Siamo alla boa di metà stagione e sono ancora i Giants a effettuare la virata in testa; dopo che avevano temporaneamente ceduto il passo ad Arizona, una serie di 7 vittorie consecutive hanno riportato in vetta i campioni in carica che adesso vantano 2 partite di vantaggio sui D’Backs.
La sterilità del loro attacco non impedisce a SF di continuare a vincere partite, magari grazie ad errori altrui oppure sfruttando quel poco che i loro battitori mettono a referto.
Arizona, dal canto suo, paga soprattutto il calo di rendimento del proprio bullpen che sinora era stato uno dei punti di forza; inoltre, il problema del quinto partente permane, visto lo scarso contributo che Duke sta fornendo.
Ne risultano tre serie perse su quattro, tutte di interleague: un bilancio deficitario per una contender quale Arizona aspira ad essere.
Dietro le due di testa, galleggiano a mala pena i Rockies a 6 partite e mezzo di distanza dai Giants: l’attacco, tanto atteso sinora, sta iniziando a mettersi in moto ma ancora non è in grado di spingere una striscia tale da riportare Colorado a ridosso delle prime.
Il pitching stenta, sia i partenti che i rilievi, e O’Dowd sta già iniziando a correre ai ripari, anche se è partito puntellando l’infield con Ellis.
Dietro Colorado, i Padres sorpassano i Dodgers, lasciandogli l’ultimo posto in classifica:le vittorie contro Boston e Atlanta, seguite dallo sweep ai Royals segnalano S.Diego come la squadra più in forma della division, anche se le 9 partite di distacco dalla vetta non autorizzano pensieri di rientro in zona playoff.
Chiudono dunque i Dodgers che sono seguiti più per le vicissitudini fuori dal campo che per le prestazioni fornite sul diamante: la querelle Selig vs Mc Court prende fuoco con la dichiarazione di bancarotta dell’odiatissimo proprietario, mossa legale volta ad impedire l’acquisizione del controllo della franchigia da parte della MLB.
Ormai fuori da qualsiasi ambizione di playoff ed in chiari problemi economici, sarà interessante vedere cosa combinerà Colletti da qui alla deadline.
Con molti impending FA (Kuroda su tutti, ambito da diverse squadre) a roster, il GM potrebbe concludere qualche interessante affare teso ad un rebuilding ampiamente necessario.
Vediamo ora il dettaglio degli ultimi 15 giorni.
S.Francisco Giants (46-36)
Per i Giants si inizia con il derby della baia ad Oakland: Lincecum lancia leggermente meglio di come aveva fatto ultimamente ma non basta ed incassa una nuova sconfitta.
Il 2-5 matura nel finale, con Mota che pregiudica ogni velleità di rimonta subendo 2 punti nell’ottavo.
Non va meglio a Sanchez in gara 2: non appena l’attacco muove la tabella con 2 punti nel quinto inning, il partente crolla subendone 4 nella parte bassa ed i due bullpen blindano poi il risultato sul 4-2 per gli A’s.
I Giants non riescono poi ad evitare lo sweep con Cain che protegge l’unico RBI, prodotto da un doppio di Rowand, fino al sesto quando subisce il pari; sarà Affeldt all’ottavo a veder finire fuori la pallina che sigla il 2-1 A’s.
Inizia l’interleague ed a SF arrivano i Twins: gara 1 finisce già al primo inning dove Bumgarner lascia entrare 8 punti, riuscendo ad eliminare nel frattempo solo il pitcher avversario in quella che sicuramente è e resterà la peggiore uscita della sua carriera. Finirà 9-2, con Mota che assorbe gran parte degli innings di Bumgarner.
La sera dopo, grazie ad un Vogelsong strepitoso ed ai 3 RBI di Whiteside per un salutare 5-1, la striscia negativa si interrompe e addirittura la serie viene vinta grazie al ritorno di Lincecum ai livelli che tutti gli attribuiscono: 12 K, lineup avversario totalmente ipnotizzato e l’unico punto nel 2-1 finale i Twins lo mettono con Wilson sul monte.
Arrivano poi gli Indians che regalano ai Giants l’opener che Sanchez aveva cercato di perdere, finendo invece per perdere il posto in rotazione a vantaggio del rientrante Zito; tre unearned runs determinano il 4-3.
