenti di mercato
Squadra che vince non si cambia, devono aver pensato in Georgia. Il problema è che il 2011 non si è chiuso propriamente in maniera vincente, anzi. In realtà, con un budget a disposizione piuttosto limitato e una squadra che sulla carta rimane competitiva, c’erano ben pochi motivi per Frank Wren di mettere mano al portafogli.
In uscita vanno segnalati gli addii di Derek Lowe, finito a Cleveland con 2/3 dello stipendio pagato nel più classico dei salary-dump, Alex Gonzalez, Brooks Conrad, Nate McLouth, Joe Mather, George Sherrill e Scott Linebrink. Non c’è da strapparsi i capelli, come si può vedere.
Discorso analogo per quanto riguarda i movimenti in entrata, che si limitano ai ritorni di Eric Hinske e Jack Wilson; si aggiungono a Chris Jones, LHP arrivato dagli Indians in cambio di Lowe, Robert Fish, scelto nel rule-5 draft, Peter Moylan, Adam Russell e Drew Sutton.
Tanti rumors, ma di niente di concreto, attorno ai nomi di Jair Jurrjens e Martin Prado, anche se il primo potrebbe ancora lasciare la squadra in quest’ultimo mese prima dell’Opening Day, nonostante rischi di esserne il partente, visti guai fisici di Tim Hudson e Tommy Hanson. La mancanza di offerte all’altezza e, in maggior misura, le incertezze fisiche appena citate, hanno fatto si che l’ex-Tigers alla fine non sia partito, anche se le promozioni di Teheran e Delgado dovrebbero rendere il reparto piuttosto affollato durante l’estate.
Detto di Hudson, che salterà almeno il primo mese di stagione recuperando dall’intervento alla schiena, il resto della rotazione vedrà alternarsi il già citato Hanson, Brandon Beachy e Mike Minor, con Kris Medlen e i due rookies a dividersi le partenze di aprile durante l’assenza del compagno. Profondità notevole, quindi, e al netto di grossi infortuni il rendimento dello scorso anno, che ha visto il reparto come uno dei migliori in N.L., dovrebbe essere garantito.
Di primissimo livello anche il bullpen, probabilmente il migliore in tutta la MLB: confermatissimo il blocco O’Flaherty-Venters-Kimbrel, con quest’ultimo che ha spazzato via i dubbi dei più scettici con una stagione monstre da 46 saves e 127 SO in 77 innings conclusa con la nomina unanime di Rookie of the Year. Cristhian Martinez, Anthony Varvaro, Cory Gearrin, Arodys Vizcaino e lo stesso Medlen rappresentano i principali candidati per completare il reparto, con un paio di nomi pronti a salire da Gwinnett durante l’anno.
Sostanzialmente invariato il lineup, con l’esordiente Tyler Pastornicky che prenderà il posto di Alex Gonzalez: offensivamente la squadra dovrebbe trarne benefici, mentre rimangono parecchi dubbi sulla difesa del prospetto ex-Toronto, specialmente rapportata a quella nel nuovo SS dei Milwaukee Brewers. Un infield, completato da Chipper Jones, Dan Uggla e Freddie Freeman, destinato quindi a non brillare dal punto di vista difensivo: i tanti groundballer del team sono avvisati.
Dietro al piatto ci sarà Brian McCann, presenza fissa all’ASG e candidato principe per la mazza d’argento in NL; posizioni cristallizzate anche tra gli esterni con il trio Prado-Bourn-Heyward. La difesa non dovrebbe essere un problema, mentre dal punto di vista offensivo sembra lecito attendersi un miglioramento rispetto allo scorso anno, così come per tutto il lineup. L’operato di Larry Parrish, hitting coach cacciato dopo un solo anno di lavoro, non ha convinto; l’arrivo di Greg Walker e l’analisi di alcune advanced stats suggeriscono un discreto ottimismo per la stagione che sta per iniziare.
Uomo chiave
Jason Heyward. È inutile girarci attorno: molte delle fortune dei Braves passano attraverso la stagione del loro miglior giocatore, reduce da una stagione offensivamente disastrosa ma comunque chiusa con 2.2 fWAR. Con un pizzico di fortuna in più, in termini sia di BAbip sia di salute, replicare l’ottimo 2010 non dovrebbe essere un problema.
Pronostico
Secondo posto in classifica con 93 vittorie.
