Jason Hammel sta lanciando alla grande per Colorado

La NL West si sta dimostrando una delle division più deboli del lotto, division dove tutte le franchigie sembrano annegare nei problemi.

Ne approfittano i Rockies che, nonostante un bilancio perdente negli ultimi 15 giorni, riescono ad aumentare il loro vantaggio sui Giants, portandolo a 4 partite.

Intendiamoci, Colorado detiene tuttora un ottimo record, figlio della straordinaria partenza di inizio stagione ma non sembra essere certo un rullo compressore; i suoi migliori giocatori (Tulowitski, Gonzales, Jimenez) stanno giocando a sprazzi ma l’inconsistenza degli avversari sta giocando a favore di Tracy e soci.

I Giants soffrono pene offensive, acuite adesso dall’infortunio di Sandoval mentre i Dodgers hanno l’infermeria piena ed un bullpen che ricorda da vicino quello di Arizona 2010.

A proposito, proprio in Arizona hanno ricostruito il bullpen come si deve ed il loro attacco sta viaggiando alla grande: peccato che i partenti stiano deludendo parecchio altrimenti i D’backs potevano essere molto più in alto in classifica.

Non è detto che non ci arrivino, se le altre continueranno a stentare come fanno attualmente.

Già staccati invece, i Padres; un superbo blocco di lanciatori viene continuamente frustrato da un attacco veramente impalpabile, dove nessuno batte con medie accettabili.

Un vero peccato.

Scendiamo allora nel particolare.

 

Colorado Rockies (18-11)

Il grande inizio di stagione di Tulowitski si esaurisce in Florida, dove supporta Hammell nell’unica vittoria della serie contro i Marlins; le altre due partite vengono perse da Chacin e dall’irriconoscibile Jimenez, aiutato nell’opera anche dalla defaillaince di Belisle in rilievo.

Fermatosi Tulo, l’attacco stenta ma, grazie soprattutto alla buona forma di Helton ed alle buone uscite di Rogers e De La Rosa, riesce a vincere due partite su due contro i Cubs in una serie scorciata dalla pioggia.

Tracy approfitta del doppio riposo e chiama l’utility man Amezaga al posto del pitcher Mortensen, tornando così a disporre di 12 lanciatori.

Purtroppo per lui, contro i Pirates al Coors Field, si ripete lo schema visto in Florida, ovvero Hammell che vince la sua uscita con Chacin e Jimenez che perdono invece le proprie; occorre però distinguere in quanto Chacin lancia egregiamente e non riceve nulla dall’attacco mentre Jimenez (e Rogers, usato in rilievo perchè il quinto slot poteva riposare) non fa altro che confermare le attuali difficoltà.

Difficoltà che emergono anche in Arizona, dove i Rockies fanno rientrare a roster Stewart al posto dell’acciaccato Wiggington: nonostante le ottime prestazioni del monte (De La Rosa, Chacin ed Hammell di turno), Tracy vede i suoi lasciare due partite ai D’Backs di cui una figlia della prima salvezza mancata da Street, che concede due solo shots nel nono che pareggiano un match poi perso da Belisle all’11° inning.

Indubbiamente lo slump di Tulowitski sta frenando molto l’attacco di Colorado, anche se Gonzales sembra pian piano tornare ai livelli di eccellenza del 2010: Tracy ha addirittura spostato Helton al terzo slot del lineup (con CarGo quinto) ma continuano a mancare all’appello Lopez e Iannetta mentre buone nuove continuano ad arrivare da Herrera, Helton e Smith.

Tra i lanciatori, benissimo i partenti Hammell, De La Rosa e Chacin; male invece Rogers e soprattutto Jimenez.

Ottimo il bullpen, con Street (ultima uscita a parte) a fare la parte del leone ma con grandi elogi da elargire a Betancourt ed al semi intoccabile Lindstrom.

 

S.Francisco Giants (15-16)

Stentano i campioni in carica, in una stagione che molti hanno già un po’ troppo frettolosamente bollato come maledetta, magari in contrasto con la scorsa in cui tutto andò più che bene.

Ad Atlanta, i giganti subiscono un doloroso sweep: Bumgarner, Sanchez e persino Lincecum lanciano malino, l’attacco latita e nell’unica partita in cui si sveglia, ci pensa il bullpen a rovinare tutto in un insolito crollo.

Tornati a S.Francisco, i Giants strappano la serie ai Pirates quasi esclusivamente con a rotazione: prima il solito Cain, poi Bumgarner perde ma finalmente sembra tornato quello dello scorso anno, infine Vogelsong dimostra che il ruolo di quinto partente è in buone mani.

Ma l’attacco resta un problema e le cose peggiorano drasticamente con gli infortuni in rapida successione di De Rosa e del panda Sandoval, sinora il migliore in assoluto degli arancioneri.

Spazio a Burriss e Rohlinger, con Tejada in 3B e Fontenot in 2B.

