L’esaltante rincorsa di Arizona, che l’ha portata dal quarto posto alla vetta in 15 giorni, ha elettrizzato la division che ha visto importanti eventi sconvolgere le gerarchie che si stavano delineando nella NL West.
Innanzitutto, i due gravi infortuni che hanno privato Giants e Rockies di due pilastri per la stagione: l’infortunio di Posey in particolare ha innescato dibattiti a non finire sulla regola che consente al corridore di caricare impunemente il catcher per cercare di toccare casa base, dibattiti che a tutt’oggi non si sono ancora spenti.
I Rockies perdono invece De La Rosa proprio nel momento più buio della stagione, quando nulla sembra andare per il verso giusto.
Le difficoltà di quelle che erano le regine della division hanno aiutato la corsa di Arizona che, con un parziale di 11-3 in 14 partite, ha preso i Giants (attualmente avanti di mezza partita) e addirittura staccato i Rockies, sprofondati a 4,5 dalla vetta.
Malino i Dodgers (5,5 dai Giants), afflitti dagli infortuni e dalla sterilità offensiva, ed i Padres, malinconicamente ultimi a 7,5 partte di distacco.
Distacchi a parte, adesso i favoriti Giants non sembrano più così favoriti e tutte le franchigie (Padres esclusi, a meno di ulteriori rivoluzioni) sembrano aver ripreso speranze di contendere in una division debole, probabilmente alla portata di tutti.
Vediamo adesso il dettaglio.
S.Francisco Giants (31-25)
Inizia l’Interleague play ed è Oakland a presentarsi al AT&T Park per il derby della baia.
Gara 1 vede una bella sfida tra Cahill e Vogelsong che si chiude dopo 6 IP a testa sul 1-1; i bullpen prolungano il match fino a che, al 10°, un singolo di Huff porta a casa Burriss per l’ennesima vittoria in extremis, vera specialità della casa.
In gara 2, è Freak show: Lincecum lancia un complete game shutout, concedendo la miseria di 3 singles e nessuna BB, eliminando 21 battitori in fila e lavorando su conti che solo 4 volte raggiungono i 3 ball.
Uno spettacolo.
Finisce 3-0, con l’attacco aggrappato a Posey (2 su 4, 1 run, 1 RBI), la cui hitting streak arriva a 10.
Lo sweep è servito col brivido in gara 3, con Burriss che spinge Ford a casa per il 5-4 finale all’11°inning: dopo 6 ottimi IP di Sanchez, Affeldt e Ramirez consentono agli A’s di passare avanti ma il sempre ottimo Schieroltz pareggia il conto con un provvidenziale 2 run HR.
La serie casalinga vincente dei Giants giunge a termine con l’arrivo in baia dei Marlins; un grande Nolasco annulla l’attacco dei Giants mentre Cain è meno dominante del solito, il finale (1-5) condanna San Francisco.
Ma è gara 2 che infligge una ferita mortale ai Giants: dopo aver effettuato una incredibile rimonta nel nono, sotto di 4 punti a causa di un Lopez stranamente fuori controllo, il match arriva al 12° dove accade l’irreparabile. Sulla volata di Bonifacio, Cousins arriva a casa base travolgendo Posey che riporta una frattura e danni ai legamenti nel contatto: partita persa 7-6 e soprattutto, stagione finita per il giovane catcher.
Come se non bastasse, anche Ford e Fontenot finiscono in DL costringendo Bochy ad una mezza rivoluzione a roster: arrivano Belt, Stewart e Crawford dalle minors.
Ancora sotto shock per le notizie dall’infermeria, i Giants subiscono lo sweep perdendo gara 3 0-1, nonostante Vogelsong lanci 8 magnifici inning e metta pure una valida; l’attacco non riesce a ricavare nulla da Anibal Sanchez.
I Giants rialzano la testa a Milwaukee: nonostante la buona prova di Lincecum, l’eroe è il giovane Crawford che, all’esordio, batte un Grand Slam che rovescia le sorti del match, consentendo a SF di portare a casa un salutare 5-4.
