Tre a uno Texas.
E la verità è che sarebbe potuto benissimo essere quattro a zero Texas e Yankees a casa a godersi le World Series davanti alla tv.
La sensazione, dopo le prime quattro partite, è che i Rangers siano, in questo momento, decisamente più in forma e calda di New York.
Oltre alle tre sconfitte, infatti, la prima partita della serie, l’unica in cui la squadra in pinstripes abbia segnato più di tre punti e l’unica vittoria per la squadra di Steinbrenner, è stata dominata per otto inning dai texani, che l’hanno persa da soli con un pizzico di fortuna da parte degli avversari.
Più tranquilla per Texas gara-2 e senza alcuna storia gara-3, con un Lee ancora una volta dominante e Yankees che devono ringraziare un più che buon Andy Pettitte per averli tenuti in partita fino alla fine.
L’ultima partita, infine, è stata decisa da un paio di HR con uno in particolare, di Molina, al sesto inning, che ha cambiato l’inerzia della partita e avvicinato notevolmente la squadra texana alle prime World Series.
Gara-1 vede sul monte il totem Sabathia contro il sorprendente C.J. Wilson e l’inizio è senza dubbio un duro colpo per gli Yankees, con un Sabathia che litiga con l’area dello strike, complice un arbitro piuttosto “stretto”, concede una base ball ad Andrus, subisce un singolo da un redivivo Michael Young e viene punito su una hanging curve da Josh Hamilton; pronti via ed è subito 3-0 Texas.
Il primo uomo del lineup Yankees arriva in base al terzo, con un singolo di Granderson seguito da Gardner con una base per ball, ma Jeter e Swisher non riescono a portare a casa né l’uno né l’altro.
La serata difficile di C.C. continua nella parte bassa, quando, dopo una base per ball ad Hamilton, pasticcia con la palla e commette un balk che lo porta in terza base. L’inning dopo Texas va ancora a segno, con Treanor che, con due out, viene spinto in seconda da un singolo dell’ottimo Andrus e a punto dal doppio di Young.
La ripresa si conclude con un K chiamato ad Hamilton che non sembra essere troppo d’accordo con l’arbitro di base. Sabathia conclude così la propria partita, con 93 lanci in 4 IP, 6 H, 5 ER, 4 BB e 3 SO, numeri decisamente non da lui, che potrebbero far preoccupare qualche tifoso in vista della sua seconda partenza, fissata per gara-5.
Dall’altra parte, Wilson prosegue la sua partita senza particolari problemi, senza subire nulla fino al settimo, quando Robinson Cano, decisamente lo Yankee più in forma in queste ALCS, sblocca il punteggio per la sua squadra con un solo homer a destra. Sul monte newyorchese, intanto, Chamberlain prima e Moseley poi difendono la posizione, tenendo per quanto possibile la partita chiusa sul 5-1.
L’inning decisivo, quello che trasforma le speranze texane della prima vittoria alle Championship Series e trasfigura l’espressione sul volto del leggendario Nolan Ryan, in tribuna con l’ex presidente Bush, è l’ottavo.
Qui gli Yankees vanno a segno per ben cinque volte, ribaltando il punteggio e portandosi avanti per 6-5. Inizia Gardner, che trasforma un out sicuro per chiunque in un infield hit sul prima base, battendo in velocità Wilson a copertura del cuscino; prosegue Jeter, che lo porta a casa con un doppio a sinistra.
Wilson scende dopo questo episodio, per lasciare il posto al veterano Darren Oliver. Non si tratterà di una buona scelta, infatti Oliver concede due basi ball in tredici lanci, senza eliminare nessuno e scende mestamente dal monte con O’day a sostituirlo.
Anche in questo caso, il rilievo non riesce nel suo compito, venendo battuto da A-Rod su un buon lancio basso interno, che si trasforma in un altro doppio a sinistra su cui Murphy non è impeccabile che porta a casa sia Jeter che Swisher per il 5-4. Ennesimo cambio sul monte texano, con Rapada che, come i suoi colleghi, viene punito subito da Cano, con un singolo al centro che spinge a punto Teixeira dalla seconda e Rodriguez in terza grazie all’errore di Hamilton.
È il turno del giovane Derek Holland e tutto lascia presagire che anche per lui la serata non saraà delle più facili. Sul conto di 2-2, una bella FB interna viene battuta da Thames e il blooper con mazza rotta che ne risulta porta a casa il punto del vantaggio per New York. Holland ha una buona reazione ed elimina i tre battitori successivi, permettendo alla sua squadra di non venire troppo staccata.
La reazione sembra arrivare su Kerry Woods, con Kinsler subito in base per ball, ma l’ex closer di Cubs ed Indians si riscatta cogliendo fuori base con un pickoff il giocatore di Texas che, intrappolato, viene eliminato.
