Dopo un inizio di mercato scoppiettante, con Paul, George, Hayward e Butler a sorpresa impegnati a fare le valigie cambiando non poco la geografia del campionato, il resto dell’estate è rimasta come sospesa per il mondo NBA, nell’attesa degli ultimi 2 colpi grossi, talmente grossi da essere molto difficili da mettere in pratica: la partenza di Melo da New York e di Irving da Cleveland.
Per l’ex pupillo di Lebron, che ha evidentemente le idee confuse quando si tratta di astronomia ma molto chiare quando si tratta di annusare l’aria e capire il momento migliore di levare le tende, si era parlato molto di Phoenix, di San Antonio, di New York e di Minnesota, ma poco di Boston.
D’altra parte, immaginare che il nuovo GM dei Cavs Koby Altman si presentasse in città cedendo ai rivali biancoverdi il secondo miglior giocatore della squadra, probabilmente sfidava l’immaginazione anche del più fantasioso dei tifosi.
Invece, a sorpresa, è andata proprio così, ed in un certo senso, incredibilmente, i Cavaliers possono ritenersi pienamente soddisfatti da questa trade.
Avere un All Star che chiede di essere ceduto è forse il worst case scenario per qualunque GM: hai un asset di grande pregio che dovresti valorizzare ed invece sei obbligato a venderlo ponendoti in una posizione di debolezza nei confronti dei potenziali compratori.
In più, Cleveland era sostanzialmente obbligata a cederlo ma senza avere la certezza di dover rifondare: Lebron ancora per un anno giocherà a casa, ma non è chiaro se l’anno prossimo saluterà l’Ohio per la più assolata California, oppure se deciderà di rimanere.
Altman con questa trade salva capra e cavoli: sostituisce un All Star con un altro All Star, ed in più porta a casa un 3&D, un giovane prospetto e una probabilissima prima di scelta di lotteria dell’anno prossimo. Un colpaccio insomma.
Ma il vero miracolo è che anche Boston risolve numerosi problemi con questa trade: in primo luogo porta a casa un giocatore nettamente migliore di Isaiah Thomas, da tutti i punti di vista.
Sia fisicamente, che a livello di talento, che a livello di esperienza, Kyrie è un upgrade notevole; inoltre è ancora sotto contratto per 2 anni, mentre Thomas scade a fine anno ed ha già fatto sapere al mondo di volere il max, non esattamente un contratto da dare a cuor leggero ad un giocatorino che esce da un brutto infortunio all’anca e che sarà per tutta la sua carriera e per il suo stile di gioco sempre a rischio di farsi male.
Ainge, si sa, è un freddo calcolatore a cui piace prendere decisioni con un orizzonte temporale molto lungo: gli è stato rinfacciato di aver perso l’occasione di portare a Boston Butler e George, ma alla fine sono comunque arrivati Hayward e Irving dovendo sacrificare sostanzialmente solo Crowder e la prima scelta dei Nets 2018.
La squadra è sostanzialmente rivoluzionata anche dalla partenza di Bradley, sostituito in un altro ruolo da Morris, e dovrà dare minuti importanti ai giovanissimi Tatum e Brown. In soldoni: anche con Irving e Hayward, i Celtics non sono ancora da titolo, forse neanche da finale, ma i tasselli stando andando al loro posto, e già dal 2019 la Eastern conference potrebbe essere cosa loro, Washington e Toronto permettendo.
I Cavs certo non si trovano rafforzati dalla perdita di Irving, ma il comitato Thomas-Rose in cabina di regia può comunque ben supportare Lebron, il quale forse in una futura finale ancora coi Warriors non dovrà più marcare Durant: Crowder è l’ala atletica che è sempre mancata negli ultimi anni a Cleveland e che potrebbe permettere al Re di prendere fiato in difesa, magari giocando da 4…
Tutto questo, ovviamente, in attesa della prossima Decision nell’estate 2018: l’exit strategy dei Cavs potrebbe prevedere il max a Thomas oppure un rebuilding più spinto sfruttando la prima scelta dei Nets.
Alla fine, le 2 contender si sono fatte un favore a vicenda: la palla ora passa ai coach, ed a come sapranno mettere in pratica le idee dei rispettivi GM.
Max Giordan
segue l’NBA dal 1989, naviga in Internet dal 1996.
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Penso anche io che questo sia uno degli scenari “migliori possibile”, cioè uno scambio che soddisfa più o meno entrambe. Certo CLE avrebbe voluto tenersi Irving e riprovare a vincere, ma dato che il play voleva andarsene il GM dei Cavs ha fatto il meglio: preso un all-star, un giocatore che piace subito al pubblico e ha punti nelle mani sempre, certo vediamo post-infortunio, ma intanto i numeri ci sono. Ha preso anche un giocatore di grande sostanza e difesa come J.C. e una prima scelta che si presume alta. Boston ha preso la star che occorreva, Irving da aggiungere all’ala da Utah arrivata dal mercato; ha perso due giocatori di sostanza e difesa come Bradley e Crowder che dovranno essere sostituiti in qualche modo, ma Ainge da un mercato appena sufficiente si è ripreso alla grande e fatto un colpo grosso verso le Finals del 2018.
Detto ciò temo però che questo scambio abbia un orizzonte meno brillante per i Cavs, non tanto nell’immediato, quanto nel Luglio 2018 perchè sembra dire Bye Bye LeBron(ma questa è un’altra storia che si scriverà poi).