Ancora più regalata sarà poi gara 2, vinta dai Giants 1-0 con due errori in un unico inning ed il punto segnato su balk; superbo il duello tra Cain e Masterson.
Lo sweep (3-1) coincide con una rassicurante uscita di Bumgarner che fa dimenticare l’incredibile disavventura contro i Twins: i primi 2 RBI stagionali di Stewart sono una manna dal cielo per l’anemico attacco arancionero.
Un doubleheader apre la serie a Wrigley contro i Cubs: Vogelsong abbassa per una volta l’asticella del rendimento ma l’attacco esplode con 13 punti, con Rowand, Huff e Burrell grandi protagonisti.
In gara 2, Zito incanta e lancia pure in profondità (7 IP), Schieroltz e Crawford (2 RBI a testa) pensano ai punti ed il 6-3 finale significa settima vittoria consecutiva per i Giants.
L’attacco Giants torna alla normalità in gara 3 dove Lincecum domina ma le mazze riescono a pareggiare l’unico punto concesso solo al nono.
Purtroppo per loro, Romo subisce la walk off hit di Ramirez che dà il 2-1 ai Cubs che beneficiano di un’altra walk off win in gara 4 (5-2) con Soto che ribalta al 13° il 2-1 che Sandoval aveva propiziato con un solo shot.
In precedenza, un Cain stellare si era visto negare la W dalla blown save di Wilson al nono.
L’attacco resta un rebus per S.Francisco che nemmeno il rientro di Sandoval sta contribuendo a risolvere: fortunatamente per Bochy, la squadra riesce a far rendere al massimo la scarsa produzione e questo va ovviamente a merito dei lanciatori che tengono costantemente a bada qualsiasi lineup.
Il calo di Lincecum sembra passato ed il bullpen esibisce 5 rilievi con ERA sub 2.00 in giugno (Affeldt, Romo, Casilla, Lopez, Wilson).
Una bella briscola da giocarsi quando i match si decidono.
Metteteci un Cain superlativo ed un Vogelsong che non accenna minimamente a calare ed il segreto di SF apparirà semplice : contro di loro si gioca punto a punto e, la maggior parte delle volte, sono i Giants ad avere la meglio.
Arizona D’Backs (44-38)
Arizona ospita i White Sox ed in gara 1 si affrontano Hudson ed Edwin Jackson, protagonisti dello scambio di mercato della stagione scorsa: Hudson si fa ampiamente rimpiangere con un 3 hit complete game in cui solo Konerko lo tocca pesantemente (HR) e capitalizza i 4 punti che l’attacco mette insieme per lui.
Va peggio a Duke e Owings che concedono 3 runs a testa in gara 2 mentre l’attacco non viene a capo di Danks, neanche provando ad eliminarlo fisicamente con una linea di Drew che lo prende in piena nuca, fortunatamente senza conseguenze.
Rubber game nelle mani di Collmenter che lancia benino ma becca 2 HR e non ha supporto, poi entra Vasquez e subisce una cinquina che chiude il match che finisce 8-2, serie ai Sox.
Per la serie a Kansas City, arriva a roster Wily Mo Pena per fare il DH e subito si fa notare con un solo shot nel 7-2 che apre la serie: ottimo Saunders sul monte, Young e Parra con la mazza (2 RBI a testa).
In gara 2 è Kennedy ad eccellere e a far bastare i soli 3 punti segnati dall’attacco; finisce 3-2, con qualche patema finale per Putz.
Lo sweep è servito (5-3) grazie a Hudson che limita il passivo dopo che Young (2 RBI), Montero e Miranda (solo shots) avevano costruito il vantaggio nei primi innings.
Il cappottino consente ai D’Backs di riguadagnare la vetta della Division.
Si va poi a Detroit e la striscia si allunga grazie ancora ad un HR di Pena che dà il 7-6 decisivo: in precedenza, un Duke scadente aveva scavato un solco che Nady (3 RBI) e soci a stento erano riusciti a rimontare.
Purtroppo per loro, i D’Backs incocciano in Verlander che li pettina da par suo (14 K) mentre Collmenter accusa una battuta a vuoto e finisce 6-0, senza troppi patemi.
