Finalmente, verrebbe da dire, ci sono da registrare numerosi cambiamenti all’interno di una division più volte accusata da chi scrive di regalare poche novità: il primo cambiamento visibile riguarda la classifica e in particolare le ultime tre posizioni della stessa. I Florida Marlins, con un record che nel mese di giugno è al momento fermo ad uno sconcertante 3-22, sono stati di gran lunga la peggior squadra in MLB nel mese in corso fino a precipitare all’ultimo posto della division, con un distacco vicino alle 15 gare.
Come spesso capita in queste situazioni, la vecchia frase “piove sul bagnato” è tornata d’attualità, poiché alla notizia dello spostamento di Josh Johnson nella 60-day DL si è accompagnata anche quella dello stop di Chris Coghlan, che dopo l’eccellente anno da rookie nel 2009 ha continuato a faticare nel rimanere sano con continuità. Con queste premesse, sorprende fino ad un certo punto l’abbandono “forzato” di Edwin Rodriguez dall’incarico di manager: con una scelta tutta votata all’esperienza la dirigenza ha puntato su Jack McKeon come sostituto, sperando di ripetere la favola del 2003.
Ma non sono solo le squadre in difficoltà a dover fare i conti con i cambi di guida tecnica visto che anche i Washington Nationals, 19-11 delle ultime 30 e freschi possessori del terzo posto solitario nella division, sono costretti a cercare un sostituto al dimissionario Jim Riggleman, allontanatosi apparentemente per gravi divergenze con la società attorno al suo rinnovo contrattuale. La squadra, affidata momentaneamente a John McLaren, non sembra averne risentito particolarmente e anzi il ritorno nel lineup di Ryan Zimmerman sta contribuendo in maniera decisiva all’ottimo momento di forma del team della capitale, tornato sopra quota .500.
A tutto questo valzer di manager, Charlie Manuel rimane assolutamente estraneo e, anzi, continua a guidare in tranquillità la miglior squadra della National League, ultima in assoluto a raggiungere le 30 sconfitte stagionali. I problemi per la squadra della Pennsylvania arrivano dall’infermeria che oltre al solito Brad Lidge ha recentemente accolto anche Ryan Madson e Jose Contreras, riducendo al minimo la batteria dei rilievi; stessa sorte per la rotazione che perde, non si sa ancora per quanto, Roy Oswalt per noie alla schiena.
Con un distacco di cinque gare dalla vetta, troviamo gli Atlanta Braves, team sempre alla prese con i ben noti problemi offensivi che tuttavia potrebbero essere mitigati dai ritorni di Heyward e McLouth a tempo pieno. Ritorno sul diamante anche per Brandon Beachy, 11 SO in sei innings contro Toronto nella rehab start di qualche giorno fa: la profondità della rotazione ha mascherato egregiamente l’assenza di Tommy Hanson, atteso al rientro questa settimana e discretamente sostituito da Mike Minor con l’aiuto del debuttante Randall Delgado.
Appena sotto quota .500, e al quarto posto in classifica, ecco i New York Mets, altra squadra che recentemente ha fatto più notizia fuori che dentro il diamante, soprattutto attorno alla figura di Jose Reyes, probabilmente il giocatore più ambito sul mercato fino a fine luglio. Il monte di lancio registra la prima sconfitta stagione per Dillon Gee, e anche il bollettino medico non porta buone notizie, visto che Ike Davis potrebbe essere costretto ai box fino a fine stagione in vista di una possibili operazione chirurgica per risolvere il problema alla caviglia.
Vediamo ora nel dettaglio il cammino delle squadra in questi ultimi quindici giorni.
Philadelphia Phillies (49 W / 30 L)
L’apertura è dedicata ai tre fab4 rimasti dopo la recente defezione di Oswalt: uno sguardo alla top5 nella classifica delle WAR della National League è sufficiente per leggere i tre nomi di Halladay, Lee e Hamels, in quest’ordine. Solamente Matt Kemp e Andrew McCutchen vantano numeri migliori, e per farlo hanno dovuto giocare molte più partite del trio dei Phillies, ad ulteriore testimonianza della bontà della rotazione di Philadelphia.