Ne approfittano i Nationals che su 4 match ne vincono tre, limitando alla miseria di 4 punti totali i Giants; nella serie, la buona notizia viene ancora da Bumgarner anche se il giovane è attualmente 0-5 ma dimostra di essere tornato sulla retta via.

I Giants si rimettono in carreggiata a NY, sponda Mets: l’attacco trova una giornata sì e rimonta la brutta uscita di Vogelsong, grazie soprattutto ad Huff e Fontenot.

Successivamente basta poco per vincere il secondo match dove Lincecum domina totalmente ma, proprio quando Bochy pregustava lo sweep, un distratto Sanchez fa di tutto per battersi da solo e ci riesce benissimo, facendo riporre nello sgabuzzino le scope.

Senza Sandoval, i Giants sembrano al momento abbastanza inerti in attacco: Bochy dovrà sperare che Huff e Ross si sveglino presto perchè la sola rotazione, pur forte che sia, non può bastare.

Il demoted Belt viene segnalato in forma smagliante, anche se il suo esordio in Majors non è stato sfavillante; probabilmente vale la pena tentare di nuovo, anche se verrebbe messo in una situazione non certo semplice ovvero quella del salvatore della patria.

Per un rookie, ci sono esordi meno stressanti.

Inoltre, definiremmo rivedibile Vogelsong, autore di prove contrastanti, mentre su Bumgarner osiamo dire che il peggio dovrebbe essere passato.

Gli applausi al bullpen, a Lincecum ed a Cain sono così scontati che potremmo quasi ometterli.

 

Los Angeles Dodgers (15-17)

Il problema offensivo dei Dodgers sembra risolversi a Chicago dove, contro i Cubs, Uribe, Loney e Blake si affiancano ai soliti Ethier e Kemp per un fatturato netto di 27 punti in tre partite, di cui però solamente due vinte con Kuroda e Billingsley protagonisti sul monte.

La terza viene regalata dal bullpen, evenienza che si verificherà anche in tutte le altre serie dell’ultima quindicina; a Chicago tocca a Guerrier, sino ad allora perfetto, essere travolto dopo che l’attacco aveva sopperito ad uno scarso rendimento dell’alterno Lilly.

La situazione peggiora con l’infortunio lieve di Uribe, costretto a sporadiche apparizioni in PH, e quello più grave a Blake, sostituito da Mitchell a roster; torna inoltre Navarro, al posto di Ellis come backup catcher.

Infield rivoluzionato, con Miles, Carroll e De Jesus titolari.

La serie contro i Marlins offre tre match equilibrati: Garland lancia bene ma è Broxton ( e una difesa non impeccabile) a farsi sfuggire la gara mentre Kershaw e Billingsley non sono al top ma Ethier e Barajas riescono a strappare un match ed evitare lo sweep.

Tornati a LA, si guarda con ottimismo alla sfida contro i Padres ma, nonostante le ottime uscite di Lilly, Kuroda e Garland, l’attacco segna solo 5 punti contro i lanciatori di S.Diego ed è già manna che portano a casa l’opener; da segnalare, un nuovo tracollo di Guerrier, il disastroso rientro di Kuo (demoted Jansen, che era in netta ripresa ma che è anche l’unico rilievo con options, dunque spostabile a piacimento) e gli immancabili errori difensivi.

La serie seguente vede i Cubs a LA ed il rientro a tempo pieno di Uribe che si fa sentire (insieme al giovane Sands) nel supportare Kershaw nel vittorioso opener ma le buone notizie finiscono qua.

Broxton regala l’ennesimo match, vanificando gli sforzi di un ottimo Billingsley, prima di denunciare un problema al gomito che forse lo farà fermare per un tempo imprecisato.

Contemporaneamente Thames va in DL (lo sostituisce Gibbons), Uribe viene colpito da Zambrano alla mano ed è day by day, così come Ethier (la cui striscia di partite con almeno 1 hit è giunta ormai a 29) per un problema al gomito che gli impedisce il lancio.

I Dodgers giocano il rubber game con tre regular in campo, perdendo miseramente la serie, con un evanescente Lilly sul monte.

Il periodo sembra gramo assai per LA, con molti infortuni a piagare un roster già lacunoso a pieno organico: è soprattutto il bullpen a preoccupare, anche se Padilla sembra a proprio agio nel nuovo ruolo che potrebbe addirittura diventare quello di closer.

L’unico altro rilievo efficace sembra Hawkworth, mentre Guerrier ha accusato qualche batosta di troppo.

La rotazione non brilla particolarmente, con i maggiori demeriti che vanno a Lilly mentre in attacco sembra che giochino solo in due, ovvero Kemp ed Ethier.

Nota di merito per Uribe che, dopo un iniziale slump, sta battendo bene ma gioca troppo a singhiozzo per influire decisamente sullo stagnate attacco dei Dodgers.

