Ammettiamolo tutti, su. Oggi siamo più contenti di ieri, ed il motivo è rappresentato da quella sensazione d’inequivocabile eccitazione che sta salendo dentro di noi dopo la lunga attesa che separa una stagione NFL dalla successiva.

Abbiamo passato l’estate come sempre, alla ricerca di un po’ d’azione per scaldare i motori, cercando notizie sui training camp, guardando partite di pre-season insignificanti e poco spettacolari, sognando ad occhi aperti l’ufficialità della regular season in mezzo agli ombrelloni o durante una passeggiata in montagna.

Il football americano è e resterà uno sport di nicchia per l’Italia calciofila ma questo non ci deprime, perché ogni frustrazione viene letteralmente spazzata via dall’emozione per la partenza del campionato. Questo è il nostro momento, ed anche stavolta siamo stremati dalla pazienza, ma pronti ad accogliere la palla ovale a braccia aperte.

La stagione 2017 porta con sé attese differenti rispetto al solito, come pure un pizzico di acredine per i tanti contorni che il gioco propone durante la sua lunga pausa. Ci spieghiamo meglio.

Le aspettative – in una disciplina dove le squadre sono tante, i roster sono folti e la free agency permette di variare frequentemente gli equilibri delle forze messe in campo – sono quelle di vedere squadre sempre diverse imporsi aumentando il divertimento destinato all’utente finale, lo spettatore. Parte dei motivi per cui amiamo il football è la sua pressoché totale assenza di copioni già scritti, che in altri sport fanno calare l’interesse verso un campionato già deciso ancor prima di cominciare, perché tanto si sa, vincerà quella determinata squadra ed è tutto inutile.

I New England Patriots sono in missione per sfatare questo mito e togliere – scherzosamente – un po’ di divertimento all’utenza finale di cui abbiamo appena fatto menzione. Alla squadra di Bill Belichick e Tom Brady va il merito di essere riuscita a rinnovarsi costantemente da una decade e mezza abbondante ed a farlo in maniera vincente, in un’epoca dove il cambiamento è quotidiano e non si può più fare affidamento sulle cosiddette bandiere.

I motivi? Ci sono contratti sempre più ricchi che un’altra franchigia può elargire, un’attrazione troppo forte per un giocatore di football la cui carriera non è assicurata in termini di durata, e ci sono azioni permesse dalla struttura stessa della Lega (leggasi: i contratti non garantiti) che abilitano il management al liberarsi di determinati giocatori con cui si è peccato, dando il contrattone della vita solo per capire, dopo un anno, che si è puntato male.

Aggiungiamoci poi che, salvo casi assai rari, il compimento del trentesimo anno di età rappresenta una croce per il giocatore di football, perché in questi tempi moderni la velocità e la rapidità di esecuzione contano più d’ogni altra cosa, e dal College, ogni aprile, di giovani freschi ed atletici ne vengono fuori una marea.

Questo genera una sola cosa: un continuo movimento di giocatori.

I Patriots hanno affrontato l’era del cambiamento fornendo delle costanti, forgiando in loro stessi l’abitudine a vincere alimentandosi con un desiderio immutabile. Quindi il tema portante della stagione – che New England stessa farà iniziare questa notte assieme a Kansas City – non sarà più il comprendere quale squadra potrà vincere dando vita ad un campionato incerto e di conseguenza eccitante, ma si cercherà di capire se, tra le poche franchigie che possiedono stabilità organizzativa e profondità nei ruoli chiave, quale potrà detronizzare la banda proveniente da Foxboro, Massachusets.

Chi sono le concorrenti più accreditate? Crediamo che in entrambe le Conference ci sia poco da proporre, ma che quel poco possa dare filo da torcere ai bostoniani.