Le cose non vanno altrettanto bene in attacco, nonostante le 4.1 rpg di media valgano il secondo posto nella division: nella seconda metà di giugno il lineup è stato sostanzialmente spaccato in due, con un ampio margine tra le prestazioni dei due gruppi. A guidare il primo è stato Ryan Howard, leader di squadra in praticamente tutte le statistiche offensive: .286 AVG, 2 doppi e tre HR, sette runs, nove RBI e dieci BB sono alcune delle impressionanti cifre messe insieme dal gigantesco prima base.
A supportarlo in tutta la stagione e in particolare in queste ultime due settimane sono stati Shane Victorino che grazie alle 18 valide (8 XBH) e alle tre basi rubate è riuscito a compiere il giro delle basi ben 11 volte nell’ultimo periodo. Rollins e Ruiz, pur senza brillare in maniera esagerata, hanno portato alla causa tanta sostanza, mescolando ottimamente doti di potenza e pazienza al piatto che si traducono in 15 runs e 14 RBI complessivi.
L’altra faccia della medaglia ha le fattezze di Placido Polanco e Raul Ibanez, due giocatori in pieno slump offensivo (medie battuta di .158 e.128, rispettivamente), capaci di battere valido in appena 11 delle ultime 77 PA, con appena tre doppi e due runs segnate. Chase Utley e Domonic Brown pur vantando poche hits sono riusciti a collezionare tre fuoricampo, 8 runs, 10 RBI e 8 BB.
Situazione abbastanza curiosa tra i partenti: Cliff Lee è reduce da due CG shutout consecutivi pur registrando la miseria di sette SO complessivi, e anche Vance Worley ha concesso una sola run negli ultimi 11 innings lanciando quasi più BB che K. Decisamente più sfortunato Hamels, 18 H con 3 BB e 17 SO negli ultimi 21.1 IP che gli valgono due sconfitte nelle ultime tre partenze; periodo di forma non eccellente, per i suoi straordinari standard, per Halladay, riscattatosi però con il recentissimo CG contro Oakland.
Finale di giugno all’insegna delle vacanze per il bullpen, chiamato a lavorare in situazione di salvezza solamente una volta negli ultimi 15 giorni: David Herndon e Mike Stutes sono gli unici a lanciare più di quattro riprese, mentre a Danys Baez bastano due riprese per subire più runs di tutti i compagni messi insieme.
Coming up: le serie contro Boston, in casa, e Toronto, in trasferta, chiudono l’interlega e aprono un periodo di sfide divisionali che inizierà a Miami contro i Marlins. Rapido ritorno a Philadelphia per tre match contro i Braves prima di tornare in trasferta per le sfide contro Mets e Cubs.
Dodici vittorie nelle ultime venti mostrano una squadra in leggera flessione, che nel mese di giugno sta raccogliendo probabilmente oltre i propri meriti (14-9, 92 RS e 84 RA) e in particolare sta facendo fatica in casa, dove il record è di 22-17 dopo il recente sweep contro i Blue Jays. Nonostante tutto il distacco dalla vetta negli ultimi 30 match è cresciuto solamente di una gara e soprattutto il rientro di Heyward dovrebbe, il condizionale è d’obbligo, dare nuova linfa all’attacco.
Contributo quanto mai necessario perché è impensabile credere che il solo McCann possa continuare a reggere praticamente da solo tutto il reparto come sta facendo in modo egregio in quest’ultimo mese e mezzo di stagione: le sue cifre dall’ultimo report parlano di 4 HR, 6 runs, 6 RBI, 7 BB e 4 SO per una media battuta di .257. La sua OPS stagionale di .891 vale il 20simo posto assoluto.
