Il Labor Day è arrivato, il giorno che negli Stati Uniti segna di fatto la fine dell’estate, e ci accompagna verso la fine della regular season: ancora tre settimane per coronare la vincitrice della American League Central.
A dire il vero queste ultime due settimane hanno spezzato un po’ di quella incertezza che ha regnato per tutta la stagione, con Detroit che ha preso il largo e ha rinforzato il proprio vantaggio sulle inseguitrici.
Cleveland ha provato a rispondere e a dare una scossa all’ambiente riportando a casa Jim Thome, ma sara abbastanza per poter continuare a lottare contro i caldissimi Tigers?
1. Detroit Tigers (78-62, .557)
Sono state due settimane magiche per i Tigers, che hanno vinto 13 delle ultime 17 proprio nel momento più importante della stagione.
Quello che già di per sé potrebbe essere considerato un momento positivo, ha guadagnato ancora più rilievo se si considera che all’interno di queste 17 partite la squadra del Michigan ha “sweepato” entrambe le dirette inseguitrici, scavando un solco notevole con gli Indians (6.5 partite di distacco) e i White Sox (8.5 partite di distacco dopo una serie disastrosa che li ha visti umiliati da Verlander venerdi, rimontati da un vantaggio di 8-1 sabato, e travolti 18-2 domenica).
L’acquisto di Delmon Young sta pagando notevoli dividenti e ora il cuore del lineup dei Tigers fa davvero paura agli avversari: l’ex-Twin, Miguel Cabrera e Victor Martinez rappresentano un trio 3-4-5 che sta funzionando a meraviglia e che sta portando Detroit alla prima apparizione ai playoff dal 2006.
Nel propiziare il recente 13-4 dei Tigers, parte del credito va dato anche al bullpen, molto altalenante durante l’arco della stagione ma senza dubbio efficace dopo la pausa All-Star: Ryan Perry, Phil Coke e Daniel Schlereth hanno lanciato in modo eccellente e dato stabilità a un reparto che dietro al sontuoso Jose Valverde, che quest’anno ha convertito tutte e 40 le sue opportunità di salvezza.
I Tigers inoltre hanno richiamato dalle minor leagues Brandon Inge, che potrebbe servire da utility infielder e per dare un po’ di respiro a Betemit in queste ultime settimane.
Infine una cattiva notizia per le tigri: Brennan Boesch ha deciso di farsi operare a quel pollice che tanto lo stava frenando (non giocava dal 24 agosto) e salterà quindi tutto il resto della stagione (eventuali e probabili playoff inclusi).
Chiude un ottimo secondo anno con una linea di .283/.341/.458, 16 fuoricampo e 54 RBI.
2. Cleveland Indians (70-67, .511)
L’acquisto di Jim Thome da Minnesota, di ritorno in Ohio dopo 9 anni e un ritrovato Ubaldo Jimenez basteranno a Cleveland per sorpassare i Tigers con sole 25 partite rimaste?
Secondo molti addetti ai lavori si tratta del proverbiale “too little, too late”, visto che nonostante un buon periodo a fine agosto (7-3 nelle ultime 10, abbastanza per superare i White Sox e riprendersi il secondo posto della division), gli Indians si sono accorti che anche i Tigers stanno correndo fortissimo e sono scivolati a 6.5 partite dalla testa della AL Central.
Cleveland è stata falcidiata dagli infortuni proprio nel momento in cui meno ne avrebbe avuto bisogno, con pezzi importanti come gli esterni Chin Soo-Choo, Grady Sizemore e Michael Brantley, il DH Travis Hafner, i lanciatori Josh Tomlin e Carlos Carrasco e il seconda base Jason Kipnis tutti in DL.
Il trio di esterni in particolare vede proprio i 3 titolari sulla carta tutti infortunati.
Il manager Manny Acta sta riuscendo a tenere la propria squadra in corsa usando rookie e journeymen per sopperire ad assenze di tale importanza.
Lo sweep di fine agosto al Comerica Park ha lasciato molta frustrazione nei tifosi e nei giocatori, perché ha rappresentato un’occasione persa per accorciare sui Tigers, ma Cleveland ha un’ultimo treno da prendere: Labor Day, inizia una serie in casa contro Detroit. Ora o mai più.
3. Chicago White Sox (68-69, .496)
Detroit Tigers 18-2 Chicago White Sox: è la fine per Chicago?
Una sconfitta umiliante, per giunta in diretta nazionale, chiude un weekend da dimenticare al più presto per i Sox, che probabilmente possono dire addio alle loro speranze di postseason.
La serie a Detroit era fondamentale per i talentuosi White Sox per tornare in corsa, ma sono apparsi stanchi, svogliati e inferiori ai padroni di casa per tutta la durata della serie. Serie che avrebbe potuto riportarli a -2.5 da un posto playoff, e che invece li lascia a -8.5 e con molti punti interrogativi per il futuro.