Miami Marlins
Movimenti di mercato
Jeff Loria ha iniziato a spendere: per la prima volta dopo tante stagioni, finalmente, un paio di FA invernali accostati alla franchigia della Florida si sono effettivamente accasati a Miami. È il caso di Jose Reyes, Mark Buehrle e Heath Bell, messi in quest’ordine non a caso: infatti, mentre la firma dello shortstop ex-Mets non può che essere definita ottima, qualche perplessità la destano i due pitchers.
Il partente proveniente dai White Sox garantisce, e non è poco, 200 IP e un’ottima difesa, ma non sembra in grado di spostare gli equilibri della rotazione; dubbi ancora maggiori riguardano il closer, per la natura stessa del ruolo, per le sue cifre in calo e per l’allontanamento da un pitchers’ park come Petco Park.
Chad Gaudin, Wade LeBlanc e Aaron Rowand sono gli altri volti nuovi, anche se il loro apporto difficilmente sarà apprezzabile; non dovrebbe essere il caso di Carlos Zambrano, giunto da Chicago in cambio di Chris Volstad, e alla ricerca di un rilancio di una carriera che appare in stallo da un paio di stagioni. Sarà curioso valutare la sua convivenza nel dugout con altre “teste calde” come Hanley Ramirez e il nuovo manager Ozzie Guillen.
Pochi i movimenti in uscita: difficilmente qualcuno rimpiangerà le partenze di Volstad, Burke Badenhop, John Baker, Clay Hensley, Jose Lopez e Brian Sanches. Si è ritirato, infine, Mike Cameron.
Come si vede, dunque, una stagione che si apre all’insegna delle novità: detto dell’arrivo di Ozzie Guillen e delle “mani bucate” di Loria, meritano una citazione il nuovo ballpark, se non altro per la sua mancanza di sobrietà, il nuovo nome e il nuovo logo della squadra, caratterizzato da uno stile cartoonesco che fa sorridere. Ben più interessante appaiono le ultime parole di Hanley Ramirez, stella della squadra, pronto a spostarsi all’hot corner per lasciare il suo ruolo a Reyes. Con buona pace di Matt Dominguez.
Tanti volti nuovi, specialmente tra i lanciatori, ma un vecchio punto interrogativo ad accompagnare la rotazione del team: mi riferisco, ovviamente, alla salute di Josh Johnson, pitcher tanto talentuoso quanto fragile fisicamente. Per fortuna dei Marlins, il resto del reparto offre maggiori garanzie di durabilità: Buehrle lancia almeno 200 IP da undici stagioni consecutive, Ricky Nolasco porterà in dote 180/200 innings conditi da un’ERA ingannevolmente alta, Anibal Sanchez negli ultimi due anni ha chiuso con oltre 195 innings e ottime cifre e Zambrano ha superato quota 200 in cinque annate nella sua carriera (l’ultima volta nel 2007).
Capitolo bullpen: sicuri di un posto Heath Bell, Edward Mujica, Steve Cishek, Randy Choate, Michael Dunn e Ryan Webb. Reparto magari non spettacolare, ma indubbiamente solido, nonostante l’estrema volatilità del ruolo. Rimane ancora in sospeso la posizione di Juan Oviedo, conosciuto fino allo scorso anno come Leo Nunez, closer di buon valore: in caso di sua assenza, saranno aggiunti nella mischia i nuovi arrivi Gaudin e LeBlanc oltre a Sean West e Alex Sanabia.
Greg Dobbs ha fatto sapere, tramite il Miami Herald, che i Marlins sono la squadra da battere: una dichiarazione eccessiva, forse, ma che testimonia le aspettative che spesso circondano team profondamente rinnovati durante l’off-season. Di sicuro il lineup, sulla carta, appare competitivo anche se uno dei maggiori difetti della scorsa stagione, la scarsa profondità, non è stato adeguatamente risolto.
L’infield conterà su John Buck, Gaby Sanchez, Omar Infante, Jose Reyes e Hanley Ramirez: il lato sinistro, sulla carta, è impressionante ma al tempo stesso non offre le stesse garanzie di tenuta dei compagni ed ecco che avere un giocatore come Dominguez pronto a salire potrebbe rivelarsi una buonissima polizza assicurativa.
