Un mese fa, avevamo lasciato la NL West con Arizona che provava l’allungo dopo il sorpasso ai danni dei Giants, in leggera crisi; il trend è continuato ed i D’Backs adesso sono veramente ad un passo dalla vittoria.
Infatti, a sei partite dal termine, sono a +6 dai Giants e basterà una loro vittoria (o una qualsiasi sconfitta di San Francisco) per poter stappare lo champagne, probabilmente davanti ai rivali visto che Arizona affronterà proprio i Giants nel week end.
Un epilogo sorprendente, se confrontato con i pronostici di inizio stagione dove Arizona era considerata poco più che una outsider; meno sorprendente invece se consideriamo che i serpentelli mai hanno mollato la presa sui Giants quando erano avanti e che, non appena SF ha mostrato la corda di un rendimento offensivo insufficiente, hanno assestato l’allungo decisivo.
Ottimo lavoro quindi per il duo Towers/Gibson, capaci il primo di ricostruire una squadra che ammassava SO in quantità industriale e non aveva un bullpen, il secondo di inculcare una mentalità vincente, predicandola sin dal primo giorno.
Complimenti dunque ad Arizona che beffa i Giants campioni in carica, incapaci di supportare la loro celeberrima rotazione nonostante un Sandoval mostruoso e gli acquisti di mezza stagione, anche se gli infortuni hanno pesato molto sulla stagione dei giganti.
Nelle retrovie, da segnalare l’ottimo settembre dei Dodgers che, pur perdendo Ethier per una operazione chirurgica, hanno finalmente trovato la quadratura del cerchio: il finale di fuoco ha garantito a LA il terzo posto ed il ritorno ad un record positivo, niente di trascendentale ma, per come si era messa la stagione, pur sempre una ventata di ottimismo.
Bruttissimo invece il finale di Padres e Rockies che si contendono il disonore dell’ultimo posto, con i Rockies leggermente avanti e con la scusante di aver perso i migliori giocatori uno dopo l’altro.
Riassumiamo adesso franchigia per franchigia.
Arizona D’Backs (90-66)
Un crescendo vertiginoso. E’ la sintesi del cammino di Arizona che piazza 9 vittorie consecutive, equamente divise tra Nationals, Padres e Rockies, per andare poi ad affrontare i Giants nella loro tana con il rassicurante vantaggio di 6 partite.
Ancora più rassicurante sarà poi vincere la serie a SF per poi finire l’opera con altre tre serie vinte contro Colorado, Padres e Dodgers; l’unica serie persa è quella seguente a San Diego, ma il vantaggio è ormai incolmabile, nonostante il tentativo di rimonta dei Giants.
L’ultima serie, vinta contro i Pirates, sommata alla sconfitta dei Giants a LA, consegna il pennant a Gibson e ai suoi ragazzi.
Dietro al mostro Kennedy (20 W, ERA 2.88 in stagione, 1.88 in settembre) hanno figurato degnamente Hudson e Saunders mentre la scoperta Collmenter è calato un po’ nel finale, forse a causa del fatto che molti hitter gli hanno preso le misure.
Il quinto spot è stato coperto da Miley dignitosamente, dopo che Marquis si era infortunato subito rendendone l’acquisto totalmente inutile.
Ma il miracolo in Arizona è avvenuto nel bullpen, rivoluzionato da Towers in pre season ed aggiustato con l’acquisto dell’ottimo Ziegler alla trade deadline: grande stagione per Putz (43/46 saves), buona per Hernandez, Shaw e Paterson.
Ottimo anche il riciclo di Owings da partente a rilievo e quando hai sei rilievi, tutti affidabili, il gioco è fatto.
Ma l’altra faccia di Arizona è quella che va al piatto: la rinuncia a Reynolds e La Roche aveva creato perplessità in molti ma la priorità era tagliare gli SO e Towers l’ha fatto, così come non ci ha pensato due volte a rinunciare a Kelly Johnson (autore di 18 HR sino a allora) per arrivare a Hill e Mc Donald, mossa assai profittevole visto lo splendido finale di stagione che Hill ha regalato ai suoi nuovi tifosi.
