Breve riassunto finale per la NL East: tutto come previsto, verrebbe da dire, e in effetti quella che era probabilmente la division più scontata e più facile da predire si è conclusa con la vittoria, la quinta consecutiva, dei Philadelphia Phillies. Per la squadra della Pennsylvania si apre ora la rincorsa alle 100 vittorie stagionali, traguardo tutt’altro che lontano, visto che ad oggi mancano appena due W per riuscire nell’impresa.
Molto più incerto il futuro della seconda forza della division, gli Atlanta Braves, impegnati nella caccia alla seconda Wild Card consecutiva: il vantaggio su St. Louis di tre partite e mezza non permette sogni tranquilli in Georgia, anche perché la rotazione di Atlanta offre, oltre a Hudson, ben poche certezze al momento.
L’altro motivo di interesse, la gara per il terzo posto, vede al momento una situazione ancor più equilibrata, anche se la posta in palio è decisamente di minor portata: Mets e Nationals vantano un record praticamente identico, con i primi che però hanno giocato due match in più rispetto ai rivali,collezionando una vittoria e una sconfitta. Altamente improbabile, per entrambe, una chiusura di 2011 in positivo e questo sicuramente rappresenta una piccola sconfitta per i due team, partiti con ben altre aspirazioni ad inizio stagione.
Florida è sempre il fanalino di coda e non potrebbe essere diversamente viste le tante defezioni sul monte e nel lineup; Hanley Ramirez si dovrà operare, nelle prossime settimane, alla spalla infortunata e i primi tempi di recupero parlano di uno stop di quattro/sei mesi. Se la sfortuna decidesse di accanirsi ancora contro i Marlins, quindi, il 2012 rischierebbe di iniziare ad handicap in Florida, e sarebbe un peccato viste le potenzialità di alcuni giocatori.
Philadelphia Phillies (98 W / 53 L)
Obiettivo 100 W, come detto. Aspirazione più che legittima visti i tanti match a disposizione e pazienza se nell’ultima settimana è arrivata anche la sconfitta nella serie da tre contro i derelitti Astros; ci ha pensato Roy Halladay, con l’ennesimo shutout della sua straordinaria carriera, a salvare i suoi da un imbarazzante sweep in Texas.
L’HBP subito da Utley nella serie contro i Braves, fortunatamente senza conseguenze, è stato l’altro spunto di discussione per un team che già da almeno un mese, nonostante l’assenza della matematica certezza, sta pensando alla post-season: Diamondbacks o Brewers dovrebbero essere i rivali nel primo turno di playoff e, non ce ne vogliano i tifosi di Arizona, una sfida tra Greinke-Gallardo-Marcum e Halladay-Lee-Hamels rappresenta sicuramente un’ipotesi allettante per tutti i tifosi.
A livello di lineup, negli ultimi quindici giorni, si è fatto notare Hunter Pence, capace di battere ben venti valide, comprese dieci XBH; le otto runs e gli 11 RBI gli valgono il primato nel team e poco male se quasi un terzo delle eliminazioni subite è arrivato al piatto. Non ha di questi problemi Placido Polanco, mandato K appena quattro volte nelle ultime 14 gare e capace di conquistare sette walks: purtroppo per lui quattordici delle diciasette valide sono singoli.
Quotazioni in ribasso per Howard e Victorino, .211 e .170 rispettivamente di media battuta: i 23 SO di coppia vengono ribaltati dai cinque fuoricampo e dalle 15 BB incassate, ma dal piccolo esterno hawaiano è lecito attendersi un deciso miglioramento.
Roy Halladay e Cliff Lee sono reduci da uno shutout ciascuno e, negli ultimi 42 innings hanno concesso la miseria di tre ER agli avversari, con un rapporto K/BB di 41/6: i tifosi dei Phillies si augurano che i due non siano entrati in forma con qualche settimana di anticipo, ma la realtà è che alla luce di prestazioni del genere sono pochissime le speranze di passaggio del turno per gli avversari.
Ancora poco lavoro per i rilievi, con Ryan Madson che approfitta di qualche passaggio a vuoto dell’attacco che chiudere con successo quattro match sul filo di lana, conquistando altrettante salvezze. Piccolo passaggio a vuoto, il primo in stagione, per Antonio Bastardo, che vede il suo ruolo di setup minacciato dal redivivo Brad Lidge.
L’ultimo recap ha evidentemente portato male ai Braves, costretti negli ultimi quindici giorni ad incassare i primi due sweep stagionali e a infrangere il muro delle quattro sconfitte consecutive: il mese di settembre, per il momento, parla di un record di 7-11 che sta mettendo a rischio una qualificazione ai playoff che pareva tranquilla fino ad una decina di giorni fa.
A voler vedere il bicchiere mezzo pieno, si può dire che ben 9 delle 11 sconfitte siano maturate con uno scarto di 3 runs o meno; di contro, però, anche le vittorie, sono state per la maggior parte risicate ed è quindi normale che basti poco per spostare in maniera decisa l’ago del match da una parte o dall’altra. Preoccupa di più, semmai, la poca affidabilità della rotazione che, Hudson a parte, offre poche certezze nel caso di eventuale post-season; il rientro di Tommy Hanson, in questo senso, potrebbe avere un discreto impatto per le ambizioni dei Braves.