Nel rubber game, una sfida stellare tra Saunders e Penny sembrava volgere a favore del primo quando implodeva improvvisamente il bullpen di Arizona con Heilman (come di consueto) e Hernandez (fatto insolito).
Partita persa 8-3, serie a Detroit con tanti ringraziamenti da parte dei Giants che si riprendono il primo posto in solitario.
Tornati in Arizona, i D’Backs trovano gli Indians e Kennedy mantiene il match in parità (4-4) sino all’ottavo ma Putz perde il match concedendo un HR a Cabrera nel nono.
Il closer si ripete in gara 2, bruciando 2 punti di margine al nono: buon per lui che Pena metta un walk off HR che frutta ad Arizona il 6-4 che spezza la striscia negativa.
Esordio nel bullpen per Castillo, che incassa la W, chiamato con Brazoban al posto di Vasquez e Shaw a potenziare un reparto rilievi in calo rispetto all’inizio stagione.
La serie viene persa da Arizona che riceve ancora una volta un rendimento deficitario da Duke; gli homers di Upton e Drew servono solo ad addolcire il 6-2 finale.
Gli stenti di Duke e di Putz costano cari ad Arizona che perde terreno nei confronti dei Giants; gli altri partenti sono in buona forma, anche se i battitori avversari stanno adattandosi a Collmenter.
Male il bullpen, specialmente in confronto al rendimento del reparto ad inizio stagione.
Con la mazza, un grande Upton guida il gruppo con note di merito per Parra, Young ed il redivivo Wily Mo Pena; in calo invece, Roberts e Johnson.
Colorado Rockies (39-42)
Arrivano al Coors Field i Tigers e vengono accolti da una batosta (13-6), propiziata da Nelson (primo HR, 3RBI), Blackmon (4 su 4, 2 RBI) e Gonzales (4 RBI); Hammell ringrazia, in una giornata per lui storta arriva la W.
Più risicata la vittoria in gara 2 (5-4) con Jimenez tonico anche al piatto (2 RBI) e Nelson che replica il fuoricampo; bene il bullpen con Street che cede un punto ma ottiene la 20° salvezza.
Lo sweep è reso impossibile da Verlander che se ne infischia dell’altitudine (prima volta al Coors) e domina il lineup dei Rockies mentre i suoi massacrano (9-1) Cook, Mortensen e Brothers senza pietà.
L’interleague play continua a Cleveland ed i Rockies trovano rimedio alle incertezze di Nicasio con i 3 RBI di Tulowitski (fortunato il suo doppio che impatta il match) ed il neo DH Giambi (3 run HR) per un prezioso 8-7, difeso egregiamente dal bullpen (4.1 IP, 1 run).
Chacin, pur tra molte BB, approfitta poi della grande serata di Smith (2 HR, 3 RBI) ed i Rockies vincono 4-3, nonostante Betancourt faccia il possibile per far rientrare gli Indians.
Punteggio che viene restituito in gara 3 con Hammell che, al contrario della sera prima, non sfrutta i 3 RBI di Wiggington a dovere ed incassa la sconfitta.
Segue la trasfertona a casa Yankees per la Tracy band che inizia con il botto: Jimenez lancia di lusso, Giambi e Tulowitski (HR per entrambi) pensano al tabellone ed il 4-2 apre la serie a favore dei Rockies.
L’impari scontro tra Sabathia e Cook va secondo pronostico (8-3) e, nonostante il caldissimo Wiggington metta 3 HR in due partite, viene persa anche gara 3 (4-6), a lungo equilibrata con Nova e Nicasio sui rispettivi monti di lancio.
Si torna poi brevemente in NL, a Chicago contro i Cubs per un recupero: Chacin ha una serataccia ed a nulla servono i 2 HR di Gonzales se non a addolcire un po’ il punteggio finale (3-7).
Restando a Chicago ma cambiando sponda e lega, i Rockies invertono la tendenza e strappano l’opener al 13° con un incredibile sprint di Tulowitski che segna dalla prima base su un singolo di Wiggington; in precedenza, 2 RBI di Smith avevano tenuto in parità il match, ben lanciato da Hammell e dal bullpen.