Il coraggio di Towers è stato premiato cosicchè Gibson si è ritrovato un lineup bilanciato perfettamente, con Upton come punta di diamante (grande stagione per lui, pensare che era sul mercato in preseason) e Montero, Young e Roberts a dare puntuale sostegno.
Notevole il contributo anche di Parra e Bloomquist, giocatori di una utilità spaventosa, così come in crescendo è stato l’apporto del rookie Goldschmidt che ha conquistato il posto in prima base.
Così Arizona si trasforma da anonima outsider in splendida vincitrice di pennant, contro ogni pronostico che la vedeva dietro a quasi tutti in division; la stessa situazione le si presenterà anche ai playoff, saprà smentire ancora tutti ?
In bocca al lupo, specie se il lupo si chiamerà Philadelphia.
S.Francisco Giants (84-72)
I Giants chiudono agosto pareggiando la serie con Houston e perdendo dai Cubs, ambedue serie interne contro squadre mediocri; l’occasione di rimonta diviene così opportunità per Arizona che viene a vincere lo scotro diretto in trasferta e scappa a +7.
Una serie vinta a San Diego fa da preludio a due sconfitte interne contro i Dodgers che ampliano il divario sino alle 9.5 partite e siglano virtualmente la fine della contesa anche se l’orgoglio (ed il calendario) di SF si risveglia infilando 8 vittorie filate (una con LA, le altre sette con due sweep a Padres e Rockies).
Contro i Rockies, Sandoval riesce persino a battere uno spettacolare cycle.
Una leggera flessione di Arizona riaccende qualche timida speranza ma sono ancora i Dodgers a spengere sul nascere qualsiasi velleità, sconfiggendo ancora i Giants e consegnando il pennant nelle mani dei D’backs.
Anche in questo finale di stagione, la trama del film resta quella vista per tutto il 2011: i partenti danno spettacolo, l’attacco non segna.
Una rotazione già sontuosa e che trova un Vogelsong sinceramente a livelli insperati viene nullificata dalla pochezza offensiva del lineup che, tra infortuni (Posey, Sanchez) e scelte sbagliate (Tejada, poi tagliato con Rowand a metà settembre), rende vane anche la resurrezione di un fantastico Sandoval e l’acquisto di Beltran, che il suo contributo lo ha indiscutibilmente offerto.
Tradiscono le attese gli eroi del 2010, ovvero Huff e Ross anche se quest’ultimo ha avuto un buon settembre, sparisce Burrell ed anche l’altro acquisto Keppinger cala vistosamente in vista del traguardo.
Le buone prove settembrine del rookie Pill e del redivivo DeRosa non bastano a portare alla sufficienza l’attacco arancionero mentre l’altro rookie Belt mostra occasionale potenza ma nel complesso delude.
Oltre a confermare la qualità dei vari Lincecum, Cain e Bumgarner, come se ce ne fosse bisogno, dobbiamo spendere due parole anche per il bullpen: agli eccezionali Romo e Casilla, veri pilastri del bullpen 2011, vanno aggiunte le buone stagioni di Affeldt, Lopez e Ramirez, pur con qualche alto e basso.
Meno dominante del solito Wilson, ripetutamente alle prese con qualche problema fisico ma pur sempre in grado di convertire 36 salvezze su 41.
Los Angeles Dodgers (78-77)
I Dodgers offrono un mese finale scoppiettante, riportandosi ad un record positivo ed alimentando addirittura qualche rimpianto per l’andamento della stagione.
LA vince 7 serie su 8, cedendo di misura solo ad Arizona e regolando via via Rockies, Padres, Braves, Nationals, Giants, Pirates e nuovamente Giants, il tutto nonostante la perdita di Ethier, finito sotto i ferri; con il terzo posto in saccoccia, Mattingly può mostrare i primi sorrisi della stagione anche perché sta scoprendo di avere dei giovani piuttosto in gamba ed un paio di giocatori ampiamente sopra la media.
