Ultimo recap quattordicinale sulla nostra amata NL Central, division che, nonostante due settimane fa i giochi sembrassero chiusi per ogni discorso, non ha smentito la sua fama di imprevedibilità ed ha portato, almeno nella prima metà del periodo che prendiamo in questione, faceva pensare a cambiamenti e sorprese inimmaginabili a chi scriveva: i Cardinals avevano dimezzato il loro svantaggio dai Brewers incappati in una serie di sconfitte che faceva temere un amaro finale di stagione, ma la franchigia del Wisconsin ha saputo risollevarsi nelle ultime partite e mantenere un margine di sicurezza, che oramai necessita solo più della calda certezza della matematica, per fregiarsi del titolo divisionale.
Alle spalle della ormai solita coppia di testa, Reds, Pirates, Cubs ed Astros hanno ormai nulla da chiedere al campionato e sono oramai nel limbo delle partite che poco significato hanno, in quanto i distacchi sono ormai larghi e, a parte Chicago e Pittsburgh ancora a pari merito, l’ordine di arrivo sembra ormai certo. Muoviamo però verso l’analisi delle singole squadre, per vedere come si sono comportate ed informaci su contro ci chiuderanno le rispettive regular seasons.
Milwaukee Brewers (90-64)
Come già indicato in sede di apertura, prestazioni altalenanti da parte dei Brewers, che nelle sfide contro Cardinals e Phillies hanno leggermente alzato il piede dal pedale dell’acceleratore, ottenendo un misero record di 2-5, con attacco molto spuntato e lanciatori in balia dei comunque forti e motivati avversari.
Forse una consapevolezza troppo precoce, e anche l’1-1 nella serie da due partite con gli Astros non lasciava totalmente tranquilli, con St. Louis ad una manciata di partite dalla testa. Provvidenziale è arrivata, unitamente alla voglia di riscatto, la serie con i Reds ormai tranquilli nella loro mediocrità: sweep in tre partite, con un totale di 24-5 nei punti e vantaggio ormai consolidato sui diretti inseguitori. Ultima è venuta una sconfitta con i Cubs, ma la distanza dai Cards lascia ormai tranquilli.
Buona notizia è il ritorno di Richie Weeks in campo dopo un mese e mezzo di infortunio: nonostante le statistiche non siano ancora eccelse, e ci mancherebbe, è un ritorno utilissimo, in quanto il seconda base avrà così tempo di ritrovare il feeling con il diamante in vista dell’ormai quasi certo ottobre di gioco.
A guidare l’attacco, come sempre, Prince Fielder e Ryan Braun, che per il quinto anno di fila chiuderanno con una OPS+ superiore a 130. Menzione anche per Yovani Gallardo, che nella vittoria 10-1 contro i Reds, in sei inning mette a segno 13 (o si, tredici) strikeout e guadagna una importantissima vittoria.
Dopo la serie a Chicago, contro i Cubs, che già potrebbe regalare la gioia del titolo divisionale, i birrai andranno a chiudere con una serie di sei partite in casa contro Marlins e Pirates, che potrebbero essere ostacoli leggeri in vista delle partite che conteranno.
Saint Louis Cardinals (84-69, 5.5 GB)
Sottovalutare il cuore di questi Cards è un errore grave che non si deve fare, e recito personalmente il mea culpa: la franchigia del Missouri ha messo insieme un record di 10-3 nelle ultime due settimane e pare ancora in corsa per un posto in postseason, forse non come vincitrice di division, ma tramite la wild card, essendo solo a 2.5 partite da Atlanta, in un periodo abbastanza problematico e sweepata dai nostri la settimana passata.
In lotta per questo traguardo, spartiacque tra successo e fallimento stagionale, troviamo anche i Giants campioni in carica, anche loro impegnati in un potente rush finale che manterrà la lotta per questo posto così desiderato accesa fino al prossimo mercoledì, data della fine della regular season.
Se una sconfitta con i Phillies ci può sempre stare, considerate la quantità e la qualità presenti nella City of Brotherly Love, restano due i grandi rimpianti per i Cards: il primo è la sconfitta 4-1 nella partita inaugurale della serie casalinga contro Milwaukee, con un attacco da sole quattro valide contro Randy Wolf ed un Jake Westbrook in palese difficoltà contro l’attacco avversario. Ancor peggio è stata la sconfitta 6-5 contro i Pirates, maturata da due controprestazioni di Dotel e Rzepczynski, che hanno concesso tre punti nell’ottavo inning e rovinato una partita che si poteva tranquillamente portare a casa.
Nessuna pausa da qui alla fine per i Cards, che dapprima affronteranno tra le mura amiche del Busch Stadium i Mets ed i Cubs, prima di volare in Texas a chiudere contro gli Astros: la fiammella della speranza è dura a spegnersi.
Cincinnati Reds (74-80, 16.0 GB)
Se si voleva anche il conforto delle cifre per sancire l’abdicazine dei Reds dal loro titolo divisionale 2010, beh, è arrivata anche quella: non che ci fosse ancora molto da sperare anche due settimane fa, ma ora siamo certi, grazie anche ad un record di 5-9 che porta la franchigia ad un saldo di -6 tra vinte e perse, con remotissime possibilità di ottenere un record stagionale almeno in pareggio.
Ben sette le partite con i Cubs e grandissimo equilibrio (4-3 il totale), mentre molto meno bene sono andate le tre sfide con i Rockies, da cui sono giunte due sconfitte, ed i match con dei Brewers troppo forti per farsi impensierire, e sweep portato a casa. Ultima, la sconfitta con gli Astros.