Nella Afc vediamo certamente gli Steelers quali antagonisti di prima fascia, grazie alla straordinaria longevità di coach Tomlin (la cultura vincente passa anche da qui) ed alla potenza di fuoco sprigionabile da armi letali quali Ben Roethlisberger, dal redivivo Le’Veon Bell (che ha firmato l’accordo annuale proprio pochi giorni fa evitando di prolungare scomodi scioperi) e dalla superstar Antonio Brown, oltre ad una linea offensiva ultra-compatta ed esperta.

In seconda battuta vediamo i Denver Broncos, che potranno senz’altro recitare un ruolo importante e sono attesi da una sfida divisionale particolarmente ardua contro quei Raiders che sembrano aver ritrovato la strada per il successo dopo decadi di perdizione, anche se molto passerà dalla consistenza che la squadra del Colorado riuscirà a reperire nel tanto discusso ruolo di quarterback, posizione da cui passano tutte le speranze di vincere in grande e dalla quale gli arancioni attendono urgenti risposte positive da Trevor Siemian. Qualora l’attacco riuscisse ad evitare di venire spesso salvato dalle acrobazie di una difesa eccellente, i Broncos dovranno necessariamente essere presi sul serio. Discorso inverso per Oakland, che in attacco può esplodere a piacimento grazie ad un Carr di nuovo in salute, e la cui difesa – dopo la cura Del Rio – è esponenzialmente migliorata. Il tempo ci dirà se questo determinante progresso potrà valere una corsa profonda in post-season.

Dall’altra parte del guado ci sono sempre loro. Se ne parla bene, se ne parla male, ma alla fine i Seattle Seahawks sono sempre lì, tra i favoriti, talvolta deludenti, talvolta tremendamente consistenti come da loro abitudine. Vero, sussistono costanti dubbi sulla linea offensiva e sul gioco di corse, vero anche che Russell Wilson contrariamente alla stagione passata non giocherà limitato dagli infortuni, e che la difesa è pronta ad essere strepitosa come sempre, recuperando una pedina preziosa come Earl Thomas e puntando sui soliti Sherman, Wagner, Chancellor, Wright, Bennett, ed ora pure sul potenzialmente mostruoso contributo di Sheldon Richardson, la grande novità di un reparto già egregiamente attrezzato prima del suo arrivo.

Difficile dimenticarsi di Atlanta e dei suoi numeri fantascientifici, di quell’attacco poderoso che stava dominando il Super Bowl e di quella difesa così giovane ma così progredita a stagione in corso. La grande domanda la conosciamo già, e riguarda il tipo di reazione che la squadra dovrà porre in atto per cancellare l’onta di un trofeo sfuggitole dalle mani proprio nel momento della verità, a vantaggio degli stessi Patriots di cui sopra.

Non conosciamo Matt Ryan di persona e non vogliamo proporre supposizioni arroganti che non sono nella nostra natura, ma qualcosa ci dice che il quarterback sarà in grado di alzare la testa e guidare di nuovo in alto le sue truppe da ragazzo di estrema intelligenza e di forte carattere quale ha dimostrato più volte di essere. Riscrivere la storia in un’annata colma di entusiasmo, dove i fans godranno di una squadra più che competitiva e di un nuovo favoloso impianto di gioco, cadrebbe proprio a puntino.

Infine ci sono Green Bay e Dallas.

Successi o non successi, una squadra che annovera nel proprio roster l’attuale (a nostro parere strettamente personale) il miglior quarterback della Nfl, Aaron Rodgers, non può mai, e ripetiamo mai, essere esclusa da qualsiasi discussione riguardante il Super Bowl.

Su Dallas grava una spada di Damocle assai pesante, perché la grande annata da rookie di Prescott ed Elliott rischia di non avere un adeguato seguito a causa dei noti problemi del running back ex-Ohio State, che giocherà l’esordio notturno contro i Giants ma della quale sorte in termini di sospensione disciplinare si sa ancora troppo poco per costruire una qualsiasi tipo di prospettiva sull’andamento del campionato texano.