Jason Heyward e Chipper Jones sono le principali alternative offensive e i loro numeri, tutt’altro che eccezionali, rendono bene l’idea dei problemi offensivi della franchigia della Georgia: ultime due settimane senza mezze misure per Freeman, che ha alternato buoni momenti a slump prolungati e imbarazzanti, frutto principalmente della sua giovane età. Nelle ultime 11 gare, sono state ben 16 le eliminazioni al piatto per lui.
Situazione analoga per Uggla, che registra più XBH che singoli in queste settimane, chiuse ancora sotto la Mendoza Line: 3 fuoricampo, 7 runs, 9 RBI e 15 SO per l’ex-Marlins sempre atteso ad una svolta che sembra non arrivare mai. In caduta libera le quotazioni di Schafer, Gonzalez e Hinske (31 K/9 BB) con quest’ultimo finalmente riportato al suo ruolo naturale di pinch-hitter mancino.
Tocca al veterano Tim Hudson (1-1, 1.00 ERA) guidare una rotazione che, già priva del suo asso Hanson, fa registrare i cali di Jurrjens (2-1, 3.24 ERA ma 9 SO e 11 BB) e Lowe (0-2, 7.31 ERA) e ha bisogno del contributo di tutti i suoi elementi per restare a galla. Il discreto debutto di Delgado e soprattutto l’apporto di Minor e Beachy si sono rivelati fondamenti in questi ultimi giorni.
A differenza dei rivali, non conosce pause il bullpen di Atlanta, con cinque elementi impegnati sul monte per almeno cinque riprese: i soliti Kimbrel e O’Flaherty comandano un reparto che sta finalmente ricevendo un buon apporto dai veterani Sherrill e Linebrink. Per loro, 21 IP con 12 hits, 5 BB non intenzionali e 18 SO negli ultimi quindici giorni. Da registrare l’implosione di Venters nell’ultimo match contro San Diego, che un inning concede più valide di quelle concesse fin qui in 48 IP.
Coming up: Mariners e Orioles sono gli ultimi avversari dell’American League per questa stagione: la serie interna contro Baltimore precede le quattro sfide contro Colorado. A seguire tre gare esterne contro i Phillies e altrettante casalinghe contro i Nationals.
Washington Nationals (40 W / 38 L)
Già da un paio di report stavo sottolineando la discreta stagione dei Nationals, lontani dalla vetta ma sempre vicini ad un record positivo nonostante i problemi offensivi del team: nelle ultime venti partite nessuno in N.L. ha vinto più partite dei capitolini e solamente Philadelphia vanta un record uguale estendendo il quadro alle ultime trenta sfide di stagione. Ad oggi solamente Phillies, Braves e Giants, tre squadre guidate da eccellenti rotazioni, hanno subito in medie meno runs dei Nationals.
Il rientro di Ryan Zimmerman all’hot corner dovrebbe migliorare anche l’impatto offensivo del team, che complessivamente non perde un match con più di quattro runs di scarto da oltre un mese, nella sconfitta 11-3 contro Milwaukee del 23 maggio. Guardando in prospettiva, con gli innesti di Strasburg, Harper e Rendon la squadra può ambire decisamente ad abbandonare in pianta stabile gli ultimi posti in classifica nel giro di un paio di anni.
Sugli scudi, a livello individuale, la coppia formata da Roger Bernadina (.375 AVG) e Danny Espinosa (.373 AVG): osservando le cifre del primo sorprendono soprattutto i tre fuoricampo, mentre per il compagno l’ottima media battuta è sicuramente un’inattesa sorpresa, mentre non fanno notizia i 4 HR e il rapporto K/BB di 12/1.
In una discussione sul tema dei fuoricampo non può mancare Mike Morse, che con i quattro battuti nell’ultimo periodo si avvicina al suo record personale stabilito lo scorso anno con una trentina di gare di anticipo: la sua ISO di .247 in questo 2011, 60 punti superiore alla media in carriera spiega molto bene la situazione. Ancora in difficoltà Jayson Werth, sesto in N.L. per BB conquistate ma molto discontinuo in battuta; appare un po’ arrugginito Zimmerman che si fa segnalare, oltre che per le poche valide battute, soprattutto per i 6 GIDP nelle ultime 12 gare.