Proprio la serie con i Brewers è stata il momento peggiore del periodo Reds: oltre ad una sconfitta 10-1 già analizzata nella parte dedicata ai leader, anche un secondo massacro per 8-1 è giunto, con solo due valide battute, di cui una da Devin Mesoraco, promosso a settembre e già capace di battere 1 HR e 3 RBI. Buona invece era stata la vittoria 7-2 nella sesta partita contro i Cubs, ma funestata dall’infortunio del pitcher Johnny Cueto, che a causa di un infortunio muscolare ha probabilmente in quel momento chiuso la sua stagione.
Le restanti due partite con gli Astros sanciranno la fine delle partite casalinghe per i Reds, in quanto chiuderanno le loro fatiche a Pittsburgh ed a New York contro i Mets: per l’onore #1.
Chicago Cubs (68-82, 22.0 GB)
Buono e quasi inutile record positivo (8-6) per i Cubs, che raggiungono i Pirates al quarto posto in classifica con la neanche remota possibilità di occupare questa posizione in solitaria tra una settimana, grazie al calendario infinitesimalmente più facile e alla forma che sembra migliore rispetto ai gialloneri. Già detto dei molti scontri con i Reds (3-4), sono arrivate due vittorie per 2-1 nelle serie contro NY Mets ed Astros, mentre l’ultimo scalpo importante è stato quello dei Brewers, sconfitti 5-2 nella partita della notte scorsa.
Proprio questa è stata a mio avviso la miglior prestazione della franchigia illina, e porta un nome sopra tutti: Geovany Soto, autore di ben 2 HR è stato il principale artefice della vittoria, seppur ben aiutato da Casey Coleman sul monte (due sole valide concesse in sei inning lanciati), così come dai rilievi.Tutte le sconfitte, invece, sono state di poco, uno o due punti se si esclude quella citata nella parte Reds, a testimonianza che, come forse in tutto l’anno, è stata proprio la cattiveria nei momenti decisivi a mancare.
Dicevamo di un calendario più facile di quello dei Pirates: non sembrerebbe visto che restano due partite contro Milwaukee e tre contro Saint Louis, ma la serie finale a San Diego può essere quella decisiva per il quarto posto: per l’onore #2.
Pittsburgh Pirates (68-88, 22.0 GB)
Ormai i Pirates hanno pesantemente mollato il tiro ed il recente record di 4-10, purtroppo per loro, è lì a cantare come un tenore: c’è da dire che il calendario non è stato dei più semplici, e che le ultime due settimane non erano iniziate male, con la vittoria al rubber game contro gli Astros. A seguire erano arrivati i Marlins, e con essi un pesante sweep, prima di una serie tirata ma persa contro i Cardinals.
La serie da 4 contro i Dodgers era senza dubbio l’impegno più probante per i gialloneri, ed era anche iniziata bene, come vedremo, ma tre sconfitte molto pesanti in seguito mettevano la parola fine anche a questa sfida. La sconfitta contro i D-Backs, 1-0, è stato in ordine di tempo, l’ultimo impegno affrontato in questo periodo.
Si discuteva della serie con i Dodgers, iniziata nel migliore dei modi: il partente era Ross Ohlendorf, di norma non proprio solidissimo ma che nell’occasione ha ottenuto la prima vittoria del 2011 concedendo solo quattro valide e due punti subiti. Ma il suo merito è stato un HR da tre punti nel secondo inning, che ha subito indirizzato il match sui giusti binari. Di tutt’altra caratura è stata la prestazione sempre contro i Dodgers di due sere dopo: 1-15. Si è trattato di un massacro da 23 valide subite da ben otto lanciatori ed un attacco asfittico con i soli Paul e Cedeno a cercare un po’ di luce in fondo al tunnel.
A chiudere la stagione, la fine della seria contro i D’backs praticamente campioni della NL West, Reds e Brewers: il calendario è difficile e il quarto posto sembra un oggetto complicato. Per l’onore #3.
Houston Astros (53-100, 36.5 GB)
Da una parte stiamo parlando dell’unica squadra che raggiungerà il poco onorevole traguardo delle 100 sconfitte stagionali in tutta la MLB, dall’altra una franchigia con un record quasi in pareggio (6-7) che come previsto dal GM Brad Mills ha migliorato il suo record pre All Star Game (i più maligni potranno sostenere, forse a ragione, che c’era ben poco da migliorare, n.d.r.). Dopo due serie perse alla terza partita contro Pirates e Nationals, il botto è arrivato nella serie VINTA 2-1 contro i Phillies, magari già tranquilli ma quasi mai alla portata dei texani. Infine, serie persa 2-1 contro i Cubs e vittoria nella prima partita contro i Reds.
Momento da ricordare è stato sicuramente la vittoria 5-1 contro i Phillies nella partita inaugurale della serie: è stato Myers, ex di Phila tra l’altro, a far la parte del leone con un solo punto subito in 8 inning lanciati e Carlos Lee autore di un HR da due punti a dargli degna e soddisfacente manforte. Contraltare a questa splendida partita è stata la sconfitta 8-2 contro i Nats, i quali hanno avuto per 3 inning in campo Stephen Strasburg che con i suoi colleghi sul monte ha concesso pochino, al contrario di un Henry Sosa ai limiti dell’imbarazzante, con 7 H e 5 ER in 2.2 inning.
In fundo, due partite con i Reds, poi chiusura casalinga con 4 partite vs. Colorado e 3 vs. i Cardinals. Manco a dirlo, per l’onore #4.
Andrea Cornaglia, classe ’86, profonda provincia cuneese, si interessa al football dal 2006, prendendo poi un’imbarcata per il mondo dei college dal 2010: da lì in poi è un crescendo di attrazione, inversamente proporzionale al numero di ore dormite al sabato notte