Il nono inning è, come sempre, appannaggio di Mariano Rivera che, nonostante il leadoff single di Moreland, elimina in sequenza Andrus (bunt di sacrificio), Young (strike out swinging) e Hamilton (grounder sul terzabase) firmando la sua 42esima salvezza in postseason.
Il secondo incontro parte in discesa per Texas di fronte a Hughes. Andrus, in base grazie ad un singolo, arriva in seconda grazie ad un lancio pazzo, ruba la terza e, con due out, ruba anche casa battendo il tiro di Cano sul tentativo di eliminare Hamilton che, a sua volta, stava rubando la seconda.
Nel secondo inning Texas va ancora a segno e lo fa per due volte, grazie al fuoricampo di Murphy, a due singoli consecutivi ed al doppio di Young, che con due out porta a casa Moreland. Mentre la squadra di New York non sembra impensierire troppo Colby Lewis, partente dei Rangers, Texas segna il 5-0 nel terzo inning, con i tre doppi di Cruz, Murphy (che sembra divertirsi parecchio in questa partita) e Molina.
La reazione è, anche in questo caso, opera di Cano, che apre la quarta ripresa con un doppio al centro, avanza in terza grazie ad un lancio pazzo e segna sul two out single di Berkman.
Ma Texas continua a macinare valide e punti, segnandone due anche nel quinto, con il doppio di Cruz, seguito dal triplo di Kinsler e dal singolo, sempre con due out, di Moreland per il 7-1 Rangers.
Qualche fantasma fa la sua comparsa tra il pubblico al sesto inning, quando il solo homer di Cano accorcia le distanze e sembra far vacillare Lewis, che concede ancora un singolo ed una base per ball prima di venir sostiuito dal mancino Rapada, destinato ad affrontare il mancino Gardner.
Girardi sostituisce Gardner con Thames, ottimo quest’anno contro i lanciatori mancini, ma Rapada vince il duello lasciandolo al piatto dopo una battaglia conclusasi solo al nono lancio.
I fantasmi possono tornare da dove sono venuti, lasciando i tifosi texani a godersi la partita, Ogando ed Oliver portano tranquillamente la squadra in vantaggio di cinque punti al nono. Anche il giovane closer Feliz, pur con qualche incertezza e forse un po’ di tensione, fa il suo, mettendo in base due battitori, ma concludendo la partita senza subire punti.
Si vola così a New York con la squadra di casa pronta a sfruttare il fattore campo, in uno stadio strapieno che potrebbe intimidire chi non sia abituato a grandi palcoscenici.
Così non è evidentemente per Cliff Lee, che, come l’anno scorso alle World Series con la maglia di Philadelphia, sfodera una prestazione incredibile e zittisce il lineup Yankees.
Anche in questa partita, Texas passa subito in vantaggio, con due punti al primo inning, grazie ad un HR di Hamilton, che sembra ritrovare i tempi dopo l’infortunio che ne ha condizionato la parte finale di stagione.
Il primo battitore newyorchese arriva in base al quarto inning, quando sono già ben 7 i K messi a segno da Lee, con Teixeira che strappa una base per ball, figlia forse più del turno di Swisher, che lo ha preceduto, che ha costretto il lanciatore ad effettuare 11 lanci.
La prima valida arriva invece all’inning successivo, con una palla colpita non troppo bene da Posada che cade a poca distanza da Kinsler subito fuori dal diamante. Posada non andrà lontanissimo, visto che la ripresa si conclude con il K numero 9 di Lee, ai danni di Granderson.
Andy Pettitte, intanto, sembra aver trovato il suo ritmo dopo un inizio non felicissimo e concede poco e nulle alle mazze texane.
La realtà è che, nonostante il punteggio sia fermo sul 2-0, i Rangers siano più che tranquilli e fiduciosi, mentre gli Yankees siano intimoriti e piuttosto impotenti di fronte ad un Lee veramente dominante.
Il momento di maggior pericolo per il lanciatore è rappresentato dal sesto inning, in cui Gardner con un singolo ed una rubata si porta in seconda e viene spinto in terza sulla rimbalzante di Swisher.
Sarà l’unico giocatore in maglia pinstripes ad arrivare in seconda per tutta la partita. Lee si sbarazza infatti di sei avversari consecutivi tra il settimo e l’ottavo, prima di lasciare la palla a Feliz per iniziare la parte bassa del nono.
La scelta del manager Washington è semplice, ma forse discutibile da parte degli amanti di baseball: Lee ha 122 lanci, ha subito solo due valide, concesso una base per ball e lasciato al piatto 13 uomini, potrebbe restare per il CG shutout, ma sarebbe uno stress inutile per il suo braccio, che servirà ancora nelle prossime partite.
Inoltre, Texas ha bisogno di far lanciare Feliz, dopo una prima uscita nell’ALCS non esaltante. Pur con un vantaggio di 8 punti, frutto dei 6 punti segnati al nono su un derelitto bullpen, Neftali entra in campo più che concentrato ed elimina i tre battitori del lineup di New York, con due K ed una rimbalzante.