Ma i Brewers successivamente vincono la serie con un equilibrato 3-2, dove Mota vanifica la classica rimonta Giants avvenuta nell’ottavo inning, e con un rotondo 6-0 dove Gallardo stravince il duello con un Cain in leggero regresso. Il match vede il rientro di Casilla nel bullpen, al posto di Runzler.
San Francisco inoltre vede Arizona passare al comando della division.
La reazione di SF si concretizza sul difficile diamante di St.Louis e nella mazza di Torres che batte un Grand Slam che spezza il match, condannando i Cards alla sconfitta per 7-4: notevole l’uscita di Bumgarner, alla settima quality start consecutiva (ERA 2.12 nel periodo).
In gara 2 non bastano 7 ottimi IP di Vogelsong e Affeldt perchè, avanti 3-1, nell’ottavo Romo e Lopez rovinano tutto consentendo ai Cards la rimonta fino al 4-3.
Rimonta che viene restituita dai Giants in gara 3, dove Linceum si fa superare al settimo inning ma St.Louis non aveva fatto i conti con Schieroltz che prima pareggia i conti al nono e poi mette la valida decisiva all’11° (7-5 il finale).
Ottime prestazioni di Ross e Sanchez, con 7 valide in due, e del granitico bullpen.
La serie viene poi conclusa dal roboante 12-7 in cui Torres (2), Sanchez (4) ed Huff (6 RBI, 3 HR) rimediano alla serataccia di J.Sanchez e di Mota; la vittoria permette ai Giants di ritrovare la testa della division con mezza partita di vantaggio.
Il periodo sarà ricordato quasi esclusivamente per la perdita pesantissima di Posey e la conseguente ricaduta offensiva di rendimento, anche se a St.Louis l’attacco ha dato segni importanti di vita.
Preoccupa un po’ Cain, lontano dai suoi standard ma gli altri pitchers godono di ottima salute e rendono ottimamente.
Buono l’esordio del giovane Crawford, ormai shortstop titolare, ed applausi per il sottovalutato Schieroltz, in grande forma.
Arizona D’Backs (31-26)
Arizona, prima di ricevere la visita dei Twins, si libera di Branyan per far posto al lanciatore Owings: Kennedy lancia bene ed in profondità gara 1, anche se nell’ottavo perde qualche colpo.
Buon per lui che l’attacco lo protegga a dovere con Roberts (3 RBI) e Johnson (2 RBI) e che Paterson fermi sul 8-7 l’incredibile rimonta di Minnesota nel nono, dove Gutierrez ed Hernandez ne combinano di tutti i colori.
La rimonta riesce invece ad Arizona in gara 2, dove il Grand Slam di Kelly Johnson rimedia all’esordio così così di Owings (5.1 IP, 4 runs) ed alla bellezza di 5 errori difensivi: finisce 9-6 e brilla anche Miranda con 3 RBI.
Lo sweep si completa con una splendida uscita di Hudson, accompagnata pure da un RBI che, con il fuoricampo di Miranda ed una sac fly di Roberts, bastano per il 3-2 finale con Putz che incassa la 12° salvezza
Nel frattempo, Arizona ritrova Mora (Wilson DFA) ma perde uno dei suoi migliori rilievi, ovvero Demel (ERA 1.72, 15.2 IP) e richiama Mickolio dalle minors.
I lanciatissimi D’Backs sbarcano a Denver per una serie da 4 match; in gara 1, Collmenter subisce le sue prime delusioni della stagione e, nonostante un precoce vantaggio, viene massacrato (4-12) dalle mazze dei Rockies, complici anche un paio di errori difensivi.
Male anche Heilman (5 runs in 1 IP) e Gutierrez che si infortuna pure; al suo posto arriva Kroenke che difficilmente potrà fare peggio del suo predecessore.
Il passo falso non deprime Arizona che approfitta di una splendida uscita di Saunders per vincere gara 2 (5-2) con il supporto che arriva principalmente da un Kelly Johnson in netta ripresa.
