Dopo anni di tanking più o meno dichiarato, i Los Angeles Lakers ripartiranno da Luke Walton. L’addio di Byron Scott, reduce da 38 vittorie in due stagioni, era abbastanza scontato, per quanto il GM, Mitch Kupchak, si fosse speso a difenderne l’operato nel corso delle exit-interview. Sui giornali locali e nazionali era scattato il solito
Gara 5 senza sorprese, i Warriors chiudono la serie
Alla Oracle Arena la quinta puntata della sfida tra Warriors e Rockets è finita come tutti presumevano, e in fondo, com’era inevitabile; troppo divario (anche senza Stephen Curry in campo) tra la lucida visione dei Golden State Warriors, e la farraginosa concezione di basket di Houston, per pensare ad un epilogo diverso. A vincere non
Curry si infortuna ancora, ma i Warriors volano sul 3-1
Gara 4 doveva essere la partita della verità per gli Houston Rockets, l’occasione per riaprire definitivamente una serie che dopo i primi due episodi sembrava già pronta per essere archiviata sotto la voce “passeggiata”, e che Gara 3, vinta in casa, poteva aver riaperto. È stato un match onestamente bruttino, spezzettato dai vari hack foul
Colpo di scena: Houston prova a riaprire la serie
Per Houston, era una partita senza ritorno. Gara 3, sotto due a zero, è di fatto un elimination-game, perché nessuno ha mai rimontato vincendone 4 di seguito dopo aver perso i primi tre episodi di una serie di Playoffs. I Rockets, con tutti i loro limiti, individuali e di squadra, hanno risposto presenti, e, certo,
Warriors sul 2-0 anche senza Curry
Dopo la débâcle di Gara 1, Houston era chiamata ad una partita di tutt’altra sostanza: meno lamentele, e più basket, idee chiare e determinazione nel metterle in pratica, per evitare di tornare al Toyota Center con il morale sotto le scarpe, e una serie virtualmente ipotecata dai Dubs. L’inizio è stato incoraggiante, anche perché Stephen
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I Warriors passeggiano in Gara1
Si era pensato che il record di vittorie in Regular Season (73-9, che a leggerlo, sembra impossibile) e un conseguente, umanissimo rilassamento, potesse dare vita ad una serie sulla carta segnata in partenza. Qualcuno, scorrendo le statistiche, aveva ottimisticamente sottolineato come Houston sia la miglior squadra NBA nel recuperare palloni, e come i Warriors, complice
L’ultima leggendaria partita di Kobe
È passato tanto tempo da quando tutto è iniziato. Accendo la TV e mi preparo ad assistere alla partita, in diretta, intanto leggo quel che twittano Mike Trudel e gli altri insider dei Lakers, quelli che –beati loro– sono lì, allo Staples, assieme ad altri ventimila fedeli, raccolti per l’ultima messa della religione pagana dedicata
Point Guard e Playmaker: è ancora la stessa cosa?
L’evoluzione moderna del basket ha cambiato radicalmente il gioco più bello del mondo, e a farne le spese, è stato uno degli elementi più caratterizzanti della pallacanestro, cioè la compartimentazione dei ruoli secondo caratteristiche tecniche, e soprattutto fisiche. In fondo, i cinque ruoli classici, sono numerati per altezza e stazza: dal più smilzo in posizione
Young, Russell e il caos Lakers
Proprio quando i Los Angeles Lakers si accingevano ad archiviare il 2015-16, salutando per l’ultima volta Kobe Bryant e fregandosi le mani in vista del draft, l’attualità ha riportato vento di tempesta a El Segundo, dove si pensava ormai di intravedere il sereno all’orizzonte (leggi: Brandon Ingram o Ben Simmons). D’Angelo Russell (vent’anni un mese
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