A poco più di 20 giorni dall’inizio della regular season, anche l’ultima telenovela dell’estate è giunta a conclusione: con un colpo di teatro degno di Broadway, Carmelo Anthony ha dato l’assenso ai New York Knicks per la trade che lo porterà ad Oklahoma City in cambio di Enes Kanter, Doug McDermott ed una seconda scelta 2018.
E’ una magra consolazione per i Knicks, che in tutti i casi già sapevano che la loro stella trentatreenne non aveva nessuna intenzione di tornare e che si portano a casa 2 giocatori giovani, anche se magari non tanto futuribili, e decisamente adatti a produrre cifre senza incrementare molto la casella delle vittorie, perfetti insomma per un tanking mascherato…
E’ invece il secondo colpaccio dell’estate per Sam Presti, che un anno dopo l’addio di Kevin Durant riesce ad affiancare all’MVP non uno ma due All Star, proprio quando ormai tutti davano i Thunder per spacciati con Westbrook insidiato dalla sirene losangeline e Oladipo e Kanter inchiodati ad intasare il cap coi loro contrattoni.
Dunque questa volta Oklahoma ci vuole provare: ancora scottata dalla rinuncia a James Harden, per una differenza di pochi milioni su un contratto che oggi farebbe ridere data l’impennata del salary cap di questi ultimi anni, non ha esitato in una estate a rinnegare le sue ultime mosse a medio lungo termine per tentare l’assalto ai Warriors con un quintetto molto interessante: Westbrook e Roberson in guardia, George e Anthony in ala, Adams al centro con Patterson dalla panchina pronto ad entrare anche come 5 super leggero
Ecco l’ennesimo super-team, che insieme a quello di Houston, Cleveland e magari anche Boston proverà ad insidiare quello originale, la corazzata Warriors apparentemente ancora rinforzata dal mercato estivo.
Ma proprio i Thunder, a differenza delle altre, sembrano avere sulla carta i migliori match-up da giocare contro i campioni in carica: a parte Melo, i restanti ⅘ del quintetto possono essere ottimi difensori (una cosa che a Houston e Cleveland si sognano), e l’ex Knicks può comunque essere dirottato in difesa su Draymond Green senza eccessivi patemi.
In attacco l’idea sarà di nascondere Roberson affidandosi all’esuberanza di Westbrook e George e all’esperienza di Anthony: contro un trio del genere, anche una solidissima squadra difensiva come i Warriors potrebbe trovarsi saltuariamente in difficoltà.
Tutto questo, ovviamente, sulla carta: gli occhi di tutti gli appassionati ed addetti ai lavori saranno puntati su di loro, sulla loro capacità di trovare una amalgama convincente, ed in particolare sulla propensione di Westbrook a passare la palla: Durant non l’ha mai ammesso esplicitamente, ma ha spesso espresso apprezzamento per il gioco altruista dei Warriors…
Starà ora a Russell dimostrarsi un leader capace di integrare il talento finalmente a sua disposizione: è l’MVP, è il padrone di casa, se anche questa stagione sarà un fallimento non sarà tanto difficile trovare un colpevole…
Max Giordan
segue l’NBA dal 1989, naviga in Internet dal 1996.
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