In gara 3, il magnifico duello tra Kennedy e Hammell viene deciso da Young, sia con la mazza (decisivo il suo RBI) che con il guanto, arpionando una flyball destinata a pareggiare il match che finisce invece 2-1 per i serpentelli.
Arizona è adesso al secondo posto e addirittura allunga il passo vincendo gara 4, con Owings che si riassesta bene dopo l’esordio un po’ brusco e sfruttando gli HR di Montero (3RBI) e Johnson (2 RBI) per un bel 6-3.
La serie seguente è a Houston: Hudson subisce 6 runs nei primi 4 innings ma Miranda (2 HR, 4 RBI) guida la rimontona che porta al 7-6 definitivo per la decima W nelle ultime 11 partite.
Gara 2 segna l’esordio di Duke (Mickolio viene di nuovo spedito nelle minors ed Owings nel bullpen) ed il rientrante lanciatore festeggia con 7 notevoli innings ed un 3 run HR nello slugfest (11-3) che vede protagonisti anche Parra, Montero e Drew. Brutto invece l’esordio di Kroenke, tutti suoi i punti concessi a Houston.
Saranno invece di Nady e Miranda i punti decisivi per la rimonta e lo sweep in gara 3; Collmenter lancia bene ma deve aspettare l’ottavo inning per evitare la sconfitta, con i soliti Hernandez e Putz a chiudere il portone nel finale.
Ormai in testa alla division, Arizona dimostra di volerci restare: i Marlins vengono accolti da una grandinata di punti (15) che nascondono le pecche di un Saunders non efficacissimo.
Johnson (2 HR, 4 su 6, 3 RBI), Montero (HR, 3 su 5, 5 RBI) e Upton (5 su 5, 3 RBI) snocciolano statistiche allucinanti, segno di una forma smagliante e di una notevole fiducia che adesso si respira in tutto il team, alla settima vittoria consecutiva.
La striscia si interrompe di fronte ad Anibal Sanchez che concede solo 2 solo shots (Upton e Johnson) in 8 IP, troppo poco supporto per un Kennedy non al meglio (solo 5 IP, 3 runs); Florida allunga poi sul bullpen sino al 5-2.
La serie va comunque ad Arizona che rimonta l’iniziale sbandamento di Hudson (4 runs) ma viene a sua volta rimontata nel nono per la prima blown save di Putz in stagione; sarà una valida di Upton a dare la vittoria per 6-5 nella parte bassa della ripresa.
Nella notte di giovedì, sbarcano in Arizona i Nationals e dominano gara 1: Duke toppa il bis, non riuscendo a replicare l’egregio esordio di cinque giorni prima, l’opener vola via (1-6) e con lei il primo posto ma sono stati 15 giorni veramente di fuoco per Arizona che adesso è una contender a tutti gli effetti.
Sugli scudi, l’attacco con Johnson rinato, Upton su note altissime e un Miranda che non ti aspetti su tutti; costante anche il contributo dei soliti Montero e Roberts.
Kennedy e tutto il bullpen (fantastica la trasformazione dal 2010) emergono nettamente tra i pitchers, aspettando Duke al 100%.
Colorado Rockies (26-29)
La trasferta di Milwaukee apre le danze per i Rockies che però iniziano con il piede sbagliato: una grande prova di Hammell, come di consueto, sul monte ma inaspettatamente anche al piatto con il suo primo HR in carriera, viene rovinata dalla bellezza di tre blown saves.
Inizia Betancourt all’ottavo, persevera Street al 13° e completa la frittata Paulino al 14° che si gioca il posto a roster con quest’ultima uscita, a beneficio di Greg Reynolds.
Senza gli acciaccati Helton e Gonzales, l’attacco aveva fatto ampiamente il proprio dovere, soprattutto con Smith, Wiggington (3 hits a testa) e Giambi (HR). Finisce 6-7.