Probabilmente ha vinto la squadra migliore, visto che si tratta della seconda volta che Chicago viene spazzata via a Detroit quest’anno (la prima volta in Aprile) e che nelle ultime 12 i Sox ne hanno vinte solo 2 al Comerica Park.
Ozzie Guillen ha dichiarato che la sua squadra continuerà a lottare e a non perdere le speranze, come è giusto che sia, ma ora per le calzette bianche bisogna inziare a pensare al 2012.
Guillen vuole tornare, e probabilmente meriterebbe un’altra chance, ma il suo carattere burrascoso rendono la scelta non facile per il GM Kenny Williams.
È necessario anche analizzare il caso Adam Dunn e prendere una decisione: si è trattato solo di una stagione storta o Dunn ha iniziato un rapido e precoce declino?
All’interno dell’organizzazione in molti pensano che la soluzione migliore sia quella di dargli il maggior numero di apparizioni al piatto possibile nel mese di settembre, sia per dare fiducia al giocatore e cercare di farlo arrivare con un po’ di confidenza al prossimo Spring Training, sia per valutare se davvero sia il caso di etichettarlo come un “bust” e magari tagliarlo o cederlo quest’inverno.
Quello che è certo è che la stagione dei White Sox ha assunto un amaro sapore, non tanto per il risultato finale, quanto per come questo è maturato se comparato al potenziale della squadra.
4. Minnesota Twins (58-81, .417)
La spirale negative della stagine dei Twins sta continuando, tanto che potrebbe essere l’ultima volta che scrivendo li mettiamo davanti ai Royals in classifica.
Avendo vinto solo 4 partite nelle ultime 2 settimane, Minnesota adesso ha solo una partita di vantaggio su Kansas City per il dubbio privilegio di essere il fanalino di coda della division, situazione impensabile a inizio anno.
Ora Minnesota, che ormai da qualche mese sta pensando al futuro, ha due decisioni fondamentali da prendere, anche guardando come si comporterà la squadra sul diamante nelle ultime 20 partite: chi sarà il closer e chi sarà l’esterno centro il prossimo anno.
Joe Nathan si è impossessato del ruolo di closer poco prima di metà stagione e sta piano piano tornando a essere il lanciatore dominante che tutti conosciamo, nonostante sia stato molto altalenante quest’anno (la sua ERA ristagna ancora a 5.02).
Il suo contratto tuttavia è in scadenza quest’inverno e un’opzione da 12.5 milioni di dollari rappresenta un bel dilemma per i Twins: conviene pagare cosi tanto per un giocatore come Nathan, in declino, ma che almeno potrebbe dare un po di stabilità a un bullpen che spesso quest’anno ha deluso e condannato Minnesota a una stagione pessima? Molto dipenderà da come Nathan si comporterà sul monte da qui fino a fine settembre.
Il secondo dubbio per i Twins riguarda una posizione in cui hanno abbondanza di talento: sia Denard Span che Ben Revere sono due ottimi esterni centro, e il secondo ha approfittato notevolmente dell’infortunio a Span per impressionare con la sua velocità e le sue giocate difensive impressionanti.
Span era già stato oggetti di numerosi voci di mercato alla trade deadline e potrebbe essere scambiato in offseason per coprire qualche necessità altrove. Forse proprio nel ruolo di closer.
5. Kansas City Royals (58-83, .411)
Quando si parla di piani per il futuro, i Royals sono da qualche anno in prima linea: molti parlano dei loro prospetti, della farm, dei giovani promettenti e di come il 2012 (e oltre) potrebbe essere il loro anno.
Nesssuno tuttavia parla di Bruce Chen. Chen ha un record di 10-5 con una ERA di 3.91 in una squadra 24 partite sotto quota .500 e si sta lentamente conquistando uno spazio nella rotazione futura dei Royals.
Quando si parla di una squadra che deve migliorare sul monte di lancio per supportare il talento con la mazza di Butler, Hosmer, Gordon e Moustakas, si sente spesso dire che Hochevar deve essere più consistente, che Danny Duffy deve migliorare sotto il profilo della concentrazione e che Felipe Paulino e la sua fastball a 98 miglia faranno parte del futuro biancoblu, ma non si sente parlare di Chen, che anzi era cedibile alla trade deadline.
Vero, ha 34 anni e non sarebbe un investimento a lungo termine, ma per una squadra che vuole crescere e che ha bisogno di lanciatori affidabili Chen rappresenterebbe un’ottima soluzione.
Oltre a lui, i miglioramenti tra i partenti potrebbero arrivare dal bullpen.
Molti rilievi, tra i quali Greg Holland e Aaron Crow, stanno giocando ad altissimi livelli e, considerando che Kansas City non ha l’appeal e la forze economica per firmare un partente a 5 stelle, l’abbondanza di lanciatori affidabili nel bullpen potrebbe tradursi in uno o due partenti di qualità per il futuro.