Parliamo ovviamente di Kershaw e di Kemp: il primo è candidato al Cy Young, guida la lega in ERA, in SO ed ha appena vinto il suo 20° match, ovviamente contro i Giants che ha letteralmente martirizzato (5-0) per tutta la stagione.
Una vera e propria consacrazione per il giovane mancino che, risolvendo il problema delle BB che lo aveva afflitto nelle stagioni precedenti, entra di diritto nel club dei migliori lanciatori dell’intera MLB.
Analogo il discorso per Kemp: tuttora in lizza per la Triple Crown, l’esterno centro ha mostrato potenza (36 HR, 118 RBI), velocità (40 SB) e difesa, il tutto ripetuto per ogni singola partita della stagione visto che gioca ininterrottamente da quasi tre anni.
Forse non vincerà l’MVP (Braun e Fielder i concorrenti principali) a causa della magra stagione dei Dodgers ma sinceramente, se lo meriterebbe proprio perché è molto più difficile mettere insieme i numeri che ha collezionato in una squadra non di vertice.
Ma la riscossa di LA viene soprattutto dal cast di supporto: Loney ha sbalordito tutti, invertendo una parabola che lo avrebbe portato inevitabilmente ad essere non tendered a fine stagione, mentre adesso la dirigenza avrà il suo bel pensare prima di privarsene.
Oltre a Loney, Rivera ha mirabilmente completato il cuore del lineup losangelino offrendo RBI in quantità mentre un contributo importante, soprattutto in prospettiva lo hanno fornito i giovani Gordon e Sands; lo SS dalla velocità abbagliante ha dimostrato di saper anche battere con medie buonissime (.373 in settembre), l’esterno si è riabilitato dopo la demotion di metà stagione, alimentando le speranze dei molti che vedono in lui l’esterno che completi un reparto che già conta su Ethier e Kemp.
Buono anche il mese finale per Ellis, in lotta per il posto di catcher 2012, posizione in cui LA è particolarmente scoperta.
Con un attacco così in forma, LA ha sotuto sopperire a qualche incertezza che è arrivata da Billingsley e Kuroda mentre Lilly invece ha finito la stagione in crescendo e, visto che ha altri due anni di contratto, è sicuramente una bella notizia per Mattingly così come promettenti sono state le prove di Eovaldi, spostato poi nel bullpen per raggiunto limite di innings.
Ma il ricorso a forze fresche ha trovato il suo top nel bullpen; la scoperta di Guerra come closer e l’emergere di Jensen che, a suon di cutter, sta mettendo SO in quantità industriale tanto che fioccano già i paragoni con Mariano Rivera, sono le conferme più piacevoli ma anche Elbert, Ely e Troncoso si sono dati da fare con profitto per finire il 2011 in maniera degna.
Colorado Rockies (70-86)
Settembre nero per Colorado che vede sfilare via il terzo posto ed avvicinarsi parecchio l’ultimo, anche se con tutta probabilità questo disonore platonico sarà appannaggio dei Padres.
Nonostante una rotazione dove le uniche prove decenti arrivano dal ripescato Millwood e dall’esordio della stellina Pomeranz, Colorado riesce a vincere una serie contro i Padres ed una contro i Reds, perdendo due volte contro Arizona ed una contro i Dodgers.
La perdita simultanea di Helton, Tulowitski e Gonzales riduce drammaticamente il potenziale offensivo dei Rockies e probabilmente, ne fiacca anche il morale; dopo un pari contro i Brewers, i Rockies subiscono due sweep consecutivi da Giants (da quattro) e Padres, striscia tuttora aperta al peggioramento.