Il rientro di CarGo (HR) e due extra bases hits di Tulowitski non bastano in gara 2 a Mortensen, ancora autore di una ottima uscita, che deve incassare la sua prima sconfitta pur concedendo solo 3 runs, di cui uno unearned.
Gara 3 conferma i problemi offensivi dei Rockies, incapaci di supportare un Jimenez discreto anche se ancora prono alle BB (stavolta 5, 8 IP); le sole 4 valide fruttano un solo punticino contro i 3 segnati dai Brewers che così sweeppano allegramente Colorado.
La seguente sfida contro Arizona inizia con un doubleheader: la perdita di De La Rosa per infortunio non compromette il match che viene dominato da Gonzales (2 HR, 4 RBI) e dall’attacco dei Rockies che asfaltano i lanciatori dei D’Backs con 12 runs.
Sarà l’unica gioia per i Rockies che perdono le seguenti 3 partite: l’attacco non aiuta prima Chacin nel 2-5 di gara 2, successivamente l’ottimo Hammell in gara 3 (1-2).
Quel poco di più (3 runs) che l’attacco riesce a fare in gara 4 non basta perchè Mortensen perde il controllo per un inning e paga a caro prezzo la svista, con Street che successivamente consentirà ad Arizona di mettere fuori portata il match.
Hurdle corre ai ripari: dopo Paulino, anche Lopez viene designato per far posto a Eric Young Jr., decretando il fallimento della campagna acquisti della pre season.
La mossa non sembra inizialmente scuotere l’attacco dei Rockies che vengono asfaltati a domicilio (10-3) dai Cardinals: molto male Jimenez e Daley.
In gara 2, con l’eccellente esordio di Nicasio sul monte, i battitori si svegliano e propiziano un roboante 15-4: Iannetta (2 HR, 6 RBI) e Spilborghs (4 RBI) i migliori ma bene anche Young con 3 valide.
Lo stesso Young mette anche 2 RBI in gara 3 ma risulteranno inutili nel 3-4 che consegna la serie a St.Louis, con Chacin che sbaglia il primo inning (3 runs) ed i suoi che non riescono più a recuperare.
Tracy, alla ricerca di una svolta, designa anche Amezaga per far posto al giovane Nelson e lo fa esordire a LA; il ragazzo mette una delle 14 valide dei Rockies, valide che incredibilmente fruttano un solo punto, l’home run di Wiggington e, dal momento che Hammell viene stirato come una t-shirt da 7 runs in 4.2 IP, l’opener va ai Dodgers.
Non va meglio a Mortensen in gara 2, fuori dopo 4 IP con 5 runs a carico; Daley subirà i rimanenti 3 punti nel 2-8 finale. L’attacco rimane silente, a parte un nuovo HR di Wiggington; i Rockies concludono il mese di Maggio con un deprimente record di 8-21, passando dal primo al quarto posto in classifica.
Meno male che Jimenez, entrando in giugno, offre un lampo di dominio totale che gli era piuttosto abituale l’anno scorso: un 4 hit complete game shutout che significa prima W stagionale per l’asso in cerca di se stesso.
Impossibile fare dei nomi in positivo nell’ultimo periodo, caratterizzato da un crollo generale di prestazioni che attraversa tutti i settori del team; scegliamo il rookie Nicasio, che si è guadagnato una ulteriore chance con l’unica sua uscita al posto di De La Rosa, ormai out for the season.
Doveroso poi non includere Helton tra le delusioni: il veterano sta facendo tutto il possibile ed anche forse di più.
Adesso tocca agli altri.
Los Angeles Dodgers (26-31)
LA vola a Chicago per incontrare i White Sox e lo fa senza Padilla (ennesima DL per i blues) al cui posto si rivede Troncoso, bocciato meno di un mese fa.
Manca anche Miles, acciaccato, ma questo consentirà al suo sostituto Mitchell di divenire il protagonista del match con un HR che pareggia il match al nono con 2 out in tabella.
I Dodgers strapperanno la W al decimo (6-4) usando poi 3 rilievi per salvare il match, con svariate difficoltà: bene Kemp (HR, 2 RBI), Carroll (4 su 5, 2 run) e il partente Lilly.