Di questa partita, oltre all’incredibile prestazione di Lee, rimane l’immagine di uno Yankee Stadium vuoto e silenzioso, con i tifosi di New York che lasciano i propri posti ben prima del termine della partita.
Gara-4 si presenta come quella più aperta ai pronostici, con Burnett e Hunter sul monte. Il lanciatore di New York ha avuto una stagione disastrosa, fatta di poco controllo e poca tenuta psicologica sul monte, mentre Hunter è senza dubbio l’anello debole della rotazione dei Rangers.
Burnett smentisce chi non lo voleva sul monte e avrebbe preferito Sabathia con soli 3 giorni di riposo, lanciando più che discretamente per più di 5 riprese e tenendo gli Yankees in partita.
Il punteggio è infatti di 3-2 alla fine del quinto, con un HR dell’immancabile Cano e un lineup che non fa fatica contro Hunter, segnando un punto nel secondo, nel terzo e nel quarto.
Proprio gli HR sono il filo portante di questa partita; sul fuoricampo di Cano, infatti, Cruz corre bene e sembra essere in posizione per effettuare l’eliminazione saltando e prendendo la palla nelle tribune, ma un gruppo di tifosi Yankees interviene deviandone la traiettoria e spostandogli addirittura il guanto.
La regola è che, una volta che la palla ha superato il bordo del campo, i tifosi possono intervenire e così è stato e a nulla sono valse le proteste dello stesso Cruz e del manager Washington; a chiunque abbia visto la partita sarà però rimasta in mente anche l’espressione dei due tifosi responsabili della vicenda e il loro sfottò verso l’esterno destro di Texas.
Una prima “punizione” arriva poco dopo, con una palla battuta da Berkman che fa gridare al fuoricampo, ma che, rivista al replay dagli arbitri, diventa semplicemente il primo strike di un K che chiude la ripresa.
Il colpo di grazia alla partita arriva al sesto inning quando Cruz è in prima dopo aver battuto in doppio gioco, ma essere riuscito a battere il tiro in prima. Con un out, infatti, Kinsler va profondo al centro, dove Granderson non riesce a rilanciare in tempo in seconda per eliminare Cruz nel suo tentativo di pesta e corri.
Con l’uomo in seconda e due out, Girardi decide di prendere in mano la partita e concede la base intenzionale a Murphy, mettendo l’uomo del vantaggio in base. Scelta alquanto discutibile, che viene punita poco dopo, sul primo lancio effettuato su Molina, una dritta interna che il veterano ricevitore deposita direttamente tra le tribune vicino al palo di sinistra, portando a casa i tre punti del 6-3.
È un colpo durissimo che mette K.O. gli Yankees, che subiscono il senso dell’ironia del destino l’inning successivo, quando a buttar fuori il secondo lancio di Logan, entrato apposta per affrontarlo, è Josh Hamilton, che realizza un 2-run homer che va a finire ad occhio e croce tra i due tifosi Yankees di cui sopra.
L’unica reazione da parte degli Yankees è nell’ottavo inning, grazie a tre basi per ball, ma Swisher e Berkman non riescono a portare a casa nessun punto con le basi piene ed un solo out. L’ultima ripresa è di passerella per Hamilton che ne butta fuori un’altra, Guerrero, con la sua quarta valida dell’incontro e Cruz, con un altro fuoricampo, che fissa il risultato sul 10-3.
Come detto, Texas sembra decisamente più in palla e, se anche Guerrero ricomincia a battere, la strategia di passare in base un letale Hamilton (5 BB in tre partite) per giocarsi il veterano dominicano, diventa troppo rischiosa.
La speranza degli Yankees è di un rimbalzo di Sabathia, che deve tornare ad essere dominante per portare una vittoria necessaria alla sua squadra, che è ora sull’orlo dell’eliminazione da questi playoff, cosa che, alle ALCS, le è capitata solamente due volte.
Dall’altro lato, Texas sta giocando davvero bene in tutti i reparti; i lanciatori hanno sempre tenuto la squadra in partita e, ad eccezione della prima gara, anche il bullpen sta facendo il suo, pur con qualche base di troppo.
Il lineup gira alla perfezione; basti considerare che Guerrero era l’unica nota negativa, ma, se si è davvero sbloccato, sarà tutto perfetto per Texas in questo momento, che potrebbe culminare con il primo accesso alle World Series.
Texas è ad un passo dalle Finals. Al momento dimostrano di essere più in palla degli Yankees. Yankees che hanno finito la RS in calando e solo il suicidio dei Red Sox ha permesso a loro di accedere ai PO senza doverli conquistare in settembre. Settembre che è il mese cruciale. Arrivarci lanciati conta più del record in sè. Comunque per provare a girare la serie agli Yankees occorrono due cose: che i partenti tengano almeno 5/6 innings e che il lineup si svegli segnatamente A-Rod e Swisher. Non mi sembra poco e lo dice un tifoso dei Bronks Bombers.