Per la terza volta consecutiva è Chipper Jones a ritagliarsi lo spazio principale in un lineup che sta patendo soprattuto lo slump di McCann e le difficoltà di Dan Uggla, ritornato a battere sui livelli della prima parte di stagione. È decisamente caldo Alex Gonzalez, sette XBH nelle ultime 11 gare nonostante le zero BB conquistate, e anche Bourn, Freeman e, finalmente, Heyward stanno fornendo un discreto contributo. Gli ultimi due, in particolare, vantano ben 20 walks nelle ultime ventisei.
Pollice giù per Mac, Uggla e Prado, con quest’ultimo che, numeri alla mano, sta chiudendo la sua peggior stagione in MLB, coincisa non a caso con la peggior BAbip in carriera: i suoi problemi ad arrivare in base ne stanno minando il rendimento e, toglierlo dal secondo spot nel lineup, mi sembra la soluzione più conveniente per tutti. Vedremo se se ne accorgerà anche Fredi.
Sono i due rookie, Teheran e Delgado, a guidare la rotazione, con il primo che la scorsa settimana ha conquistato la sua prima vittoria nella majors; per il resto la situazione è piuttosto chiara. Hudson è, pur con qualche passaggio a vuoto, l’elemento più affidabile e alle sue spalle Minor e Beachy, pur garantendo poca profondità, hanno scavalcato il disastroso Lowe, le cui prestazioni settembrine di un anno fa, oggi sembrano lontane anni luce.
Periodaccio per il bullpen che vede il solo O’Flaherty chiudere con un’ERA di 0.00; tre su quattro il bottino di salvezze per Kimbrel, che contro St. Louis ha visto interrompersi la sua lunga scoreless streak. Molto peggio di lui ha fatto Jonny Venters, una sconfitta e due BS nelle ultime sette uscite, accompagnate dai soliti problemi di controllo già evidenziati in questi report nei mesi scorsi.
La telenovela è finita: Johan Santana non lancerà più in questo 2011. L’annuncio di Collins nei giorni scorsi ha messo fine ad una serie di speculazioni che volevano il ritorno anticipato del pitcher venezuelano già in questa stagione; difficile non essere d’accordo con la decisione presa dalla società, che giustamente punta ad avere il suo asso in piena forma per l’inizio del prossimo anno.
Per quanto riguarda il baseball giocato, poco o nulla da segnalare per una stagione che volge al termine nel più totale anonimato: settembre sembra destinato a diventare il terzo mese chiuso con un record negativo e, la risicata vittoria per 5 a 4 contro i Chicago Cubs di dieci giorni fa ha evitato una potenziale losing-streak di nove gare, che ha visto i newyorkesi perdere tutte le tre sfide contro Washington.
Jason Bay e Jose Reyes sono i due principali protagonisti in positivo delle ultime settimane, senza dimenticare l’apporto di Lucas Duda e, quello un po’ più limitato, di Justin Turner; il dato che maggiormente risalta, oltre alle medie battuta oltre quota .300, sono le walks conquistate dal quartetto, ben 32 in 188 AB.
Alle loro spalle, benino Tejada e Evans, mentre Pagan e Wright incappano in una serie di brutte gare che culminano in 26 SO in 110 AB combinati; piccola menzione, infine, per Jason Pridie, la cui unica valida nelle otto partite disputate finisce la sua corsa orse le recinzioni.
Rotazione all’insegna delle BB, 37 in poco più di ottantotto innings di lavoro, per Dickey e compagni; sul bilancio pesa l’assenza di Niese, solitamente bravo a limitare le walks. Il suo sostituto è l’eterno Miguel Batista, e i risultati, come detto, si sono visti; benino, ancora, Capuano che allunga in vetta alla classifica degli SO di squadra, grazie ai 15 K messi a segno nelle ultime tre partenze.
Il parco rilievi continua ad essere un cantiere aperto, in cui si fatica enormemente a delineare i ruoli in maniera precisa: le prestazioni altalenanti di Parnell, due H e due BS, e Acosta, due salvezze convertite su quattro, non aiutano a far chiarezza. Èstato perfino chiamato John Franco per fare da mentore a Parnell, candidato al ruolo di closer per il 2012; in questo marasma, si segnalano i sei scoreless innings di Daniel Herrera, forse l’unico screwballer rimasto in MLB.
Washington Nationals (72 W / 79 L)
Riflettori puntanti su Stephen Strasburg, rientrato la scorsa settimana e protagonista di tre buone partenze in questi giorni: sono arrivate altrettante N.D. ma, mai come in questo caso, il risultato passa in secondo piano. Due ER, nessuna BB e 11 SO è il bottino del giovane ace nei suoi primi quattordici innings dopo la lunga assenza: bilancio ampiamente positivo e probabilmente destinato a rimanere quasi immutato visto che lo staff dei Nationals ha già annunciato che il loro fenomeno verrà impiegato esclusivamente nelle partite casalinghe, quindi per una o al massimo due altre partenze.
