Chi ci capisce ancora qualcosa è bravo.
Ci eravamo lasciati due settimane fa con i Brewers che sembravano avere la reale possibilità di prendere il volo verso le vette solitarie della division, con Reds, Cardinals e Pirates incapaci di tenere il passo di Prince Fielder e compagni, vi ricordate?
Bene, dimenticate tutto, perché la situazione in classifica, per l’ennesima volta è stata sconvolta: negli ultimi 14 giorni i migliori sono stati i Saint Louis Cardinals e i Pittsburgh Pirates (8-5),con questi ultimi sempre intenti nell’opera di assottigliare il novero di aggettivi a disposizione di chi descrive la loro ottima stagione.
A seguire i Milwaukee Brewers (5-8), incapaci a livello di squadra di ovviare ad un calo fisiologico dei bombardieri Fielder e Weeks, ed i Chicago Cubs (5-9). Chiudono questa classifica parziale i Cicinnati Reds (4-8), oramai sempre più sotto quota .500 e gli habitué dell’ultima posizione, gli Houston Astros (2-11).
Sommando questi numeri, in un giochino già proposto nello scorso report, si ottiene un record generale di 32-46 (.410), ancora peggiore delle cifre non edificanti (cit.) del precedente periodo, equivalente ad un record di .421. Purtroppo si tratta di cifre non buone, che urgono un miglioramento.
Questo report si inserisce inoltre nella pausa dell’All Star Game di Phoenix, linea teorica di metà stagione, quindi in questa occasione daremo uno sguardo anche a quello che aspetta i nostri protagonisti in questa seconda parte di stagione.
L’All Star Game è anche l’occasione per i più meritevoli di godersi una vetrina premio per le loro prestazioni: ieri si è disputato l’Home Run Derby, vinto da Robinson Cano (New York Yankees), e ben tre dei quattro rappresentanti della National League provenivano dalla Central, nel dettaglio Prince Fielder, Richie Weeks (Brewers) e Matt Holliday (Cardinals). Non è andata molto bene ai nostri, con Weeks e Holliday eliminati al primo turno, imitati da Fielder al secondo.
Nella notte si è disputata la partita delle stelle vera e propria: la National League ha vinto 5-1, agguantando così il vantaggio di aver quattro partite nelle prossime World Series. Protagonista della serata sempre il solito Prince, capace di un HR da 3 punti che ha indirizzato la partita sui binari favorevoli alla propria squadra: logico il premio di MVP per lui.
Molti altri dei nostri protagonisti hanno calcato il diamante nell’occasione, seppur, come logico, per brevi apparizioni. Nel dettaglio hanno giocato:
Milwaukee Brewers: Richie Weeks, Prince Fielder.
Cincinnati Reds: Brandon Phillips, Joey Votto, Jay Bruce, Scott Rolen.
Pittsburgh Pirates: Andrew McCutchen, Joel Hanrahan.
Saint Louis Cardinals: Yadier Molina, Lance Berkman, Matt Holliday.
Houston Astros: Hunter Pence.
Chicago Cubs: Starlin Castro.
Ma andiamo brevemente ad analizzare le prospettive delle varie franchigie da qui al termine della regular season.
MILWAUKEE BREWERS (49-43)
Per i Brewers la prima metà stagione è stata di ottima fattura, con buone prestazioni seppur con qualche alternanza di risultati, ma continuando a giocare in questo modo io credo che siano la squadra più accreditata per il titolo divisionale. I top sono chiaramente la triade Weeks, Fielder, Braun, senza trovare particolari benemeriti tra i lanciatori.
Nota negativa è senza dubbio l’infortunio a Braun: per lui uno stiramento al polpaccio sinistro avvenuto il 2 luglio che gli ha fatto perdere fino ad ora diverse partite, ma dovrebbe essere sulla via del recupero ed attivo dopo l’All Star Game. Sulla via del recupero anche gli ultimi tre ospiti dell’infermeria, cioè i lanciatori Kintzler, Parra e Stetter.
Intanto nella notte arriva una importante trade: i Brewers acquisiscono Francisco Rodriguez dai New York Mets in cambio di 2 PTBNL, scegliendo di accollarsi il suo contrattone per riuscire a dare una svolta al loro bullpen.
SAINT LOUIS CARDINALS (49-43)
Si pensava che i Cards fossero forse troppo maturi per competere ancora ad eccellenti livelli, ed il leggero calo di rendimento di Pujols poteva far pensare a qualcosa del genere, ma sospinti da Berkman ed Holliday sono riusciti a mantenere un’ottima continuità di rendimento a parte un giugno non esattamente esaltante.
