Potrebbe essere una classica partita di regular season ma ci sono almeno tre motivi che la rendono più interessante del normale. Due riguardano me (quindi potete tralasciarli) e uno riguarda tutti quelli che seguono questa squadra qui nella baia.
Oggi l’atmosfera della regular season è resa leggermente più frizzante dal fatto che al centro del campo l’immagine è diversa. Oggi si cambia ufficialmente: c’è la presentazione del nuovo logo dove compare sonante la scritta “The Town” in cui la connessione fra il quintetto e la città maggiore -anche detta the city o, più comunemente, San Francisco- viene definitivamente palesata.
Perché? Per quei pochi di voi che non lo sapessero ancora, la squadra fra poco si muove verso un mercato più “promettente”. Non che Oakland sia proprio un sobborghetto, non che il pubblico snobbi gli Warriors o abbia difficoltà a tirare fuori dollari sonanti per i biglietti e non che la struttura che adesso li ospita sia demodè, anzi, è una figata pazzesca, ma… evidentemente per gli standard della Silicon Valley non è abbastanza.
Da queste parti “l’abbastanza” non convince mai del tutto, quindi dal 2019 tutti al Chase Center di San Francisco, struttura avveniristica che rispetto al ristorantino di provincia, dove mangi bene e ti porti via un bel ricordo, dovrebbe essere una roba dove tipo ai fornelli c’è Carlo Cracco e l’attività è ospitata in un palazzo progettato da Renzo Piano, o qualcosa giù di li.
Per descrivervela (se siete curiosi date uno sguardo qui) credo che la definizione 1 bilion arena (sembrano le unità che si leggono nei fumetti Disney per contare i soldi di zio Paperone) sia abbastanza ma, se così non fosse, potrei dirvi che sarà la struttura più avanzata mai realizzata a San Francisco, che avrà 18.000 posti a sedere, un sito totale di 11 acri (che non ho idea di quanti siano in metri quadri ma suonano bene così; i metri quadri sono per i trivani, gli acri per le vallate sconfinate), due grattacieli di uffici (uno come al solito non bastava: americani..) e al solito ristoranti, chioschi, junk food, dj, trampolieri e altri show vari.
Prima di informarmi un po’ meglio per me quel nome “Chase” era solo uno dei tanti innumerevoli istituti di credito che mi hanno rifiutato una certa di credito negli ultimi tre mesi. Non che abbia avuto problemi finanziari o contenziosi in vita ma qui, per un giochino insano (e per certi versi inspiegabile se non sei nato qua), per avere del credito (anche marginale come una cartaccia di credito a bassissimo plafond) devi aver prima dimostrato di essere un buon debitore e quindi, anche con un bel salario, se non hai mai fatto debiti non puoi avere accesso a nessun tipo di credito. All’interno di questo processo ovviamente la Chase non è proprio la prima a cui chiedere, ma io questo non lo sapevo.
Un’altra cosa che dovete sapere è che c’è un altro sport che gli americani hanno trasformato in una sorta di arte marziale: i rewards delle carte di credito. C’è gente che ha una devozione per punti/rewards/cashback che io non ho mai visto nemmeno negli occhi di opusiani con il cilicio.
Fra queste, fidatevi, la Chase Sapphire, modello di punta della casa, più che dei rewards ha dei veri e propri superpoteri. Canone annuo 450 dollari circa, cifra simile a quella che dovrete spendere per mettere piede dentro al palazzetto nuovo perchè la struttura, finanziata privatamente al 100%, ha dei pilastri molto solidi, ma ancora più solidi sono quelli morali in cui l’unica parola è: PROFITTO.
20 minuti all’inizio
Davis e Cousin fanno stretching insieme con due massaggiatori e vi giuro che l’elasticità di Davis è impressionante anche per essere altro quasi un metro e novanta.
Ah?
Come dite?
È 210 cm?
I R R E A L E. Anche da fermo, Irreale.