È sicuramente in gran forma, invece, la rotazione che trascinata dall’ottimo Jordan Zimmerman, vincente in una sola delle ultime due partenze nonostante un’ERA di 1.35, sta mettendo in mostra numeri interessantissimi in quest’ultimo periodo: Tom Gorzelanny (0-2, 3.86 ERA) è il peggiore dei cinque nonostante le cifre discrete. Gli altri quattro, imbattuti nelle loro ultime nove partenze, vantano 35 K a fronte di 11 BB con 59 valide subite in 59.0 IP.
Qualche problema in più per i rilievi che nell’ultimo periodo hanno registrato più BS che salvezze, con il closer Drew Storen capace di convertire 4 delle 6 occasioni avute a disposizione; Sean Burnett torna ad essere protagonista in positivo, accanto ai soliti Tyler Clippard e Colin Balester. Esordio in MLB per il non più giovanissimo prospetto Ryan Mattheus, classe 1983, che non ha ancora concesso segnature dopo sei inning di lavoro.
Coming up: si chiude in California contro gli Angels l’interleague 2011 per i Nationals, attesi al rientro da ben 11 gare casalinghe consecutive contro Pirates, Cubs e Rockies. A seguire viaggio in Georgia per tre gare contro i Braves, rivali divisionali.
Record in perfetta parità per i Mets anche in virtù del rapporto di 1:1 tra runs segnate e subite: merito del mese di giugno che si sta chiudendo e che ha visto la squadra della Grande Mela migliorare decisamente le proprie statistiche complessive. I punti segnati hanno raggiunto il massimo stagionale nell’ultimo mese facendo dei Mets la squadra più prolifica della division, e anche i punti subiti sono scesi sotto a quota 4.00 per gara per la prima volta dall’inizio dell’anno.
Il più grosso problema rimangono gli infortunati illustri che stanno impedendo al team di trovare una parvenza di continuità di risultati: dal 27 aprile, infatti, la squadra non vince più di 3 partite consecutive e ad oggi vanta un record negativo nelle gare casalinghe, un trend da invertire al più presto se si vuole puntare alle 81 vittorie stagionali.
Dal punto di vista individuale sono molte le note positive da sottolineare in queste ultime due settimane: Reyes continua a battere come un fabbro (.322 AVG), limitando al minimo i K (1 contro 4 BB) e segnando di conseguenze parecchie runs, ben 14 nell’ultimo periodo. Bene, per motivi diversi, Jason Bay (.311 ma con 10 SO e 2 BB) e Carlos Beltran (.240, 10 RBI e 11 BB) che come si nota dalla cifre hanno avuto un rendimento a compensazione.
Citazioni doverose anche per il rookie Lucas Duda, .310 con 5 runs e 6 RBI, e per Josh Thole che in otto partite si guadagna ben sette walks senza peraltro incassare alcun K; malino Pagan, Tejeda e Turner che con qualche BB nascondono le difficoltà in battuta, che registra valori al di sotto della linea di Mendoza. Cosa piuttosto curiosa, la squadra ha battuto più tripli che fuoricampo negli ultimi 15 giorni.
I due migliori elementi della rotazione, Chris Captano (1.50 ERA, 12/3 K/BB) e Mike Pelfrey (2.86 ERA, 14/2 K/BB), chiudono con 2 vittorie in cinque partenze nonostante le loro cifre meritassero ben di più e lo stesso Dickey pur concedendo qualche valida in più non è protagonista di alcuna decisione nelle ultime due partenze. Periodo di appannamento per Gee, affondato dalle troppe BB regalate, mentre Niese pur vantando l’ERA più alta del quintetto chiude con un record in attivo di 2-1 (14/2 K/BB per lui).