In campo esterno sono stati confermati, ovviamente, Logan Morrison, Chris Coghlan e Mike Giancarlo Stanton, che hanno “solamente” bisogno di rimanere sani con continuità per regalare enormi soddisfazioni ai propri tifosi. La prima alternativa sarà l’enigmatico Emilio Bonifacio, in attesa che Christian Yelich sia pronto a contribuire tra un paio di stagioni.
Uomo chiave
Giancarlo Stanton. Difficilmente i destini della squadra dipenderanno dalle sue performances perché ci sono giocatori più determinanti (Johnson e Ramirez) di lui in squadra. Ma sarà senza dubbio interessante continuare a seguire il suo sviluppo che potrebbe portarlo a diventare una superstar assoluta già dal prossimo anno: arrivare a quota 100 HR in carriera prima di aver compiuto 23 anni è un obiettivo alla portata (serviranno 44 HR in stagione).
Pronostico
Quarto posto con 83 vittorie. Probabilmente una previsione pessimistica, ma sarebbero comunque 11 vittorie in più rispetto al 2011.
New York Mets
Movimenti di mercato
Sandy Alderson ha avuto le mani legate da un payroll in costante calo e ancora ingolfato da un paio di contratti pesanti, ma il relativo immobilismo sul mercato invernale non è da considerare negativo a priori. La squadra, che ha chiuso con appena 77 vittorie lo scorso anno, è comunque discreta e dovrebbe trarre enormi benefici dai recuperi al 100% di Johan Santana e Ike Davis.
Per quest’ultimo, purtroppo, nelle ultimissime ore si è parlato di Valley Fever, una patologia con diversi gradi di gravità che potrebbe compromettere la sua carriera o “solamente” una stagione, come accaduto a Conor Jackson. Ben più positivi, fortunatamente le ultime notizie sul pitcher venezuelano, invece.
La maggior parte delle risorse a disposizione in questo inverno è stata concentrata nel rafforzamento del bullpen, che registra gli arrivi di Jon Rauch, Ramon Ramirez e Frank Francisco, con quest’ultimo destinato al ruolo di closer in sostituzione di Bobby Parnell; il lineup, che ha perso Jose Reyes, vede l’aggiunta di Andres Torres giunto da San Francisco in cambio di Angel Pagan.
Si tratta di due giocatori simili (in termini di wOBA nelle ultime stagioni), anche se Pagan si fa preferire dal punto di vista difensivo e dell’età. Miguel Batista e Ronny Cedeno come entrate e Chris Young e Chris Capuano come uscite completano il quadro di questa off-season.
La rotazione è rimasta sostanzialmente immutata rispetto allo scorso anno, anche se sostituire il comunque positivo Capuano con Santana è un discreto upgrade: punto di forza, come lo scorso anno, dovrebbe essere la durabilità del reparto, che ha chiuso il 2011 con cinque lanciatori con almeno 26 partenze. R.A. Dickey, Jonathan Niese, Mike Pelfrey e Dillon Gee avranno il non facile compito di ripetersi, e uno sforzo per migliorare la qualità della rotazione andava, a mio avviso, fatto in inverno. Leggere il nome delle alternative, Miguel Batista, Chuck James e Garrett Olsson, fa venire i brividi; pensare alle statistiche di Pelfrey dopo il ridimensionamento del Citi Field, anche.
Bullpen: come detto il reparto maggiormente interessato da cambiamenti e il più bisognoso di forze fresche. Ovviamente strapagare un rilievo non è mai una buona idea e se gli arrivi di Francisco, Rauch e Ramirez non si possono certo definire a buon mercato, è lodevole l’intenzione della proprietà di stabilizzare la situazione dopo le vicissitudini nel 2011.
I tre nuovi arrivi andranno ad affiancare i confermati Tim Byrdak, Manny Acosta, Pedro Beato, D.J. Carrasco e Bobby Parnell, anche se il ruolo di quest’ultimo non è ancora ben chiaro.
Parlando del lineup bisogna partire da due premesse: l’addio di Reyes lascia un buco impossibile da coprire, ma le prestazioni del 2011 sono un’eccellente base di partenza. Il team, infatti, ha chiuso al secondo posto in N.L. in termini di OBP e OPS+ e le 4.43 runs a partita, oltre ad essere il miglior risultato nella NL East, sono valse il sesto posto tra le sedici squadre della lega. Riuscirà, quindi, l’attacco, spesso sottovalutato, a ripetere quanto fatto dodici mesi fa?
