Ultima volata prima dell’All Star Game, con Giants e D’Backs che giocano all’elastico, allungando e restringendo il divario che le separa giornata dopo giornata.
La sosta arriva con SF in vantaggio di 3 partite mentre Arizona dimentica per un attimo la lotta per il pennant e si concentra sull’evento, quest’anno ospitato proprio al Chase Field; tra l’altro, l’ASG finisce 5-1 per la National League (gran protagonista Fielder, con un 3 run HR che spezza la partita dominata dai lanciatori).
Tornando alla division e al testa a testa tra Arizona e Giants, la mancanza di attacco dei Giants preoccupa Bochy quanto la flessione del bullpen ostacola il lavoro di Gibson, alla prese anche con un buco in rotazione da colmare il prima possibile.
La finestra di mercato si avvia a chiudersi (deadline il 31 luglio) e le contender devono muovere adesso le proprie pedine, prima che sia troppo tardi.
Si parla di Beltran per i Giants mentre Arizona sta cercando di capire chi si potrebbe rendere disponibile tra i lanciatori ed a quale prezzo.
Dietro le due contender, Colorado ansima vistosamente e chiude a 8,5 partite di distacco: anche per i Rockies, implementare il reparto lanciatori è un obbligo se si vuole tentare la rimonta ma potrebbe non bastare visto l’ampio distacco dalle prime d allora sarebbe meglio diventare sellers oppure rimanere allo stato attuale delle cose.
Questa scelta non si dovrebbe porre per Dodgers e Padres; staccatissime dalla vetta, non ci sono che probabilità minime di rientro e sarebbero troppi i buchi da coprire.
Colletti non sembra però essere sintonizzato su questa lunghezza d’onda ed ha prelevato Juan Rivera dai Blue Jays, in cambio di un PTBN; quando tutti pensavano che LA iniziasse a mettere sul mercato i prossimi FA (Kuroda su tutti ma anche Furcal e Carroll potevano attirare interesse), i Dodgers hanno fatto l’esatto opposto.
Per i Padres invece le speculazioni riguardano il solito Bell, come in ogni altra finestra di mercato degli ultimi due anni, e il suo collega Adams; due rilievi fortissimi, gente per cui c’è sempre richiesta in MLB.
Ecco come si è arrivati alla sosta.
S.Francisco Giants (52-40)
I Giants visitano Detroit ed iniziano con un 4-3 dove Bumgarner tiene a bada il temibile lineup avversario ma nel nono deve ringraziare il pitcher avversario che regala due runs su walks, runs che saranno decisive perchè Wilson, piuttosto impreciso ultimamente, rischia di sciupare tutto.
Per non correre rischi ulteriori, SF esplode in un 15-3 in gara 2 con Tejada che batte un Grand Slam, Crawford un 3 run HR ed il trio Huff/ Whiteside/Sandoval con 2 RBI a testa: confortanti gli scoreless 6 IP di Zito.
Lo sweep viene fallito a causa della serataccia di Casilla che subisce i punti decisivi nel 6-3 per Detroit, dopo che Vogelsong aveva tenuto in galleggiamento la squadra fino al settimo.
Tornati a casa, ai Giants tocca una serie da 4 contro i Padres: Linceum regredisce di nuovo, vanificando la gran giornata di Sandoval (3 su 4, 2 run HR) che impersona quasi tutto l’attacco di SF nel 3-5 che apre la serie.
Il punteggio viene replicato in gara 2 e stavolta è il turno di Cain a far passare qualche runs di troppo con le mazze capaci di 11 valide, tutti singoli.
La inattesa doppia sconfitta contro San Diego viene rimediata dai Giants grazie a Sandoval e Schieroltz (3 RBI a testa) nel 6-5 di gara 3, Giants che poi ringraziano il rinato Zito che stupisce con la terza gemma consecutiva nel 2-1 che impatta la serie.
La successiva serie vede i Mets al AT&T Park: Wilson tradisce al nono e vede l’opener scivolare via 5-2 (2 run HR di Schieroltz), dopo la solita ottima prestazione di Vogelsong.
Tocca allora a Lincecum e Cain trascinare i Giants alla vittoria con due ottime prestazioni (3-1, 4-2); da notare, il 4 su 4 del caldissimo Schieroltz in gara 4 e la hitting streak di 21 partite che Sandoval sta portando avanti.
Sono proprio Sandoval e Schieroltz i protagonisti offensivi della stagione dei Giants, impoverita dall’infortunio di Posey e da quello di Freddy Sanchez; anche il panda si è dovuto fermare dopo un ottimo inizio ma, dal suo ritorno, dopo un breve periodo di slump, è tornato quello di inizio stagione.