Per gara 2, dà forfeit anche Uribe, assottigliando il già esiguo numero di regulars a disposizione di Mattingly: l’ex Garland viene prima onorato (come lo stesso Uribe) per il passato glorioso nella wind city, poi viene selvaggiamente picchiato e costretto ad uscire dopo meno di 4 IP con 7 runs a carico. Finisce 9-2, con l’unica soddisfazione per LA di vedere Sands battere il suo primo HR nelle majors.
Anche gara 3 ricalca lo stesso copione e finisce ancora peggio per i Dodgers che perdono 8-3 e registrano altri due infortunati, Ethier e Barajas; Kuroda viene travolto ed il rientro di Furcal (per Uribe, DL) porta solo uno 0 su 5 con 3 SO ed un errore che costa due punti.
Bene ancora Sands, in netta crescita, con un bel 4 su 4 al piatto.
La serie seguente vede gli Astros come avversari, a Houston; Kershaw lancia di lusso ma esce dopo 6 IP e soli 84 lanci per consentire ad Ethier (pinch hitting per lui) di mettere il singolo che porta i Dodgers sul 3-1.
In precedenza Kemp aveva messo il suo 100° HR in carriera.
Nel nono, Mattingly sceglie Jansen per chiudere ed il giovane rookie, reduce da una lunga serie positiva, crolla subendo 3 runs, tutti con 2 out in tabella, perdendo miseramente il match.
In gara 2 l’eroe è Sands che batte il suo primo Grand Slam in carriera e consente a Billingsley di incassare la W nonostante una giornata così così; da segnalare anche l’esordio della giovane promessa Rubby De La Rosa (Cormier DFA) e la prima salvezza del rookie Guerra in un bullpen finalmente perfetto che preserva il 5-4.
Non andrà così bene nel rubber game, dove Lilly subisce un HR sul suo primo lancio del match; sarà l’unico punto concesso dal partente di LA che vedrà pareggiare il match grazie a Kemp (HR) ma, nel nono, Guerrier subisce le due valide decisive che costruiscono il 2-1 per Houston.
Si torna a Los Angeles e Mattingly recupera Ethier, Barajas e Blake: i benefici sono immediati ed arriva un prezioso 3-2 sui Marlins, con Garland efficace sul monte ed il rookie De La Rosa che ottiene la sua prima W lanciando gli ultimi due innings.
I Marlins si rifanno in gara 2 dove i rilievi lanciano tutta la partita concedendo le briciole all’attacco losangelino; Kuroda subisce parecchio e finisce 6-1, con LA che perde l’ennesimo rilievo (Jansen, DL), sostituito dal minor leaguer Lindblom.
Nel rubber game, show di Kershaw ed inattesa esplosione offensiva; il complete game shutout (10 K, 2 hits, 1 BB) viene supportato da 17 valide che fruttano 8 runs con Furcal, Blake, Ethier e Navarro a farla da protagonisti.
L’attacco continua a spingere anche contro Colorado, supportando un Billingsley che deve ringraziare la difesa (3 DP, 1 outfield assist di Kemp a casa base) ma concede solo 1 punto in 7 IP (8 K per lui); Loney ed Ethier fanno il resto con 3 RBI a testa nel netto 7-1 che apre la serie.
Stessa storia in gara 2 che i Dodgers dominano 8-2: Lilly zittisce i Rockies per 7 innings mentre Kemp (4 RBI) e Blake (3 RBI) movimentano il tabellone, con un HR a testa.
Il primo sweep stagionale rimane però un’illusione perchè Jimenez risorge proprio al momento sbagliato per LA: il complete game shutout del partente di Colorado annulla la quality start di Garland che concede 3 punti che fissano il risultato sul 3-0.
