Sono ben poche le novità che hanno movimentato la NL East negli ultimi quindici giorni, fatta eccezione per un paio di movimenti minori di mercato che ben difficilmente, comunque, potranno influire sull’ultima ventina di partite rimaste in questa Regular Season.
In vetta, leggera frenata dei Philadelphia Phillies che non compromette però, oltre all’ovvio accesso alla post-season, le chances della squadra di Charlie Manuel di scollinare quota 100 vittorie in stagione: anzi per il manager ci sarà la possibilità, nei prossimi giorni, di far rifiatare alcuni uomini, specialmente tra i partenti, in vista dei play-off.
Stabili, al secondo posto, gli Atlanta Braves, che proprio questa notte voleranno in Pennsylvania per tre match contro i leader divisionali: la matematica regala ancora qualche speranza alla franchigia della Georgia per la conquista del primo posto, soprattutto alla luce dei sei match ancora da disputare contro i rivali, ma obiettivamente la Wild Card rimane il traguardo realistico, alla luce del buon margine su Cardinals e Giants.
Le ultime tre posizioni della classifica, che fino ad un paio di settimane fa rappresentavano l’unico punto interrogativo della division, si sono notevolmente cristallizzate negli ultimi dieci giorni: i New York Mets, grazie ad un record di 8-2 nelle ultime 10 vantano al momento quattro partite di margine sui Washington Nationals, e sembrano avviati alla conquista del terzo posto solitario. Rimane alla portata anche quota .500, che al momento dista due gare.
In caduta le quotazioni dei Nationals, che a differenza dei newyorkesi hanno vinto appena due delle ultime dieci gare disputate: quasi impossibile, quindi, che il prossimo rientro di Stephen Strasburg possa garantire, da solo, lo slancio per il sorpasso. Cambiando discorso, da sottolineare l’atteso debutto di Chris Marrero, promettente first rounder nel 2006, e il no-hitter, nelle minors, di Shairon Martis, suo secondo in carriera dopo quello al World Baseball Classic sempre del 2006. Come si vede, sono ben pochi gli spunti di interesse per questo finale di stagione nella Capitale.
I Florida Marlins, infine, continuano la loro caduta libera, collezionando appena otto vittorie negli ultimi trenta match disputati: la classifica, ora, parla di lotta con Padres e Cubs per il secondo peggior record della National League alle spalle degli inarrivabili Astros. Le prospettive, per il finale di stagione, non sono rosee, considerando che Josh Johnson, Hanley Ramirez e Chris Coghlan hanno di fatto già concluso le loro stagioni, dopo i problemi dei due positional players negli ultimi rehab games. Unica nota positiva, i 2.500 strikeouts in carriera di Javier Vazquez, 30simo pitcher nella storia a centrare questo prestigioso traguardo. Quota 3.000 rimane distante ma non irragiungibile.
Vediamo ora, brevemente, la situazione nel dettaglio per ogni squadra.
Philadelphia Phillies (88 W / 48 L)
Ventisei partite in 25 giorni: è questo il finale di settembre che attende i campioni divisionali in carica che, oltre a non disporre di giorni di riposo fino a fine mese, saranno costretti a giocare due partite contro Washington martedì 20. Ovviamente gli ultimi match dovrebbero essere una formalità dal punto di vista della classifica, ma l’assenza di day-off rende un po’ più complicato il ripartire i turni di riposo tra i vari giocatori.
In quest’ottica potrebbe essere molto importante la serie al via questa notte contro Atlanta, che potrebbe portare il distacco sul secondo posto a 10.5 gare; un’ipoteca sulla vittoria della division, insomma e la possibilità di guardare al futuro senza grosse preoccupazioni. Incoraggianti, sempre da questo punto di vista, le ultime notizie riguardanti Joe Blanton, prossimo al ritorno e candidato ideale per un posto nel bullpen per risparmiare Madson e Bastardo.
A livello statistico, gli ultimi quindici giorni sono dominati, a sorpresa, da Wilson Valdez e Carlos Ruiz, con il primo bravo ad approfittare dell’assenza di Polanco per ritagliarsi un ruolo da protagonista; eccellente l’apporto di Hunter Pence, che dopo il trasferimento al Citizens Bank Park ha aumentato sensibilmente la propria SLG.