Il 3-2 viene restituito dai Sox in gara 2: gli homers di Giambi e Wiggington e la buona prova di Jimenez reggono fino al nono quando Street subisce il punto decisivo.
La serie viene però persa nonostante Tulowitski metta immediatamente un 3 run HR: i Sox recuperano e passano avanti al decimo su Mortensen, siglando i 2 punti del 6-4. Bruttissimo modo di festeggiare la 2.000esima partita di Helton in maglia Rockies.
Colorado non sfrutta il gran momento di Wiggington e di Giambi al piatto, sempre ben accompagnati dai soliti Tulowitski, Gonzales, Smith ed Helton.
Il problema maggiore sono i lanciatori: Nicasio e Cook stanno deludendo e anche Hammell è in forte calo lasciando l’ottimo Chacin e Jimenez (in netta ripresa) soli a trascinare la baracca.
La crisi di Lindstrom (uno dei migliori rilievi sino a giugno) e Betancourt penalizza anche il bullpen, nonostante possa sempre contare sul closer Street e su un fantastico Belisle (ERA 0.69 in giugno).
O’Dowd comunque non molla ed acquista il 2B Ellis da Oakland per Billings e un PTBN, chiaro segno che Colorado si sente ancora in corsa per i playoff, nonostante il distacco dalla vetta sia di 6 partite.
Servirà anche altro però; vedremo come il GM saprà arrangiarsi da qui alla deadline.
S.Diego Padres (37-45)
I Padres rinunciano a Cantu e chiamano dalle minors il versatile Guzman che esordisce con 2 valide nella serie contro i Twins ma un primo inning disastroso infarcito di errori condanna S.Diego alla sconfitta (5-6); a nulla valgono gli sforzi di Ludwick (3 run HR) e Headley (4 su 5, 2 RBI).
Se Richard aveva tradito in gara 1, nulla può essere imputato a Stauffer se non un unico lancio sbagliato, decisivo però perchè la partita va ai Twins per 1-0 con HR di Valencia.
In gara 3, un altro errore difensivo al settimo tradisce Moseley e dilapida il vantaggio che i Padres avevano difeso sino ad allora; Adams e Qualls successivamente fanno entrare altri due punti, decisivi nel 5-4 che sigla lo sweep.
Il rientro di Hudson, condito da un 3 run HR, ed il 4 su 5 del caldissimo Headley non bastano a compensare l’attacco dei Red Sox dell’ex Gonzales nell’opener a Fenway Park; finisce 14-5 con il tracollo collettivo del monte di S.Diego, dal partente LeBlanc ai rilievi Luebke, Frieri e Scribner, tutti travolti dalle calzette rosse.
La vendetta si compie per mano del giovane Rizzo, arrivato proprio nella trade Gonzales; la valida del rookie sblocca il pari e dà il 5-4 ai Padres, difeso poi da Adams e Bell ma S.Diego vince addirittura la serie in un rubber game martoriato dalla pioggia ma dominato da Richard per un inaspettato 5-1. Bene Venable, con un HR e 2 RBI.
Espugnare Fenway dà morale alla truppa di Black che al PETCO asfalta Atlanta 11-2 nell’opener, con Stauffer autoritario sul monte e un po’ tutti a far festa con le mazze, compreso Guzman al primo HR in carriera.
Atlanta se la prende e restituisce il servizio in gara 2, dilagando nel finale su Qualls e Scribner e dopo che Moseley aveva retto discretamente.
Rubber game nelle mani di Luebke, dopo il fallimento di LeBlanc: bene l’ex rilievo, tornato al mestiere originale di partente ma il match e la serie si decidono all’ottavo, quando Atlanta sblocca lo 0-0 ma viene rimontata da Hudson (2 RBI) e soci che tormentano il forte rilievo Venters, costringendolo a mollare ben 4 runs.
Arrivano poi i Royals: Ludwick mette un 2 run HR ma il punto che risulterà decisivo sarà di Guzman che sfrutta ben 2 errori difensivi per segnare il 4-1, che diverrà 4-3 alla fine.
Bene Latos sul monte ed altrettanto bene si comporta Richard in gara 2 (4-2), difendendo il precoce vantaggio e consegnandolo ai soliti Adams e Bell per la chiusura.