La risposta, alla luce delle notizie che riguardano Davis, non può essere che negativa: è vero che il prima base non ha praticamente mai giocato nel 2011, ma pensare di rimpiazzare la produzione di Reyes con Ruben Tejada è a dir poco utopistico.
Le speranze di colmare questo gap con i miglioramenti di Lucas Duda, eccellente nella sua stagione di esordio nonostante una difesa da mani nei capelli, e Daniel Murphy, che andrà a ricoprire il ruolo di 2B, non sembrano destinate ad andare a buon fine.
Il loro potenziale non è in discussione, ma rimane da verificare la capacità di replicare le cifre offensive dello scorso anno, possibilmente con un miglioramento della fase difensiva che li porti ad un livello di rendimento adatto ad una squadra con velleità di post-season.
Si può sempre sperare che David Wright, l’unica stella rimaste nel lineup, rimanga sano e ritorni ad essere un buon difensore all’hot corner come quattro anni fa, oppure che Jason Bay a 34 anni ritrovi la potenza smarrita nelle ultime due stagioni e decida di onorare almeno in parte il contratto firmato nel 2010.
Andres Torres, reduce da una stagione da 85 wRC+, Ruben Tejada, spesso sottovalutato ma discreto come SS, e Josh Thole, catcher promettente ma incompiuto, saranno gli altri punti fermi del lineup. Ad alzarsi dalla panchina, Scott Hairston, Justin Turner, Ronny Cedeno, Mike Nickeas e Jason Pridie.
Chiusura dedicata a Ike Davis, la cui sfortuna sta raggiungendo proporzioni fino troppo grandi: dopo aver saltato quasi tutto il 2011 per quella che all’inizio sembrava una banale distorsione alla caviglia, nelle ultime ore è emerso che il giocatore potrebbe aver contratto la Valley Fever, una malattia del sistema respiratorio che in MLB ha già colpito Conor Jackson. La diagnosi definitiva non è ancora arrivata, ma le premesse e l’incertezza di queste ore non fanno di certo bene a Davis e a tutto il team.
Uomo chiave
Johan Santana. Il rientro da un infortunio alla spalla è una delle sfide più ardue per ogni pitcher e l’aver a disposizione il venezuelano su buoni livelli per tutta la stagione potrebbe fare tutta la differenza del mondo per i Mets.
Pronostico
Quinto posto con 79 vittorie.
Philadelphia Phillies
Movimenti di mercato
Dopo che l’off-season si era aperta con la firma di Jonathan Papelbon, in arrivo dal New England, le premesse per un altro inverno da protagonisti sul mercato sembravano rispettate: invece, complici i tanti contratti pesanti che ancora ingolfano il payroll dei Phillies e un parco free agents povero nei ruoli scoperti del team, ciò non è avvenuto.
Tutto sommato si è trattato di una off season interlocutoria, che se da una parte ha centrato uno degli obiettivi principali, rifirmare Rollins a cifre/anni contenuti (grazie all’immobilismo delle rivali), dall’altro ha fatto poco o nulla per rivitalizzare un attacco che sembra aver imboccato il viale del tramonto con i suoi interpreti principali (anche e soprattutto a causa di problemi fisici).
Sul fronte delle entrate si segnalano gli arrivi di Jim Thome, gradito ritorno per lui, e Ty Wigginton, chiamati a rimpiazzare Ryan Howard che inizierà la stagione ai box; per l’ex-Rockies non è escluso un platoon in terza con Placido Polanco, anch’egli alle prese con qualche problema fisico. Tutto da verificare il contributo che potranno offrire Juan Pierre, Laynce Nix e Scott Podsednik, che hanno almeno il merito di costare pochissimo.
Tra i lanciatori, oltre a Papelbon, sono giunti in Pennsylvania Dontrelle Willis, Joel Pineiro e Chad Qualls, buone opzioni per qualche partenza di emergenza a costo praticamente nullo; hanno fatto le valigie Ryan Madson, che tornerà a testare il mercato tra un anno dopo aver firmato con Cinccinati, Raul Ibanez, Wilson Valdez, Ben Francisco, Brad Lidge e Roy Oswalt, ancora senza squadra e intenzionato a tornare a metà stagione magari ancora a Philadelphia.
