E dire che non era stata un’estate semplice per i Knicks: le continue polemiche scatenate da Phil Jackson, il suo licenziamento, la scelta al draft con la numero 8 di un giovanissimo francese nato in Belgio con esperienza di panchinaro nella seria A transalpina, la firma con un contratto monstre di un giocatore dal talento sospetto come Tim Hardaway Jr, ed infine la svendita di Melo ai Thunder in cambio di Enes Kanter e Doug McDermott.
Insomma, se il buongiorno si vede dal mattino, in pochi nella Grande Mela nutrivano grosse speranze in questi Knicks, che parevano all’inizio di una lenta e dolorosa ricostruzione, come di consueto non molto agevolata da pubblico e stampa locali.
Invece, dopo quasi un mese di NBA, i ragazzi di Hornacek sono 7-5, quarti ad Est alla pari dei molto più quotati Wizards e perfettamente in lizza per un posto ai playoffs.
I motivi? Molti. Ma riassumibili così:
https://www.youtube.com/watch?v=tQ-q7ndje8o
Parliamo di un giocatorino da 30 punti, 7 rimbalzi e 2 stoppate a partita, capace di tirare col 51% dal campo, ed il 41% da 3. Con i suoi 220 centimetri di altezza, la velocità di piedi di un’ala piccola e il range di tiro di Steph Curry, in questo inizio di stagione il lettone ha rimesso di peso i suoi Knicks al centro della mappa NBA, riuscendo a coniugare le dimensioni di un lungo d’altri tempi alle skills richieste ai centri moderni.
Dietro di lui ed alle sue prestazioni irreali e per certi versi inaspettate, tutta la squadra ha preso fiducia: Tim Hardaway, pur sparacchiando dal campo (39%), sta dignitosamente rivestendo il ruolo di secondo realizzatore (16 punti a partita finora), Kanter si è inserito con entusiasmo nell’ambiente newyorchese portando pericolosità vicino a canestro, mentre ha mostrato lampi di talento anche il tanto bistrattato Ntilikina, ancora acerbo ma già capace di tenere il campo per buoni minuti di qualità.
Liberato dall’ingombro dell’ex coach Zen, Jeff Hornacek sta dimostrando se non altro di essere un buon “player’s coach”, capace di insegnare a ragazzi giovani e di creare il gruppo; a rileggere il roster verrebbe da dubitare sulla tenuta di un tale ritmo di vittorie per tutta la stagione, ma l’Est è terra di conquista un po’ per tutti, e con un Porzingis così i playoffs non sono più davvero una chimera.
Max Giordan
segue l’NBA dal 1989, naviga in Internet dal 1996.
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A mio parere N.Y. ha fatto bene a mandare via Melo, dire ricostruiamo e puntare su Porzingis. Quest’ultimo mi pare talentuoso, ha molte armi in attacco e in difesa allenta qualche stoppata. Sì Hardway jr.non vale quei soldi che prende(ma ai Knicks hanno un passato di contratti enormi a brocchi che questo pare loro un affare) ed è vero che il coach senza la presenza di P.Jackson (che come dirigente si è dimostrato scarsino)può operare con meno pressione. Ora bisogna vedere se i Knicks hanno coraggio: cioè devono continuare su questa strada, costruire attorno all’ala europea, accumulare scelte e soprattutto avere pazienza. Il mio timore è che se fanno benino questo anno, il prossimo a N.Y.si aspettino la Finale di Conference e in estate prendano qualche mezzo giocatore di esperienza che verrà a scombinare tutto. Certo a Phoenix è più facile ricostruire che a N.Y., ma la dirigenza deve avere coraggio e tenere duro, se Porzingis cresce ancora allora potranno ottenere qualcosa. Speriamo.