Due serie vinte in fila iniettano un minimo di speranza in un ambiente piuttosto depresso e piagato da una moltitudine di infortuni; non a caso, le vittorie sono coincise con il rientro di Blake e Furcal che hanno finalmente accompagnato il duo Kemp/Ethier, sinora unico traino della squadra. Kershaw è l’asso indiscusso tra i lanciatori ma sta facendo progressi anche Lilly, mentre Kuroda appare in calo di forma.
Bullpen significa work in progress per LA con 4 regulars assenti; bene i giovani Guerra ed Elbert e il costante Mc Dougal.
S.Diego Padres (24-33)
A S.Diego arrivano i Mariners ed i segnali positivi che l’attacco aveva inviato nell’ultimo periodo si interrompono: Bedard e Pineda ipnotizzano totalmente i battitori californiani e lanciano 15 scoreless innings in due.
Per i Padres, Latos e Richard subiscono quanto basta a mettere fuori portata le prime due gare (1-4, 0-4).
Lo sweep viene completato da Seattle con un 6-1 in cui Hernandez fattura 13 K, concedendo un misero punto in 8 IP; per i Padres, benino Stauffer che tiene in gara il team fino al sesto inning ma l’attacco rimane silente tutta la sera.
Black cerca rimedi e opziona Venable per far posto al giovane Tekotte.
Dopo Seattle, è il turno di St.Louis a visitare PETCO Park: Moseley duella a lungo con Lohse ma è Bell a subire i due punti decisivi nel nono, punti che fissano il finale sul 3-1 per i Cards.
In gara 2, i Padres battono 2 hits in 11 innings ma, grazie ad Harang ed al HR di Hawpe, restano in gara fino agli extra inning dove Frieri cede il punto decisivo del 3-2 finale.
La serie negativa finisce in gara 3 dove Latos lancia come faceva nel 2010 e lascia solo un punto ai Cardinals; stavolta il finale sorride ai Padres (3-1) che, con un doppio di Headley e un singolo di Ludwick vincono il match.
Sei partite casalinghe, 8 punti segnati per S.Diego.
Hudson intanto rivisita la DL e viene richiamato Forsythe.
S.Diego si trasferisce a Washington e, con Richard in grande spolvero, perde 2-1 una partita che aveva ripreso per i capelli con un HR di Bartlett al nono (terza e ultima hit di squadra in tutto il match): Adams subisce la sconfitta, sempre su HR, nella parte bassa della ripresa.
La vendetta viene servita immediata, sempre per 2-1, con il giovane Tekotte eroe di giornata e Stauffer che concede un solo punto in 7 IP mentre, in gara 3, S.Diego riesce a segnare più di tre punti (cosa che non accadeva da 11 partite) riuscendo a rimontare e vincere 5-4 la partita, portando a casa la serie.
Ludwick e Hawpe, con 2 RBI a testa, i leader offensivi di giornata.
I Padres volano ad Atlanta ed, inaspettatamente, strappano l’opener 3-2 con il primo HR in carriera di Phillips al 10°, dopo che i 2 RBI di Ludwick avevano tenuto in gara l’ottimo Harang contro Hudson.
Arriva poi la quarta W consecutiva sulle ali di 14 valide (la metà di queste sono di Ludwick e Denorfia) che fruttano 5 runs; Latos contiene bene i Braves ed il bullpen, con qualche stento, riesce a mantenere il 5-4.
Purtroppo per i Padres, Richard manifesta problemi di controllo in gara 3 e concede 3 runs in 4.2 IP, anche se ancora Philips tiene in gara San Diego con un 2 run HR; alla fine, l’attacco non sarà abbastanza produttivo nel 3-4 che salva i Braves da un impronosticabile sweep.
Tornati in California, i Padres gettano alle ortiche l’opener con Houston commettendo 3 errori in un solo inning che, uniti alle valide che Stauffer concede, portano subito fuori portata il match che finirà poi 7-4.
Periodo a due facce dunque per SD, orribile la prima con 5 L consecutive, buona la seconda con due serie esterne vinte; ottimi Ludwick, Headley (in hitting streak da 12 partite) e, come di consueto, il gruppo dei lanciatori con l’eccezione del solo Richard, piuttosto deludente.