Dei Pelican non c’è poi tanto da dire se non che spero fortemente diano via almeno uno dei due pezzi pregiati di casa. Se possibile, meglio tutti e due. Una franchigia non in floridissime acque, gestita malissimo, con un logo orrendo (cosa vuoi vincere con quel pellicano sulla maglia?) che ha nel roster, a mio avviso, almeno un giocatore che può spostare più gli equilibri di tutta la lega. Forse due.
Già analisi come Shannon Sharpe, Chris Broussard e C. Carter si sono espressi in favore della tesi che i Pelicans hanno in casa le chiavi per almeno 1 dei futuri super team del 2018-2019 ed io sono d’accordo al 100%.
Ancora di più ora che i rumors sulle trade che riguardano DeAndre Jordan e Cleveland si fanno sempre più forti. Dopo mesi a chiedersi se l’infortunio di IT sia recuperabile, vi immaginate se il nano non giocasse nemmeno una partita in maglia CAVS? Io si, me lo immagino così tanto che lo ritengo addirittura probabile.
10 minuti alla palla a due
C’è spazio per le ultime triple: ogni volta che guardo tirare Klay Thompson mi sembra di essere davanti ad una GIF, non so, giudicate voi:
Date uno guardo alla perfezione dei movimenti e dell’esecuzione, guardate la precisione con cui ripete il passetto e l’aggiustamento del piede sinistro prima di prendere la tripla: ‘na macchina.
A guardare dall’altra parte del campo invece faccio fatica: i Pelicans sono, senza il ben che minimo dubbio, la squadra più brutta della NBA. Esteticamente dico, il basket non c’entra nulla.
Mentre sul monociglio di Davis (ribattezzato Brown appunto da eyebown) si sono già spesi tutti i commentatori del mondo la mia attenzione è stata rubata da Jameer Nelson che più che in forma NBA è apparso in forma “2 margherite e una napoli al tavolo 4, grazie”.
E vi giuro che a dargli del pizzaiolo gli si fa un complimento.
Di Davis invece, monociglio a parte, volevo dire che non è che si muove come uno di un metro e novanta -forma spesso usata per dipingere un lungo che ha buona capacità tenciche e è mobilità- Davis è basso.
È una guardia da playground di 180 cm la cui anima è migrata per motivi inspiegabili in un corpo alieno da 2.10 circa. Ho usato molto spesso anche io il modo di dire “si muove come una guardia” ma no, con lui non va bene: mentre fa stretching sembra una ballerina, quando salta e si muove invece potresti tranquillamente scambiarlo per un Curry, è molleggiato e fluido in ogni cosa che fa, anche dai suoi 6 piedi e 10 qualcosa.
C’è pure Rondo e a guardarlo mi viene un po’ di nostalgia. Nostalgia di quando un play del genere poteva ancora dire la sua a questo livello, di quando le fortune o le disgrazie di una franchigia non viaggiavano parallelamente alla percentuale del tiro da tre, di quando gli Spurs e i Pistons iniziavano un quarto quarto di una gara 7 delle Finals 57 pari. Bei tempi.
A me l’esperimento di New Orleans piaceva, sia ben chiaro: Il roster con i due lunghi atipici che sanno correre il campo e fare un po’ tutto, compreso il tiro da fuori, era interessantissimo.
Il fatto è che in questa NBA se vuoi vincere non puoi mettergli vicino dei veterani sul viale del tramonto e pizzaioli vicini alla pensione come Jameer Nelson che, veramente, al posto di una casacca NBA si meriterebbe una canottiera bianca a costine con qualche chiazza di sugo.
Non me la sento di bocciarli e nemmeno di criticarli troppo. Quest’anno stanno giocando, anche bene a tratti, ma per fare qualcosa nella NBA 2017-2018 a Ovest hanno semplicemente troppo poco a meno che i vostri ricordi nostalgici non vi portino ancora a considerare Rajon Rondo un giocatore decente.
Peccato che poi la NBA sia diventata quella di KI, Russ, Wall e Harden, solo per citare i primi che mi vengono in mente nello stesso ruolo. Keep moving Rajon.
5 minuti allo starting five
Curry sbaglia la consueta tripla dal corridoio (tre tentativi, uno peggio dell’altro).