Questo “secondo” debutto di Strasburg ha un po’ oscurato l’esordio vero e proprio di Brad Peacock, uno dei prodotti più interessanti della buona farm capitolina; il pitcher di Miami, a dispetto di cifre non troppo appariscenti, ha piazzato cinque shoutout innings alla prima contro Los Angeles dello scorso 6 settembre. Dopo i due debutti, da segnalare anche la chiusura di stagione di Jordan Zimmerman, che ha raggiunto il limite dei 160 IP programmato ad inizio anno, peraltro con ottime peripherals (K/BB di 4.00).
Il resto della rotazione ha visto disimpegnarsi, con risultati discreti, Ross Detwiler e Tom Milone, mentre sono state da dimenticare le ultime tre partenze di Joshn Lannan, veterano del reparto vista l’assenza di Livan Hernandez. Bene Wang, 12 SO e 0 BB, nonostante qualche hits di troppo concessa gli avversari.
Complessivamente molto positivo il rendimento di tutto il bullpen, guidato al solito da Drew Storen, quattro salvezze, e Tyler Clippard, che ritorna alla grande sui suoi standard (12 SO e nessuna BB) dopo i problemi di qualche settimana fa. Tanto spazio, ben sfruttato, per Stammen, Gorzelanny, Burnett e Balester; merita una menzione, infine, il rookie Atahualpa Severino che finisce di diritto nella classifica dei migliori nomi nel baseball.
Restando in tema di debutti, da segnalare quello di Steve Lombardozzi nel lineup, con risultati per il momento modesti; quindici giorni positivi, invece, per l’altro rookie Chris Marrero, con quattordici hits nelle ultime tredici gare. Purtroppo per lui, oltre ai 10 singoli battuti, c’è ben poco in termini di potenza, OBP e difesa, anche se ovviamente il campione statistico è troppo piccolo per qualsiasi giudizio.
Il resto del lineup vede le buone prove di Wilson Ramos, unico con un rapporto K/BB decente, e Rick Ankiel, gran protagonista in queste ultime settimane grazie alle ottime giocate difensive messe in mostra. Piuttosto deludenti, ma non è una novità, le prestazioni di Espinosa e Werth, con una disciplina al piatto da mani nei capelli.
Detto dell’infortunio di Hanley Ramirez, le altre due principali notizie riguardano Mike Cameron e Logan Morrison; il primo dovrebbe, salvo ripensamenti, aver chiuso la propria lunga carriera dopo una stagione martoriata dai problemi fisici, mentre il secondo sembra sempre di più un corpo estraneo nella squadra e la possibilità che cambi casacca al termine della stagione sono più di semplici voci, anche perché i pretendenti non dovrebbero mancare.
Per i Marlins, alla fine, potrebbe essere una perdita quasi indolore, se Bryan Petersen continuerà a mostrare quanto di buono fatto in questa seconda stagione in MLB, che lo vede al momento titolare di un’OBP di .367, grazie all’ottima BB% di 11.3, in linea con le sue medie nelle minors. Un reparto esterni completato da Coghlan e Stanton non sarebbe, in fondo, una brutta base di partenza su cui costruire.
A proposito di Mike Stanton, fa notizia la sua assenza, per questo report, nella casella dei fuoricampo battuti; i leggeri problemi fisici che lo hanno limitato ad appena 21 AB negli ultimi quindici giorni hanno sicuramente influito, negandogli la possibilità di competere con Pujols per il primato nella National League. Nel resto del lineup di segnalano le buone prove di Petersen e Sanchez che collezionano 22 walks a fronte dei 19 SO subiti.
L’altra faccia della medaglia è rappresentata da Emilio Bonifacio, .284 e 4 SB ma anche un agghiacciante rapporto K/BB di 17/1; debutto in sordina per Matt Dominguez che sta dimostrando i limiti, già da più parti evidenziati, di una mazza troppo leggera per l’hot-corner, a discapito dell’ottimo guanto messo in mostra.
Rotazione in gran forma, trascinata dalla coppia Vazquez-Sanchez, che negli ultimi quindici giorni vanta cifre molto simili a quelle dei due mostri sacri Halladay e Lee. Anche il duo di Florida, infatti, può vantare due shutout, conditi da 39 SO e appena 6 BB in 37 innings di lavoro. Senza infamia e senza lode le prove di Alex Sanabia e Chris Volstad, mentre Hand e Nolasco pagano le troppe valide concesse agli avversari.
Ritorno, con buoni risultati, nel bullpen per Chris Hensley, anche se è il terzetto formato da Cishek-Nunez-Dunn ha rubare la scena grazie a quasi tredici scoreless innings, impreziositi dalle tre salvezze del closer. Mujica e Webb si confermano elementi di sicuro affidamento, mentre deludono Jose Ceda e Burke Badenhop.
Ragioniere, classe 1983, ho iniziato a scrivere per la redazione MLB di PlayItUsa nel 2009: tifo Atlanta Braves, adoro Oasis e Pearl Jam, oltre naturalmente al prosecco.