Colin Kaepernick sta facendo notizia, non c’è che dire. Colui che fino alla settimana scorsa non era che il quarterback simbolo della decadenza di quei 49ers passati da un Super Bowl perso contro i Ravens ad una quantomeno difficoltosa gestione del dopo-Jim Harbaugh, è oggi l’oggetto di ira e supporto delle due differenti facce degli Stati Uniti a seguito di una presa di posizione che, seppur silente, ha raggiunto un più che congruo numero di padiglioni auricolari scatenando reazioni di ogni tipo.
Gli appassionati il fatto lo conoscono già molto bene, semplicemente l’ex regista dell’università di Nevada ha scelto di non alzarsi durante l’esecuzione dell’inno americano in occasione di una recente partita di pre-stagione di San Francisco, un gesto che il protagonista medesimo ha poi spiegato ai microfoni dei numerosi giornalisti interessati alle sue dichiarazioni motivandolo come una decisione presa per restare dalla parte di tutte quelle persone di razza afro-americana che sono state oppresse, un argomento purtroppo sempre presente nella cronaca violenta statunitense e tornato prepotentemente alla ribalta nei tempi recenti a seguito dei troppi assassinii che hanno coinvolto forze dell’ordine e ragazzi di colore.
Kaepernick è una persona famosa, inserita in un sistema che perdona poco e molto legato alla moralità e alla rettitudine comportamentale come la Nfl, che rimane in ogni caso una Lega controversa come dimostra la dubbia gestione della questione Josh Brown, kicker dei New York Giants squalificato per una sola partita nonostante la denuncia mossa ai suoi danni per violenza domestica, un caso che se confermato farà discutere non a lungo, a lunghissimo. Ma questo è solamente il primo episodio che ci è venuto in mente in ordine cronologico.
Colin ha sfruttato la sua fama per la sua causa.
Certo, a primo impatto viene da definirlo pazzo se non addirittura idiota, così come hanno fatto parecchi internauti cui purtroppo il social network ha dato la stessa libertà di espressione che pure il quarterback dei Niners detiene, il gesto è senza dubbio stato clamoroso e le conseguenze erano facilmente prevedibili, ampliando un sentimento di condanna che dalle statistiche lette in rete – per quanto complete queste possano risultare – pare essere quello che va per la maggiore. Kaepernick ha mancato di rispetto alla bandiera, che sappiamo essere sacra per la cultura statunitense per il forte senso patriottico che pervade la nazione, ed ha ferito il ricordo di chi ha combattuto delle guerre mortali per difendere la libertà.
Questa è la sentenza emanata da altri giocatori, da ex-militari, ed in genere da tutti gli idealisti convinti di essere dalla parte della ragione.
Tuttavia, una personale riflessione sull’episodio e sulla sua natura di fondo, fa ancora una volta pensare parecchio evocando nuove considerazioni ed un congruo numero di domande la cui risposta si teme essere già conosciuta ma maldestramente celata dal sistema, sia esso quello governativo piuttosto che quello sportivo, settori uniti dalla necessità di fare sempre buon viso a cattivo gioco costruendo castelli aerei che oramai non reggono più da nessuna parte. La falla è bella aperta, solo che a nessuno è ancora venuto in mente di aggiustarla.
O, più semplicemente, non conviene farlo.
La decisione di Kap mette in luce la vera natura degli Stati Uniti, la terra delle presunte opportunità e libertà. Viviamo in un clima di diseguaglianza, nonostante i tempi moderni, nonostante la comunicazione che ha decuplicato la sua velocità, nonostante i tentativi di far emergere delle verità puntualmente represse dal più forte, dal più ricco, dal più arrogante. Qualche intelligenza suprema – la stessa alla quale se si toglie il football o qualsiasi altra cosa essa sia non vive più – ha scritto che un ragazzo arricchitosi in questo modo facendo sport non dovrebbe mai permettersi di eseguire un’azione di questo genere, lui che vive nel benessere, lui che gode di un sistema remunerativo che la maggior parte di noi non conoscerà mai. Ma è proprio il suo essere famoso a porlo in una posizione di vantaggio, ma sfugge la vera motivazione di questo vantaggio, che a parere del tutto personale non va in questo caso interpretata da un lato meramente economico, ma consta nel poter esprimere una protesta anche per conto di chi non può farlo.
