Finisce così, questa Gara 4, che potrebbe essere stata, e probabilmente sarà, l’ultima partita di Lebron James nella sua Cleveland: ben 4 minuti di garbage time, Zizic contro Pachulia, Calderon contro McCaw.
Si chiude forse un’epoca in Ohio, si consolida ufficialmente la Dinastia Warriors in quel di Oakland: questo momento sarà forse ricordato come il punto più alto del lavoro di Lacob, Myers e Kerr. Uno sweep alle Finals, contro Lebron poi, non è proprio cosa da tutti i giorni.
Nella serata del riscatto di Curry (37 punti con 12/27 al tiro, 7/15 da 3, 6 rimbalzi, 4 assist) è comunque Kevin Durant (ordinaria amministrazione per lui: 20 punti, 12 rimbalzi, 10 assist) a portare a casa il titolo di MVP delle Finals: in questa serata ha fatto il compitino, ma per tutte le Finali, e per tutti i Playoffs, ogni volta che i Warriors si sono trovati in difficoltà, o a corto di idee e di energie in attacco, le castagne dal fuoco le ha sempre tolte lui.
Paradossalmente, se Lebron nel 2016 non si fosse inventato quella incredibile rimonta partendo da 1-3, quella pazzesca stoppata contro Iguodala lanciato in contropiede, oggi forse i Warriors avrebbero Harrison Barnes titolare con un bel maxi contratto e sarebbero sempre forti, ma battibili.
Gara 4 scorre via senza storia, e senza pathos: dopo 10 partite filate in cui gli avversari partono forte cercando di sorprenderli per poi provare a resistere all’inevitabile parziale nel terzo periodo, questa volta i giallo blu non scherzano niente e non sbagliano i tiri facili da 3, accontentandosi anche di conclusioni vicino a canestro ad alta percentuale.
Dal punto di vista dei Cavs, quando rientri in campo dopo l’intervallo sotto di 9, e sai che ti aspetta il loro terzo quarto, salvo miracoli il tuo destino è segnato. Lebron non ha più parole di incoraggiamento per nessuno, e nei time out alterna il suo mood classico passivo aggressivo, in cui non parla e fissa un punto lontano nel vuoto, ad altri in cui esplode e scarica tutta la sua frustrazione.
La sua ossessione per la vittoria è talmente forte che lui, e tutta la squadra di conseguenza, è ancora fermo al finale di partita di Gara1, come se fosse bastato portarne a casa una per ribaltare i destini di una serie. Ci sentiamo comunque di escluderlo, visto il divario fra le forze in campo.
Finisce con la festa Warriors, col terzo anello di Curry, l’ottavo di Kerr, il primo di Nick Young ed il secondo di Javale McGee…
Finisce soprattutto col mondo NBA perplesso: quanti anni dovremo ancora aspettare prima di vedere dei nuovi campioni?
I Warriors odierni non sono solo la squadra di maggior talento mai assemblata nell’era moderna: sono soprattutto un mix unico di personalità e caratteri talmente complementari da apparire dal punto di vista dell’amalgama ancora più irraggiungibili che da quello della pura abilità tecnica.
Il timore è che non basterà una nuova reunion di Lebron, che già è in cerca di una nuova contender, per tornare a sfidare i campioni in carica: servirà piuttosto un nuovo “sistema”, una nuova “filosofia” da contrapporre al Death Lineup dei Warriors.
Lo sweep subito da questo Lebron ha reso chiaro ed evidente a tutti che i Golden State non si batte nello scontro a viso aperto, a chi segna un punto in più. La strada per batterli è quella indicata da Houston, e c’è chi si sta già preparando ad affrontarli nella prossima stagione, proponendo un sistema diverso ma altrettanto efficace: è la Boston di Ainge e Stevens, presumibilmente rafforzata dai rientri di Irving e Hayward.
La Dinastia del presente contro la più grande Dinastia della storia della NBA: se davvero andrà così, non ci sarà di che annoiarsi l’anno prossimo.
Max Giordan
segue l’NBA dal 1989, naviga in Internet dal 1996.
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Lebbros ha chiuso colle finals: non è capace di farsi allenare o mollare la palla a qualcun’altro. Il record di punti in singola campagna playoff di sua maestà MJ è salvo, per giustizia divina.
I Warriors sono una bella squadra e si meritano tutto.
McGee (e Capela pure) però ha dimostrato che un big man difensivo continua ad essere essenziale.
Sinceramente la noia è già arrivata per me. È il primo anno che non guardo le finali per scelta, da quanto mi ha stancato vedere sempre queste due squadre in finale. Golden state si merita tutto, sia chiaro, ma spero in un ricambio, soprattutto con Boston e Philadelphia
Magnifico….nulla da aggiungere! chiudere con uno sweep contro Lebronio (e tutti i suoi fans con il prosciutto sopra agli occhi) non ha prezzo! battere Houston e cpCHI?….indescrivibile!…vedere Curry e Durant nuovamente vincenti (nonostante le solite definizioni di Jellyfish o Loser…o non decisivi)….impagabile!….ma a differenza degli altri anni….onestamente.. devo rendere l’onore delle armi al tipo con il 23…autore forse della sua migliore stagione davvero super! senza di lui, molto probabilmente, i cavs non sarebbero arrivati alle finals! va detto che non è e non sarà mai MJ! Lebronio ha fatto e disfatto tutto ai Cavs nel bene e nel male (deciso giocatori, cessioni, schemi ecc ecc)…e rimane lontano dalla mentalità (successivamente “acquisita”) di Jordan o Kobe; cmq onore ai Warriors ed anche a lui!
Onore agli Warriors che, oggettivamente, oggi, sono imbattibili: troppi uomini con tanti punti nelle mani, panchina troppo profonda e di qualità, grande mentalità difensiva, se uno dei big 3 non è troppo in vena ci pensano gli altri 2 o anche 1 solo(Curry, Thompson e KD altrove potrebbero segnare 25/30 di media senza sforzo), in più hanno Green che è un lusso enorme. Bravi, che vuoi dire?
Si possono battere? Nella NBA pre-mercato NO, a settembre coi nuovi roster ne parliamo e vediamo. Niente è per sempre nello sport e possibile che già il prossimo anno qualcuno metta in seria difficoltà GS, già i Rockets ci sono andati vicini. I playoff di quest’anno sono stati più interessanti e divertenti di quelli dello scorso anno. La Finale è stata chiusa in gara-1: se hai una possibilità di battere GS la devi sfruttare, per mettere poi pressione e creare presupposti per altre vittorie, se non lo fai non hai molte altre possibilità, loro sono troppo forti.
LbJ per me non deve dimostrare nulla: è il più forte punto. Poi ha difetti, ama evidentemente anche mettersi in situazioni dove lui è quello fa e distrugge senza che nessuno lo possa contrastare e questo lo ha limitato e lo limiterà, ma sul campo è il più forte. Tuttavia, come accaduto anche a MJ, da soli non si vince, ti ci vuole almeno un altro giocatore molto forte, un buon coach e un cast di supporto all’altezza: i Cavs di quest’anno avevano solo LbJ.