Schieroltz invece ha scalato posizioni su posizioni nell’affollato outfield di Bochy, dimostrandosi giocatore clutch in più di una occasione.
Malino invece gli altri, soprattutto Torres e Ross, con nessun giant a superare la soglia della doppia cifra negli HR.
Fantastici invece i lanciatori: l’incredibile scoperta di Vogelsong ha quasi messo in secondo piano il solido contributo di Cain e Lincecum, mentre Zito sta risorgendo dalle proprie ceneri, sopperendo a qualche stento di troppo da parte di Sanchez.
Ancor più da incorniciare è la stagione dei rilievi; senza apparenti punti deboli, il bullpen dei Giants appare come un fortino quasi inespugnabile ed ha consentito alla squadra di portare a casa vittorie insperate grazie alla propria impenetrabilità.
Forse il più altalenante è stato Wilson, opaco inizialmente per poi risorgere prepotentemente mentre adesso sta battendo qualche colpo a vuoto: tra gli altri, eccellenza assoluta per Lopez e Romo.
Arizona D’Backs (49-43)
D’Backs in quel di Oakland, con Collmenter a confermare i recenti stenti sul monte ed i ritorni a roster di Demel (per Putz, DL) e Burroughs (per Mora, released); gli homers di Johnson e Pena riescono solo parzialmente a rimediare al passivo rimediato dal partente e finisce 5-4 per gli A’s.
In gara 2, Young la fa da padrone spingendo tutti e 4 i RBI di Arizona, punti che l’ottimo Saunders rende sufficienti per la vittoria (4-2): con Putz out, Hernandez eredita il ruolo di closer e sigla la sua terza salvezza.
La serie viene però persa (7-2) da Kennedy che impallidisce al confronto con Gio Gonzales e non fa nulla per perorare la sua causa per un posto in extremis al ASG.
Arizona riparte con la difficile trasferta di Milwaukee: Hudson subisce uno slam dal pitcher avversario ed esce dopo 4 innings sul 6-1 Brewers ma l’attacco si scatena e segna in ogni inning fino alla fine per completare una spettacolare rimonta che porta al 8-6.
Benissimo il bullpen, autore di 5 scoreless innings.
Gara 2 viene invece risolta subito, con 7 runs nei primi 3 innings: Duke stavolta mostra segni di miglioramento (7 IP, 2 runs) e finisce 7-3, con Arizona che torna a ridosso dei Giants.
In gara 3, Johnson mette subito un HR che Collmenter difende a spada tratta fino a che Paterson e Demel combinano per far passare 3 runs che evitano lo sweep ai Brewers.
Arizona si trasferisce poi a St. Louis, strappando un piovoso opener (4-1) grazie a Saunders ed a Upton (2 run HR) e raddoppiando (7-6) in gara 2 con il contributo decivo dello slam di Johnson.
La reazione dei Cards però non si fa attendere e in gara 3 si manifesta contro il bullpen di Arizona che con Brazoban e Paterson dilapida 4 punti di vantaggio per un 6-7 finale mentre, in gara 4, è Duke a subire subito 4 runs che non saranno più recuperate da un attacco stranamente silente.
Infatti, è proprio l’attacco l’arma segreta di Arizona, con 5 giocatori in doppia cifra in HR che sono il motore del team: tra di loro, Upton e Young sono i migliori, Johnson sta recuperando dopo un inizio difficile, Montero è il più costante e Roberts la sorpresa, anche se in calo rispetto all’inizio stratosferico.
La rotazione invece è stata quanto meno ondivaga, nonostante la scoperta di Collmenter sia stata qualcosa di simile alla manna dal cielo per Gibson: bene comunque Hudson e Kennedy mentre Saunders è attualmente in grande spolvero, dopo l’inizio molto stentato.
Il quinto spot, fallito l’esperimento Gallaraga, è dell’insoddisfacente Duke ma è probabile che si cerchi un upgrade da qui alla deadline.
Discorso a parte merita il bullpen: interamente ricostruito dopo il pessimo 2010, ha costituito la lieta sorpresa dell’inizio stagione.
Purtroppo per i D’Backs, il rendimento di molti (Vasquez e Paterson su tutti) è calato ed il closer Putz è finito in DL; l’unico rimasto su alti livelli è stato David Hernandez, attuale closer.
Probabile che anche in questo settore si cerchi di inserire uno o due pezzi per consolidare il reparto e cercare di continuare la caccia ai Giants, problematica a meno di un miglioramento significativo.