I Cowboys al completo sono una squadra da vittorie in doppia cifra e su questo crediamo si possa discutere poco, resta da verificarne la consistenza durante i playoff, dato che le squadre gestite da Jason Garrett sono spesso crollate davanti alla pressione di vincere gare importanti.

L’entusiasmo nel descrivervi le possibili pretendenti al Super Bowl ci ha fatto dimenticare una migliore spiegazione dell’acredine di cui accennavamo all’inizio, e del perché questa sensazione farà vivere alcuni fan un’atmosfera differente dal solito.

Non possiamo più nasconderci la verità, la Nfl è la nostra vita ma è anche un’azienda corporate, che cura principalmente i propri interessi ed i propri introiti e che ricade nelle profonde contraddizioni della società americana. Ben vengano, sempre a nostro umile parere, tutte le dimostrazioni di coscienza che ogni giocatore si sentirà di fare, ben venga ogni forma di protesta pacifica.

E’ davvero giunta l’ora che i giocatori si uniscano, possono raggiungere numeri inimmaginabili di persone ed ispirarle ad un radicale cambiamento, hanno un potere speciale di cui forse nemmeno si rendono conto. Restare seduti o alzare il pugno dinanzi all’esecuzione dell’inno americano non è una forma di mancato rispetto, è un invito a riflettere. I bigotti ne prendano cortesemente nota. Ed il supporto dei giocatori bianchi nei confronti dei colleghi afro-americani è una straordinaria manifestazione di unione e coesione, due parole che il football americano possiede da sempre cucite dentro il proprio tessuto più intimo.

L’amore per la Nfl e lo spettacolo che offre saranno quindi accompagnati dalla grandissima delusione di non poter vedere – almeno per il momento – Colin Kaepernick inserito in un roster professionistico. Per carità, analisti e giornalisti ben più titolati di noi semplici appassionati hanno sezionato i filmati di gioco dell’ex-Niners al fine di determinarne l’inconsistenza in campo, ma continuare a sostenere che non c’è posto in questa Lega per Colin né da titolare né da backup quando ci sono squadre che avrebbero evidente necessità dell’uno e dell’altro ci sembra un insulto alla nostra stessa intelligenza, a maggior ragione dopo l’ostracismo dimostrato dal pubblico dei Baltimore Ravens a fronte di una sua possibile firma.

Sono situazioni che nella società di oggi non dovrebbero trovare alcun diritto di cittadinanza.

L’esserci levati il canonico sassolino dalla scarpa non ci impedisce di augurarvi una splendida stagione, da trascorrere tifando con passione per la vostra squadra, per i vostri idoli, per il football tutto. Sarà una stagione che passerà in un lampo, come al solito, ma proprio per questo ce la godremo in ogni secondo con il pieno delle forze.

La straordinarietà del football americano è anche questa.

Buon campionato a tutti.

 

 

3 thoughts on “Nfl, questa notte si riparte!

  1. Be articolo bello e ben scritto, grazie e complimenti, però magari, visto che l’anno scorso hanno battuto 2 volte sia broncos che raiders, si poteva mettere anche i miei Chiefs tra le possibili rivali di NE..poi mi rendo conto che x me dirlo oggi è facile ;)

    • Ciao Marcello, i Chiefs meritavano indubbiamente di essere inclusi, hanno fatto un gran campionato contro diverse critiche anche se poi nei playoff si spengono quasi sempre, motivo per cui sono sottovalutati. Se l’attacco è quello mostrato giovedì, ne riparliamo! grazie per aver commentato!

  2. Vero, ci spero si :D (anche se tutte le settimane così la vedo durissima!!! ma magari qualche partita la si vince anche giocando meno bene) grazie a te e ripeto non volevo esser polemico, anche perchè tu giustamente sei concentrato su 32 squadre quando scrivi, il mio era un commento un po’ da tifoso.

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