I Padres chiudono il conto con la quarta W consecutiva e lo sweep; 4 runs nel 4° inning (2 RBI di Rizzo) bastano ad uno Stauffer superbo (7 IP, 1 run) per lasciare l’ultimo posto nella division ai Dodgers.
Buon periodo quindi per i Friars, rimasti senza il quinto partente ma con gli altri quattro a lanciare ottimamente, anche se il bullpen ha subito qualcosa in più del solito.
L’attacco ha beneficiato della costanza di Ludwick e del gran momento di Headley; ottimo anche l’impatto del neo arrivato Guzman mentre l’atteso Rizzo risulta abbastanza alterno.
In crescita anche Venable.
Los Angeles Dodgers (36-46)
Neppure ospitare Houston, peggior record della lega, riesce a rivitalizzare i Dodgers, spazzati via nelle prime due gare (3-7, 0-7) per demerito dei partenti Billingsley (in piena crisi) e De La Rosa.
Nel frattempo, rientrano a roster i rilievi Jansen e Kuo (out Lindblom e l’inguardabile Troncoso), esce Barajas (DL) e torna Ellis.
Navarro titolare dunque ed il catcher festeggia con il suo primo homer stagionale, decisivo nel 1-0 che vede ancora un grande Kuroda (7 IP immacolati) con il giovane Guerra alla seconda salvezza.
LA prova a rialzarsi contro Detroit ed è Kershaw a riabilitarsi con uno splendido complete game shutout (2 hit, 1 BB, 11 K) ed i 2 RBI della sicurezza nel 4-0 che apre la serie.
La boccata d’ossigeno si fa sentire anche in gara 2, con Billingsley che lancia meglio delle ultime terribili volte anche se deve ringraziare Mc Dougal che lo tira fuori dagli impicci a basi piene; finisce 6-1 per i Dodgers, con Ethier che timbra un 2 run HR.
Purtroppo per LA, lo sweep viene fallito (sarebbe stato il primo stagionale) perchè Lilly subisce ben 3 HR per 6 runs e l’impegno dell’attacco con Kemp, Ethier ed un Loney ultimamente rinato arriva solo ad impensierire nel nono il closer Valverde. Finisce 7-5 per Detroit e basi piene per i Dodgers.
Freeway Series in onda a LA, sempre a casa Dodgers: un 2 run HR di Kemp illude i blue che però crolleranno (3-8) nonostante vari miracoli difensivi (2 pickoff, 2 DP, 2 outfield assist).
De La rosa subisce assai e concede ancora troppe BB, Kuo ci mette del suo come del resto farà in gara 2, persa all’ottavo in compartecipazione con Guerrier; Kuroda aveva lasciato sul 1-2 per far posto ad un PH a basi piene, dopo aver lanciato bene come al solito.
Finirà 6-1, con fortissimi dubbi che Kuo fosse pronto al rientro.
I Dodgers evitano lo sweep grazie al secondo complete game di Kershaw, condito da 11 K e dall’ennesimo suo singolo al piatto con run scored, ed al walk off double di Gwynn che vale il 3-2 in extremis.
Trasferimento in Minnesota ed accade l’inaspettato: i Dodgers ammassano 25 valide (record stagionale MLB) per 15 runs e, per la prima volta nella loro storia, tutto il lineup partente ha almeno 1 hit, 1 run scored ed un RBI.
A Billingsley sarebbe bastato molto meno, visto che lui ed il bullpen lasciano a zero gli avversari.
In gara 2, l’inconsistenza di Lilly frustra gli sforzi di Ethier (2 RBI) 3 Miles (HR); il partente non finisce nemmeno il quinto inning, fa entrare 6 runs e LA non riesce più a recuperare.
Rubber game con De La Rosa in confortante progresso ma l’attacco viene totalmente annullato da Baker per un 1-0 che assegna la serie a Minnesota.
Continuano perciò a perdere colpi i Dodgers, nonostante la stratosferica stagione di Kemp, l’eccellenza di rendimento di Ethier ed il ritorno di Loney a livelli decenti.
Bene sul monte Kershaw e lo sfortunato Kuroda tra i partenti, il giovane Guerra tra i rilievi.