Colorado Rockies (43-48)
Il neo acquisto Ellis esordisce al Coors contro i Royals: per fargli posto, esce dal roster Nelson e Young lo segue per consentire le apparizioni spot di Escalona e Greg Reynolds.
Rockies scatenati in gara 1 (9-0): Ellis parte benissimo (3 su 5, HR, 3 RBI) con Helton e Tulowitski a fare il resto dei punti mentre Nicasio lancia 8 ottimi innings.
L’attacco si conferma anche in gara 2 (9-5), sopperendo all’inconsistenza di G.Reynolds: 2 RBI a testa per il trio Ellis/Helton/Tulowitski, un top of the order ( con Gonzales leadoff) efficacissimo sinora.
In gara 3, il monte dei Rockies ha una serata da incubo: Hammell, Belisle e Mortensen vengono brutalizzati da 21 valide e 16 runs, con il solo Stults (chiamato per Reynolds) indenne da colpe.
I 6 RBI di Gonzales (che si fa pure male) ed il secondo HR di Ellis in 3 partite valgono solo per le statistiche personali nel 16-8 che salva i Royals dallo sweep.
Senza CarGo, indisponibile, Colorado va ad Atlanta e subito perde anche Tulowitski, infortunatosi nell’opener persa 4-1; Tracy intanto continua la sarabanda di giocatori, cambiandone uno al giorno.
Mortensen va nelle minors per far posto a Garner che, dopo una sola at bat, fa posto a Stewart in gara 2, persa anch’essa per 5-3 a causa di un Chacin prono alle BB.
Il disastro, leggi sweep, si completa (1-9, 3-6) a causa delle pessime uscite di Cook e Nicasio, asfaltati dall’attacco di Atlanta e con l’attacco, privo dei due cannoni principali, impossibilitato a recuperare.
I Rockies perdono anche il giovane Blackmon per una frattura al piede, per lui torna nuovamente Garner
La trasferta a Washington vede il recupero di CarGo e di Tulo ma sono Hammell e Jimenez i protagonisti delle due vittorie (3-2, 2-1) che interrompono la brutta striscia perdente dei Rockies, con il solito Helton a mettere i punti decisivi di gara 2.
Ci prova anche Chacin in gara 3 ma la sua bella uscita è vanificata da quella ancor migliore di Zimmerman che annulla le mazze di Colorado e consente ai suoi di vincere 2-0.
Le due stelle, Carlos Gonzales e Tulowitski, hanno avuto alti e bassi in questa prima parte di stagione; nonostante ciò, il loro contributo complessivamente non è mancato così come quello di Helton, Smith e Giambi nei rispettivi ruoli.
Oltre le aspettative Wiggington mentre Iannetta è stato discontinuo.
Male invece i lanciatori: con De La Rosa out, il crollo iniziale di Jimenez , che solo adesso sta iniziando a tornare simile a quello visto nel 2010, ha lasciato la rotazione in mano all’ottimo Chacin.
Purtroppo gli altri, Cook soprattutto ma anche Hammell, hanno deluso compreso il giovane Nicasio, probabilmente troppo acerbo per la ribalta MLB.
Anche nel bullpen la situazione non è delle migliori: il closer Street, a fronte di una ERA non impeccabile (3.29), ha convertito 26 delle 28 opportunità di salvezza, ben coadiuvato da Lindstrom e Belisle (in calo ambedue, però) .
Sul resto, meglio non infierire anche se Betancourt ha deluso più degli altri.
La dirigenza però sembra non mollare e l’ingaggio di Ellis lo dimostra, con le buone prestazioni del 2B a confortare O’Dowd sul buon esito della scelta fatta.
Los Angeles Dodgers (41-51)
I Dodgers iniziano restituendo la visita agli Angels, per il secondo atto delle Freeway series: Kuroda domina il match e finalmente l’attacco gli regala qualche soddisfazione, soprattutto per mano di Gwynn e Miles che propiziano il 5-0, dove Gordon trova il modo di rubare persino casa base.
Gara 2 è invece amara per Kershaw che mette 10 K ma subisce 7 runs in 6 IP, complice anche una difesa non brillantissima; finisce 7-1 per gli Angels che successivamente strappano la serie con un 3-1 in gara 3, nonostante un Billingsley (8 IP, 3 hit) decisamente tonico, con i Dodgers a meditare sulla cronica inabilità a battere con RISP (1-12 in questa occasione).
Per l’occasione, torna Furcal ma è nuovamente Blake a finire in DL, terza volta quest’anno; viene inoltre demoted Gordon, rimasto senza posto da titolare con il rientro di Furcal, per far posto a Velez.