Male Chase Utley, reduce da un pessimo 0/7 nella maratona contro Florida, e Ryan Howard, nonostante l’ennesima stagione da oltre trenta fuoricampo e 100 RBI; segnali di cambiamento all’esterno sinistro, dove i problemi, più volte sottolineati anche nei precedenti recap, di Raul Ibanez stanno costando il posto all’ex-Mariners, soppiantato dal giovane Mayberry Jr., vera sorpresa stagionale. Menzione, infine, per Shane Victorino, autore di ben tre tripli nelle ultime 11 gare.
Va sempre avanti con il pilota automatico la rotazione, guidata da un Cliff Lee praticamente ingiocabile da agosto in poi: se si aggiunge la coppia Halladay – Hamels, sinomino come sempre di ottime prestazioni, e un Vance Worley da 16 SO e 2 BB negli ultimi 13 innings, il quadro si fa preoccupante per gli avversari. E poco importa se Roy Oswalt continua ad avere qualche passaggio a vuoto.
In un bullpen ridotto ad appena sei elementi, trovano tanto spazio Herndon e Shwimer e questa è una notizia che non può far piacere ai tifosi dei Phillies; anche perché Michael Stutes non da troppe garanzie e i soli Madson, Bastardo e Lidge, seppur bravissimi, non possono sempre essere perfetti.
L’insperata vittoria nella notte contro Clayton Kershaw ha impedito quello che sarebbe stato il primo sweep subito dai Braves in questa stagione in una serie da tre o quattro partite; infatti solo la miniserie da due contro Arizona di metà maggio non ha regalato nessuna vittoria a McCann e compagni. Chissà che al rientro dal Citizens Bank Park questa statistica non vada aggiornata, anche se Atlanta avrà la fortuna di non affrontare Halladay e Hamels.
In gara-1 toccherà a Derek Lowe cercare di fermare Cliff Lee, ritornando magari nello stesso stato di forma del mese di settembre della scorsa stagione: sarebbe sicuramente un bel aiuto per la difesa dei Braves, attualmente la terza in NL alle spalle proprio di Phillies e Giants. Braves che rimangono, peraltro, l’unica squadra in MLB a non aver ancora perso più di tre gare consecutivamente; anche uno sweep in Pennsylvania terrebbe in vita questa statistica.
Come quindici giorni fa è Chipper Jones a meritarsi la copertina tra gli hitters, grazie soprattutto al fuoricampo numero 450 della sua straordinaria carriera; è arrivato, invece, a quota 32 HR stagionali, secondo in NL alle spalle del solito Pujols e in compagni di Kemp e Stanton, Dan Uggla, l’unico altro battitore a chiudere l’ultimo periodo con un bilancio positivo.
Da Pittsburgh è ritornato Matt Diaz, opzione sempre letale contro i mancini, ma in attacco le buone notizie finiscono qui: i vari Bourn, Prado, McCann, Heyward stanno battendo decisamente poco e, aspetto ancora più preoccupante, vantano una disciplina al piatto a dir poco rivedibile, con troppi SO e pochissime BB incassate. Fa eccezione, a sorpresa, Alex Gonzalez, ben sei BB nelle ultime 11 partite, una cifra da capogiro per lui.
Come già da qualche settimane, non è un gran periodo per la rotazione che, sempre priva di Hanson, registra il nuovo stop di Jurrjens, apparso decisamente in difficoltà nelle ultime due partenze, chiuse con cifre tutt’altro che entusiasmanti. Nel complesso il reparto non offre prove degne di nota, con Lowe, Minor e Hudson che raccolgono probabilmente di più di quanto meritato, anche se l’ex-Vanderbilt non ha lanciato male. Decisamente in palla Brandon Beachy (15 SO e 3 BB in 12 IP), atteso tra un paio di giorni nella difficilissima sfida contro Philadelphia in un ballpark fatto apposta per evidenziare i suoi limiti di flyballer.
Craig Kimbrel aggiunge altri sei innings alla sua striscia di scoreless innings: il record di salvezze per un rookie, strappato dopo meno di un anno all’ex Neftali Feliz, rischia paradossalmente di far passare in secondo piano le peripherals di una stagione fenomenale. Rispetto a quindici giorni fa, cedono Jonny Venters, condannato dalle troppe BB, e Vizcaino, sommerso di punti nell’opener contro i Dodgers. Si confermano su ottimi livelli O’Flaherty e Martinez, in un reparto che tra qualche giorno riabbraccerà l’australiano Moylan.