La punta di diamante del team continuerà ad essere la rotazione, mix di talento e durabilità senza paragoni nella division e non solo: Roy Halladay e Cliff Lee saranno, a meno di grosse sorprese, protagonisti a fine stagione nei ballottaggi per il premio di Cy Young Award e sorte analoga toccherà anche a Cole Hamels, se la sorte (leggi HR concessi) non lo abbandonerà durante l’anno. A proposito di fortuna, sarà interessante notare come si evolverà la stagione di Vance Worley, grosso protagonista lo scorso anno e chiamato a ripetere quanto di buono fatto nella stagione di esordio; completano il quadro Joe Blanton e Kyle Kendrick, con il primo logico favorito per lo spot in rotazione, nonostante il recente rinnovo contrattuale del secondo.
Aria nuova nel bullpen, che ruoterà attorno a Papelbon, pagato forse un po’ troppo rispetto all’upgrade sulle prestazioni di Madson, costretto a fare le valigie nonostante un rendimento più che positivo negli ultimi due anni; meno doloroso l’addio a Lidge, se si escludono i nostalgici del 2008. Antonio Bastardo e Jose Contreras hanno dimostrato di essere elementi affidabili, anche se la carta d’identità di quest’ultimo inizierà a presentare il conto: Willis, Qualls, Stutes e Herndon saranno le altre opzioni.
Sostanzialmente immutato il lineup, che partirà, come detto, senza Howard ma sarà anche privo di Domonic Brown, dirottato in triplo-A visto l’affollamento tra gli esterni: mossa di difficile comprensione, visto che il ragazzo ha fatto vedere cose egregie e l’unica cosa di cui ha bisogno è di giocare con continuità. La mia personalissima scelta sarebbe stata quella di schierarlo come LF e spostare Mayberry Jr. in prima base, ma le già citate firme di Thome e Wigginton e le parole di Ruben Amaro Jr. smentiscono in pieno questo progetto.
Il parco esterni, quindi, vedrà disimpegnarsi, da sinistra a destra, Mayberry Jr, Shane Victorino e Hunter Pence, con Juan Pierre nel ruolo di back-up: senza dimenticare il contributo, ottimo nella scorsa stagione, dell’esterno destro giunto da Houston, l’ago della bilancia sarà ancora una volta rappresentato dal piccolo hawaiano, giocatore enormemente sottovalutato ma capace di chiudere al quarto posto, alle spalle di Kemp, Braun e Upton la classifica di rendimento (in termini di fWAR) tra gli esterni della National League.
In un infield che, causa infortuni, offre poche garanzie, il veterano Jimmy Rollins rappresenta una certezza, nonostante il suo ritorno non sia stato così scontato: nessuno, nemmeno i Phillies, ha voluto offrirgli un quinquennale, e alla fine, anche per la mancanza di alternative, il ritorno a Philadelphia è stata l’ovvia conclusione.
Dietro al piatto continuerà ad esserci Carlos Ruiz, giocatore poco spettacolare ma di buonissima sostanza, mentre ai due angoli del diamante si alterneranno vari giocatori, anche se la coppia Howard-Polanco sarà quella titolare a lungo termine.
Uomo chiave
Chase Utley. Forse non è più un giocatore da 7/8 fWAR e non è nemmeno il miglior positional player della squadra, ma il suo contributo sarà fondamentale in questo 2012, ben più del recupero di Howard. Baserunning e difesa, pur mantenendosi su discreti livelli, nel 2011 hanno raggiunto il punto più basso dal 2006, e a 34 anni è difficile sperare di cambiare il trend negativo.
Pronostico
Nonostante tutto, 96 vittorie mi sembrano un risultato realistico.
Washington Nationals
Movimenti di mercato
Non sono arrivati Albert Pujols, Prince Fielder o Yu Darvish, giusto per parlare dei primissimi FA disponibili in questi mesi, ma nonostante tutto difficilmente i tifosi della capitale si potranno lamentare dell’operato della dirigenza. Il rinnovo, forse una formalità secondo alcuni, di Ryan Zimmerman garantisce la permanenza in squadra della propria stella per i prossimi sei anni a cifre tutto sommato contenute; la rotazione è stata rivoltata come un calzino e promette di fornire discrete garanzie.
È rimasta irrisolta la questione del CF, ruolo che continuerà ad essere ricoperto da Rick Ankiel,ma il resto del lineup promette spettacolo.