 

Arizona D’Backs (14-16)

La perdita di Bloomquist (DL, subentra Wilson), sino a quel momento uno dei più produttivi, priva Gibson di una pedina preziosa e lo sweep subito in casa dei Mets testimonia di un momento difficile, soprattutto per la rotazione.

Male a NY Enright e Gallaraga, mentre Saunders patisce un raro giorno di ferie da parte dei battitori di Arizona, normalmente sempre pronti a colpire.

Il ritorno a casa li porta allo scontro con la fantastica rotazione dei Phillies ma i D’Backs sorprendono tutti e vincono la serie; Kennedy domina nel suo primo complete game della carriera (3 hit, 10 SO, nessuna BB), annichilendo le mazze ospiti.

Tocca poi a Hudson brillare, anche se è ancora soprattutto l’attacco a vincere il match mentre Saunders non riesce a imitare i compagni e finisce asfaltato senza appello, rovinando la possibilità di un clamoroso sweep.

La squadra prende fiducia e, nella serie da 4 contro i Cubs, sono i partenti a brillare: Enright, Gallaraga, Kennedy e Hudson lanciano bene ma Arizona splitta solamente la serie dove un match è perso dal closer Putz in una situazione di non chiusura insolita per lui.

Una macchiolina su un rendimento sinora eccellente così come quello di buona parte del bullpen, veramente rinato quest’anno: dietro al closer, applausi per il set up Herandez ed anche per il miglioratissimo Vazquez e la sua curva nuova di zecca.

Arizona poi ospita i leader di Colorado e fa lo scherzetto pure a loro: protagonista è Upton che mette le battute decisive nelle due partite giocate sul filo che i D’Backs portano a casa, partite ben lanciate rispettivamente da Saunders, da Kennedy ed ancora una volta sigillate dal bullpen.

L’unica nota stonata è Enright che perde la sua uscita e con quella anche il posto in rotazione; probabilmente toccherà a Collmenter il suo slot perchè Enright è stato sostituito a roster da Heilman, visto da Gibson esclusivamente come rilievo.

Detto del bullpen, il leader di una rotazione non certo irresistibile si sta dimostrando Kennedy, con gli altri a rischio quando Duke potrà tornare a lanciare.

L’attacco invece gode di ottima salute con Young e Drew su tutti ma con menzioni di merito a Roberts e Upton; Montero sta frenando un po’ mentre continua il curioso platooning a tre in 1B con Nady, Miranda e Branyan a dividersi equamente il playing time.

 

S.Diego Padres (12-19)

Uno dei peggiori attacchi di sempre: se i Padres continueranno a battere indegnamente come stanno facendo dall’inizio della stagione sarà una corsa a controllare i record negativi da battere.

La serie a Philadelphia frutta 3 punti in 4 match contro i mostri sacri del monte ed, inevitabilmente, porta uno sweep subito nonostante gli sforzi dei lanciatori, tutti su livello di assoluta eccellenza.

Brilla persino LeBlanc, chiamato ad una uscita spot e poi sostituito dal rilievo Scribner a roster, il tutto a partire dalla demotion di Neshek (8 IP, 2.25 ERA ma a S.Diego possono permetterselo).

Contro i Braves, i primi segni di vita di Ludwick e la bravura di Moseley consentono di vincere l’opener prima che i tracolli di Harang e Latos riportino la serie sulla sponda di Atlanta ma ci penseranno i Dodgers a ridare il sorriso ai Padres: dopo aver perso l’opener, serve il disastroso bullpen di LA per dare vita alle anemiche mazze di Maybin, Cantu e soci che riescono a portare a casa due vittorie preziose soprattutto per il morale della truppa, abbastanza debilitato dallo slump collettivo che ha martoriato i battitori di S.Diego.

Ma, passati i Dodgers, si ritorna all’antico perdendo la serie contro i Pirates: la seconda uscita sbagliata consecutiva di Harang costa l’opener, anche se S.Diego rimedia la sera dopo mettendo ben tre HR in una sola partita (Latos, Patterson e Johnson gli impronosticabili autori del miracolo).

Bell mette il suo 41° sigillo consecutivo alla vittoria, uguagliando il record di franchigia di Hoffman, serie ovviamente tuttora aperta.

Nel rubber game, sono gli errori difensivi a condannare i Padres (7 runs, 1 ER) all’ennesima serie persa, con Richard incolpevole perdente.

Come poter fare dei nomi in una squadra dove tutti lanciano da dio e nessuno batte decentemente ?

Segnaliamo tra i lanciatori la leggera regressione di Harang ed i miglioramenti di Luebke e Latos, gli unici a partire male quest’anno; al top mettiamo Moseley e la supercoppia del bullpen Adams/Bell, quest’ultimi veramente intoccabili.

Tra le mazze, Hudson va in DL e fa posto a Forsythe; piccoli segni di vita arrivano da Ludwick, Hawpe, Cantu e Patterson ma poca, pochissima roba in confronto a ciò che servirebbe.

 

Commenta

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.