Un atleta famoso ha un grandissimo potere che spesso viene utilizzato in modo discutibile e mondano. Ma preferiamo invece restare incollati a criticare un ragazzo di ventotto anni che ha il coraggio di uscire dal coro e fare un passo avanti per una causa in cui crede, attirandosi consapevolmente ire in quantità industriali e ponendo in pericolo addirittura il suo futuro di giocatore, perché ora Kaepernick è diventato un caso scottante, dal quale è meglio stare alla larga. Parliamo di un regista in regressione rispetto al Super Bowl allenato dai fratelli Harbaugh, a causa di limiti tecnici ed infortuni inopportuni, ma semmai dovesse – come appare probabile – essere tagliato da San Francisco quanto peserà l’accaduto nell’economia della decisione finale della franchigia rispetto alla povertà della consistenza delle uscite pre-stagionali del numero sette? E se si ritrovasse improvvisamente free agent, quanto agghiacciante può risultare il pensiero che le altre squadre della Nfl potrebbero ignorarlo per non portarsi in casa attenzioni non desiderate?
Concordiamo sul fatto che il fatto possa essere giudicato offensivo da un certo punto di vista. Ma di quale libertà parliamo? Quella difesa dagli americani è la libertà di una fetta limitata di persone o quella appartenente a qualsiasi individuo presente sul suolo statunitense, ivi comprendendo le cosiddette minoranze etniche che la stessa Nfl ignora quando si tratta di assumere un head coach, un assistente o un dirigente aggirando la famigerata Rooney Rule (una regola che impone equità nelle opportunità di assunzione – ndr) con interviste ai limiti del ridicolo senza che nessuno muova un dito nonostante l’evidenza?
Se libertà dev’essere e se un minimo di coerenza ancora esiste, allora anche Colin Kaepernick, in teoria, può sentirsi nel pieno diritto di manifestare un pensiero senza essere additato come estremista, come nazionalista, come novello Mahmoud Abdul-Rauf, come idiota.
Kaepernick merita lo stesso rispetto del veterano che ha combattuto in guerra. Kaepernick merita un applauso per aver avuto il coraggio di esprimere una sua idea attraverso un gesto senza temerne le comunque pesanti conseguenze, facendo capire di non essere una marionetta facilmente manipolabile dal potere e di avere una testa propria fatta apposta per pensare in maniera individuale.
Quest’ultima, qualità di cui un sempre maggior numero di abitanti del pianeta Terra necessiterebbe per rendere questo posto migliore.
Davide Lavarra, o Dave e basta se preferite, appassionato di Nfl ed Nba dal 1992, praticamente ossessionato dal football americano, che ho cominciato a seguire anche a livello di college dal 2005. Tifoso di Washington Redskins, Houston Rockets, L.A. Dodgers e Florida State Seminoles. Ho la fortuna di scrivere per questo bellissimo sito dal 2004.
A proposito di San Francisco: Murder In The First (eccellente serie ambientata nella Baia), stagione 3 episodio 9… i due ispettori presso un deposito privato. C’è tutta la retorica Usa nella scena. Smascherata miseramente con una battuta strepitosa.
Dopodichè Crap-ernick è un idiota (senza aiuto del web) perchè una dichiarazione del genere avrebbe avuto senso al SuperBowl, non in una remota partitella di periferia priva di peso. Allora il contratto da 100 milionazzi non l’aveva firmato ma, a quanto mi risulta, gli afroamericani (e le altre minoranze) erano oppressi esattamente come oggi.
Tralasciando il fatto evidente che nella NFL la minoranza sono gli atleti bianchi, resta pure un’associazione privata e, siamo capitalisti o no?, come tale ha facoltà di adottare le sue policy preferite. Piacciano o meno.
Tutta la mia stima grande Kaepernick, gesto coraggioso che non gli porterà sicuramente vantaggi personali, in questo mondo falso ha voluto esprimere una sua idea. NON È DA TUTTI. ONORE A PERSONE COME LUI.
Complimenti,come sempre, per l’articolo, Dave (compagno di sventura ‘skins :-)). Per quanto riguarda Kaepernick, apprezzo il suo gesto e le sue parole, perchè al giorno d’oggi, in un mondo così “allineato”, una voce fuori dal coro, è sempre la benvenuta……..