Solamente i lanciatissimi Diamondbacks, in NL, hanno vinto più partite negli ultimi dieci giorni, eppure la conquista del terzo posto solitario e il buon margine accumulato nei confronti dei Nationals non può regalare troppi motivi di allegria ai tifosi newyorkesi, anche se i tanti infortuni e le cessioni eccellenti alla trade deadline non consentivano di sognare troppo in grande.
Notizie negative arrivano anche fuori dal campo, visto che David Einhorn, aspirante azionista di minoranza e magari futuro proprietario della squadra ha cambiato idea e si è tirato indietro, dopo i numerosi cambiamenti dei termini di acquisto. Situazione societaria non proprio idilliaca, quindi e personalmente faccio fatica a pensare ad un squadra competitiva sul campo senza alle spalle una base societaria più che solida e collaudata.
Parlando dei giocatori, continua il calvario di Ike Davis, forse costretto ad un’operazione chirurgica per risolvere i problemi alla caviglia e ad oggi ancora incerto su un recupero al 100% in vista della Spring Training del prossimo anno.
Le assenze tra gli esterni, poi, potrebbero portare allo spostamento di Jason Bay come CF, con Duda e Murphy ai lati per un outfield, difensivamente parlando, tra i peggiori mai visti nelle majors.
Ritornando a parlare di baseball giocato, David Wright e Lucas Duda continuano a caricarsi la squadra sulle spalle e in particolare il secondo si sta togliendo più di una soddisfazione in questa stagione tanto travagliata per i compagni, candidandosi prepotentemente per un ruolo da titolare nel 2012. Per lui, doppia cifra in termini di runs e RBI, grazie a tre fuoricampo e all’eccellente media battuta di .341; cifre molto simili a quelle del terza-base, 8 runs, 9 RBI e 8 BB, conditi da un irreale .425 di AVG.
Sul fronte partenti, Dickey e il nuovo arrivato Miguel Batista sono protagonisti di tre buone partenze concluse con altrettante W, mentre Pelfrey e Gee crollano dopo aver concesso la bellezza di 20 BB in poco più di 31 innings di impiego, con il rookie toccato anche da ben cinque fuoricampo.
La chiusura è tutta per Chris Capuano, autore di un GC shutout stellare contro i Braves; il GameScore di 96 significa miglior prestazione di un partente in MLB nel 2011. Complimenti.
Sono ben nove i rilievi impiegati in questi ultimi 15 giorni, anche se solamente cinque per più di 3 riprese: Manny Acosta è l’inatteso protagonista, con 3 hits, 2 BB e 11 SO in sette riprese di lavoro. Positivo il contributo del giapponese Igarashi, mentre Bobby Parnell riesce misteriosamente a convertire cinque delle sei occasioni di salvezza nonostante 6.2 IP da sei valide, cinque walks e appena tre K.
Washington Nationals (64 W / 74 L)
Domani, martedì 6 luglio, è il giorno fissato per l’atteso rientro di Stephen Strasburg dopo l’intervento al gomito: sicuramente una bella notizia per gli appassionati di baseball, anche se forse ciò non è vero per i tifosi dei Nats, che vedranno il loro pupillo lanciare un paio di partite obiettivamente inutili. Saranno i Los Angeles Dodgers, una delle squadre più calde in NL, il primo banco di prova per l’ex San Diego State.
A livello collettivo, la squadra sta attraversando un periodo di crisi come dimostrato dalle 7 vittorie nelle ultime venti, secondo peggior record in NL e migliore solamente di quello dei Marlins, altro team in difficoltà. Sono soprattutto offensivi i problemi de team, che nelle ultime quindici gare solamente due volte ha segnato più di cinque runs; dopo la pausa dell’ASG le runs di media a partita sono solamente 3.87, dato insufficiente per qualsiasi ambizione.
Il motivo di tante difficoltà è facilmente individuabile osservando le cifre dei singoli: Jayson Werth, con .268 AVG e tre HR sta toccando il punto più alto della sua stagione e Ryan Zimmerman, dopo essere stato di gran lunga il migliore dei suoi nell’ultimo mese, sta attraversando un brutto periodo di slump, battendo appena .196.