I due principali nuovi arrivi tra i partenti sono Edwin Jackson, free agents rimasto a lungo sulla piazza e accasatosi ai Nationals per un anno a 10 milioni di $, e Gio Gonzalez, altro oggetto della “svendita” degli Athletics che però è costato ben quattro prospetti di discreto valore (Brad Peacok, Tom Milone, A.J. Cole e Brad Norris). La volontà di competere nell’immediato appare chiara.
Per dare una mano nel bullpen sono stati firmati Brad Lidge, Ryan Perry, Jeff Fulchino e Chad Durbin; meno significati gli innesti nel lineup, visto che difficilmente Jason Michaels, Mark Tehean, Brett Carroll e Mark DeRosa lasceranno il segno.
Hanno salutato la capitale Laynce Nix, Livan Hernandez, Alex Cora, Ivan Rodriguez, Todd Coffey, Doug Slaten e Colin Balester, finito ai Tigers in cambio di Perry: tantissimi i rilievi coinvolti, come si vede, ma alcuni tasselli importanti del nuovo lineup arriveranno dalle minors (Bryce Harper e Anthony Rendon) o dall’infermeria (Adam LaRoche). A tutto questo si aggiunge il ritorno di Chien Ming Wang e il quadro è completo.
La rotazione, che conta ancora (per pochi giorni?) su John Lannan, avrà in Stephen Strasburg e Jordan Zimmerman i due elementi di maggior talento, anche se probabilmente per un numero limitato di innings: a garantire copertura ci penseranno i due nuovi arrivi, Gonzalez e Jackson, anche se la stuff del secondo e le troppe BB del primo, lasciano spazio a qualche dubbio. Detto di Wang come n° 5, Yunesky Maya, Tom Gorzelanny e John Lannan saranno le prime opzioni in caso di problemi fisici di qualche starter.
Anche il bullpen girerà attorno ai due uomini cardine della scorsa stagione, Tyler Clippard e Drew Storen, 1-2 di comprovata affidabilità; sono rimasti anche Sean Burnett e Ross Detwiler che si giocheranno il posto con i tantissimi volti nuovi elencati in precedenza. Potrebbe entrare nella mischia il prospetto Matt Purke, mentre sarà certamente della partita Henry Rodriguez, che si presenta al via forte dei 70 SO del 2011 frutto della fastball da 98/99 mph.
Parlando di lineup, voglio iniziare dal parco esterni, il reparto sulla carta che offre meno garanzie in assoluto: Ankiel porta ben poco dal punto di vista offensivo, ma si riscatta parzialmente in difesa, dove l’ottimo braccio maschera in parte il poco range. Alla sua sinistra dovrebbe trovare spazio Mike Morse, rivelazione dello scorso anno (soprattutto in termini di potenza), il cui ruolo rimane in sospeso in attesa di capire lo stato di salute di LaRoche; a destra, infine, Jayson Werth che difficilmente potrà fare peggio dell’orribile 2011. Roger Bernadina sarà il quarto esterno o il sostituto di Ankiel, ma è soprattutto l’arrivo di Harper che sconvolgerà il quadro appena descritto.
Ben più delineati i ruoli tra gli interni, con Zimmerman a presidiare l’hot corner fresco di nuovo contratto da otto zeri, e la coppia Ian Desmond e Danny Espinosa che si spartiranno le due posizioni centrali: quest’ultimo merita di essere osservato con attenzione, perché riducendo i K potrebbe letteralmente esplodere. Adam LaRoche coprirà la prima base, mentre Wilson Ramos sarà il titolare indiscusso come ricevitore dopo un inverno movimentato, suo malgrado, dal rapimento che lo ha visto protagonista in Venezuela nel mese di novembre.
La variabile impazzita, in questo caso, si chiama Anthony Rendon, quinta scelta assoluta dello scorso draft e possibile protagonista come 2B/3B già da questa stagione; per il momento il primo back-up tra gli interni sarà Steve Lombardozzi.
Uomo chiave
Bryce Harper. Non è ancora chiaro se inizierà la stagione nelle minors oppure no, ma è indubbio che il ruolo di RF prima o poi sarà suo durante la stagione. Le aspettative sono enormi, ma le qualità del ragazzo sono fuori discussione: personalmente non vedo l’ora di vederlo all’opera tra i grandi.
Pronostico
85 vittorie e conseguente terzo posto.
Ragioniere, classe 1983, ho iniziato a scrivere per la redazione MLB di PlayItUsa nel 2009: tifo Atlanta Braves, adoro Oasis e Pearl Jam, oltre naturalmente al prosecco.