A LA arrivano poi i Mets: De La Rosa li tiene a bada per 5 IP ma al sesto concede i 3 punti del sorpasso, visto che tutta la produzione offensiva dei Dodgers si ferma ai 2 RBI di Loney. Elbert all’ottavo subisce i punti del 5-3 finale.
Va ancora peggio gara 2, dove i Dodgers (senza Ethier) vengono azzerati da Pelfrey: Lilly e Hawkworth subiscono gli HR decisivi nel netto 6-0 Mets e neppure Kuroda riesce ad invertire la rotta, perdendo gara 3 per 5-3.
A questo punto, è Carroll a convocare un meeting per soli players che sembra avere efficacia assoluta: Kershaw domina gara 4 contro i Mets mentre Kemp e Miles (2 RBI a testa) illuminano l’attacco nel 6-0 che evita lo sweep.
Successivamente, i Dodgers sweeppano i Padres (1-0, 1-0, 4-1) grazie a scintillanti prestazioni dei partenti Billingsley, De La Rosa e Lilly ed al bullpen che snocciola 8 scoreless IP nella serie; Ethier inoltre mette 2 HR nella partita finale.
I Dodgers così evitano di finire all’ultimo posto prima della sosta, magra consolazione per i tifosi ma almeno si affacciano alla sosta con il primo sweep stagionale e la serie di vittorie più lunga (4 W) della stagione.
Le ottime prestazioni di Kemp e Ethier tra i position players e di Kershaw e Kuroda tra i lanciatori non hanno impedito il crollo della squadra, piagata da infortuni ricorrenti e che hanno impoverito soprattutto il bullpen (Padilla, Broxton, Kuo), risultato il vero tallone di achille del team.
Bene anche Carroll e Miles, probabilmente meritavoli di maggiori at bats di quelle che hanno ricevuto, mentre le delusioni più cocenti vengono da Uribe e da Lilly.
Ad 11 partite di distacco, i playoff sono un miraggio ma Colletti non sembra accorgersene e l’ingaggio di Rivera lo dimostra ampiamente.
S.Diego Padres (40-52)
I Padres continuano l’interleague visitando Seattle: l’accoglienza non è delle migliori visto che vengono maltrattati (0-6) nell’opener ma Luebke ed il bullpen riusciranno a rendere il favore in gara 2, vinta 1-0 con l’unico punto segnato frutto di un errore arbitrale che manda Maybin in base con una 3 ball walk di cui nessuno si accorge.
Seattle vince comunque la serie con il 3-1 nel rubber game, lanciato benino da Latos ma con l’attacco limitato a 4 sole valide, due di queste di Venable che mette anche l’unico RBI.
Tornati in NL, i Padres vanno a San Francisco e strappano l’opener 5-3, con Richard solido sul monte ed il bullpen che a fatica riesce a contenere il tentativo di rimonta finale dei campioni in carica.
Molto simile gara 2, finita ancora 5-3 per San Diego: Maybin (3 RBI) e Rizzo (2 RBI) forniscono il supporto necessario all’ottimo Stauffer, con Bell ancora a rischiare nel nono ma il closer riesce a portare a casa la 26° salvezza.
Il rientro di Gregerson coincide con la visita in DL di Richard ed il forte rilievo si fa subito vedere nella maratona (14 innings) di gara 3, risolta però dai Giants con un walk off HR su Neshek per un 6-5 che dà inizio ad una serie negativa per i Padres.
Infatti San Diego perde anche gara 4 (2-1) nonostante un Luebke sempre più a suo agio da partente e successivamente subisce lo sweep a Los Angeles, segnando un solo punto (HR di Johnson) in tutta la serie.
Latos, il rientrante Harang (per Neshek, optioned) e Stauffer fanno l’impossibile per tenere a galla il team ma se non si segna mai è difficile vincere.
E’ proprio questo il leit motiv dei Padres in questa prima parte di stagione: un attacco che se la gioca con quello dei Mariners per la palma di peggiore di tutta la lega, con il solo Ludwick a fornire un briciolo di potenza ed Headley che perlomeno riesce a battere con medie decenti.
La buona stagione dei lanciatori partenti ha visto Moseley sorprendere inizialmente, anche se dopo ha avuto un calo fisiologico, ma soprattutto ha evidenziato la solidità assoluta di Stauffer .
Nel bullpen, come al solito uno dei migliori in assoluto, le luci dei riflettori sono per il set up Adams (ERA 1.32) e per il closer Bell (26 su 27 saves), coppia appetita da molte franchigie durante l’attuale finestra di mercato e che potrebbe far ricavare ai Padres un discreto tesoretto in caso di cessione.