Ma i problemi per Steph oggi sono legati piu che altro al terribile marsupio fluo che è costretto ad indossare per aver perso una scommessa con.. Javalone (e chi altrimenti).
Oggi non gioca KD e a me che oggi non ci sia Durant fa pure piacere, ma questa la spiego meglio: senza Durant a me i Golden State Warriors piacciono anche di più. Ritmo elevatissimo e triple senza pausa; senza di lui sono meno forti -ovviamente- ma il famoso flow, e la religione del let it fly con un quintetto con Green, Thompson, Curry, Pachulia e Casspi è molto molto molto più facile.. Se mi consentite l’analogia, in questa squadra, avere KD è come avere al monopoli la carta per uscire di prigione, quelle poche volte in cui l’attacco si ferma.
E poi c’è quella roba che a me quando parlarno di GS come di un super team la cosa non va mai giù.
Non che non lo siano, don’t get me wrong, sono una delle squadre più forti di tutta la storia del gioco, ma adesso con quella parola, con super team si intendono -riprendendo il termine musicale super band– quelle squadre che nascono “a tavolino” a colpi di trade, dove due o tre fenomeni decidono di giocare insieme perché sicuramente suoneranno musica migliore (e probabilmente vinceranno qualche titolo e non verranno ricordati come perdenti).
Questo processo, in cui LBJ è diventato una sorta di pioniere, maestro e cattedratico, che a me non è mai piaciuto a GS non è mai successo perché fatta eccezione per la free agency di Durant la squadra è stata costruita nel tempo, con scelte molto difficili (Monta Ellis su Curry mezzo zoppo, la pescata al draft di Green, etc etc) e l’adozione in tempi non sospetti di quel sistema di gioco con cui anche senza KD hanno vinto un titolo e probabilmente senza la sospensione di Green l’anno dopo, sarebbero stati due.
Basta il pippone da hater però che la gara è iniziata.
1°Q
La prima tripla arriva dopo 8 secondi di gioco netti. La prende Curry e la sbaglia pure.
9.10: Green schiaffeggia DMC mentre cadono insieme. Oppure DMC butta a terra Green che lo schiaffeggia cadendo. Quando anche uno solo dei due è coinvolto in queste cose è solitamente difficile capire come siano andate le cose, con entrambi è proprio impossibile.
Canestro dal corridoio e marsupio a parte, la giornata di Curry non sembra una di quelle che ti porti nella tomba: 6 minuti giocati, 0-4 dal campo, 0-2 da tre, 1 assist per cui deve ringraziare Pachulia (!).
5.02: DMC e green capitolo due: oggi si menano, speriamo.
5.00: Ma di preciso perché il pubblico esce di testa ogni volta che Javale McGee entra in campo?
3.48: Pelicans sopra di dieci, soltanto di 10: incredibile.
I big 3 della squadra di casa hanno 2-12 (tutti insieme eh) e quello con il 30 nella maglia ha ancora un Donuts gigante nel tabellino.
1.47: 25-11 per i Pelicans, si gli Warriors in casa sono a 11 punti in 10 minuti giocati e Curry finalmente si sblocca ma solo dalla lunetta con annesso sospiro liberatorio della Oracle.
Oggi i Pelicans senza DMC giocano “meglio”, sono più fluidi e soprattutto ci sono molti palloni per AD23: sinfonia per gli occhi. Due possessi, tira prima in faccia a Javalone e poi finta, penetrazione e canestro morbidissimo nel traffico fra due giocatori. Che roba:)
Steph continua a tirare, cosa per cui lo apprezzo, ma siamo al miniriposo con 12 minuti giocati e il tabellino dice: 0-8 dal campo, 0-5 da tre, 2-2 ai liberi. Potevamo farcela tutti anche senza chiamarci Curry.
Oggi non entra. MA si sa, i veri tiratori sono quelli che continuano a tirare no matter what e lui continua, anche se per ora a salve.
17-31 per i nemici.
2°Q
Dmc è bello teso, continuano le schermaglie con Green e tutti due, bisticci a parte, non è che abbiano fatto vedere il meglio di loro. La gara in generale per adesso non è decollata (per dirla in modo elegante).