Jaime Garcia è senza dubbio il migliore dei lanciatori, dando seguito ad una stagione sorprendente quale è stata la scorsa, mentre a mio avviso McClellan e Carpenter si dividono con il bullpen di inizio anno (fortunatamente migliorato) la palma di momentanee delusioni.
Il potenziale per una seconda parte di stagione allo stesso alto livello c’è tutto, a condizione di tener lontani gli infortuni e di mantenere questa costanza: l’esperienza per riuscirci non difetta alla franchigia del Missouri, che senza dubbio è l’antagonista più forte dei Brewers.
PITTSBURGH PIRATES (47-43, 1.0 GB)
Reduci da un più che desolante ultimo posto per dispersione nella scorsa stagione, a Pittsburgh si sono rimboccati le maniche e con il duro lavoro sono riusciti a metter su una stagione fino ad ora con i controfiocchi: merito di un rigenerato pacchetto di lanciatori, vero tallone d’Achille nella passata annata, ma non solo.
L’attacco si può riassumere quasi in un solo nome: Andrew Mc Cutchen, capace come mai nella sua breve carriera di essere così giocatore d’impatto, coadiuvato da un gruppo di onesti lavoratori del diamante (Tabata e Walker über alles) che non hanno mai fatto mancare il loro apporto.
La questione è: riusciranno a mantenere questo passo? A mio avviso si, diverse volte le previsioni sul loro conto erano tutt’altro che positive, ma i gialloneri hanno continuato a mantenere il loro passo, se non a migliorarlo, motivo per cui non vedo perché non debbano continuare a farlo.
CINCINNATI REDS (45-47, 4.0 GB)
Da una inattesa sorpresa ad una inattesa delusione, i Reds. Tra qualche infortunio, e soprattutto la scarsa vena di Dusty Baker la squadra a mio avviso potenzialmente più forte della division ha addirittura un record negativo e viaggia al quarto posto davanti solo ai derelitti Cubs e agli Astros che non fanno testo. E’ vero che sono appiccicati alla vetta, però, per la qualità che c’è in Ohio era lecito aspettarseli in vetta e pure con un piccolo margine.
La colpa va ricercata in un reparto lanciatori agli ultimi posti nella lega in quasi tutte le statistiche principali, salvato per diverse volte da un attacco brillante e comandato (sorpresa..) da Joey Votto, al quale però sembra diminuire la potenza, in quanto in calo di XBH.
E’ atteso un repentino cambio di passo da parte loro, la vetta della division è ancora molto vicina e la fine della regular season è ancora molto lontana. Gli uomini buoni ci sono, il general manager forse (…), quindi si può risalire la china e salvare la stagione.
CHICAGO CUBS (37-55, 12.0 GB)
Il discorso appena concluso per i Reds può essere traslato per i Cubs in modo relativamente simile: un attacco brillante (addirittura al sesto posto in lega in quanto ad AVG) contrapposto a pitchers che in più di un’occasione hanno vanificato gli sforzi dei battitori.
In questo modo i vari Castro, Ramirez e Barney, pur con numeri al piatto veramente di tutto rispetto, non riescono ad impattare sulle partite più di Garza, Dempster o Zambrano, tutti e tre in difficoltà in stagione e sicuramente non all’altezza del blasone che li attorniava ad inizio stagione.
Per questa metà stagione, sicuramente, le velleità per le posizioni che contano sono ormai morte e sepolte: ciò che si può chiedere a questa squadra è di combattere fino alla fine e cercare di migliorare la loro classifica cercando di portarla il più vicino possibile a quota .500.
HOUSTON ASTROS (30-62, 19.0 GB)
Daniele Silvestri cantava “più in basso di così non si poteva andare..”, ed è questo il ritornello che in qualche modo mi porta a descrivere la stagione degli Astros fino a questo momento: una lenta agonia intervallata da qualche sporadica vittoria, per lo più contro i Texas Rangers.
E dire che l’attacco, guidato da Pence, Bourn e Wallace, non sta mettendo insieme brutti numeri, ma il secondo peggior reparto lanciatori in quanto ad ERA e WHIP affossa ogni speranza, in particolare nelle persone di Myers ed Happ.
Ciò che si chiede alla squadra per questa metà stagione è, come un po’ per i Cubs, di mantenere un dignitoso rendimento di qui alla fine, magari facendo giocare qualche giovane di belle speranze e dimostrando che in fondo questi Astros possono ancora brillare.
Andrea Cornaglia, classe ’86, profonda provincia cuneese, si interessa al football dal 2006, prendendo poi un’imbarcata per il mondo dei college dal 2010: da lì in poi è un crescendo di attrazione, inversamente proporzionale al numero di ore dormite al sabato notte