In questa situazione, non sorprende che sia Ian Desmond a ritagliarsi il ruolo di attore protagonista, in virtù delle 19 valide battute nelle ultime 13 gare; benino Brian Bixler, appena 1 SO in 19 AB, Mike Morse, leader di squadra con tre fuoricampo e 8 RBI, e Danny Espinosa, soliti problemi di contatto ma buona difesa e ottima SLG in seconda base. Sotto tono, infine, le prove di Ankiel e Gomes, anche se il primo si fa notare per una giocata difensiva da urlo nel match contro Cincinnati di qualche giorno fa.
Complessivamente negative le prove offerte dai partenti che, al solito, si dimostrano incapaci di mandare SO gli avversari: il solo Jordan Zimmerman raggiunge la doppia cifra di eliminazioni al piatto, ma la scarsa profondità delle sue partenze gli impedisce di ricevere un giudizio positivo. Prestazioni quasi in fotocopia per Lannan, Wang, Hernandez e Detwiler, mentre merita una citazione Tom Milone, non tanto per il suo esordio sul monte, quando per il fuoricampo battuto nella sua prima apparizione al piatto come battitore.
Tre i protagonisti principali nel bullpen: Henry Rodriguez, Sean Burnett e Todd Coffey combiano ben 19.1 scoreless innings, con il primo a fare la parte del leone con ben nove riprese immacolate, condite anche da 13 SO. Rilegati in secondo piano, per una volta, Drew Storen, in campo per appena tre riprese, e Tyler Clippard, tre BB, cinque hits e altrettante ER in 4.1 riprese sul monte.
Squadra in caduta libera, come detto, e tra poco ritornerò su alcune cifre di questa crisi: prima però va fatto notare come, tre delle ultime quattro vittorie siano arrivate contro i Philadelphia Phillies, contro i quali hanno anche vinto recentemente la serie casalinga di tre partite. Era dal 24 luglio che Florida non vinceva una serie da tre giocata al Sun Life Stadium.
Qualche altra cifra di questa stagione tormentata: 8-22 nelle ultime trenta, due mesi chiusi con meno di otto vittorie, run differential nella seconda metà di -0,67. McKeon, 30-37 dal suo arrivo, non ha ripetuto il miracolo di otto anni fa e anzi, la squadra deve ringraziare il fortunoso avvio sprint se non chiuderà con 100 sconfitte stagionali, risultato tutt’altro che remoto visto il trend degli ultimi tre mesi.
A livello individuale tante discrete prestazioni nel lineup, senza exploit clamorosi da segnalare: sono ben dieci i giocatori con almeno 24 AB, guidati da Emilio Bonifacio che comanda il team in media battuta, .347, valide, tripli, runs e walks. Solamente Greg Dobbs e Gaby Sanchez, con otto RBI a testa, lo superano nella speciale classifica; per quanto riguarda, invece, i fuoricampo troviamo ben cinque giocatori in vetta con due HR a testa.
In coda, oltre a Mike Stanton, sempre alla caccia di Pujols nella classifica degli homeruns in NL, spuntano i nomi di Bryan Petersen e Logan Morrison, quest’ultimo di ritorno dalle minors e ancora in difficoltà nel battere con continuità, anche se le sei BB conquistate in 11 gare sono un segnale incoraggiante.
Tra i partenti molto bene Javier Vazquez, non solo per il milestone raggiunto, e Anibal Sanchez che però deve ringraziare la sua buona stella per aver concesso appena 2 ER in 12 IP dopo aver subito 13 hits e sette BB; cifre migliori per l’ex-Yankees, che come al solito non ha grossi problemi ad eliminare al piatto gli avversari. Senza infamia e senza lode le ultime due start di Volstad, mentre l’ERA di Nolasco, quasi identica a quella di Hand e Hensley, non rispecchia le buone prove offerte dal pitcher californiano (19 SO e 2 BB in 19.1 IP).
Burke Badenhop si conferma il rilievo più utilizzato, con 8.1innings di buon lavoro; Jose Ceda, Michael Dunn, Ryan Webb e, in misura minore, Hatcher e Hensley formano un supporting cast di buon livello. Leo Nunez, reduce da una BS e una sconfitta, sembra aver perso il ruolo di closer a favore di Cishek, che ha esordito con due salvezze ma qualche runs di troppo.
Ragioniere, classe 1983, ho iniziato a scrivere per la redazione MLB di PlayItUsa nel 2009: tifo Atlanta Braves, adoro Oasis e Pearl Jam, oltre naturalmente al prosecco.