9:32: 30-41. Riposo lunghissimo per Curry mentre DMC e Davis continuano un po’ ad alternarsi sia come presenza in panchina sia come ruoli tecnici in campo, “4” e “5” qui non hanno proprio una definizione univoca, ma non mi dispiace.
Mentre tutte le squadre provano a “scopiazzare” Golden State è bello vedere squadre che fanno qualcosa di diverso e con tanto talento.
È bello vedere i Pelicans ed è bello vedere I celtics di Ainge, Stevens ed Irving che metnre scrivo stanno faticando ad Indiana in una partita tesa in cui servirà l’ennesimo quarto quarto di Irving per decidere la gara.
6.02: la squadra di casa rientra in partita con il quintetto B: Iguodala, Livingston Casspi e Looney. Ma si sa, gli Warriors sono gli Warriors anche per le rotazioni dei subs; non me lo toglie dalla testa nessuno.
4.54: AD in lunetta 36-42, dico la mia: se sei sotto solo di 6 quando Curry ha 0-8 dal campo alla fine, qui, perdi. Vediamo dopo.
3.58: (40-43 Pelicans).
Time out pelicans per bloccare l’emorragia. Iggy con 7 punti in 13 minuti ha rimesso tutto il piatto in gioco molto in fretta complice delle mani un po’ fredde dei Pelicans.
Buona l’uscita dal time out degli ospiti con un canestro veloce di Moore. Meno Rondo che autografa un bel 0-3 dal campo in 11 minuti giocati. Non è più la sua NBA non c’è nulla da fare. Il body language della panchina fa capire che lo vorrebbero levare anche prima del previsto ma, e li capisco, se il backup è il pizzaiolo con la maglia n°14 ci pensi un paio di volte prima di metterlo dentro.
Steph è 0-10, si, d-i-e-c-i però non me la sento di dire che sta giocando male: è a 5 assist e l’energia in tutte e due le metà campo è elevata. Puzza di una di quelle partite dove ne può mettere 20 da un momento all’altro. Continua a sparare a salve ma è molto presente.
48 secondi al riposo grande e Steph mette il primo dal campo: la palla lo prende un po’ in giro, volteggia tre volte sul canestro e poi va giù. I sospiri della oracle sono fantastici. Possesso dopo tripla di Thompson ed il palazzo esplode.
53-52 per i padroni di casa a 10 secondi dalla fine.
Da copione:)
3°Q
La gara non decolla: tutti arrancano ma la squadra di casa sembra avere la meglio.
I Pelicans hanno un po’ di sabbia negli ingranaggi e provano a risolverla aggrappandosi alle loro twin towers che in questa fase della partita sono parecchio vitali. Fa impressione che i due giganti riescano anche a giocare nel playbook dei giochi portando la palla dal gomito e isolamenti da pg, ma la duttilità del duo Boogie&Brown è sorprendente.
4.51: 70-65 per quelli che hanno presentato il nuovo logo. Gli splash brothers sono in totale a 10-28 dal campo e 4-15 da tre messi tutti da Klay (pochissimi schizzi oggi).
Per punteggi alti e basket champagne è meglio ripassare un altro giorno.
Lato Pelicans: AD partita senza rumore con 18 punti e 7-13 dal campo in 27 minuti giocati in punta di piedi.
4.04: primo canesro di Curry da tre (meglio dire da casa sua). Sarebbe 1 su 9 ma alla Oracle, che diventa un girone infernale pochi istanti dopo che la retina viene bruciata, poco gliene frega.
Dalla panchina dei pelicans dopo aver sfornato le ultime due margherita si è alzato Nelson; una vergogna. Se la volete tradure in numeri sono 11,0,0 intesi come minuti giocati, canestri dal campo e tiri da tre a bersaglio.
1.07: alla fine, 82-75 Warriors. Curry sta tirando meglio (ha anche iniziato a selezionare tiri più facili, a dirla tutta) ma la vera differenza rispetto ai primi due quarti la sta mettendo Iguodala senza ombra di dubbio.