Detto delle misere prestazioni dei partenti, tra le quali spiccano quelle di White, Rogers, Cook ed in parte anche Chacin, salviamo il finale di stagione di Hammell, diviso tra bullpen, dove era finito dopo un brusco calo di prestazioni, e partenze, riconquistate vista l’inconsistenza dei compagni di reparto.
Buono invece il settembre del bullpen: intoccabili Belisle, Betancourt ed Escalona, molto vicini a quel livello Brothers e Lindstrom; solo Street ha deluso, visto che anche Miller e Romero si sono fatti vedere positivamente.
In attacco, orfani del trio delle meraviglie (Tulowitski si conferma hitter da top five, Helton ha avuto un comeback year da applausi, CarGo un filo sotto ma pur sempre 26 HR e 92 RBI), buone le prove di Fowler e Young tra i papabili titolari per il 2012 mentre, in prospettiva futura, ottimi esordi per i catchers Pacheco e Rosario.
Se allarghiamo il quadro all’intera stagione, positivo l’impatto di Ellis, acquistato a luglio, mentre non è mancato il contributo di Smith e Giambi, quest’ultimo dalla panca.
Adesso le carenze maggiori sono in rotazione; ceduto Jimenez, si spera che Pomeranz possa colmare il vuoto da numero 1 ed il prospetto sembra mantenere le promesse che lo accompagnano; purtroppo per Tracy, l’altro prospetto White non pare pronto, Chacin sta subendo una brutta involuzione, Nicasio è out e gli altri non sembrano destinati a lasciare segni indelebili nella storia della franchigia.
SanDiego Padres (68-88)
Un finale di stagione desolante conferma S.Diego all’ultimo posto nella division, figlio della anemia assoluta che affligge in maniera ormai cronica i ragazzi di Black.
Sei serie perse in fila, di cui tre sweep subiti da Arizona, Dodgers e Giants, prima di un sussulto d’orgoglio finale contro Arizona e contro i raffazzonatissimi Rockies di fine settembre è il magro bilancio del mese e riflette quello che si è visto per il resto della stagione.
L’unico giocatore in doppia cifra per HR è stato Ludwick, ceduto alla deadline; l’impegno di Denorfia e Hundley è tutto quello che rimane impresso del finale di stagione del lineup di San Diego, insieme alla scoperta del buon Guzman, in leggero calo ma sempre ampiamente tra i migliori.
Inoltre, non sembrano in arrivo tempi più prosperi in futuro; nessun giovane tra quelli provati in settembre sembra poter dare un aiuto in tempi brevi, compreso quel Rizzo arrivato dai Red Sox nell’affare Gonzales e che sinora non riesce proprio ad inquadrare i lanci dei pitchers delle majors, pur continuando a fare sfracelli nelle minors.
Leggermente meglio, ma non a livello della tradizione Padres, il reparto lanciatori: la soddisfazione principale è la terza stagione consecutiva da 40+ saves per Bell, autentico mattatore del bullpen visto che nel triennio ha più salvezze (129) di qualunque altro closer, Rivera e Wilson compresi.
Accanto a lui, ormai orfano di Adams, belle prestazioni dai giovani Bass e Spence, mentre si confermano di buon livello Frieri e Gregerson a formare un reparto discretamente solido
Qualche problema in più invece sui partenti; il migliore è apparso Luebke ma anche Latos non è dispiaciuto, così come Moseley finchè la sua stagione non è finita prematuramente, dopo un inizio incredibilmente buono.
Nella media di ciò che ci si aspetta da loro, Harang e Stauffer hanno mangiato innings in abbondanza alternando buone uscite a qualche duro rovescio.
Il pitching comunque resta l’ultimo dei problemi per i Padres, ultimi o penultimi in qualsiasi statistica offensiva di squadra si possa andare a controllare, e se questa doveva essere una stagione di rebuilding dopo la cessione del loro miglior giocatore, all’atto pratico si è costruito poco o nulla e le conferme che si cercavano in molti giovani, vedi Maybin, Venable e Blanks, non sono arrivate.