Spezzato in due il bullpen: Byrdak, Beato e Parnell sono protagonisti di ottime prestazioni (19.1 IP 3 ER, 6 BB e 19 K) con quest’ultimo che guadagna anche due vittorie; di contro il trio formato da Carrasco, Rodriguez e Acosta vede il campo oltre 20 innings con risultati tutt’altro che positivi, visto che nessuno dei tre concede meno di cinque runs agli avversari.
Coming up: le due serie contro Tigers, in trasferta, e Yankees, in casa, saranno le ultime di questa interlega. Il ritorno ad avversari della National League si concretizzerà con un breve viaggio ad ovest contro Dodgers e Giants prima del rientro nella Grande Mela per tre gare contro i Phillies.
Non c’è molto da dire a livello generale di un team in caduta libera come i Marlins: più delle parole, sono i numeri a descrivere bene la situazione a Miami. Il mese di giugno si chiuderà, nella migliore delle ipotesi, con un record di 6-22 frutto del crollo offensivo che ha portato la squadra a segnare, nel mese in corso, appena 73 runs in venticinque match, 36 in meno rispetto a quanto fatto registrare, nello stesso periodo, nel mese di aprile.
Volendo infierire, si può notare come nelle ultime trenta partite la seconda peggior squadra della N.L., gli Houston Astros, abbia vinto il doppio rispetto ai pesci della Florida: l’ultima striscia vincente del team, intesa come due W consecutive, risale ormai ad un mese fa e la mia impressione è che servirà ben più del ritorno di Jack McKeon per salvare una stagione sempre più compromessa.
Guardando le cifre individuali sono due i dati che balzano immediatamente agli occhi: la quasi assenza di HR, quattro di squadra negli ultimi 15 giorni, e l’impietoso rapporto BB/K che accomuna tutti gli elementi del lineup, dove nessun può vantare un saldo in attivo. Tirando le somme, 98 sono le eliminazioni al piatto, cui si contrappongono appena 28 camminate in prima: se a questo si aggiunge che nessuno batte più di .297 e Omar Infante sia il leader in termini di XBH, ecco spiegato il momento-no della squadra.
La palma di migliore in campo, per così dire, va a Greg Dobbs, autore di 11 valide in altrettante partite disputate, a pari merito con il compagno Gaby Sanchez che pur con cifre modeste guida la squadra in HR, runs e BB. Sembra, infine, senza fine lo slump di Hanley Ramirez, anche in queste ultime due settimane solamente l’ombra del campione ammirato fino ad un anno fa.
La rotazione vede il solo Anibal Sanchez a quota 0 sconfitte e ciò non sorprende minimamente viste le cifre messe in mostra dal pitcher ex-Red Sox: 20 IP, 18 H, 4 ER, 5 BB e 20 K non sono però sufficienti a garantirgli anche solo una vittoria. Positivo il contributo di Javier Vazquez (1-1, 174 ERA) che però sembra avere un’autonomia piuttosto limitata, arrivando raramente oltre il sesto inning; molto negative le ultime uscite per Volstad e Nolasco, che hanno concesso tantissimo, in termini di hits e BB, agli avversari.
Non è un gran momento nemmeno per il bullpen, costretto agli straordinari da una rotazione corta e spesso inefficace: Leo Nunez concretizza due occasioni di salvezza su tre, e il trio formato da Sanches-Choate-Webb riesce a limitare i danni nonostante un rapporto K/BB da mani nei capelli. Destino opposto per Cishek e Badenhop, puniti da qualche hits di troppo, mentre Mike Dunn sta facendo più danni della grandine nel mese di giugno.
Coming up: sono Athletics e Rangers gli ultimi avversari dell’A.L. per i Marlins che faranno poi ritorno in Florida per sette gare casalinghe contro Philadelphia e Houston. Wrigley Field e il Citi Field saranno le successive destinazioni del team di McKeon.
Ragioniere, classe 1983, ho iniziato a scrivere per la redazione MLB di PlayItUsa nel 2009: tifo Atlanta Braves, adoro Oasis e Pearl Jam, oltre naturalmente al prosecco.