4°Q
Palla subito a Davis per due o tre possessi di fila: o li tiene a galla lui o questa (come molte altre in questa stagione) la perdono.
Sull’altro fronte risponde colpo su colpo Klay: è un Thompson contro Davis per decidere l’esito finale -mica male.
8.25 alla fine: Airball di Davis da tre, due canestri di fila e gli Warrior scappano, 95-83 e quando rientra DMC la gara sembra già compromessa a 8.25 dalla fine.
A guardare il tabellino sembra un’altra gara: Thompson ha un onestissimo 9-18 dal campo, 4-7 da tre 2-2 ai liberi per un totale di 24 punti e pure Curry a vedere i numeri (19 per lui dove e come esattamente non lo so) viene quasi il sospetto che abbia avuto una buona gara a 360°, gli airball dagli spogliatoi sembrano solo un lontano ricordo.
6 minuti alla fine:
99-85 warriors 6 minuti alla fine e la gente inizia ad andare via.
Io questa cosa non me la spiegherò mai credo.
5.31 allo scadere:
Rientra rondo per il pizzaiolo Nelson, deve essere arrivata una comanda importante e deve mettersi davvero al lavoro (non riesco a smettere). Chi sa come sarebbe questa squadra con un playmaker vero.
Nel primo gioco Rondo tira la palla sui piedi di AD, poi lo stesso Davis lo deve richiamare in malo modo per fargli orchestrare la manovra ed il tutto finisce con due vittorie difenside di GS che potendo ignorare il buon Rajon riesce ad aiutare e raddoppiare più efficacemente sotto canestro rendendo difficile, non dico tirare, ma anche respirare in quel pitturato giallo.
Verso il finale, GS molla un attimo l’acceleratore e i Pelicans si rifanno sotto a -6 con il solito Davis che è a quota 30 senza sentirli. Avesse un po’ di aiuto…
Oggi DMC in attacco è quasi nullo, complice una buona prestazione di Zaza Pachulia che riesce a stargli davanti praticamente sempre, ma non che gli altri siano di aiuto (Rondo 0-9 in 27, Nelson 0-1 in 21 minuti, Allen 1-5, Clark 0-1): per mettere un paio di punti a referto c’è da sgranare il rosario.
A volte è solo questione di fortuna, qualche tiro che entra o non entra, qualche bussolotto nell’urna che viene estratto dalla squadra sabagliata e mi sputtana i primi 5 anni in NBA di uno dei miei giocatori preferiti.
La partita, anche se c’è ancora qualcosa sul cronometro, è praticamente chiusa.
C’è giusto ancora un po’ di tempo per provare dispiacere nel vedere AD23 giocare con questa casacca, per un tecnico a Boogie Cousins e qualche tripla di prepotenza di Steph: Buon sangue…
Finisce e dalla Oracle, quasi dismessa per colpa di quel nuovo logo messo un po’ dappertutto, finisce qua.
All’anno prossimo!:)
E poi c’è quella roba che a me quando parlarno di GS come di un super team la cosa non va mai giù.
Non che non lo siano, don’t get me wrong, sono una delle squadre più forti di tutta la storia del gioco, ma adesso con quella parola, con super team si intendono -riprendendo il termine musicale super band– quelle squadre che nascono “a tavolino” a colpi di trade, dove due o tre fenomeni decidono di giocare insieme perché sicuramente suoneranno musica migliore (e probabilmente vinceranno qualche titolo e non verranno ricordati come perdenti).
Questo processo, in cui LBJ è diventato una sorta di pioniere, maestro e cattedratico, che a me non è mai piaciuto a GS non è mai successo perché fatta eccezione per la free agency di Durant la squadra è stata costruita nel tempo, con scelte molto difficili (Monta Ellis su Curry mezzo zoppo, la pescata al draft di Green, etc etc) e l’adozione in tempi non sospetti di quel sistema di gioco con cui anche senza KD hanno vinto un titolo e probabilmente senza la sospensione di Green l’anno dopo, sarebbero stati due.
Quoto in pieno! Stesso mio pensiero..